Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

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mercoledì 3 marzo 2010

Mani di forbice sull'articolo 18!!

Ci risiamo,la lingua picchia dove il dente duole!!
Aggirare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori è diventato un ossessione per questo governo!
L’articolo che tutela dal licenziamento senza giusta causa, e anche altre norme della nostra legislazione sul lavoro, saranno raggirate con il disegno di legge 1167-B.
Rendere ancora più deboli e ricattabili i lavoratori che ancora rimangono con contratti a tempo indeterminato è uno dei tanti regali ai capitani coraggiosi del nostro capitalismo, basata sul profitto di pochi ( i manager strapagati ) e sulle perdite da spalmare alla collettività se l’azienda va male, oltre che una manna dal cielo per la Confindustria, dove in un periodo di crisi ancora forte il rimedio non è investire, ma tagliare, sulla sicurezza, sulla tecnologia, sull’innovazione ed infine sul personale disposto a tutto pur di rimanere a lavoro!!
Aggirarlo ( l’articolo 18 ) senza mai nominarlo, almeno direttamente.
La nuova legge sul processo del lavoro presentata dal governo è ormai a un passo dall'approvazione: questa settimana dovrebbe concluderne l'esame la Commissione Lavoro di Palazzo Madama, subito dopo sarà l'Aula a dare il via libera definitivo dopo quasi due anni di navetta tra Camera e Senato.

In quel testo c'è scritto che le controversie tra il datore di lavoro e il suo dipendente potranno essere risolte anche da un arbitro in alternativa al giudice: o l'uno o l'altro. Un cambiamento radicale rispetto alla tradizione giuridica italiana, dove c'è sempre stata una forte diffidenza nei confronti dei lodi arbitrali di stampo anglosassone. Un affievolimento di fatto delle tutele a favore del lavoratore, la parte oggettivamente più debole in questo tipo di controversie. E anche, appunto, un superamento dell'articolo 18, come di altri vincoli legislativi. Perché di fronte a un licenziamento l'arbitro deciderà "secondo equità".

La norma è davvero complessa. In sostanza - modificando l'articolo 412 del codice di procedura civile - si prevedono due possibilità tra loro alternative per la risoluzione delle controversie: o la via giudiziale oppure quella arbitrale. Già nel contratto di assunzione, anche in deroga ai contratti collettivi, potrebbe essere stabilito (con la cosiddetta clausola compromissoria) che in caso di contrasto le parti si affideranno a un arbitro. Strada assai meno garantista per il lavoratore che in un momento di debolezza negoziale (quello dell'assunzione, appunto) finirebbe per essere costretto ad accettare. E il giudizio dell'arbitro sarà impugnabile esclusivamente per vizi procedurali.

Sul tema è intervenuto oggi lo stesso Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani, ricordando come il sindacato stia da tempo denunciando questo aspetto. “Questo ddl opera una vera e propria controriforma delle basi del diritto del lavoro italiano”, ha detto il leader sindacale da Bologna per il congresso della Camera del Lavoro.
Il disegno di legge, ha spiegato, porta sostanzialmente a una forma di arbitrato obbligatorio che farebbe saltare le forme tradizionali delle tutele contrattuali e delle libertà dei lavoratori di poter adire a queste scelte”.
In questo modo naturalmente si rende il lavoratore più debole, se lo si fa addirittura nel momento del suo ingresso nel lavoro lo si segna per tutta la vita.

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