Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

lunedì 19 settembre 2011

Comunicato stampa su Fondazione MPS

Esprimiamo grosse preoccupazioni, per come il Consiglio comunale ed il Consiglio provinciale di Siena, hanno affrontato l’obbligo di riaggiornare le linee di mandato della Fondazione MPS.

La necessità di aggiornare il mandato scaturiva dal fatto che per il 2012 e sicuramente per molti anni ancora, la città e la provincia di Siena saranno privati del bando straordinario che metteva a disposizione del territorio una quantità di risorse importanti soprattutto nel momento in cui da una parte il liberismo e la speculazione finanziaria e dall’altra un Governo che fa solo l’interesse dei poteri forti, ignorando il dettato Costituzionale che vuole la rimozione degli ostacoli che impediscono ai cittadini di raggiungere una effettiva parità dei diritti, stanno distruggendo la tenuta sociale costruita con grandi sacrifici dalla passate generazioni.

In un momento così delicato le forze politiche invece di riflettere insieme a tutta la comunità senese, aprendo al confronto sia le assemblee elettive che la stessa Fondazione, hanno preferito mantenere le distanze come se non portassero le responsabilità politiche e gestionali di scelte che hanno esposto in questi anni alle speculazioni finanziarie ed al dominio delle banche anche la nostra città, la quale, proprio attraverso un ruolo forte della Fondazione e delle istituzioni era riuscita a mantenere coesa non solo la tenuta economica e sociale ma anche quella storica e culturale, punto di forza importante del nostro territorio.

Riteniamo che il documento deliberato sia insufficiente e vago e che lo strano matrimonio PD, SEL, IDV e PDL costruito in Comune e rielaborato anche in Provincia, non abbia partorito niente di produttivo per invertire la tendenza delineata. Mettere al centro il "vogliamoci bene" senza dare nessuna indicazione in merito al ruolo dei consigli elettivi ed alla necessità di un confronto aperto e permanente fra questi e la Fondazione, ci sembra come far finta che nel prossimo anno la comunità non subirà seriamente un taglio di risorse che, se sommiamo i mancati utili della banca con i tagli degli Enti Locali, supererà ampiamente il mezzo miliardo di euro per tutto il territorio provinciale.

A nostro avviso occorreva pronunciarsi fermamente per un cambio di rotta che bloccasse le esternalizzazioni e valorizzasse le risorse e le competenze interne della Fondazione e nello stesso tempo mantenesse alta e rigorosa l’attenzione verso la Banca Mps e verso le partecipate dove le nomine non devono essere scelte fra la cerchia degli amici ma attraverso una trasparente selezione delle professionalità.

E’ necessario, quindi, valutare fino in fondo le scelte passate come quelle dell’acquisizione dell’Antonveneta, assumendoci ognuno le nostre responsabilità (compresi noi del PRC). Rifare gli errori che hanno portato ad un sempre crescente snaturamento della storia della banca per inseguire le mode liberiste sarebbe imperdonabile, così come il tanto osannato posizionamento sul mercato finanziario, invece di produrre ricchezza ha finito con esporre alla speculazione anche importanti servizi ed investimenti del territorio dove il MPS detiene significative quote azionarie.

Infine ci aspettavamo, che in un momento così difficile, le indicazioni sulla distribuzione di eventuali risorse disponibili venissero date prioritariamente al sostegno di chi non percepisce nessun tipo di indennità, e che si dichiarasse esplicitamente con quali criteri verranno assegnate le poche risorse disponibili, visto che tale assegnazione avverrà in assenza di bandi pubblici.


Il Direttivo del Circolo PRC di Siena

Il Segretario provinciale del PRC – Loriano Checcucci

Il Consigliere provinciale – Antonio Falcone

domenica 18 settembre 2011

La mistificazione della democrazia



C'è un falso nell'attività pubblica che il codice penale ignora. È il falso nella comunicazione politica. Ha da sempre influito sulla vita politica italiana ma col berlusconismo la ha pervasa. Ora però da fonte diversa se ne sta praticando uno gravissimo di falsi a danno della fede pubblica, degli elettori, della democrazia italiana. A commetterlo sono i promotori dei referendum elettorali che strombazzano la loro avversione al porcellum ma mirano a restaurare il fratello gemello: il mattarellum. Sostengono che così, da una parte, sarà eliminato lo sconcio del "premio di maggioranza" che, in realtà, è attribuito alla minoranza più consistente trasformandola in maggioranza e, d'altra parte, sarà restituito agli elettori il potere di scegliere i loro rappresentanti.

Mentono. Innanzitutto perché quesiti referendari volti a determinare precisamente, chiaramente, nettamente l'eliminazione dei vizi del porcellum c'erano. Erano stati proposti nel giugno scorso. Ma furono combattuti con furioso accanimento e con sciagurato successo proprio dai promotori dei referendum "pro mattarellum" inventati appunto per ostacolare una campagna referendaria che con quei quesiti, una volta approvati, avrebbero capovolto il porcellum da maggioritario in proporzionale. La restaurazione che si tenta col mattarellum è invece diretta proprio a riaffermare il sistema maggioritario di elezione, a garantirlo, consolidarlo, perpetuarlo.

Al di là dei moltissimi e fondatissimi dubbi sull'ammissibilità di tali referendum, alla stregua della giurisprudenza della Corte costituzionale in materia, va detto, nel merito, che i promotori dei referendum "pro mattarellum" mentono quando dicono di voler eliminare il meccanismo che trasforma la minoranza in maggioranza. Mentono perché mirano a resuscitare un sistema che, pur attribuendo un quarto dei seggi col metodo proporzionale, per gli altri tre quarti, è maggioritario con collegi uninominali. Questo, tra quelli esistenti, è il sistema elettorale che determina il massimo di distorsione degli effetti collegabili alle pronunzie del corpo elettorale. Eleggendo un solo parlamentare per collegio, cioè il candidato che abbia ottenuto un voto in più di ciascuno degli altri, conferisce un premio implicito ma sicuro a tale candidato, un premio che, paradossalmente, è direttamente proporzionato al numero dei voti ottenuti ... dagli altri candidati. Nullifica così il diritto universale ad essere rappresentati in Parlamento perché esclude dalla rappresentanza quegli elettori che non sono stati capaci di ... indovinare, collegio per collegio, quale dei candidati avrebbe ottenuto quel voto in più che lo avrebbe fatto eleggere.

Si consideri soprattutto che si tratta di elettori che non si riconosceranno nel rappresentante in Parlamento del proprio collegio, per tutta la legislatura, e magari legislatura per legislatura. Con conseguenze irreparabili sulla consistenza, l'effettività, la credibilità dell'eguaglianza politica, cioè sul principio fondante della democrazia. Ma, come ogni sistema elettorale della specie cui appartiene, il mattarellum può produrre addirittura un risultato complessivo rovesciato rispetto al voto della maggioranza degli elettori, il risultato cioè che la maggioranza dei seggi parlamentari risulti eletta dalla minoranza degli elettori, stante l'ineguale distribuzione delle scelte politiche tra le componenti geografiche del corpo elettorale. In Inghilterra è accaduto più volte. Non è vero, comunque, che il mattarellum, contrariamente al porcellum, esclude premi. È vero che li occulta. In tutte e tre le elezioni svoltesi con detto sistema (1994, 1996, 2001) il premio c'è stato ed è stato sempre superiore al 10 per cento dei seggi.

Non è vero neanche che, come raccontano i promotori del referendum, col mattarellum è l'elettore che sceglie l'eletto. A sceglierlo invece sarà il leader del partito del candidato che, come è a tutti noto, provvederà a destinare nei collegi "sicuri" i candidati che vuol fare eleggere. Così come sceglierà quelli della quota proporzionale collocandoli nei primi posti della lista bloccata. Le somiglianze tra mattarellum e porcellum sono enormi, impressionanti. Non vederle o tacerle provoca domande sconvolgenti.

Una maggioranza parlamentare così fatta quale autonomia potrà mai avere nei confronti di un tal leader diventato premier? Di quanto potere disporrà questo premier? L'esperienza dei governi Berlusconi non ha insegnato nulla? A quale sistema politico mirano i referendari-maggioritari? Militano, in gran parte, nel Partito democratico, e si lasciano incantare da chi sdottoreggia che le elezioni servono a scegliere non la rappresentanza parlamentare, non il tramite dei titolari della sovranità e i suoi mandatari in Parlamento, ma chi deve governare disponendo nelle due Camere dei propri addetti alla traduzione in leggi dei suoi comandi. Si associano Idv e Sel miranti solo ad estorcere la leadership al partito maggiore della coalizione cui vogliono partecipare mediante quella pura mistificazione della democrazia che è la elezione primaria.

La personalizzazione del potere è diventata quindi l'ideologia comune al centrodestra e al centrosinistra? Rinnegare la democrazia rappresentativa a favore dell'assolutismo elettivo è il nuovo credo di questo Paese? Insomma, una volta sconfitto Berlusconi, il berlusconismo trionferà condiviso?

La prospettiva che si annuncia è questa. Rivelarla, denunziarla è doveroso.


di Gianni Ferrara

da il Manifesto del 13/09/2011


venerdì 16 settembre 2011

Lavori in Consiglio Comunale

Dopo più di 90 giorni dal referendum del 12 e 13 giugno ad oggi non sapiamo se i Comuni hanno intenzione di far valere la decisione dei cittadini, che nel referendum hanno espresso il loro chiaro intento.
Ecco da dove nasce l'interrogazione che riguarda il Servizio Idrico Integrato, dopo il referendum.
Adesso tocca ai rappresentanti dei Comuni, che siedono nel CDA delle municipalizzate ( in questo caso il Fiora ), a portare avanti le aspetative di tanta gente che non vuole pagare il 7% in più in bolletta e vuole che i servizi di interesse pubblico, ( in particolare nel Servizio Idrico Integrato ), ritornino ad essere completamente pubblici.
Vedremo come i nostri Sindaci sapranno rispondere alle nostre aspettative.

La seconda interrogazione riguarda la manovra di agosto e le ricadute sul territorio dopo i tagli agli Enti Locali, sia in termini economici sia di servizi, che andranno ad incidere, come al solito, sulle famiglie che sono già in difficoltà e dal Comune si aspettano almeno una risposta.


Interrogazione ai sensi dell’articolo 19 del regolamento del Consiglio Comunale


Oggetto: interrogazione in merito alle iniziative che il Comune di Monteriggioni intende assumere per dare seguito al referendum del 12 e 13 giugno 2011 per la ripubblicizzazione dell’acqua e la revisione delle tariffe alla luce della abrogazione della norma sulla “adeguata remunerazione” del 7% del capitale investito;


Considerato

Che 28 milioni di cittadini italiani ai referendum di giugno hanno chiaramente indicato alla politica la direzione da prendere;

Che i cittadini del nostro Comune si sono recati alle urne nella percentuale del 69% chiedendo in più del 96% che l’acqua sia gestita dal pubblico senza profitto per i privati;


Che questa grande prova di democrazia e partecipazione deve essere recepita dal Comune di Monteriggioni per dare il giusto riconoscimento ai referendum con:


-Rispetto giuridico dei quesiti, ancora da attuare, da parte delle istituzioni nazionali e locali;
-Inversione di rotta rispetto al neoliberismo, per una nuova stagione di tutela dei beni comuni che non possono soggiacere ai voleri delle agenzie di rating e della speculazione finanziaria;
-Espansione e non restrizione delle garanzie democratiche e di partecipazione dei cittadini nelle istituzioni pubbliche.


Che l'esito abrogativo si è già prodotto in quanto il risultato referendario è stato sancito con i il Decreto del Presidente della Repubblica 18 Luglio 2011, n. 116 pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 167 del 20 Luglio 2011


Che il “Comitato 2 si per l’acqua bene comune” ha inviato una diffida all'ATO 6 Ombrone e per conoscenza a tutti i soggetti interessati, tra cui il Sindaco di Monteriggioni, a compiere tutti gli atti e tutti gli adempimenti necessari per applicare l'esito del referendum abrogativo che ha espunto dalla tariffa del s.i.i. “la remunerazione del capitale investito” e per iniziare il percorso della ripubblicizzazione dei servizi idrici;


Chiedo pertanto al Sindaco e alla Giunta di conoscere:


  1. Quali iniziative il Comune di Monteriggioni tende adottare per dare attuazione alla volontà dei cittadini espressa con la vittoria dei “sì” all'acqua pubblica.


  1. Se ritiene di considerare il Comitato Senese del Forum dell’acqua, promotore dei due referendum sull’acqua, un interlocutore fondamentale con cui concordare le iniziative per una gestione pubblica, partecipata, efficiente e trasparente del bene comune acqua;


  1. Se intende incontrarne i rappresentanti per confrontare le idee e le precise proposte di percorso amministrativo da seguire per apportare le necessarie modifiche all’attuale sistema di gestione delle risorse idriche;


  1. Se è stata indetta l'assemblea consortile dell'ATO6 Ombrone per discutere del risultato referendario sui punti che riguardano il servizio idrico integrato e la loro applicazione.


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N°2

Interrogazione ai sensi dell’articolo 19 del regolamento del Consiglio Comunale


Oggetto: Interrogazione sulle conseguenze del decreto legge n°138 del 13 agosto 2011 per la stabilizzazione finanziaria, ricaduta del mancato gettito nel Comune di Monteriggioni per gli anni 2012/2013/2014, le conseguenze sul territorio nei prossimi anni.


considerato


Che la legge delega sul federalismo fiscale 42/2009, stabilisce il meccanismo per l'attivazione del federalismo fiscale consistente nella trasformazione delle risorse annuali trasferite dallo stato alle regioni in una compartecipazione ai tributi con parallela diminuzione delle quote statali;


Che il decreto legislativo 68/2011 da maggio disciplina la quantità dei trasferimenti dallo stato alle Regioni che a loro volta ne girano in quota parte a Comuni e Provincie;


Che al momento dell'approvazione della delega i trasferimenti ammontavano a quasi 6 miliardi di euro, in parte fissati dalla legge Bassanini del 1997 per finanziare il trasporto pubblico, l'incentivi alle imprese, la viabilità, l'ambiente, le opere pubbliche, le politiche sociali e per la famiglia, l'edilizia agevolata residenziale e quella sanitaria, ecc.


visto


Che i Comuni con più di cinquemila abitanti, come il nostro, hanno avuto nel 2011 una diminuzione dei trasferimenti del'11,7 % circa;


Che il decreto legge n°138 del 13 agosto 2011 per la stabilizzazione finanziaria colpirà in maniera pesante gli enti locali con tagli dei trasferimenti per il 2012 di 6 miliardi di euro di cui 1,7miliardi ai Comuni, per il 2013 con 6,4 miliardi di euro, di cui 2miliardi ai Comuni e lo stesso importo mancherà nel 2014;


Che la sola conseguenza del federalismo municipale è stato l'innalzamento dell'addizionale IRPEF da 0,2% a 0,4% con l'adesione di circa 200 comuni;


Che anche l'ANCI denuncia che la manovra aggiuntiva e iniqua e totalmente inaccettabile che si trasforma in una riduzione ancora maggiore della capacita’ di dare risposte alla esigenza crescente di servizi da parte dei cittadini;


Che il tanto sbandierato federalismo, senza soldi è un boomerang per i Comuni, che si vedono costretti ad innalzare le tasse o a tagliare dei servizi essenziali che graveranno su gli stessi cittadini che il comune amministra facendo aumentare la fascia di popolazione che non troverà risposte ai loro problemi;


Interrogo la Giunta e il Sindaco per sapere:


Se è possibile quantificare per gli anni 2012 / 2013 / 2014 il mancato gettito per il nostro Comune;


Quali saranno le ricadute sul territorio in termini di servizi ai cittadini nei prossimi anni.


Gianni Polato

Consigliere lista comunista di Monteriggioni.


mercoledì 14 settembre 2011

LIBERTÀ PER NINA E MARIANNA


Nina e Marianna sono tutt’ora detenute e rischiano di dove continuare a subire il carcere per il solo fatto di aver opposto - insieme a migliaia di altre donne e uomini - una resistenza pacifica ma determinata alla imposizione con la forza di un opera devastante come il Tav, per avere espresso il rifiuto della occupazione militare del territorio, per aver accettato il rischio di esporsi continuamente alla furia dei gas CS sparati a migliaia e ad altezza d’uomo ormai quasi ogni giorno da quando la Maddalena è stata occupata, spianata, circondata di reti e di filo spinato: un fortino di guerra travestito da cantiere.

Un fortino al quale da quasi tre mesi il popolo della valle sta opponendo un assedio tenace e crescente, un assedio fatto di rabbia e indignazione ma anche di rifiuto e opposizione alla guerra che lo Stato vuole dichiarare e intensificare contro un territorio ed una intera popolazione.

Nina e Marianna, cui va tutta la nostra solidarietà, vicinanza e condivisione, sono tra le prime vittime di una repressione spietata portata avanti da una compagine trasversale e vergognosa che accomuna ministri del governo ed esponenti della falsa opposizione, funzionari sindacali concertativi e esternazioni del sindacato “autonomo” delle forze dell’“ordine”: tutti a invocare nuove regole d’ingaggio, arresti e processi sommari di massa per trasformare la Val Susa in un luogo di prevaricazione costante.

Una prevaricazione che il popolo valsusino è determinato a continuare a respinge, così come respinge tutte le costanti e programmate falsificazioni mediatiche che fanno anch’esse parte di questa offensiva, come i predisposti ritrovamenti di armi, o la contrapposizione tra il popolo della valle e quei pochi operai tenuti negli appalti del cantiere in condizioni di lavoro sottopagato, precario e schiavizzato.

Casella di testo: La libertà di Nina e Marianna è la libertà di tutti noi, la loro lotta è la nostraOggi, mentre governo e finta opposizione stanno per votare una ennesima copertura e garanzia di continuità ad affaristi, speculatori e poteri forti, scaricando i costi della loro crisi e dei privilegi di casta sui lavoratori , sui pensionati, sui giovani e sulle fasce più deboli, è interesse comune unire gli sforzi, le lotte, le iniziative per respingere ed opporsi a tutti questi progetti . Ma è anche doveroso e urgente contrastare ed opporsi alla criminalizzazione di chi resiste, di chi non può e non vuole accettare un futuro di rassegnazione e miseria umana e sociale, di vuole continuare a camminare insieme per una liberazione che sia vera e di tutti.


Confedrrazione Cobas Torino

lunedì 12 settembre 2011


L'11 Agosto 2011 nel Comune di Monteriggioni è arrivato una richiesta di autorizzazione all'utilizzazione agronomica di effluenti di allevamento (pollina palabile) per 286 mc, pari a 128 tonnellate di concime da spandere nel nostro territorio, proveniente dall'allevamento di galline ovaiole , da parte della Azienda Benedetti Ivan e Mauro, con sede legale in Comune di Travagliato (Brescia) e ubicazione dell'allevamento in comune di Corzano (Brescia) Cascina Bissi.

Siamo molto preoccupati per questa situazione poiché le prescrizioni imposte all’azienda,


di garantire da ogni possibile tipo di inquinamento le acque superficiali e sotterranee, nonché il suolo e la vegetazione da ogni degrado ambientale,


sono difficili da monitorare considerando che la zona interessata è proprio quella del pian del lago, in corrispondenza del campo pozzi che rifornisce il deposito di San Dalmazio, che serve la zona di Tognazza; San Martino; Fornacelle; Uopini e non ultimo Badesse, una zona con una densità abitativa di 3000 persone circa, e per quanto riguarda la salute pubblica, non sono poche le pubblicazioni che mettono in relazione l’epidemia di aviaria con lo stoccaggio e spandimento di escrementi di pollame.


Senza contare che negli allevamenti intensivi vengono usati antibiotici, ormoni o altri medicinali che attraverso le feci finiscono nei terreni inquinandoli ed entrano poi nella catena alimentare.


E’ ora di preoccuparsi del destino della NOSTRA TERRA E DELLA NOSTRA SALUTE!

Poiché il Sindaco è responsabile della condizione di salute della popolazione e del suo territorio, chiediamo che debba applicare il principio di precauzione per prevenire ogni possibile rischio ambientale e della salute umana.


domenica 4 settembre 2011

Servizi pubblici locali e patto di stabilità: un'idea dalla manovra

L'articolo 4 della “manovra di Ferragosto”, in discussione al Senato della Repubblica, dovrebbe realizzare, nel nostro Paese, l'adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dell'Unione europea (cfr.). L'unico comma che pare rispondere -in parte- alla volontà popolare, espressa dai cittadini che hanno votato 2 sì ai referendum del 12 e 13 giugno, è però il primo, laddove prevede “l'attribuzione di diritti di esclusiva alle ipotesi in cui, in base a una analisi di mercato, la libera iniziativa economica privata non risulti idonea a garantire un servizio rispondente ai bisogni della comunità”.

È l'idea di “pubblico residuale”, che compare puntuale dai primi anni Duemila in ogni provvedimento legislativo dei vari governi Berlusconi. Fatta salva questa evenienza, gli enti locali dovranno realizzare “una gestione concorrenziale dei servizi pubblici locali di rilevanza economica”. Come se fosse possibile liberalizzazione un monopolio naturale.


Più avanti (comma 34), il legislatore spiega che “sono esclusi dall'applicazione del presente articolo il servizio idrico integrato”, la distribuzione di energia elettrica, il servizio di trasporto ferroviario regionale. Il governo, però, non può non sapere che questa previsione comporterà, senz'altro, lo stop all'eventuale legge di conversione da parte della Corte Costituzionale.

Il primo quesito dei 4 votati in occasione de referendum del 12 e 13 giugno, infatti, non riguarda solo il servizio idrico integrato ma anche il trasporto pubblico locale e la gestione dei rifiuti solidi urbani. Anche questi servizi, se davvero la manovra consiste in un adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare, dovrebbe essere esclusi dalla nuova modalità di privatizzazione.

Nell'attacco al pubblico (sia nella forma dell'in house, società pubblica di diritto privato, che in quella di soggetto di diritti pubblico), l'articolo 4 va però oltre: al comma 14 prevede che
“le società cosiddette 'in house' affidatarie dirette della gestione di servizi pubblici locali sono assoggettate al patto di stabilità interno”, ovvero al meccanismo che prevede dei limiti alla spesa pubblica degli enti locali per tenere sotto controllo l'indebitamento netto degli stessi enti territoriali. La scelta del governo rappresenta nient'altro che la volontà di mettere in ginocchio i Comuni, che di fronte all'impossibilità di realizzare gli investimenti necessari a garantire un servizio adeguato, a causa delle limitazione di spesa imposte dal “patto di stabilità”, saranno costretti a privatizzare.

La scelta del governo appare “incomprensibile” confrontandola con quanto previsto al successivo articolo 5 (“Norme in materia di società municipalizzata”), che mette a disposizione 500 milioni di euro a favore di quegli enti locali che provvedano entro il dicembre 2012 e 2013 “alla dismissione di partecipazioni azionarie in società esercenti servizi pubblici locali di rilevanza economica”.
Il Sole 24 Ore saluta con giubilo (Giorgio Santilli, domenica 14 agosto) una “mossa spettacolare”, “il premio ai Comuni-privatizzatori dei servizi pubblici locali” definito anche “un rilancio liberista e, al tempo stesso, una forma innovativa di attenzione alla necessità di accelerare i programmi infrastrutturali”. Si perché, pur andando ad accrescere il debito pubblico per almeno 200 milioni di euro nel biennio (almeno secondo la Banca d'Italia, in audizione alla commissione Bilancio del Senato), l'articolo 5 prevede anche che “le spese effettuate a valere sulla predetta quota sono escluse dai vincoli del patto di stabilità interno”. Ribadiamolo: il gestore pubblico, è vincolato ai rigori del patto di stabilità; chi privatizza, invece, può spendere (o investire) a piacimento. Un bel regalo agli enti locali il cui bilancio, anche a causa dei tagli ai trasferimenti dall'amministrazione centrale, è alla canna del gas.

Senza condividere la manovra del governo, possiamo far nostro il principio: che tutti gli investimenti sui servizi pubblici locali, e in particolare nel disegno di una gestione “pubblica e partecipata del servizio idrico integrato”, secondo l'idea del Forum italiano dei movimenti dell'acqua, siano fuori dal patto di stabilità interno, un'idea ripresa anche dall'ex ministro Giorgio La Malfa che sempre su
Il Sole 24 Ore l'11 agosto ha scritto: “Gli investimenti pubblici, se sono ben fatti, portano con sé un dividendo fiscale che ne costituisce la copertura”, aggiungendo che a livello europeo “per anni è stato chiesto, anche da personalità non certo sospette di lassismo finanziario, come il Presidente Ciampi e il professor Monti, di attenuare il vincolo che il patto di stabilità pone sulla spesa pubblica, distinguendo fra spesa corrente e spesa di investimenti”. Un'idea che, accompagnata alla “nuova” finanza pubblica immaginata dal Comitato referendario “2 sì per l'acqua bene comune” darebbe le gambe dell'“economia” e dalla “finanza” al progetto di gestione pubblica e partecipata del servizio idrico integrato.
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Luca Martinelli - Altreconomia