Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

sabato 31 dicembre 2011

In anteprima il vero discorso di fine anno del Presidente Napolitano!!

Care italiane e italiani. Ho deciso per questa sera, e in via del tutto eccezionale di parlare fino alla mezzanotte, tanto sono consapevole che almeno un quarto di voi non farà il tradizionale cenone, un altro 50% si accontenterà di un piatto di pasta col tonno e due olive, mentre una parte piccola ma che mi sta molto a cuore del Paese se la spassa nelle mete esotiche e non ha tempo di ascoltare la mia omelia.
Lo so… il momento è difficile. Anche io, sto pagando duramente la crisi e stasera avrò con me un cameriere in meno, ma tagliare le spese è necessario e voglio dare l’esempio. È stato un anno duro. Pensavo di poter continuare a dormire serenamente e invece mi è toccato firmare, firmare e firmare un sacco di fogli che mi portava in continuazione il precedente premier.
Avevo fretta, dovevo riflettere sui 150 anni dell’Unità d’Italia e non potevo certo mettermi a sfogliare leggi e leggine. Per un mese intero, fra il novembre e il dicembre del 2010 ho avuto un forte crampo alla mano, a furia di firmare, tanto che le malelingue che sempre abbondano da queste parti, hanno sostenuto si trattasse di un pretesto per dare il tempo al Presidente Berlusconi di acquistare alcuni parlamentari e mantenere in vita il governo.
Ma la Storia dimenticherà simili illazioni e si ricorderà di come, sprezzante del pericolo e del caldo estivo, io sia tornato a firmare, firmare e firmare, manovre e correzioni di bilancio, anche mentre molti compatrioti stavano beatamente a riposo. Cosa? Non in ferie ma disoccupati o in cassa integrazione? Beh, sempre di riposo si tratta.
Poi mi è toccato anche l’infausto compito di traghettare il Paese, una fatica non da poco per uno della mia età, verso questo nuovo governo di banchieri che mi ha spiegato come garantendo alle banche di poter continuare a speculare si possa salvare l’Italia. Io ad essere sincero non ci avevo capito molto, stavo facendo la pennica pomeridiana, ma mi sono fidato di questo signore col loden e ho contribuito così al benessere del Paese.
Non ho ancora ben capito con quale analcolico si faccia lo spread e perché schizzi sempre, ogni sera, prima di coricarmi, vado a rassicurare i mercati e in fondo mi sento ringiovanito. Così giovane che sto già pensando di restare in questa casetta di sole 1200 stanze per altri 7 anni. Si costa più di Buckingam Palace ma ne va dell’immagine del Paese che mi è tanto caro. Mi è tornata la stessa voglia di lavorare di quando ero iscritto al PCIA ( una sezione particolare del PCI) e facevo le scarpe a Berlinguer, ora sto cercando di unire il paese in un unico grande partito, che copra quasi l’intero arco parlamentare. Mi piacerebbe lasciare solo poche briciole a quelli col fazzoletto verde, che altrimenti non posso andare oltre Bologna e levarmi dalle scatole anche i guastafeste alla Di Pietro e compagnia, come sono riuscito a fare, grazie al fido Veltroni e alle loro nefaste abitudini, con i comunisti. Per il prossimo anno care e cari italiani vi preparerò una bella nuova legge elettorale, moderna e adatta a farci stare in Europa.
Potranno votare tutti, anche i cittadini stranieri a patto che abbiano un reddito non inferiore a quello di Pato ( noto giocatore del Milan) e avranno diritto di cittadinanza anche i bambini immigrati nati e cresciuti in Italia come doveva già permettere una legge emanata nel 1998 da due ministri uno dei quali mio omonimo.
L’estensione del diritto di voto ovviamente – dovendo fare sacrifici – comporterà la riduzione del numero dei partiti, che saranno 1. Intendo poi aiutare il governo nella riforma del diritto del lavoro. Ha ragione l’onorevole Bersani quando dice che l’Articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non va toccato. Si sta operando per abolire infatti l’intero Statuto e sostituirlo con una legge composta da un solo articolo che recita pressappoco così “Io sono il padrone e faccio quello che mi pare”. Ne guadagneremo in competitività. Raddoppieremo le missioni militari e i finanziamenti alle scuole private, come richiestomi da Sua Santità, in compenso, ci sarà un drastico taglio alle spese inutili come ospedali e scuole pubbliche, pensioni, salari e interventi in favore di precari e disoccupati. Spero solo che i sindacati non vogliano alimentare pretestuose motivazioni per alzare il conflitto sociale. Non ne vedo la ragione, Bonanni e Angeletti sono disponibili ad inginocchiarsi ad un tavolo, forse anche la Camuso, la vedo più dura con quel comunista di Landini.
Spero solo che non mi tocchi scassarmi l’anno anche stavolta con referendum, movimenti, studenti sfaticati ecc… e che soprattutto non si facciano rivedere più in giro quelli con la falce e martello. Sono sessanta anni che tento di levarmeli dalle scatole e tornano ogni volta, si infiltrano dappertutto, pretendono addirittura la libertà di informazione e di tenere in vita i loro giornali con i soldi pubblici. Ma non è meglio spenderli per un bel cacciabombardiere ultimo modello che per Liberazione?

Autore: stefano galieni

lunedì 26 dicembre 2011

Lettera a Babbo Natale: perché i ricchi in Italia non pagano?


Venti docenti di economia chiedono a Monti perché la ricchezza “liquida” – titoli, depositi, investimenti finanziari – sfugge del tutto alla manovra. È annullata così la pretesa di equità con cui il governo si era presentano agli italiani. Una brutta storia di Natale, su cui vale la pena discutere

Spett. Direttore, i firmatari di questa lettera sono tutti docenti universitari di economia. Chiediamo ospitalità ad alcuni giornali, fra cui il suo, per rivolgere al Presidente Monti una domanda che riteniamo piuttosto importante. Ci auguriamo che lui stesso o qualche altro esponente del governo vorrà darci risposta.
La domanda è questa: perché nella manovra economica da poco approvata non è presente una seria tassazione di tipo patrimoniale della ricchezza mobiliare? Si tratta di un'assenza conturbante, in quanto questo provvedimento avrebbe alcuni ovvi vantaggi. In primo luogo potrebbe fornire un gettito sostanzioso: secondo i dati ufficiali dell'Associazione Italiana Private Banking, "Il valore della ricchezza investita nel private banking in Italia nel 2010 ha superato i livelli pre-crisi, al livello più alto da sempre, con 896 miliardi". Questa naturalmente è solo una parte dell'imponibile. Aliquote anche molto miti consentirebbero di mantenere inalterata l'indicizzazione delle pensioni, con ovvi guadagni di equità e riducendo drasticamente gli effetti recessivi della manovra. Infine è il caso di sottolineare il guadagno di consenso che il governo ne ricaverebbe, per effetto della maggiore equità del prelievo complessivo della manovra; ed è noto come il consenso sia un capitale prezioso nei momenti di difficoltà.
Ciò che soprattutto ci preoccupa come economisti è però che accanto a questi ovvi effetti positivi non riusciamo a vederne di negativi. In altri termini, ci sembra che non vi sia alcun motivo di efficienza che possa giustificare l'assenza del provvedimento che auspichiamo. È diffusa fra l'opinione pubblica la convinzione che tale assenza dipenda solo da ragioni di iniquità, e cioè dalla volontà di proteggere i redditi alti scaricando il peso del riequilibrio dei conti su quelli più bassi. Vogliamo sperare che non sia così; ma per fugare ogni dubbio è essenziale che il governo fornisca una spiegazione chiara e convincente. E anche sincera. Una motivazione che circola ufficiosamente, e cioè che non sia possibile sapere dove si trova la ricchezza mobiliare, è smentita dai dati che abbiamo citato più sopra, nonché da quelli forniti dalla relazione della Banca d’Italia sulla ricchezza delle famiglie italiane nel 2010. Né si può dire che la manovra così com’è preveda implicitamente un serio intervento sulla ricchezza mobiliare: il gettito proveniente dalla tassazione dei capitali scudati e dei beni di lusso ammonta solo al 6% della manovra complessiva netta, e al 4% delle maggiori entrate. Neanche la motivazione che non è possibile tassare la ricchezza mobiliare perché questa fuggirebbe all'estero è credibile. Come dimostrano i dati sul private banking, la ricchezza mobiliare dei cittadini italiani più ricchi è enorme, e non è certamente una tassazione con una piccola aliquota che li indurrebbe a trasferirne surrettiziamente la proprietà a prestanome stranieri. Al rischio che una patrimoniale di tal fatta possa colpire anche i risparmi della classe media si può facilmente porre rimedio stabilendo un’equa quota esente, che renderebbe oltretutto l’imposta progressiva. Possibili problemi di liquidità per il pagamento dell'imposta sarebbero facilmente evitabili concedendo adeguate (ma non eccessive) rateizzazioni.
In sostanza, ci sembra che ci siano molti argomenti a favore di una tassazione con un’aliquota non predatoria dei grandi patrimoni mobiliari, che non ci siano validi argomenti contrari sul piano dell'efficienza economica e che non vi siano rilevanti ostacoli di natura tecnica tali da impedirne l’adozione. Un chiarimento sulle ragioni della sua assenza dalla manovra sarebbe quindi opportuno.
Confidando in un'autorevole risposta, e ringraziandoLa per la sua ospitalità,

Giovanni Balcet (università di Torino)
Piervincenzo Bondonio (università di Torino)
Giorgio Brosio (università di Torino)
Roberto Burlando (università di Torino)
Paolo Chirico (università di Torino)
Ugo Colombino (università di Torino)
Alessandro Corsi (università di Torino)
Bruno Dallago (università di Trento)
Silvana Dalmazzone (università di Torino)
Aldo Enrietti (università di Torino)
Mario Ferrero (università del Piemonte Orientale)
Magda Fontana (università di Torino)
Ugo Mattei (università di Torino)
Letizia Mencarini (università di Torino)
Guido Ortona (università del Piemonte Orientale)
Matteo Richiardi (università di Torino)
Lino Sau (università di Torino)
Francesco Scacciati (università di Torino)
Roberto Schiattarella (Università di Camerino)
Vittorio Valli (università di Torino)

venerdì 16 dicembre 2011

Sabato in piazza da antifascisti e antirazzisti, con Ferrero



Ieri Pape Diaw scriveva "non riesco a trovare le parole giuste per Ringraziare tutti voi, per la vicinanza e l’affetto. Il dolore è ancora molto forte, nei prossimi giorni ne parleremmo insieme. Ne approfitto per lanciare un appello a tutt* per la manifestazione di Sabato, vogliamo una bella marcia pacifica e silenziosa per il rispetti dei nostri morti". Questo è il bellissimo testo che convoca il corteo, diffondiamolo e troviamoci tutt* in piazza Dalmazia alle 15:

"I nostri fratelli Mor Diop e Samb Modou sono stati assassinati dalla violenza razzista; vittime dell’odio xenofobo, lucido e determinato. Vittime della manifestazione estrema di un razzismo che diventa quotidiano e umilia sistematicamente la nostra dignità.
La strage del 13/12 a Firenze necessita di una risposta ampia e plurale, che esprima lo sdegno per i barbari assassinii e la ferma volontà di operare concretamente perché simili fatti non si ripetano.
E' però necessario che non ci si limiti all'abbraccio solidale verso la comunità colpita ed allo sdegno di un giorno.
Occorre andare più a fondo e individuare tutte e tutti insieme come si è costruito nel tempo il clima che rende possibile l'esplodere della violenza razzista (il 13 a Firenze, due giorni prima a Torino con il pogrom contro i Rom, per limitarci ai due ultimi gravissimi episodi), in che modo siano stati dati spazi, per disattenzione e/o per complicità, ai rigurgiti nazi-fascisti tipo Casa Pound, quale ruolo abbiano avuto in questa escalation non solo i veleni sparsi dalle forze "imprenditrici" del razzismo, ma anche gli atti istituzionali, che, a livello nazionale e locale, hanno creato, in nome dell'ordine e della sicurezza, discriminazioni e ingiustizie.
Urgono esami di coscienza da parte di politici, amministratori, operatori dei media, esponenti della cultura rimasti troppo a lungo in silenzio.
Per cambiare strada:
- intervenendo sul piano culturale e della formazione del senso comune,
- avendo come punto di riferimento costante il riconoscimento dei diritti sociali, civili e politici dei migranti, dei richiedenti asilo, dei profughi, a cominciare dal riconoscimento della cittadinanza a chi nasce sul suolo italiano e dal diritto di voto alle elezioni amministrative (sulle relative proposte di legge d'iniziativa popolare si stanno raccogliendo attualmente le firme),
- dando piena applicazione al dettato costituzionale con la chiusura immediata dei luoghi e dei siti come Casa Pound, dove si semina l'odio e si incita alla violenza.
E' tempo di prendere atto che si sta correndo verso il baratro.
Bisogna che tutte le energie positive, che credono nella costruzione di una città e di un Paese della convivenza e della solidarietà, si mobilitino unite per fare barriera contro l'inciviltà, il razzismo, l'intolleranza.
Nel 1990 Firenze fu teatro di spedizioni punitive contro gli immigrati.
Vi fu una reazione popolare, che dette luogo ad una grande manifestazione di carattere nazionale.
Ebbene, facciamo un appello rivolto a tutte le persone di buona volontà, nella società e nelle istituzioni, perchè anche questa volta si dia vita, sabato 17/12, ad una manifestazione, ampia, partecipata, pacifica, non violenta, veramente di popolo, dalle dimensioni non solo cittadine.
Una manifestazione che segni una svolta e l'inizio di un cammino nuovo, onorando le persone uccise e ferite in quella tragica giornata e collegandoci alla giornata internazionale contro il razzismo che si celebra il giorno dopo."

Coordinamento Regionale dei Senegalesi in Toscana

La strage del 13/12 a Firenze necessita di una risposta ampia e plurale, che esprima lo sdegno per i barbari assassinii e la ferma volontà di operare concretamente perché simili fatti non si ripetano. E' necessario che non ci si limiti all'abbraccio solidale verso la nostra comunità colpita ed alla partecipazione al nostro dolore solo per un giorno.

Occorre andare più a fondo e individuare tutte e tutti insieme come si è costruito nel tempo il clima che rende possibile l'esplodere della violenza razzista come è avvenuto il 13 dicembre a Firenze e solo due giorni prima a Torino con il pogrom contro un insediamento Rom. Bisogna interrogarci su come siano stati dati spazi, per disattenzione e/o per complicità, ai rigurgiti nazi-fascisti di gruppi come Casa Pound, quale ruolo abbiano avuto in questa escalation non solo i veleni sparsi dalle forze "imprenditrici" del razzismo, ma anche gli atti istituzionali che, a livello nazionale e locale, hanno creato, in nome dell'ordine e della sicurezza, discriminazioni e ingiustizie.

Chiediamo l’impegno di tutte e tutti per cambiare strada, intervenendo sul piano culturale e della formazione del senso comune, promuovendo il rispetto della dignità di ogni persona.

E’ necessario avere come punto di riferimento costante il riconoscimento dei diritti sociali, civili e politici delle persone immigrate, dei rifugiati e richiedenti asilo e dei profughi, eliminando i molti ostacoli istituzionali che contribuiscono a tenere in condizione di marginalità la vita di molti migranti in Italia.

Occorre dare piena applicazione al dettato costituzionale e alle leggi ordinarie che consentono la chiusura immediata dei luoghi e dei siti come Casa Pound, dove si semina l'odio e si incita alla violenza xenofoba.

Bisogna che tutte le energie positive, che credono nella costruzione di una città e di un Paese della convivenza e della solidarietà, si mobilitino unite per fare barriera contro l'inciviltà, il razzismo, l'intolleranza.

Nel 1990 Firenze fu teatro di spedizioni punitive contro gli immigrati e vi fu una reazione popolare, che dette luogo ad una grande manifestazione di carattere nazionale.

Facciamo un appello rivolto a tutte le persone di buona volontà, nella società e nelle istituzioni, ad unirsi a noi, in una manifestazione ampia, partecipata, pacifica, non violenta e contro la violenza, di carattere nazionale.

Una manifestazione che segni una svolta e l'inizio di un cammino nuovo, onorando le persone uccise e ferite in quella tragica giornata e capace di affermare in modo inequivocabile: mai più atti di barbarie come la strage del 13 dicembre.


Rispetto agli eventi di Firenze abbiamo già espresso la nostra posizione. In questi giorni Firenze e la Toscana vivono una risposta di orgoglio antifascista e antirazzista. I compagni dei Giovani Comunisti, assieme al Partito e alla Federazione della Sinistra, sono presenti su tutto il territorio a distribuire volantini e informare su cosa è Casa Pound. Fortunatamente l’agibilità dei fascisti è ridotta nella nostra regione ma quel poco spazio che hanno è già troppo, come gli eventi di questa settimana hanno dimostrato. Si tratta di lavorare quotidianamente, anche quando i riflettori dei media si saranno spenti. Denunciare la copertura politica che hanno certi ambienti, dimostrare ciò che sta dietro ad abili comunicati e innocue facciate. Per sabato il Coordinamento Regionale dei Senegalesi in Toscana ha lanciato un appello, a cui si collega la manifestazione con partenza alle 15.00 in piazza Dalmazia. Saremo presenti, insieme al Segretario nazionale Paolo Ferrero e con i nostri volantini, senza bandiere, con un solo striscione, nel rispetto della comunità senegalese. Preferiamo la militanza e la presenza al clamore, per costruire una reale alternativa alla società in cui viviamo. A tutti i compagni che sabato raggiungeranno Firenze l’invito a cercare il nostro striscione, presente dalle 14.45 in piazza Dalmazia, lasciando a casa le bandiere e dandoci una mano nel volantinaggio.

Dmitrij Palagi (Coordinatore Regionale GC Toscana)
Andrea Malpezzi (segretario provinciale PRC-Firenze)

giovedì 15 dicembre 2011

Famiglie sempre più indebitate


Redditi in calo, prezzi in salita, tariffe in cielo. Le famiglie italiane alle prese con i debiti, riducono i consumi. E se ne accorge anche Bankitalia.

La crisi ha un po' limato la ricchezza degli italiani. Ovviamente chi era ricco è rimasto ricco, mentre i contraccolpi sono arrivati per i ceti medio bassi. A dirlo è Bankitalia nel tradizionale «Supplemento al bollettino statistico» dedicato alla «Ricchezza delle famiglie». I dati di sintesi ci dicono che il 10% delle famiglie più ricche possiede il 45% della ricchezza complessiva che, alla fine del 2010, in cifra lorda, ammontava a 9.525 miliardi di euro, poco meno di 400 mila euro a famiglia, ma almeno 10 volte di più per le famiglie al «vertice».

Le attività reali rappresentavano il 62,2% delle ricchezza lorda e le attività finanziarie il 37,8%. A fronte di questa ricchezza lorda stanno passività finanziarie per 887 miliardi di euro, il 9,3% delle attività complessive. La ricchezza netta complessiva ammontava, quindi, a 8.640 miliardi in diminuzione del 3,2% dai massimi del 2007.

Fra la fine del 2009 e la fine del 2010 la ricchezza è rimasta invariata, ma a prezzi costanti (depurata, cioè, dell'inflazione) si è ridotta dell'1,5%. Quella in abitazioni, alla fine del 2010, era stimata in 4.950 miliardi (circa 200 mila euro) con un aumento dell'1% in termini nominali e una flessione dello 0,5% a prezzi costanti. Complessivamente le attività reali (oltre alle abitazioni, anche gli oggetti di valore, terreni impianti, ecc) sono aumentate dell'1,1%, ma sono state compensate da una diminuzione delle attività finanziarie (-0,8%) e da un aumento del 4,2% delle passività.

Questo significa che moltissime famiglie hanno aumentato il loro indebitamento per compensare la caduta dei redditi e per cercare di mantenere inalterati i consumi. Secondo stime preliminari, nel primo semestre 2011 la ricchezza delle famiglie sarebbe leggermente aumentata in termini nominali (0,4%) per effetto di un aumento delle attività sia reali (1,2%) sia finanziarie (0,4%). Ma, ancora una volta, le passività sono aumentate: + 5,4%. E questo significa che anche nei primi sei mesi dell'anno le famiglie sono state costrette a aumentare il loro indebitamento.

Il numero di famiglie con una ricchezza netta negativa, alla fine del 2008 è pari al 3,2%. Una percentuale in lieve ma graduale crescita dal 2000 in poi. A proposito di ricchezza in abitazioni, a prezzi correnti, è cresciuta tra la fine del 2009 e la fine del 2010 dell'1% (circa 48 miliardi di euro), ma la crescita è stata molto inferiore al tasso medio annuo del periodo 1995-2009 (circa il 5,9%), a causa del rallentamento delle quotazioni immobiliari.

Per quanto riguarda le attività finanziarie, invece, il 43,2% era detenuto in obbligazioni private, titoli esteri, prestiti alle cooperative, azioni e altre partecipazioni e quote di fondi comuni di investimento. Il contante, i depositi bancari e il risparmio postale rappresentavano, invece, «il 30% del complesso delle attività finanziarie» mentre «la quota investita direttamente dalle famiglie in titoli pubblici italiani era pari al 5%».

L'aumento di circa 8 punti percentuali della quota di attività finanziarie in obbligazioni private italiane (dal 2,4 al 10,2 per cento) di quella in riserve tecniche di assicurazione (dal 10 al 18,6 per cento) sono state compensate dalla forte contrazione delle quote di attività finanziarie in depositi bancari e in titoli pubblici italiani (rispettivamente dal 30,2 al 18,3 e dal 18,9 al 5 per cento). Sul versante delle passività, a fine 2010 quelle finanziarie erano costituite «per circa il 41% da mutui per l'acquisto dell'abitazione» mentre «la quota di indebitamento per esigenze di consumo ammontava a circa il 13,6 per cento».

Un dato interessante riguarda la distribuzione sui depositi bancari che, purtroppo, si ferma al 2007. Ci dice che «il 57% dell'intero ammontare detenuto dalle famiglie afferiva a conti di importo inferiore a 50 mila euro; circa il 39% era compreso tra i 50 e i 250 mila euro», mentre il 13% dei conti bancari dell'ammontare era in conti correnti di importo superiore ai 250 mila euro.

Secondo Bankitalia la comparazione evidenzia una «spostamento piuttosto marcato dalla classe inferiore in favore di quella più elevata».
Ancora più interessante è il dato sui «conti titoli» a fine 2010 presso le banche. Quelli fino a 50 mila euro ammontavano al 34,8%; quelli tra i 50 mila e i 250 assommavano al 35,5%; il 10,3% tra 250 e 500 mila euro e il 19,8% oltre i 500 mila euro. Un dato che indica chiaramente dove si nasconde la vera ricchezza e che dovrebbe sollevare interrogativi su come si è formata.

Galapagos da "il manifesto"

mercoledì 14 dicembre 2011

L'art.6 della manovra cancella causa di servizio, la pensione privilegiata e l'equo indennizzo per chi si ammala al lavoro nel settore pubblico


Nei contratti, di solito, son quelle scritte in piccolo, in fondo al testo. E sono delle fregature. Nel caso della manovra del governo Monti, invece, era in bella mostra, ma sembra che non se ne sia accorto nessuno.

L'articolo 6 del Decreto Legge 6 dicembre 2011 n. 201 "Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici" varato dall'esecutivo recita: ''Ferma la tutela derivante dall'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali, sono abrogati gli istituti dell'accertamento della dipendenza dell'infermità da causa di servizio, del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata. La disposizione di cui al primo periodo del presente comma non si applica nei confronti del personale appartenente al comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico. La disposizione di cui al primo periodo del presente comma non si applica, inoltre, ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto, nonché ai procedimenti per i quali, alla predetta data, non sia ancora scaduto il termine di presentazione della domanda, nonché ai procedimenti instaurabili d'ufficio per eventi occorsi prima della predetta data''.

Di botto vengono cancellate cause di servizio ed equo indennizzo. Che tradotto in soldoni, lascia senza tutela e senza speranza di vedersi riconosciuto in giudizio un equo risarcimento le persone che si sono ammalate al lavoro.
I casi sono tanti, migliaia, in particolare per due categorie: coloro che vengono fatti oggetto di mobbing sul posto di lavoro e coloro che si ammalano per essere stati a contatto con l'amianto.

Cgil, Cisl e Uil, per lunedì 19 dicembre, hanno indetto uno sciopero del settore pubblico contro la manovra Monti, ma non appare nessun riferimento all'articolo 6 nei comunicati della mobilitazione. Anche su tutti i principali quotidiani nazionali non c'è traccia della norma. Ma la gravità della decisione, che salva solo i dipendenti pubblici del '' comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico'', pare passare inosservata.

Gli istituti tagliati sono tipici del rapporto di pubblico impiego. La causa di servizio è costituita dalla sussistenza di un rapporto di causalità tra la prestazione lavorativa effettuata ed una determinata infermità. Al fine di determinarne l'esistenza viene effettuato un giudizio medico-legale teso ad accertare il nesso tra la minorazione ed il servizio. Scompare anche la pensione privilegiata introdotta nel 1973, attribuita al lavoratore pubblico se in conseguenza dell'infermità o della lesione derivante da fatti di servizio ha comportato l'inabilità assoluta o permanente. Infine svanisce l'equo indennizzo, che è uno speciale emolumento avente natura indennitaria e per tali ragioni cumulabile sia con il risarcimento del danno che con il trattamento di pensione privilegiata, attribuito al dipendente pubblico nel caso in cui questi abbia subito una patologia riconosciuta dipendente da causa di servizio.

''Questa norma colpirà tutti quelli che si ammalano lavorando. Compresi i malati di amianto'', ha commentato l'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto.


Christian Elia

lunedì 5 dicembre 2011

Interrogazione su Pian del Lago


Interrogazione con risposta orale e scritta, ai sensi dell’articolo 19 del regolamento del Consiglio Comunale




Oggetto: Relazione tra la messa a coltivazione del terreno demaniale in loc. Pian del Lago e la richiesta di spandimento di pollina palabile.



Il primo dicembre, sul Corriere di Siena è uscito un articolo su Pian del Lago.

C'era tutto il rammarico perchè la zona, demaniale, da sempre patrimonio di tutti, “area verde e punto di riferimento per chi voleva trascorrere una giornata all'aria aperta”, è stata data in concessione e messa a coltivazione, facendo scomparire un pezzo di storia del nostro territorio.


Non è certo la messa a coltivazione di un terreno che ci può spaventare, semmai è capire cosa viene usato come fertilizzante in una zona ad alta sensibilità per la falda acquifera presente nel sottosuolo.

Infatti, lo scorso 11 Agosto al Comune di Monteriggioni è arrivata una richiesta di autorizzazione, da parte dell'agricola Papa Andrea, di Desenzano sul Garda ( Brescia ), all'utilizzazione agronomica di effluenti di allevamento (pollina palabile) per 286 mc, pari a 128 tonnellate di concime da spandere nel nostro territorio, proveniente dall'allevamento di galline ovaiole, da parte dell’ azienda Benedetti Ivan e Mauro, con sede legale in Comune di Travagliato (Brescia) e ubicazione dell'allevamento in comune di Corzano (Brescia) Cascina Bissi.


Non vorrei che la zona interessata dalla messa a coltivazione coincidesse con la richiesta di spandimento di pollina da parte dell'agricola Papa Andrea.

C’è il serio rischio che la zona possa diventare una discarica autorizzata di rifiuti pericolosi.

Pian del Lago non è solo “patrimonio di tutti per le scampagnate”, ma patrimonio fondamentale per la falda acquifera che si trova nel sottosuolo, tanto che la stessa rifornisce il deposito di San Dalmazio e da lì distribuita agli abitati di Tognazza, Fornacelle, San Martino, Uopini e non ultimo Badesse, con una densità abitativa di circa 3000 persone.


Considerato:


Che le prescrizioni imposte all’azienda, “di garantire da ogni possibile tipo di inquinamento le acque superficiali e sotterranee, nonché il suolo e la vegetazione da ogni degrado ambientale”,

sono difficili da monitorare;


Che ci sono pubblicazioni, riguardo alla salute pubblica, che mettono in relazione l’epidemia di aviaria con lo stoccaggio e spandimento di escrementi di pollame e sulle conseguenze irreversibili dell'inquinamento delle falde acquifere;


Che negli allevamenti intensivi, spesso, vengono usati antibiotici, ormoni o altri medicinali che attraverso le feci finiscono nei terreni inquinandoli ed entrano poi nella catena alimentare;


Che l'articolo n°26 delle NTA del Piano Strutturale di questo ente, disciplina al titolo 1 che sono vietati qualsiasi uso o attività in grado di generare, in maniera effettivamente significativa, l'infiltrazione nelle falde di sostanze inquinanti.

Interrogo il Sindaco e la Giunta per sapere:



- Se la richiesta pervenuta all'amministrazione da parte dell'agricola Papa Andrea

per lo spandimento della pollina è stata autorizzata, se sì, la determina firmata

dall'ufficio competente che ha permesso ciò;

- L'esatta ubicazione in cartografia, scala 1:2000, degli estratti catastali indicati

nella richiesto per lo spandimento, cioè il foglio 100 , mappa 14 e mappa 15 e

la classificazione dell’area secondo l’NTA del Piano Strutturale;


- Se l’Arpat e l’ASL sono state interpellate per il controllo dei rischi sulla salute umana,

per i motivi sopra esposti:

inquinamento della falda, inquinamento della catena alimentare a causa degli

antibiotici, ormoni od altro…;


- Se non ritiene che le prescrizioni imposte all’azienda siano poco credibili in quanto

risulta molto difficile garantire il non inquinamento delle falde quando si spande

letame in aree di elevata vulnerabilità;


- Se l'amministrazione nella sfera delle sue competenze può intervenire per bloccare

e/o ritirare il permesso allo spandimento della pollina.




Gianni Polato

Consigliere lista comunista di Monteriggioni.


venerdì 2 dicembre 2011

Le falde acquifere di Pian del Lago e l'inquinamento da pollina .


Sul Corriere di Siena il primo dicembre è uscito un articolo su Pian del Lago.

C'era tutto il rammarico dei cittadini, perchè la zona, demaniale, da sempre patrimonio di tutti, “area verde e punto di riferimento per chi voleva trascorrere una giornata all'aria aperta”, è stata data in concessione e messa a coltivazione, facendo scomparire un pezzo di storia del nostro territorio.

Toni rassicuranti sull’articolo del 2 dicembre, da parte del sindaco di Monteriggioni, Bruno Valentini, che tranquillizza i cittadini, perchè un'altra zona sarà destinata alle scampagnate, con tanto di sentieri staccionate e fontanelli dell'acqua potabile per essere fruibile da tutti, perché come si evince, la parte interessata verrà concimata per la coltivazione dell'avena e non potrà più essere a disposizione di tutti.

Gianni Polato consigliere comunale di rifondazione comunista di Monteriggioni interviene sulla discussione che da alcuni giorni tiene banco sul Corriere di Siena per Pian del Lago precisando alcune cose, informazioni e punti di vista che non sono stati nemmeno sfiorati, provando a guardare i fatti da un altro punto di vista, cercando di portare un contributo alla discussione che sicuramente i cittadini apprezzeranno.

Non è certo la messa a coltivazione di un terreno che ci può spaventare, semmai è capire chi coltiva cosa, e sopratutto cosa viene usato come fertilizzante, perchè lo scorso 11 Agosto al Comune di Monteriggioni è arrivato una richiesta di autorizzazione, da parte dell'agricola Papa Andrea, di Desenzano sul Garda ( Brescia ), all'utilizzazione agronomica di effluenti di allevamento (pollina palabile) per 286 mc, pari a 128 tonnellate di concime da spandere nel nostro territorio, proveniente dall'allevamento di galline ovaiole , da parte della Azienda Benedetti Ivan e Mauro, con sede legale in Comune di Travagliato (Brescia) e ubicazione dell'allevamento in comune di Corzano (Brescia) Cascina Bissi.

Non solo il Pian del Lago è “patrimonio di tutti per le scampagnate”, ma patrimonio di tutti per le risorse fondamentali che si trovano nel sottosuolo, le falde acquifere che riforniscono il deposito di San Dalmazio che serve gli abitati di Tognazza, Fornacelle, San Martino, Uopini e non ultimo Badesse, con una densità abitativa di circa 3000 persone.


Non vorrei che la zona interessata dalla messa a coltivazione coincidesse con la richiesta di spandimento di pollina da parte di Papa Andrea, una richiesta che ci deve far riflettere.

Perché l’azienda agricola di Brescia cerca dei terreni agricoli demaniali in affitto, e non terreni privati da lavorare in conto terzi, come si usa in molte situazioni?Perché la scelta è ricaduta sulla regione Toscana e non sulla regione Lombardia, dove risiedono le due aziende, con costi minori?

Perché contemporaneamente alla richiesta di spandimento della pollina da parte dell’azienda agricola Papa Andrea al Comune di Monteriggioni è stata fatta richiesta anche al Comune di Sovicille, sempre in terreni demaniali, e anche lì in prossimità di acquiferi fondamentali come il “Luco” che rifornisce Siena!

Forse spandere la pollina altrove è una soluzione ai problemi di inquinamento da allevamenti intensivi di galline ovaiole che la regione Lombardia si trova ad affrontare oggi, con terreni saturi di azoto, nitrati e antibiotici, con pozzi inquinati e costi di bonifica enormi e non semplicissimi.

Forse lo stoccaggio e lo smaltimento della pollina hanno costi sicuramente maggiori e usarlo, come del resto è stato fatto sino ad oggi, come semplice concime è molto più facile e meno oneroso, la differenza di oggi è che conosciamo le conseguenze sull'uso massiccio della pollina come concime per la facilità di contaminazione del terreno e di conseguenza il passaggio nelle falde acquifere.

Anche il PTC provinciale pone severe limitazioni sugli spandimenti di fanghi e concimi nulle zone di sensibilità 1 come sono gli acquiferi.

Non possiamo accontentarci di risposte elusive sulla nostra salute, è un prezzo troppo alto che non possiamo permetterci, tanto che il gruppo consiliare di Monteriggioni ha preparato un'interrogazione che pone queste domande e l'amministrazione dovrà dare risposte esaustive sulle problematiche sollevate.

Gruppo consiliare comunista di Monteriggioni.