Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

martedì 9 marzo 2010

A Giorgio Napolitano


LETTERA APERTA AL

PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA


Grosseto 7/03/2010


Signor Presidente,


Le scrivo per rappresentarLe tutta la mia preoccupazione ed il mio sconcerto per quanto avvenuto in questi giorni in margine al contenzioso sulla ammissione delle liste elettorali nel Lazio ed in Lombardia.

Sono uno di quei tanti che non hanno dormito le ultime notti per garantire che la raccolta delle firme e la documentazione allegata, necessaria alla ammissione alla competizione elettorale, fosse completa, in ordine e rispettosa di quanto stabilisce la legge.

Oggi mi accorgo che quella fatica e quella volontà di rispettare regole ed istituzioni che ha contraddistinto tanti cittadini della mia e di altre formazioni politiche, sono state vilipese e mortificate.

Con un decreto notturno il Consiglio dei Ministri cambia in corsa le regole del gioco ridicolizzando e sbeffeggiando coloro che quelle regole hanno rispettato e premiando al contrario coloro che le hanno palesemente infrante.

Un pessimo esempio ed un messaggio devastante per tutti coloro che si ostinano ad anteporre, agli accomodamenti, alle furbizie, alle prepotenze la ricerca di soluzioni complessive sostenute da regole certe ed universali.

Con questo spirito ho sperato che Lei Signor Presidente non firmasse quel decreto.

Ripeto ho sperato, rimettendomi però al giudizio che Lei, nella sua Alta responsabilità, avrebbe dato in merito alla costituzionalità od incostituzionalità di quell'atto legislativo.

Anche questo fa parte del rispetto delle regole che attribuisce a chi ne ha la competenza il diritto dovere di decidere nel merito.

Non posso pertanto, in questo spirito, lamentarmi della Sua scelta. Ne prendo atto e basta.

Diversa è la valutazione sulle argomentazioni che ho letto sul sito del Quirinale a sostegno della Sua decisione di firmare il decreto, argomentazioni che travalicano il giudizio di costituzionalità e che trovo assolutamente non condivisibili.

Traspare da quelle argomentazioni l'idea che la forza ed il ruolo istituzionale di un partito “il maggior partito politico di governo” possa porlo, se non al di sopra, in una diversa relazione con la legge e con il dovere di rispettarla.

E se si fosse trattato di un piccolo partito di opposizione?

Se si fosse trattato di un partito che, come quello a cui sento l'orgoglio di appartenere, che pur non avendo seggi in parlamento, si adopera per rimanere forza viva ed attiva nella società?

Come sarebbero andate le cose?

Ritengo, Signor Presidente, che la legge non possa avere parametri quantitativi, ma esclusivamente qualitativi, che un diritto od un dovere siano tali indipendentemente dal numero di coloro che possono esercitarlo o vi siano sottoposti. Anzi, ritengo che la legge, anche e forse sopratutto quella sulle procedure elettorali, debba necessariamente tutelare tutti allo stesso modo, garantendo proprio ai più deboli che la forza non prevalga sul diritto.

Vi è inoltre nelle Sue parole un riferimento a schieramenti alternativi che lascia trasparire una visione “bipolare” della politica italiana che non trova riscontro nella Costituzione e che, questa sì, ha avuto l'effetto di privare, in non pochi casi, i cittadini del loro diritto di scelta.

Ho avuto, nel lontano 2006, l'avventura di sedere nei seggi del Senato della Repubblica in rappresentanza del popolo della Toscana ed in quel ruolo ho anche avuto l'avventura di poter partecipare come elettore al rinnovo della alta carica che Lei oggi ricopre.

Una scelta fatta in piena responsabilità, consapevolezza ed autonomia.

Ho conservato con grande cura la matita con cui, nell'aula di Monte Citorio, ho contribuito con orgoglio, uno tra tanti, alla elezione del Presidente della Repubblica.

Ho conservato quella matita come segno di rispetto per le Istituzioni e per la Sua persona.

Pur mantenendo entrambi intendo rappresentarLe il mio netto disappunto privandomene e facendogliene dono.

Se crede la conservi Lei.

Senatore

Salvatore ALLOCCA

Nessun commento:

Posta un commento