Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

giovedì 24 febbraio 2011

Sciopero generale: Il momento è ora


di Giorgio Cremaschi.

La decisione del Direttivo della Cgil di indire lo sciopero generale è sicuramente un passo avanti, che nasce dalla spinta profonda dei movimenti di lotta di questi mesi. Tuttavia lo sciopero generale ancora non è in campo perché la data non è stata fissata, e in questa decisione contraddittoria sta tutto il passaggio politico che vive oggi la Cgil.
Il dibattito nel Comitato direttivo ha visto per la prima volta una scomposizione degli schieramenti congressuali.

Non solo la Fiom, non solo la minoranza congressuale, seppure con diversi accenti, ma anche i pensionati, la Cgil emiliana, la Flc hanno chiesto lo sciopero generale in tempi ravvicinati. Sull’altro versante, alcune strutture del Nord, in particolare Milano e la Liguria, hanno considerato sbagliata la scelta dello sciopero ora. In mezzo, un vasto schieramento di gruppi dirigenti che da un lato sente la necessità dello sciopero generale ma dall’altro non può non cogliere la contraddizione di esso con quanto sinora affermato dal gruppo dirigente centrale.
All’assemblea nazionale della Fiom, tenutasi ai primi di febbraio, il responsabile dell’industria della confederazione aveva detto con franca brutalità che lo sciopero generale non era all’ordine del giorno perché la Cgil tentava, da un lato, di ricostruire un dialogo sulla rappresentanza con Cisl e Uil, dall’altro, un patto per la crescita con Confindustria.

Proprio in quei giorni, però, il Governo, Cisl e Uil firmavano l’ennesimo accordo separato per i dipendenti pubblici, mentre la Confindustria e la Federmeccanica mostravano un sempre più convinto allineamento con le posizioni di Marchionne.

Ora la trattativa per il rinnovo del contratto del commercio sta riproponendo lo stesso drammatico scenario. Le imprese, in accordo con Cisl e Uil, pretendono una revisione totale al ribasso dei contratti, la liquidazione dei due livelli di contrattazione, lo smantellamento dei diritti personali dei lavoratori, dai riposi alla malattia, la piena acquisizione dentro i testi contrattuali di tutte le più barbare norme sulla flessibilità volute dal governo.

Un progetto distruttivo, per una categoria già massacrata dalla flessibilità e dalla precarietà, che la Cgil, anche nelle sue componenti più moderate, non può sottoscrivere. Se quindi si arrivasse a un altro accordo separato, la maggioranza dei lavoratori italiani sarebbe sottoposta ad un regime contrattuale che esclude la Cgil e che devasta il contratto nazionale, le libertà personali e sindacali.
Di fronte a tutto questo era difficile continuare a negare la realtà.

Ed infatti, già nella relazione e nel dibattito, per la prima volta da molto tempo, è emersa la consapevolezza di quanto sia difficile la ricostruzione a breve dell’unità con Cisl e Uil, mentre si è diffusa l’accusa a queste due organizzazioni di essere complici di Governo e Confindustria. Tuttavia, questa presa d’atto della realtà non ha prodotto una riflessione di fondo su quale linea alternativa costruire.

La realtà cambia, ma si cerca di affrontarla continuando sulla strada sin qui seguita. Per questo, di fronte alla pressione di categorie e strutture, si è deciso lo sciopero generale, ma senza fissarne la data. Sono queste una riserva politica e anche una contraddizione, che possono indebolire la funzione e la stessa efficacia dello sciopero.

In questa contraddittorietà delle decisioni sta, con chiara evidenza, la difficoltà strategica della Cgil. Una difficoltà che riflette quella dell’opposizione politica a Berlusconi. Quest’ultimo, nonostante il criminale sostegno a Gheddafi, i processi, l’impresentabilità politica e morale, continua a stare al suo posto, mentre l’opposizione continua a non mordere sul serio.
C’è una ragione di fondo in tutto questo, la stessa che rende difficile il cammino della Cgil. Berlusconi, per quanto impresentabile, è riuscito a costruire un blocco di potere stabile con la Confindustria, la Cisl, la Uil.

Questo blocco di potere è stato rafforzato ed è sostenuto dall’offensiva autoritaria e anticostituzionale di Marchionne che, con il consenso diffuso che raccoglie nei palazzi della politica e del potere, ha finito per puntellare il dominio scricchiolante del padrone di Mediaset. L’evidente asimmetria tra scontro politico e scontro sociale rafforza totalmente il Presidente del Consiglio.
Il Parlamento è diviso a metà, la grande stampa e l’opinione pubblica sono contro Berlusconi, ma il consenso verso Marchionne sfonda a sinistra e conquista le imprese e i sindacati complici. Così l’offensiva contro Berlusconi finisce per perdere materialità sociale ed è proprio l’opposizione che si indebolisce.

Solo la grande opposizione sociale e civile, quella che ha visto come sua ultima espressione l’eccezionale mobilitazione delle donne del 13 febbraio, può cambiare le carte in tavola. Ma questa opposizione ha bisogno di decisioni e lotte che vedano come avversari non solo Berlusconi, ma anche Marchionne e il blocco di potere economico e sindacale che lo sostiene. Questa è la dura realtà dello sciopero generale che la Cgil ora deve fare. Uno sciopero generale che, per non essere un puro atto di testimonianza, deve collocarsi appieno nella radicalità dei movimenti che scuotono il paese.

La Cgil ha deciso lo sciopero ma non ne ha fissato la data. E’ quindi compito di tutte e tutti coloro che sinora si sono battuti per esso, far precipitare la scadenza in tempi politici necessari ad incidere sulla realtà attuale. Già domani si svolgerà a Roma un’assemblea di delegati autoconvocati, che potrebbe rilanciare la mobilitazione per lo sciopero generale.

A giorni è prevista l’assemblea della minoranza congressuale della Cgil. Tutti i movimenti oggi hanno interesse a mobilitarsi perché questa benedetta data dello sciopero finalmente arrivi, e arrivi in tempo utile per incidere sullo scontro politico in atto oggi.

Lo sciopero generale non dovrà essere un ennesimo appuntamento rituale, come gli ultimi che si sono svolti. Dovrà essere un’incontro e un atto di forza di tutti i movimenti assieme al mondo del lavoro. Dovrà provare a bloccare davvero il Paese. Dovrà vedere uniti il mondo del lavoro, che si vede cancellare i contratti nazionali, con quel mondo precario, che a un contratto nazionale non è mai arrivato. Dovrà vedere la lotta sociale unirsi con la protesta civile e morale contro Berlusconi e il suo governo. Dovrà essere uno sciopero sociale e politico al tempo stesso.

Tutto questo ancora non c’è. C’è solo in campo una decisione formale e incompleta del Direttivo Cgil. Sta a tutti noi adesso agire perché in Italia ci sia finalmente un vero sciopero generale. Quando l’otterremo dovremo far sì che esso sia un momento di avvio della lotta contro il sistema di potere che, da Berlusconi a Marchionne, ci sta facendo pagare tutti i costi della crisi.

lunedì 21 febbraio 2011

A Madre cala la vista e Tiemme la Licenzia.

Volentieri pubblico e mi associo a questo comunicato dei COBAS per ribadire la mia perplessità , espresse a suo tempo in Consiglio Comunale a Monteriggioni, e che adesso trovano conferme, sul piano dei diritti e rapporti sindacali dei lavoratori confluiti in questa nuova azienda.

Non sono passati molti mesi quando fu presentata in provincia la nuova azienda di Trasporto pubblico Tiemme Toscana Mobilità. Grandi numeri per il Nuovo soggetto del Tpl : “produzione di 34 milioni di vetture- km/anno ,quasi 40 milioni di passeggeri annui trasportati, un parco mezzi di 750 autobus ,oltre 1150 dipendenti e un fatturato di circa 90 milioni di euro”.

Numeri che la collocano al 10° posto in Italia tra le aziende di trasporto pubblico. Guidata dall’ onnipresente Ing. Sassoli , ormai da decenni nella breccia del TPL della Toscana , prima Direttore di Ataf , oggi oltre ad essere Direttore Generale di Tiemme e ricoprire altri 5 incarichi nella stessa azienda continua ad essere amministratore delegato di LFI.

Che dire del Presidente Di Tiemme nonché presidente di TRAIN, Dott. Roncucci figura di spicco addirittura del trasporto pubblico Nazionale : Presidente di ASSTRA Toscano , Membro consiglio direttivo di ASSTRA Nazionale. Grandi personaggi , grandi numeri, che purché da anni masticano di TPL non si Vedono grandi risultati e a fronte di stipendi da capogiro che un operaio neppure in due vite riuscirà mai a guadagnare ( Sassoli per il suo triennio fiorentino ha preso 840 mila euro ) offrono ad una Mamma con problemi di salute un calcione e la licenziano.

Dove si sta andando ? Che società costruiamo per i nostri figli . Una lavoratrice , una Mamma , un autista Tiemme che per non aver rinunciato all’ essenza della Vita “ Dare al Mondo dei Figli “si vede oggi cacciata dal proprio posto di Lavoro. La gravidanza ha creato un abbassamento della Vista tale da renderla INIDONEA alla guida . Questo è ciò che una mamma deve accettare ? O famiglia o Lavoro ?Anni di conquiste sindacali , di onesto lavoro , per poi di un tratto dopo essere stato spremuto con una pedata cacciato fuori? Da una azienda a capitale pubblico per di più.

Quegli Ideali che hanno contraddistinto la rivalsa degli operai contro i padroni ma anche dell’emancipazione della Donna che fine hanno fatto ? Tiemme non ha risparmiato nella Gestione ,neppure nei consigli di amministrazione avendone creato un altro , ma gioco forza non intende ricollocare una mamma né qualsiasi altro Lavoratore che si trovasse in condizioni di salute Precarie. Non regge neppure la frase presente nella lettera di licenziamento “Ad oggi , purtroppo come già comunicatole all’ epoca con le precedenti note aziendali ,non esistono posti disponibili in azienda prospettabili per una Sua eventuale ricollocazione anche alla luce delle ultime vicende normative che prevedono forti tagli dei corrispettivi e conseguente del servizio e del personale necessario per la sua effettuazione “ .

Perché l’ accordo siglato in Regione dai Confederali il 15 Febbraio 2011, scongiurando uno sciopero Regionale , sospeso pure dai noi Cobas , pone come primo obbiettivo quello di salvaguardare tutti i posti di lavoro rimandando a soluzioni condivise quali prepensionamenti per eventuali esuberi. Altro punto di detto accordo “ migliorare l’ efficienza tramite il recupero dell’ evasione ( i famosi Portoghesi )” si pone come soluzione alla nostra Mamma e va verso l’ indirizzo programmatico voluto dalla Regione. Solo due controllori sono operativi in tutta la Provincia di Arezzo dove opera Tiemme .

Un accordo in Ataf siglato in questi giorni prevede l’inserimento degli esuberi dovuti dai tagli del settore appunto in mansioni di verificatori. Perché i luminari della Tiemme , Sassoli e Roncucci , ma a maggior ragione i soci pubblici del colosso del trasporto non seguono le Indicazioni della Cabina di Regia di Ceccobao ? Forse il grande progetto Tiemme non è cosi grande come fu fatto apparire ma solo l’ ennesima spartizione di potere e di Denaro alla solita Casta , che da anni mastica di trasporto a scapito dei Lavoratori e di Utenti ?

Noi come Confederazione Cobas del Lavoro Privato facciamo un appello a tutte le forze politiche ed in primis all’ Assessore Dott. Ceccobao affinché il buon senso prevalga ricollocando la Madre all’ interno dell’ Azienda e pure tutti coloro che si dovessero trovare nella Stessa Situazione. Contrasteremo con tutti i mezzi possibili che la Malattia di un lavoratore possa essere il pretesto del suo Licenziamento.

Confederazione Cobas del Lavoro Privato


domenica 13 febbraio 2011

Con le donne, per i diritti, contro il berlusconismo in ogni sua forma!!


E’ doveroso essere in piazza domenica 13 febbraio nella giornata della mobilitazione nazionale per i diritti e la dignità delle donne.

E’ ora non soltanto di dire basta a questo mercimonio del corpo delle donne – amplificato mediaticamente – ma anche a ciò che tutto ciò vuole alludere e di fatto imporre: lo spazzare via – come avvenuto su tanti altri fronti dal punto di vista dei diritti – tutte le conquiste, faticose e certo mai concluse, di autodeterminazione, di indipendenza, di libertà della donna compiute negli ultimi decenni. Eravamo infatti consapevoli delle discriminazioni subite dalle donne sul lavoro: si pensi agli stipendi più bassi a parità di incarichi, al non accesso – perché donne – ad incarichi di responsabilità, ecc: oggi la situazione si è aggravata con la crisi, la quale ci dice che – col taglio dei fondi nei bilanci degli enti preposti – tutta l’attività di cura è in capo alle donne, e che la disoccupazione colpisce prima di tutto le donne stesse. Ad un quadro così desolante si affianca – specularmente – il tentativo di far passare modelli agghiaccianti e inaccettabili di mercimonio, di vendita del corpo delle donne.

A tutto ciò la risposta parlamentare appare del tutto insufficiente. Per questo è assolutamente imprescindibile moltiplicare le mobilitazioni e doveroso essere in piazza domenica prossima e proseguire poi nell’impegno per un deciso cambio di rotta.

Dal manifesto per la giornata di mobilitazione….

La fine del governo Berlusconi è per noi un obiettivo fondamentale poiché viviamo una vera e propria emergenza democratica. Ma sappiamo che la fine del governo Berlusconi non sarà automaticamente la fine del berlusconismo. Rappresentante volgare del neoliberismo autoritario, il videocrate Berlusconi è anche icona di un senso comune maschilista e di una reazione patriarcale diffusa, forma nuova del dominio maschile, appunto autoritario, violento perché non più egemone. Un dominio maschile che ingloba anche i corpi delle donne nell'onnivoro processo di mercificazione e li imprigiona nei flussi della video-comunicazione.

Per questo motivo conduciamo una battaglia molecolare al berlusconismo e ad ogni forma di sessimo agendo una critica politica e culturale nella società, nei luoghi di lavoro e di studio, nella famiglia, nei partiti, nei movimenti, nelle istituzioni. Vogliamo bloccare i flussi di una comunicazione oscena, che riduce le relazioni tra "uomini e donne" alla seduzione del tronista, o del Presidente.

Sentiamo oggi l'importanza di una presa collettiva di parola delle donne. Siamo qui, come donne e con le donne di tutte le piazze d'Italia, non solo per esprimere la nostra indignazione e la nostra rabbia, ma perché pensiamo sia possibile una trasformazione della società e della politica a partire dalla soggettività delle donne, da un movimento femminista che riprenda il filo della "rivoluzione più lunga".

Vogliamo esprimere qui la gioia di essere donne, di praticare desideri, di vivere la nostra sessualità in maniera indecorosa e libera. A salvarci non sarà un familismo di ritorno, né un bigottismo che pretende "decoro" nel privato degli uomini pubblici, senza cogliere il nesso inestricabile tra personale e politico, tra sessualità maschile e potere. Per noi la questione morale è, in primo luogo, critica del potere.

Siamo donne che lottano contro la precarietà e per i diritti del lavoro; che vanno a letto tardi e che si alzano presto; difendiamo il nostro diritto a vivere felicemente contro ogni forma di oppressione materiale, di sottrazione di reddito, di violenza domestica, di violenza vaticana; siamo donne che difendono i loro diritti, in primo luogo quello all'autodeterminazione; siamo donne che studiano, che accudiscono e che non accudiscono, siamo prostitute e missionarie, siamo lesbiche e madri: siamo tutte egiziane, in lotta per la nostra libertà. E non lasceremo sola nessuna, neanche la nipote di Mubarak.

sabato 12 febbraio 2011

Comunicato stampa contro il pedaggio sulla Firenze Siena


Autopalio: sarebbe inaccettabile che dopo il danno arrivasse la beffa! Sono anni che viene richiesta con determinazione l’ammodernamento e la messa in sicurezza di questa fondamentale arteria, notoriamente disastrata, pericolosa e spesso congestionata. Un arteria di collegamento, scorrimento e pendolarismo primaria per la Toscana e di percorso obbligatorio per tutti i cittadini che giornalmente devono raggiungere da Siena Firenze e viceversa. Di fronte a queste necessità il governo non solo è rimasto sordo alle pressanti sollecitazioni degli enti locali e delle province interessate a mettere in atto gli interventi necessari sulla Firenze – Siena, ma ha previsto – dal primo maggio, secondo quanto recita un decreto approvato lo scorso ottobre dalla Camera – l’introduzione del pedaggio su questo asse viario. Dopo i danni quindi la beffa! Unica via diretta e quindi obbligata fra Siena e Firenze, la messa a pedaggio costituirebbe un aggravio economico pesante e inaccettabile soprattutto per le comunità locali, per i lavoratori pendolari ecc. che giornalmente utilizzano l’arteria nonché all’economia dell’area. Il tutto – vista la mancanza di interventi strutturali in previsione – dovendo percorrere un asse viario con manto stradale disastrato, pieno di buche, senza corsia di emergenza, ecc.! La mancanza di interventi e la contemporanea previsione dell’introduzione del pedaggio hanno provocato forti proteste da cittadini e enti locali, che però non hanno ad oggi sortito risultati. Per questo riteniamo di estrema importanza, accogliamo con favore, sosteniamo e parteciperemo alla mobilitazione “Siena Firenze day” del 12 febbraio pv promossa dalle province di Siena e Firenze e che vede impegnati nella definizione dell’appuntamento direttamente i presidenti delle due Province, per chiedere un piano di investimenti certo e dire con chiarezza no al pedaggio. Unitamente a questo, da parte nostra, massimizzeremo l’impegno politico e istituzionale affinché venga bocciata l’ipotesi pedaggio e nel contempo si realizzino gli improcrastinabili interventi di ammodernamento e messa in sicurezza dell’Autopalio.

Federazione della Sinistra