Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

sabato 27 marzo 2010

Quella strana coppia....tutta italiana!!

La valanga pedofilia sta stravolgendo la Chiesa cattolica in tutto il mondo. La stampa straniera non lesina accuse e, come nel caso del settimanale tedesco Der Spiegel, richieste di dimissioni del Papa.
E in effetti, un capo di Stato travolto da uno scandalo di queste dimensioni, accusato di essere a conoscenza e di aver coperto numerosi casi di pedofilia di preti che, nel segreto pontificio, hanno continuato a perpetrare le loro turpi gesta – l’ultimo caso riguarda un sacerdote tedesco riconosciuto colpevole di abusi su minori e reintegrato nel lavoro pastorale negli anni in cui Ratzinger era arcivescovo di Monaco – non avrebbe altro scampo se non le dimissioni.
Ma qui si tratta del Papa, l’erede al soglio di Pietro, il capo di uno Stato teocratico, la figura tra umano e divino che rappresenta Dio in Terra e da lui eredita l’infallibilità
Nonostante ciò, se Ratzinger avesse coscienza del cambiamento dei tempi si dimetterebbe. Chiederebbe scusa alla vittime e al mondo intero. Ammetterebbe di aver fallito, come servitore di una religione che mette al primo posto la difesa dei più deboli.
Invece il Vaticano sceglie un’altra tattica, quella del nostro presidente del Consiglio quando, travolto dallo scandalo escort-appalti-favori elettorali, attaccato da tutto il mondo, messo alla berlina da tutta la stampa (estera), rimase arroccato alla sua poltrona nel nome di un presunto complotto. Ratzinger, e con lui il Vaticano tutto, si sta comportando esattamente nello stesso modo.


Così come per Berlusconi c’è una guerra tra il bene (lui) e il male (la sinistra), tra l’amore (lui) e l’odio (la sinistra), tra la giustizia (lui) e l’iniquità (i magistrati ‘comunisti’), così per Ratzinger e i suoi fedelissimi è in corso “una guerra tra la Chiesa e il mondo, tra Satana e Dio”. Parola di monsignor Antonio Ribaldi, vescovo emerito di Acerra, condivisa non solo dai fedelissimi del Papa, ma anche da certa parte politica italiana, che rinsalda un patto molto proficuo proprio alla vigilia delle elezioni regionali.

Il Vaticano è, dunque, nel mirino di tutto il mondo. Quel mondo civile ed evoluto, progressista e libero da una schiavitù secolare che contraddistingue invece il Bel Paese. Il quale tace. Tace la politica e tacciono le istituzioni. Tacciono i giornali (se non per i resoconti di cronaca) e finanche gran parte dei cittadini.


In un paese normale, che non è il nostro, piazza san Pietro sarebbe stata invasa ogni giorno da migliaia di persone per chiedere le dimissioni di Ratzinger; la politica, di destra o di sinistra non importa, avrebbe urlato allo scandalo e immediatamente ritirato ogni forma di collaborazione politica, economica ed istituzionale con uno Stato che lascia che l’infanzia venga violata senza alzare un dito. Ma in un Paese normale anche l’amico di Ratzinger, Berlusconi, sarebbe stato costretto da un pezzo alle dimissioni.



Diventeremo mai un ‘Paese normale’?

lunedì 22 marzo 2010

A Enrico Rossi, prima di tutto l'acqua...

Lettera aperta a Enrico Rossi, candidato Presidente della Regione Toscana
p.c. - Ai Partiti della coalizione di centro sinistra in Toscana.


Caro candidato Presidente, chi ti scrive è cittadina e cittadino toscano impegnata/o da anni nella battaglia per l’acqua "bene comune", con la convinzione che la tutela, il controllo e la gestione pubblica del bene vitale acqua sia una questione strategica e di civiltà; le mutazioni climatiche ed i processi demografici aggravano da tempo le crisi idriche, ma anche la crisi del modello finanziario e produttivo del pianeta Terra ci sta mettendo del suo offrendo “l’affare acqua” agli appetiti senza scrupoli (di nuovi centri di interesse economico) attraverso il modello di gestione a rilevanza economica dei servizi idrici.


La recente normativa, imposta dal Governo italiano in materia di servizi pubblici (contro cui la Giunta Regionale Toscana ha opposto ricorso alla Corte Costituzionale), se non riusciremo assieme a bloccarla, produrrà anche in Toscana pesanti conseguenze, perché le quote di maggioranza del socio dei Comuni toscani nelle Spa che gestiscono il servizio si ridurranno al 30% e passeranno di mano (molto probabilmente al gruppo Caltagirone) con la perdita definitiva di ogni residua sostanza di controllo pubblico dei nostri gestori; del resto lo sai bene che attualmente, nonostante i rapporti di forza societari, tutti i ruoli di Amministratori delegati sono in mano ai soci di minoranza.


L’indagine condotta dalla Sesta Commissione del Consiglio Regionale Toscano in materia di servizi idrici ha sancito autorevolmente che il "modello toscano", basato sulle Spa pubblico/private, non è in grado di portare avanti (con le tariffe) la montagna d'investimenti necessari per completare reti ed impianti, ridurre le perdite e rispettare i parametri europei sugli scarichi delle acque reflue depurate(senza scatenare una vera e propria ribellione sociale) e quindi, giustamente, anche nel tuo Programma, si parla di un ingresso di importanti quote di denaro pubblico per finanziare questi interventi.


Quello che noi pensiamo sia giusto fare OGGI è prendere atto che il modello scelto per attuare la legge Galli va cambiato, pensando agli scenari futuri: in primo luogo è necessario garantire accesso al servizio con tariffe uguali per tutta la Toscana, inoltre è necessaria l’individuazione di

un percorso, a tappe prefissate, per uscire dal modello esistente.

Il sistema che noi proponiamo, da realizzare con l'inevitabile gradualità, dovrà essere basato su Aziende speciali consortili totalmente pubbliche, che gestiscono un'attività di non rilevanza economica, sottoposte ad un'unica Autorità di controllo regionale.


Caro candidato Presidente, come noi... sai bene che il grosso delle concessioni per le gestioni dei servizi idrici toscani scadono intorno al 2023: quello che ti chiediamo è di scegliere coraggiosamente, ADESSO, una strada che ci consenta di arrivare (5 o 6 anni prima) ad un cambio di modello complessivo, basato sulla gestione pubblica (controllata anche dai cittadini) di un sistema di attività industriali incaricate del servizio; la scelta che chiediamo, a te ed alla tua futura Amministrazione, rappresenta l’unica cosa sensata da fare per evitare che l’acqua Toscana sfugga completamente di mano al controllo pubblico.


Precisi segnali provengono, da tempo, dai nostri territori, attraverso le migliaia di cittadine/i che hanno provveduto a segnalarli tramite numerose raccolte di firme, proposte di legge, vertenze territoriali che stanno trovando un fertile terreno di lavoro dentro a tanti Consigli Comunali: quello che ti chiediamo è un segnale forte e chiaro in questa direzione.


Se lo farai potrai contare su preziose energie e nuove culture amministrative; in caso contrario avrai il nostro impegno per costruire la più ampia opposizione politica e sociale.

domenica 21 marzo 2010

Metti un sabato a Roma....

Quando i primi sono arrivati in piazza Navona, gli ultimi percorrevano ancora via Cavour. Non erano 7mila come dichiarato dalla questura. "Siamo più di 150mila" annunciano gli organizzatori dal furgone che apre il corteo. Sono venuti da tutta Italia. Dal Nord, dal Sud. Per difendere un bene comune, contro la privatizzazione del servizio idrico prevista dal decreto Ronchi approvato dal governo. In prima fila i gonfaloni delle città, da Napoli a Bassano a Modica, sorretti dai vigili urbani degli stessi comuni. Ma anche l'Arci, le Acli, rappresentanze sindacali della Cgil, dei Cobas e degli altri sindacati di base così come le maggiori associazioni ambientaliste dal Wwf a Legambiente. A dare la loro adesione anche l'Idv e tutte le sigle politiche della sinistra attualmente extraparlamentare, da Rifondazione comunista, Sinistra ecologia e libertà ai Verdi, tutti rimasti in fondo al corteo, come da richiesta degli organizzatori. Poi anche il Jesuit social network, Libera, Pax Christi, fino alla diocesi di Termoli. La mente della manifestazione, il Forum italiano dei movimenti per l'acqua, un'organizzazione nata dalla fusione e dal coordinamento dei forum regionali per un servizio idrico pubblico. Il merito, di quattro centri sociali romani: La Torre, Acrobax, il Forteprenestino e il Volturno occupato. I nuclei che, a detta del Forum, "hanno organizzato e gestito la giornata, fornito i furgoni e dato colore alla protesta".

Il servizio idrico è il tema principale ma la piattaforma della manifestazione indica un orizzonte più ampio: la tutela dei beni comuni, della biodiversità, la lotta ai cambiamenti climatici, la democrazia partecipativa. Non solo. Quella del 20 marzo è una protesta di tutti, contro tutto. I protagonisti sono loro, gli stessi del no B-day, quelli in prima linea contro la riforma Gelmini e per la libertà di stampa: sono gli studenti dell'Onda, i sindacati, i collettivi universitari, gli immigrati, i Viola. E anche gli slogan e gli striscioni sono gli stessi sfoggiati durante quelle manifestazioni: "No dal Molin, "No Tav", "No ponte a Reggio Calabria e Messina", "Palestina libera", "Via la mafia dallo Stato", "Beni comuni, beni di tutti". Eccolo, il popolo dell'acqua italiana, tutto in piazza. Compatto.



"La protesta - spiega Gabriel, napoletano, 22 anni - è volta a ottenere un diverso modello di consumi e di stile di vita". Una protesta ma non solo. "Questa è una festa", spiegano gli organizzatori. E infatti la musica non mente. "L'acqua - recita il testo di una canzone diffusa a tutto volume lungo via dei Fori Imperiali - è un liquido magico che mescola e rimescola. L'acqua è l'anima del mondo, il sangue della terra. L'acqua scorre libera". Un augurio. "Ci stiamo muovendo in questo senso. Per far sì che la realtà cambi di nuovo. "La raccolta firme prosegue - spiega un membro del Forum nazionale 'Salva l'acqua' - porteremo avanti una proposta di legge di iniziativa popolare, poi la presenteremo agli Enti locali. La nostra vita è cambiata a causa della privatizzazione del sistema Italia". Contro il monopolio dell'acqua e contro tutte le privatizzazioni. Un'esperienza collettiva, perché "si scrive acqua ma si legge democrazia" spiega Nadia, vicentina, 55 anni.
Partiti da piazza della Repubblica, i manifestanti sono arrivati in via dei Fori Imperiali. Dove sono caduti nel vuoto gli allarmi per l'ordine pubblico paventati dalla Prefettura di Roma: le due piazze - in contemporanea, alle spalle di Piazza Venezia, sfilava il corteo del Pdl - sono rimaste a debita distanza grazie a un cordone di militari schierato davanti al Colosseo. Una barriera umana che ha impedito alle due manifestazioni di incrociarsi. Anche se in realtà il "corteo blu" era più concentrato sulla propria protesta che non intenzionato a contestare i manifestanti diretti verso San Giovanni.


Alle 18 il "popolo blu" è arrivato in piazza Navona e in migliaia si sono seduti in terra per ascoltare gli interventi dal palco. Proprio da una delle voci più seguite della chiesa italiana, il missionario comboniano padre Alex Zanotelli, è giunto uno dei primi appelli: "Privatizzare un bene comune come l'acqua è un rischio. Significa la vittoria del mercato, la mercificazione della 'creatura' più sacra che abbiamo: sorella acqua. Questo decreto - conclude il sacerdote - sarà pagato a caro prezzo dalle classi deboli di questo Paese per le quali, con l'aumento delle tariffe, sarà sempre più difficile pagare le bollette. Ma soprattutto la privatizzazione dell'acqua sarà pagata dai poveri del Sud del mondo con milioni di morti di sete. Destra e sinistra devono muoversi insieme. Il movimento deve partire dal basso''.

E ancora. Sul palco la rappresentante dell'Abruzzo Social Forum ha ricordato come sia stato "solo grazie alla gestione pubblica dell'acqua che è stato possibile scoprire, in Abruzzo, mezzo milione di tonnellate di rifiuti tossici che inquinavano le acque potabili". Poi, l'intervento di Margherita Ciervo del Comitato pugliese "Acqua comune": "La Regione Puglia e i comitati sono riusciti a realizzare insieme un disegno di legge già approvato dalla giunta per rendere di nuovo pubblico l'acquedotto della nostra Regione. La politica ascolti: tutti i voti della Puglia si giocano sul tema dell'acqua". E ancora. L'intervento del coordinamento campano, di quello toscano, di quello del Molise. Centinaia di storie di "acque" privatizzate e di cittadini "preoccupati" per il futuro dei propri figli: "Lasciare pubblico il servizio idrico significa insegnare alle nuove generazioni a gestire la res publica".
Lunedì sarà il giorno mondiale dell'acqua e il 2010 - spiega un rappresentate del Forum - sarà l'anno dell'acqua. "Noi ci proponiamo un obiettivo ambizioso ma realistico: entro la primavera del 2011 ci sarà un referendum contro il decreto Ronchi e per 'ripubblicare' l'acqua. Nell'aria c'è ottimismo. Lo vinceremo".


Altra manifestazione, altra situazione, altre visioni

Un milione di persone in piazza a Roma per il Pdl, un milione di posti di lavoro, un milione in più ai pensionati. Ma piace proprio il milione al Premier Berlusconi. Una parola che l’accompagna dall’inizio dell’avventura della sua “scesa in campo”. Così come accompagnava il Signor Bonventura, mitico personaggio del Corriere dei Piccoli, uscito dalla matita di Sergio Tofano (Sto), che girava con il suo “milione” scritto su un cartello.

Come era felice di quel milione, e come lo sfoggiava! Un tormentone per i bambini. “Qui comincia l’avventura del Signor Bonaventura…Il signor Bonaventura, ricco ormai da far paura…”. Difficile non fare un parallelo. Salvo che nelle storie del Signor Bonaventura la sventura del protagonista si trasformava in un beneficio altrui e culminava inevitabilmente nella fortunata vincita di “un milione”, una cifra irraggiungibile per quei tempi, da parte del simpatico personaggio. Per Berlusconi invece, è indubbio che riesce a trarre guadagno dalle sue vicende, a giudicare dai dati della sua dichiarazione dei redditi (circa nove milioni di euro in più guadagnati nell’ultimo anno!), ma per quanto riguarda i benefici altrui, facciamo fatica ancora a registrarli.In ogni caso quel milione di persone oggi in Piazza San Giovanni non c’era. Per qualcuno, nonostante i soldi elargiti ai partecipanti*, la manifestazione è stato un flop. Deluse tutte le aspettative, non si è verificato il bagno di folla delle precedenti manifestazioni. D’altra parte nemmeno alla Mostra d’Oltremare a Napoli la sala era gremita, anzi.

C’era tanta gente invece alla manifestazione in difesa dell’ acqua pubblica. Quella sì che era una manifestazione seria, sentita e partecipata.Intanto il Consiglio di Stato ha deciso: non sarà riammessa nel Lazio la lista provinciale del Pdl , e non ci sarà nessun rinvio del voto. Sgarbi l‘ha presa molto male. In un attacco idrofobo ha tuonato contro il mancato rinvio. “Sono dei mascalzoni, dei delinquenti peggio dei comunisti e vanno presi a calci nel culo, e sono anche dei pedofili”. Non c’è che dire, come al solito, mostra l’aplomb da vero e proprio gentleman!

*dal blog Art 21, "Stamattina ho ricevuto questo messaggio dalla mia amica Manuela:
ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh ti racconto questa fresca fresca....mia figlia è laureata e adesso sta facendo la specializzazione, è iscritta a diverse agenzie di lavoro e ogni tanto fa lavoretti, tipo supermercati, fiere, manifestazioni varie ecc pagate una miseria, va be' questo si sa, 10 min fa le hanno telefonato una di queste agenzie chiedendole se sabato voleva andare a roma spesata alla manifestazione del nano, pero' doveva mettersi una maglietta con scritto meno male che silvio c'è e le danno 100 euro............madooooooonnaaaaaaaaaaa miaaaaaaaaa mi viene il vomitoooooooo!!!
"

E cioé tante agenzie interinali cui si iscrivono i cittadini disoccupati, sono state contattate dal PDL per assumere gente e fare numero alla manifestazione indetta da Sua Indecenza. Alcune reazioni e commenti sono riportati sul sito de L'Unità e anche sul blog di Gianfranco Mascia, del Popolo Viola.

Ricordo che una decina di anni fa, a Sassari, il giornale locale pubblicò una foto scattata a una manifestazione di Forza Italia nella piazza centrale di Sassari.
A parte il fatto che c'erano 4 gatti, la cosa che il giornalista fece notare molto bene era la presenza di un noto tossico che fermava la gente nelle vie del centro ("Mi dà cento lire per mangiare, signora", con voce metallica), fermo in piedi in mezzo alla "folla" che NON riempiva la piazza, con in mano una bandiera di Forza Italia. Il commento fu lapidario: "Forza Italia assolda gli sbandati per fare numero".

Ed è vero! Ero passato in Piazza d'Italia per puro caso e l'avevo visto.

Mi sento offeso, come cittadino e lavoratore, che il PDL contatti le agenzie interinali per assoldare gente e fare numero alle sue manifestazioni. Forse è questo il fantomatico "milione di posti di lavoro" promesso da questo delinquente tanti anni fa!

giovedì 18 marzo 2010

Piano casa, questo si che è popolare!!!

Approvati in Giunta la ripartizione dei fondi per la misura B e C delle misure straordinarie ed urgenti contro il disagio abitativo

Dopo la riprogrammazione di oltre 200 milioni e l'anticipo di 31,5 milioni sul vecchio piano del governo Prodi, con l’approvazione in Giunta regionale della nuova ripartizione dei fondi per il recupero, la riqualificazione e la nuova edificazione, arrivano altre 1600 case a canone sociale e sostenibile.

Complessivamente con le prime tre misure A,B,C del pacchetto sull’emergenza abitativa sono stati stanziati fondi sufficienti per 1600 alloggi in tutta la Toscana, destinati ad alleviare la “fame” di case popolari e di case in affitto a canone sociale e sostenibile. Di questi 693 sono case popolari che giacevano vuote perchè erano in stato di degrado tale da non essere assegnabile. Per tutte queste case sono già partiti i lavori di recupero e riqualificazione.

RIEPILOGO MISURA STRAORDINARIE URGENTI DI 143 MILIONI DI EURO Deliberazione C.R. n. 43 del 29 luglio 2009. Un intervento pensato e realizzato come anticipazione e accompagnamento dell’iter autorizzativi della proposta di Legge che ne anticipa contenuti, criteri, procedure e indirizzi.

A seguire la scheda riepilogativa delle tre misure

MISURA A:

Ripristino funzionale, recupero, riqualificazione alloggi ERP vuoti non assegnabili perché in stato di degrado.

Disponibilità finanziaria 25 milioni di euro – delibera N. 1011 del 16/11/2009

Finanziati il 100% delle domande pervenute. Cantieri già partiti

Complessivamente verranno recuperati 693 alloggi a livello regionale

Da questa misura sono avanzati 1.583.342,82 euro di risorse non utilizzate che sono stati trasferiti sulla misura B .

MISURA B:

Recupero fabbricati dimessi già di proprietà pubblica, immediatamente disponibili; acquisto recupero, interventi di demolizione/ricostruzione fabbricati esistenti. Acquisto alloggi finiti immediatamente disponibili e assegnabili. Nuova costruzione in aree già edificabili.

Disponibilità finanziaria iniziale 50 milioni di euro

a cui vanno aggiunte tutte le risorse non utilizzate ritornate nella disponibilità regionale:

Misura A 1.583.342,82

Misura A risorse non utilizzate di Grosseto. 800.000,00 Misura C 25.523.113,26

TOTALE DISPONIBILITA’ MISURA B 77.906.456,78

TIPOLOGIE DI INTERVENTO

per ordine di priorità

N. domande pervenute

Alloggi previsti

Costo totale al netto di IVA gravante

Recupero

20

241

29.456.881,37

Acquisto e recupero

14

117

19.296.532,84

Nuova Costruzione

24

324

40.727.034,20

Acquisto dispon. Max 25 ml.

22

180

27.521.561,72

TOTALE PROPOSTE

80

862

117.002.010,13

DOMANDE AMMESSE E FINANZIATE

TIPOLOGIE DI INTERVENTO

Proposte ammissibili

Alloggi previsti

Costo previsto al netto di IVA gravante

Recupero

20

241

29.456.881,37

Acquisto recupero

9

83

13.149.816,90

Nuova costruzione

13

163

21.301.860,00

Acquisto

3

33

5.407.272,52

TOTALE PROPOSTE FINANZIABILI

45

520

69.315.830,79

Nuova costruzione ammessi 13 su 24 progetti presentati rimangono in graduatoria 6 progetti per 61 alloggi a cui saranno destinate le risorse che verranno revocate per inadempienze e ritardi partenza lavori.

MISURA C:

Alloggi di edilizia residenziale sociale destinati alla locazione a canone sostenibile per almeno 15 anni o per 20 e 25 anni con canone non superiore al 3,2% del costo riconosciuto dell’alloggio, con contributo pubblico proporzionale alla durata del vincolo 28; 38; 48% max.

DISPONIBILITA’ FINANZIARIE 50 MILIONI

Sono pervenute complessivamente 42 proposte per un ammontare complessivo di 44.142.584,85

TIPOLOGIE DI INTERVENTO

Numero alloggi

Contributo assegnato

Recupero – demolizione- ricostruzione

65

4.111.353,17

Nuova costruzione

251

16.494.518,72

Utilizzazione alloggi esistenti

62

3.871.014,15

Totale proposte finanziabili

378

24.476.886,04

TOTALE ALLOGGI COMPLESSIVI

MISURA A . 693

MISURA B . 520

MISURA C . 378

TOTALE 1.591 ALLOGGI

Oltre queste risorse previste dalle misure straordinarie c’è da sottolineare che ci sono progetti in corso finanziati con l’anticipazione del vecchio Piano casa governo prodi tagliato da questo governo ma interamente anticipato dalla Regione per 31,5 milioni di euro

Inoltre in questi ultimi due anni sono stati riprogrammati oltre 200 milioni di euro

Grazie alla rendicontazione sullo stato di attuazione del Piano di vendita bloccato nel maggio del 2008. Risorse derivanti in gran parte dalle vendite al 2003, da residui canoni, revoche piani mai partiti.

Complessivamente tra riprogrammazione, anticipazione e misure straordinarie sono previsti interventi di straordinaria manutenzione e riqualificazione di 10294 alloggi ERP e la realizzazione di circa 3000 nuovi alloggi a livello regionale

Entro il 10 aprile giorno della decadenza del mio mandato usciranno anche gli ultimi due bandi per le misure D ed E.

La Misura D: 5 milioni di euro per la concessione di agevolazioni per favorire l’insediamento e il recupero della funzione residenziale e la riqualificazione urbana dei vecchi borghi periferici. Contributi a favore di giovani coppie per acquisto e recupero di unità edilizie dismesse e degradate da destinare alla prima casa ed eventuale erogazione di garanzie per l’acquisto delle stesse.

Misura E: 13 milioni di euro per realizzare progetti pilota e sperimentali nel campo della bioarchitettura e bio-edilizia con progetti che coniugano in se l’ecoefficenza energetica e la qualità dell’edificio con la sostenibilità ambientale e vivibilità sociale. Con questa misura si intende realizzare buone pratiche virtuose per promuovere una cultura dell’abitare fondata su di un modo nuovo di costruire attraverso l’utilizzo di materiali ecologici, tecnologie dolci e non energivore, impiantistica per il risparmio energetico e per la produzione di energie da fonti rinnovabili, edifici progettati per favorire le relazioni umane e sociali, l’organizzazione di spazi e servizi comuni, per promuovere una nuova civiltà dell’abitare.


C
omplessivamente, questo è l’intervento più consistente sull'edilzia residenziale pubblica effettuato in Toscana negli ultimi anni. Nella regione sono attualmente in lista per una casa popolare circa 19 mila famiglie, mentre altre 20 mila ogni anno sono costrette ad accontentarsi di un modesto contributo per sostenere l'affitto di una casa che, in mancanza di alloggi popolari, hanno dovuto reperire sul libero mercato. Il complesso di misure varate dalla giunta rappresenta una risposta per una parte non trascurabile di queste famiglie e una prova importante dell'attenzione dedicata dalla
giunta toscana all'edilizia sociale.

martedì 16 marzo 2010

Crescita zero?....pochi, ma buoni esempi!!

Camigliano, centro in provincia di Caserta, è oggi il secondo comune “a crescita zero” d’Italia, dopo Cassinetta di Lugagnano (Mi). Nel territorio infatti, non sarà designata alcuna nuova area edificabile, mentre di contro si attueranno politiche di recupero e riqualifica di costruzioni già presenti ma sfitte o abbandonate.



“Il nostro obiettivo”, afferma il sindaco Vincenzo Cenname, “sarà quello di apportare un incremento di valore a tutti gli edifici esistenti"

Il nuovo piano urbanistico di Camigliano, comune del caleno, non prevederà alcuna area di espansione all’interno del perimetro cittadino. La decisione è stata presa dall’amministrazione e comunicata ai cittadini mediante incontri ufficiali avvenuti il mese scorso.

Nessuna zona sarà dichiarata edificabile e, di contro, il Comune si orienterà verso un’azione di riqualifica e ristrutturazione delle abitazioni esistenti ma disabitate, abbandonate o fatiscenti.

Il nostro obiettivo”, afferma il sindaco Vincenzo Cenname, “sarà quello di apportare un incremento di valore a tutti gli edifici esistenti, prevedendo un piano di recupero per le tante case abbandonate nel centro storico”.

Con questa decisione, il comune di Camigliano si allinea ai principi sostenuti da “Stop al Consumo di territorio”, movimento di opinione nato da qualche anno per difendere il territorio italiano dall’assalto del cemento.

Secondo i dati raccolti da tale movimento, nei soli ultimi quindici anni circa 3 milioni di ettari di terreno sono stati divorati dal cemento o dall’asfalto.

Tra grandi opere pubbliche, speculazioni edilizie e abusivismo, si è sottratto suolo all’agricoltura e ai pascoli, cioè alle attività redditizie. E quello che ne è risultato spesso è puro spreco, ossia svariate migliaia di case non affittate e capannoni industriali inutilizzati.

Si tratta di un rapido e gravissimo processo di degrado dell’ambiente che purtroppo non viene percepito come tale. Il suolo è considerato una risorsa infinita, si pensa sempre all’espansione, alla moltiplicazione, all’ingrandimento, senza rendersi conto che esistono dei limiti fisici, in particolare in un paese come l’Italia.

La cementificazione del terreno comporta varie conseguenze negative. In primo luogo aggrava la questione delle emissioni di gas serra. Nel suolo è infatti naturalmente contenuto carbonio; se la terra viene scavata e rimossa, tale elemento si libera e si lega all’ossigeno, formando anidride carbonica che si diffonde nell’atmosfera.


La cementificazione del terreno comporta varie conseguenze negative

A causa della presenza di asfalto e cemento, l’acqua piovana non penetra nel terreno e non pencola fino a raggiungere le falde acquifere, ne consegue un impoverimento di queste ultime. Allo stesso tempo tale acqua, invece di penetrare, scivola e va ad accumularsi in superficie e nei corsi d’acqua, provocando fenomeni devastanti come allagamenti, alluvioni, straripamenti di fiumi (i quali spesso vedono il loro regime mutare in torrentizio).

Se si supera il bilanciamento tra terreni naturali e zone edificate, si crea uno squilibrio nell’ecosistema, ossia si giunge ad un punto in cui esso non riesce più ad auto-rigenerarsi. In alcune aree lombarde tale limite è stato già raggiunto. E d’altro canto la Coldiretti ha dimostrato che già ora l’Italia non è più autosufficiente quanto a risorse agricole e alimentari.

Infine costruire nuovi edifici, strutture, strade, significa cancellare la natura, la storia, le bellezze paesaggistiche che caratterizzano il nostro paese e rendono piacevole la vita di milioni di abitanti nonché di turisti (che portano evidentemente ricchezza).

Una politica responsabile dovrebbe vagliare molto bene le conseguenza prima di accondiscendere alla costruzione di nuove infrastrutture, le quali poi spesso si rivelano inutili, perché giustapposte ad altre già esistenti e non utilizzate o incompiute o da ristrutturare. A muovere le leve sono spesso le imprese immobiliari, le lobbies dei costruttori, gli investitori, e a far loro gioco sono le amministrazioni comunali interessate agli appoggi politici (ossia ai voti) e ai rientri economici dati dagli oneri edilizi.

Del resto, nuova edificazione viene considerata nuova ricchezza (che importa se poi la costruzione sia effettivamente utilizzata o no) secondo gli ottusi parametri del PIL, che come è noto da tempo non è affatto in grado di fornire indicazioni affidabili dello stato di benessere e di salute di un paese.


Il primo comune a crescita zero è stato l’ormai ben noto Cassinetta di Lugagnano, centro del milanese sottoposto, come tutti i comuni della zona, ad una fortissima pressione immobiliare. Il Sindaco Domenico Finiguerra, però, - in accordo con la popolazione - ha deciso di non consentire alcuna nuova costruzione e di dedicarsi al recupero delle case e delle strutture già esistenti nel territorio urbano.

E’ esattamente quanto ora Camigliano si appresta a fare, diventando quindi il secondo comune a crescita zero d’Italia.


Non resta che augurarci un proliferare di comuni “non espandibili”.


sabato 13 marzo 2010

Elezioni regionali, dalla parte del lavoro...

Ha scelto le zone colpite dall'alluvione del Serchio Paolo Ferrero, segretario nazionale della Federazione della Sinistra, per lanciare la campagna elettorale di questo nuovo soggetto della sinistra che si presenterà alle elezioni regionali. Una visita ai luoghi devastati dall'esondazione del fiume, alle aziende colpite che ancora hanno pesanti difficoltà per ripartire con oltre 2000 posti di lavoro a rischio, e quindi un incontro pubblico presso il circolo Arci di Migliarino, insieme ai candidati della lista a livello provinciale; ospite il sindaco di Vecchiano Rodolfo Pardini.

Si tratta di una scelta simbolica che vuole dare concretezza allo slogan del dibattito a cui partecipa "Dalla sostenibilità ambientale il lavoro buono". Ed è proprio dai temi del lavoro che Ferrero parte, esprimendo il proprio sostegno allo sciopero generale indetto dalla Cgil: "Con il provvedimento sulla riforma del lavoro approvato in Parlamento siamo di fronte ad un vero attacco alla democrazia, in quanto si sancisce che le leggi dello stato non si applicano nei rapporti di lavoro. Credo che questa legge sia ben più grave del decreto salva liste, che è una sanatoria una tantum, mentre qui si cambiano i rapporti sociali nel paese".

Al riguardo il segretario della sinistra non lesina una critica ai partiti di opposizione che siedono in Parlamento: "Credo che sia gravissimo che questo disegno di legge sia stato approvato in un'aula semivuota con il colpevole silenzio del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori, che si configurano come un'opposizione liberale attenta alle questione delle regole ma non alla centralità del lavoro e dei rapporti di classe. Anche da parte della stessa Cgil c'è stata una sottovalutazione di quanto stava avvenendo e non basta un solo sciopero per fermare questo provvedimento e cacciare il Governo, serve un movimento di lotta che si faccia sentire costantemente nel paese".

Da qui Ferrero ribadisce la centralità del progetto della Federazione della sinistra per costruire un'opposizione ad un "Governo che non fa nulla per portare fuori dalla crisi il paese e contemporaneamente peggiora le condizioni di lavoro, restringendo gli spazi di democrazia e cercando di far prevalere la logica della frantumazione sociale, degli uni contro gli altri e tutti addosso agli immigrati".

In questo quadro l'ex-ministro del Governo Prodi sottolinea il carattere "autonomo che questa forza politica deve avere rispetto ai poteri forti, ed anche unitario ed aperto verso tutti coloro che lavorano per il superamento del capitalismo, contro la centralità del mercato. Il problema non è stare a sinistra del Pd ma essere e costruire una sinistra veramente autonoma dal Pd, che per esempio in Campania si candida contro quel 'fascista' del candidato del centro-sinistra che è il sindaco uscente di Salerno Vincenzo De Luca. L'autonomia sta nel fare una battaglia contro un simile personaggio che invece Sinistra Ecologia e Libertà appoggia e con cui Vendola va a fare insieme iniziative di campagna elettorale".

Il problema sta proprio nel ritradurre la linea politica delineata da Ferrero negli accordi per le elezioni regionali. Non sono mancati infatti pesanti malumori e critiche dentro la Federazione della Sinistra, in particolare all'interno di Rifondazione Comunista, per l'accordo regionale in Toscana con Enrico Rossi, viste le sue posizioni su rigassificatori, Cie, e modelli di sviluppo.

Il segretario della Federazione difende a spada tratta questa scelta: "Si tratta di un compromesso, certamente se fosse dipeso solo da noi molte cose le avremmo scritte diversamente nel programma, ma credo che si tratta nel complesso di un'intesa positiva. Infatti è il senso politico generale che occorre valutare: le politiche della Regione Toscana sono un segnale di controtendenza sul piano sociale rispetto alla devastazione provocata dal Governo. Un esempio per tutti è quello della difesa di un sistema sanitario pubblico, visto, tra l'altro, che la quasi totalità del bilancio di una regione riguarda questo settore. La tenuta di un modello di welfare universalistico è oggi una priorità e un fatto fondamentale"

"Fatto un accordo - però precisa Ferrero - non vuol dire che il nostro progetto politico sia riassunto in quel programma, ma anzi dipende dalla nostra capacità di mobilitazione riuscire a spostare in avanti questa intesa". E sulla questione dei CIE e le dichiarazioni di Rossi il segretario della Federazione della Sinistra è molto netto: "Sulla base di quanto c'è scritto nel programma non si realizzerà nessun Cie in questa regione. Nel documento si parla di qualcosa che non ha nulla a che vedere con questi lager, nel caso in cui, invece, da parte del Governo ci fosse una qualsiasi iniziativa in questa direzione saremo in prima fila nella battaglia perchè ciò non avvenga mai".

Il dibattito all'interno della Federazione rimane comunque aperto, e il primo obiettivo come dicono tanti in sala, è quello di superare la soglia di sbarramento del 4%.

venerdì 12 marzo 2010

Se vuoi puoi.... Votare a Sinistra

La precedente campagna elettorale ci vide divisi dal centro sinistra proprio per il suo giudizio di allora: la Toscana era l'isola felice rispetto ai problemi che si aggiravano già da allora per l'Italia. Oggi la crisi economica ha investito pesantemente il mondo, dagli Stati uniti all'Europa. Anche l'Italia, anche la Toscana. E non poteva essere diversamente.

Ogni giorno le cronache locali si aprono con l'annuncio della chiusura di una fabbrica.

Chiudono le piccole e medie imprese, ma chiudono o mandano in cassa integrazione anche le grandi aziende come la Lucchini di Piombino. E' tutto il sistema a essere messo a dura prova.

Gli ultimi anni di legislatura sono stati attenti proprio alla crisi con importanti provvedimenti approvati che vanno nella direzione di sostegno e redistribuzione del reddito: dall'istituzione con risorse proprie del fondo per la non autosufficienza a quello del fondo per l'allargamento degli ammortizzatori sociali ai lavoratori non coperti da cassa integrazione fino, proprio l'ultimo consiglio regionale, al riconoscimento della morosità incolpevole ossia per quei cittadini o famiglie che cadono in morosità a seguito della perdita del posto di lavoro.

Si poteva fare di più è evidente ma è bene ricordare che ci è voluta molta tenacia e determinazione nostra per arrivare a questi risultati.

Si è fatto negli ultimi due anni ma si dovrà fare nella prossima legislatura che sarà caratterizzata proprio dagli effetti della crisi: come si sopravvive alla crisi (quando si perde il posto di lavoro) e come si prepara la Toscana a risalire sul treno dello sviluppo, consapevoli che l'illusione di competere con il mercato rincorrendo l'abbassamento del costo del lavoro è fallita tragicamente.

Noi pensiamo, e per questo c'è bisogno di una sinistra forte in Toscana, che sia necessario agire contestualmente le due leve, quella del sostegno al reddito e quella dell'investimento in lavoro nuovo e buono. Qui sta l'impegno di sostenere quelle imprese che non delocalizzano: avevano presentato una legge in questa legislatura che seppur non approvata è diventata impegno del programma.

Siamo convinti, ad esempio, che lo sviluppo delle energie rinnovabili, dalla produzione di energia ma soprattutto dallo sviluppo e produzione della componentistica sia un settore strategico da sviluppare, proprio perché in questa terra abbiamo una università forte e una realtà di piccole e medie imprese qualificate che hanno un know aut notevole.

Questo è l'impegno della lista che presentiamo come Federazione insieme ai Verdi. Avremmo voluto una lista più ampia proprio per significare una sinistra della coalizione ancora più forte ed unitaria ma Sel si è ritirata. Pazienza ci dobbiamo assumere noi l'onere di essere unitari e lavorare con ancora più determinazione perché di una sinistra forte c'è bisogno anche in Toscana.

Candidata Consigliera regionale Federazione di Sinistra






mercoledì 10 marzo 2010

Le buone pratiche da imparare

Qualche tempo fa molti di noi hanno aderito ad una iniziativa chiamata “M’illumino di meno”, un gesto simbolico molto importante, ma spegnere la luce per un’ora influisce veramente poco sul problema dello spreco energetico.

Talvolta usiamo l’acqua calda senza renderci conto di quanta energia sia necessaria per ottenerla.

Un banale lavaggio delle mani con acqua calda implica un consumo di energia equivalente a quella necessaria per tenere accesa una lampadina per 12 ore!

Con le stesse modalità è stato misurato anche il metano consumato per farsi una doccia: anche qui l’energia consumata è tanta e quasi uguale a tutta l’energia elettrica consumata in casa, da ognuno di noi, in un giorno intero.

Abbiamo inoltre notato che in alcune case il miscelatore del rubinetto è sistematicamente posizionato sull’acqua calda.

Spesso chi lo usa non aspetta che arrivi, si lava le mani e lo richiude prima che l’acqua calda cominci a sgorgare, peccato che nel frattempo la caldaia abbia scaldato acqua inutilmente.

Fare i conti è facile, basta leggere il contatore del gas prima e dopo aver usato l’acqua calda e sapere che un metro cubo di metano fornisce l’energia di circa 10 kWh. Per lavarci le mani abbiamo consumato mediamente 0,022 mc, che equivalgono a 0,22 kWh - basta moltiplicare per 10 -, cioè 220 watt per un’ora; una lampadina a basso consumo, della cucina o del salotto, consuma circa 18 wattora. Facendo il rapporto risulta che per consumare 220 wattora bisogna tenerla accesa per 12 ore!

Quindi, per contribuire in modo significativo a sprecare e ad inquinare di meno, oltre a spegnere le luci, cerchiamo di utilizzare il meno possibile l’acqua calda, con gesti piccoli ma importanti, come usare, quando possibile, l’acqua fredda per lavarsi le mani, oppure chiudere l’acqua mentre ci si insapona nella doccia o ci si lava i denti.

Piccoli gesti, ma efficaci, verso un consumo consapevole.




martedì 9 marzo 2010

A Giorgio Napolitano


LETTERA APERTA AL

PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA


Grosseto 7/03/2010


Signor Presidente,


Le scrivo per rappresentarLe tutta la mia preoccupazione ed il mio sconcerto per quanto avvenuto in questi giorni in margine al contenzioso sulla ammissione delle liste elettorali nel Lazio ed in Lombardia.

Sono uno di quei tanti che non hanno dormito le ultime notti per garantire che la raccolta delle firme e la documentazione allegata, necessaria alla ammissione alla competizione elettorale, fosse completa, in ordine e rispettosa di quanto stabilisce la legge.

Oggi mi accorgo che quella fatica e quella volontà di rispettare regole ed istituzioni che ha contraddistinto tanti cittadini della mia e di altre formazioni politiche, sono state vilipese e mortificate.

Con un decreto notturno il Consiglio dei Ministri cambia in corsa le regole del gioco ridicolizzando e sbeffeggiando coloro che quelle regole hanno rispettato e premiando al contrario coloro che le hanno palesemente infrante.

Un pessimo esempio ed un messaggio devastante per tutti coloro che si ostinano ad anteporre, agli accomodamenti, alle furbizie, alle prepotenze la ricerca di soluzioni complessive sostenute da regole certe ed universali.

Con questo spirito ho sperato che Lei Signor Presidente non firmasse quel decreto.

Ripeto ho sperato, rimettendomi però al giudizio che Lei, nella sua Alta responsabilità, avrebbe dato in merito alla costituzionalità od incostituzionalità di quell'atto legislativo.

Anche questo fa parte del rispetto delle regole che attribuisce a chi ne ha la competenza il diritto dovere di decidere nel merito.

Non posso pertanto, in questo spirito, lamentarmi della Sua scelta. Ne prendo atto e basta.

Diversa è la valutazione sulle argomentazioni che ho letto sul sito del Quirinale a sostegno della Sua decisione di firmare il decreto, argomentazioni che travalicano il giudizio di costituzionalità e che trovo assolutamente non condivisibili.

Traspare da quelle argomentazioni l'idea che la forza ed il ruolo istituzionale di un partito “il maggior partito politico di governo” possa porlo, se non al di sopra, in una diversa relazione con la legge e con il dovere di rispettarla.

E se si fosse trattato di un piccolo partito di opposizione?

Se si fosse trattato di un partito che, come quello a cui sento l'orgoglio di appartenere, che pur non avendo seggi in parlamento, si adopera per rimanere forza viva ed attiva nella società?

Come sarebbero andate le cose?

Ritengo, Signor Presidente, che la legge non possa avere parametri quantitativi, ma esclusivamente qualitativi, che un diritto od un dovere siano tali indipendentemente dal numero di coloro che possono esercitarlo o vi siano sottoposti. Anzi, ritengo che la legge, anche e forse sopratutto quella sulle procedure elettorali, debba necessariamente tutelare tutti allo stesso modo, garantendo proprio ai più deboli che la forza non prevalga sul diritto.

Vi è inoltre nelle Sue parole un riferimento a schieramenti alternativi che lascia trasparire una visione “bipolare” della politica italiana che non trova riscontro nella Costituzione e che, questa sì, ha avuto l'effetto di privare, in non pochi casi, i cittadini del loro diritto di scelta.

Ho avuto, nel lontano 2006, l'avventura di sedere nei seggi del Senato della Repubblica in rappresentanza del popolo della Toscana ed in quel ruolo ho anche avuto l'avventura di poter partecipare come elettore al rinnovo della alta carica che Lei oggi ricopre.

Una scelta fatta in piena responsabilità, consapevolezza ed autonomia.

Ho conservato con grande cura la matita con cui, nell'aula di Monte Citorio, ho contribuito con orgoglio, uno tra tanti, alla elezione del Presidente della Repubblica.

Ho conservato quella matita come segno di rispetto per le Istituzioni e per la Sua persona.

Pur mantenendo entrambi intendo rappresentarLe il mio netto disappunto privandomene e facendogliene dono.

Se crede la conservi Lei.

Senatore

Salvatore ALLOCCA