Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

lunedì 23 gennaio 2012

ACQUA ALL'ARSENICO, SENTENZA RIVOLUZIONARIA.


SENTENZA RIVOLUZIONARIA CONDANNA IL MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA SALUTE A PAGARE 200.000 EURO AI RICORRENTI COSTRETTI A BERE ACQUA AVVELENATA PER LO STRESS E IL DANNO ALLA VITA DI RELAZIONE!!

UN PRINCIPIO RIVOLUZIONARIO CHE APRE LA STRADA AI RISARCIMENTI PER IL DEGRADO URBANO E L'INQUINAMENTO DELL'ARIA IN TUTTE LE GRANDI CITTA'

ORA SI AVVIA UN NUOVO MEGA RICORSO DI UN MILIONE DI UTENTI CHE SOLO NEL LAZIO BEVONO ANCORA ACQUA AVVELENATA E CHE COSTRINGERA' GLI ATO A ABBASSARE LE TARIFFE E CHIEDERA' UN RISARCIMENTO PIU' CONSISTENTE DI ALMENO 1500 EURO A UTENTE

SECONDO IL TAR BERE ACQUA ALL'ARSENICO PUO' PRODURRE TUMORI AL FEGATO, CISTIFELLEA E PELLE E MALATTIE CARDIOVASCOLARI

IL CODACONS DIFFIDA DI URGENZA I MINISTRI DELLA SALUTE E DELL'AMBIENTE A CHIUDERE I RUBINETTI IN TUTTI I COMUNI DOVE IL LIMITE E' SUPERATO


Clamorosa sentenza del TAR del Lazio condanna i ministeri a risarcire gli utenti dell'acqua di varie regioni (Lazio, Toscana, Trentino Alto Adige, Lombardia, Umbria) con almeno 100 euro a cittadino. La sentenza apre una strada di incredibile valore, affermando che fornire servizi insufficienti o difettosi o inquinati determina la responsabilità della pubblica amministrazione per danno alla vita di relazione, stress, rischio di danno alla salute. Ora questa strada sarà percorsa anche per chiedere i danni da inquinamento dell'aria e da degrado sia a Napoli che a Roma e nelle altre grandi città in cui la vivibilità è fortemente pregiudicata dal degrado ambientale.

"Si tratta di una vittoria importantissima - ha dichiarato il presidente del CODACONS Carlo Rienzi - perchè pone termine alla impunità di regioni e ministeri che per non spendere i soldi stanziati o non sapendoli spendere hanno tenuto la popolazione in condizioni di degrado e di rischio di avvelenamento da arsenico.

Ora i singoli presidenti delle regioni e i singoli Ministri dell'Ambiente e della Salute succedutisi negli ultimi anni, quando promettevano all'Europa bonifiche delle falde in cambio di aumento dei limiti di presenza del metallo velenoso nelle acque, dovranno essere perseguiti dalla Corte dei Conti per rimborsare l'erario dei soldi che dovranno risarcire agli utenti'.

Oltre 2000 i cittadini che avranno diritto al rimborso del danno di 100 euro a testa ma saranno decine di migliaia quelli che nel prossimo ricorso che partirà tra poche settimane chiederanno almeno 1.500 euro a testa. Nel prossimo ricorso al quale si può già aderire seguendo le istruzioni sul sito www.codacons.it , si agirà - come indica il TAR nella clamorosa sentenza - anche contro gli ATO di appartenenza per chiedere un ribasso immediato delle tariffe a la restituzione di quelle versate per avere in cambio acqua avvelenata.

Il TAR ha riaffermato che l'acqua fornita ai cittadini deve essere salubre e la tariffa legata proprio alla qualità di essa, da cui l'indicazione di agire contro le ATO che non potevano non tenere conto di questo dato nel determinare la tariffa.

Ma non solo. Il TAR ha anche affermato l'importantissimo principio - che porterà ora a decine di querele penali e denunce alle Procure della Repubblica - che nella vicenda sollevata dal CODACONS e dall'ASSOCIAZIONE UTENTI DEI SERVIZI PUBBLICI (la cui legittimazione viene sancita dal TAR sia per la tutela ambientale che consumerista ) sussiste un preciso:

"fatto illecito costituito dall'esposizione degli utenti del servizio idrico ricorrenti ad un fattore di rischio (l'arsenico disciolto in acqua oltre i limiti consentiti in deroga dall'Unione Europea), almeno in parte riconducibile, per entità e tempi di esposizione, alla violazione delle regole di buona amministrazione, determina un danno non patrimoniale complessivamente risarcibile, a titolo di danno biologico, morale ed esistenziale, per l'aumento di probabilità di contrarre gravi infermità in futuro e per lo stress psico-fisico e l'alterazione delle abitudini di vita personali e familiari conseguenti alla ritardata ed incompleta informazione del rischio sanitario'.

E ancora - prosegue il TAR del Lazio (pres. EDUARDO PUGLIESE, Rel. RAFFAELLO SESTINI) - è certa la "pericolosità per la salute umana derivante da un'esposizione prolungata all'arsenico presente nell'acqua potabile, anche in quantità piccolissime, come risultante dalla ricerca condotta su oltre 11.700 persone in Bangladesh e pubblicato nell'edizione online della rivista scientifica The Lancet, che ha dimostrato che la presenza di arsenico in elevate concentrazioni nel sangue aumenta in modo significativo il rischio di tumori.

Secondo le stime effettuate dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, inoltre, in Bangladesh a partire dagli anni '70 almeno 35 milioni di persone hanno bevuto acqua contaminata con piccolissime quantità di arsenico, e secondo lo studio Heals (Health Effects of Arsenic Longitudinal Study) coordinato da Habibul Ahsan dell'Università di Chicago, ciò è stato sufficiente a provocare il 21% delle morti per tutte le cause e il 24% di quelle attribuite a malattie croniche (in prevalenza, tumori al fegato, cistifellea e pelle e malattie cardiovascolari)'.

martedì 17 gennaio 2012

Contro il razzismo, solidarietà ai migranti, chiudiamo Casa Pound!


Martedì 13 dicembre 2011, a Firenze, vengono assassinati due cittadini senegalesi e altri 4 vengono feriti dalla stessa arma. Arma impugnata da Gianluca Casseri, militante di Casa Pound Pistoia non chè assiduo frequentatore e collaboratore di diverse sedi di Casa Pound in Toscana. Questo fatto cruento non può certo essere interpretato come il sintomo della follia di un individuo, si tratta, piuttosto, della punta di un iceberg.

L’odio razziale, propagandato per più di un decennio anche dalle destre parlamentari, è una caratteristica centrale della rivendicazione neo-fascista diffusa da queste stesse organizzazioni. Nonostante la nostra Costituzione vieti espressamente l’apologia di fascismo e di razzismo, queste “bande” sono oggi largamente diffuse sul territorio Toscano e Nazionale.

La loro legittimazione è da sempre funzionale ad un potere politico ed economico che utilizza questi stessi elementi come bassa manovalanza e come strumento di divisione sociale.
Lo scopo è quello di creare divisioni fittizie nelle classi popolari lavoratrici, per scongiurare un'unità pericolosa per l'attuale sistema: alimentare le paure e le frustrazioni delle classi meno abbienti è una vecchia strategia; la distrazione di massa è funzionale all'oblio delle carenze statali, scatenando una lotta verso ciò che si differenzia per colore, ma che vive di quelle e nelle stesse condizioni di indigenza.

Ad una repressione politica segue necessariamente l'attuazione di strategie di controllo diversificate e locali; il braccio armato ha il compito di reprimere ciò che una legge non potrà mai cancellare: la lotta ed il libero dissenso.
Non è più possibile ignorare questi gruppi dell’estrema destra, coltivando l’illusione che, in fondo, si tratti di pochi e ininfluenti personaggi.

Gli ultimi anni hanno visto il coinvolgimento di militanti neo-fascisti in numerosi episodi di aggressione ai danni di attivisti di sinistra nel nostro territorio ed in quello Nazionale con l’appoggio, talvolta evidente, di certi settori istituzionali. Vogliamo ricordare, a titolo di esempio emblematico, il solo episodio dei così detti Fatti di Pistoia, che hanno visto il coinvolgimento diretto dell’assassino Casseri.
Egli infatti era presente a tutte le udienze del processo contro gli antifascisti toscani, che si erano riuniti per discutere dell’emergenza democratica delle ronde leghiste, accusati invece di aver devastato la sede vuota del circolo Casa Pound di Pistoia.

La memoria ha valore se conservata e protetta; nella situazione attuale tutti i tabù sembrano però essere caduti.
Anche in una parte della societa' civile, si va facendo strada, in nome della tolleranza e della libertà di parola, l'apologia di un reato storico, culturale ed umano come il fascismo.
Dare spazio a simili frange significa diffondere e legittimare un pensiero e delle pratiche già giudicate dalla Storia e bollate come crimini contro l'umanità. Gli incendi dei campi Rom sono passati come uno sfogo alla frustrazione e non come il sintomo di un crescente odio razziale suscitato ad arte proprio da quei gruppi di estrema destra dei quali chiediamo la messa fuorilegge, cioè l'attuazione della NOSTRA costituzione antifascista.

Non chiediamo solo la messa al bando delle idee in quanto tali, ma anche il rifiuto netto e deciso da parte della politica di concetti dannosi e forvianti nelle premesse e negli effetti e delle organizzazioni che operano sulla base di tali ideologie.

Ignorare la pericolosità di personaggi alla stregua di Iannone è un grave atto politico e sociale di sottovalutazione in termini di lungimiranza: il fascismo, come tutte le dittature, non potrà mai tollerare altra voce dalla propria; se ora vediamo questi sparuti, e neanche troppo, nuclei, utilizzare APPARENTEMENTE le regole del gioco democratico, è soltanto perchè al momento attuale è l'unica via per avere una certa diffusione a livello formale e mediatico.

Purtroppo le idee alla base non sono cambiate e non cambieranno mai; controllo, razza e gerarchia, se lasciate libere di proliferare, sono le strutture di un pensiero che può portare e porterà ad una sola inevitabile conclusione: la sconfitta della democrazia.
In questo contesto e con l’aggravarsi della crisi economica, è più che mai necessario rispondere con forza a queste organizzazioni e alla cultura dell’odio da esse propagandata.


Con questo documento le chiediamo di intervenire con gli strumenti a sua disposizione per far chiudere le sedi di Casa Pound in Toscana dichiarando la loro illegalità . Le chiediamo di fare da apripista al resto d'Italia e di far rispettare la Costituzione italiana .
Mai più diffusione dell’odio razziale, mai più omicidi xenofobi.

Questo sarà solo il primo passo per poter rispondere alla rivendicazione razzista, dimostrarne l’incoerenza logica, costruendo finalmente nel nostro Paese una cultura del rispetto verso le differenze religiose, sessuali, culturali, etniche e di genere.


I firmatari:
SIENA BENI COMUNI
100 IDEE PER LA PACE
CAAT REGIONALE
PARTITO DEI CARC
ANPI PROVINCIALE SIENA
ANPI UNIVERSITA' SIENA
COBAS
USB
GIOVANI COMUNISTI
BRISOP
PRC SOVICILLE
SERPE REGOLO
COMITAO ACQUA DI SIENA
PCL SIENA
STANZE DELLA MEMORIA
RETE DEI COMUNISTI DI PISA
PRC DI ABBADIA SAN SALVATORE
COMITATO COMUNISTA TOSCANO SEZ.FIRENZE
REDAZIONE “NUOVA UNITA”FIRENZE
SINISTRA CRITICA TOSCANA
ASSEMBLEA ANTIFASCISTA ANTIRAZZISTA MASSA CARRARA
MICHELE VITTORI
ANNALISA VIOLINI
SONIA MASI
ANDREINI FRANCESCO
CASOLE NOSTRA
COSTANTINO BORGOGNI (PRC POGGIBONSI)
PARTITO COMUNISTI ITALIANI(MASSIMILIANO STUMPO SEGRETARIO PROVINCIALE)

sabato 14 gennaio 2012

LE LIBERALIZZAZIONI SONO STATE UN FLOP


Consumatori italiani beffati: solo i prezzi dei medicinali e delle tariffe dei servizi telefonici hanno subito una diminuzione. Impennata dei costi per le assicurazioni auto, per i servizi bancari/finanziari e per i trasporti ferroviari

“Le liberalizzazioni hanno portato pochi vantaggi nelle tasche dei consumatori italiani. Anzi, nella stragrande maggioranza dei casi si è registrata una vera e propria impennata dei prezzi o delle tariffe. Tra l’anno di liberalizzazione ed il 2011, solo i medicinali e le tariffe dei servizi telefonici hanno subito una diminuzione del costo. Per tutte le altre voci del paniere preso in esame, invece, è successo il contrario. I prezzi o le tariffe sono cresciute con buona pace di chi sosteneva che un mercato più concorrenziale avrebbe favorito il consumatore finale. Purtroppo, in molti settori si è passati da una situazione di monopolio pubblico a vere e proprie oligarchie controllate dai privati”.

A denunciare questa situazione è il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che con il suo Ufficio studi ha preso in esame l’andamento delle tariffe o dei prezzi di 11 beni e servizi che sono stati liberalizzati negli ultimi 20 anni.

Il “flop” più clamoroso è avvenuto per le assicurazioni sui mezzi di trasporto che dal 1994 ad oggi sono aumentate del +184,1%, contro un incremento dell’inflazione del +43,3% (in pratica le assicurazioni sono cresciute 4,2 volte in più rispetto al costo della vita).

Male anche i servizi bancari/finanziari (costo dei conti correnti, dei bancomat, commissioni varie, etc.). Sempre tra il 1994 ed il 2011 i costi sono aumentati mediamente del +109,2%, mentre l’incremento dell’inflazione è stato pari al +43,3% (in questo caso i costi finanziari sono aumentati 2,5 volte in più dell’inflazione).

Anche i trasporti ferroviari hanno registrato un incremento dei prezzi molto consistente: tra il 2000 ed il 2011, sono aumentati del +53,2%, contro un aumento del costo della vita pari al +27,1%.

Se per i servizi postali l’aumento del costo delle tariffe è stato del +30,6%, pressoché pari all’incremento dell’inflazione avvenuto tra il 1999 ed il 2011 (+30,3%), per l’energia elettrica la variazione delle tariffe ha subito un aumento più contenuto (+1,8%) rispetto alla crescita dell’inflazione (che tra il 2007 ed i 2011 è stata del +8,4%). Solo per i medicinali e i servizi telefonici le liberalizzazioni hanno portato dei vantaggi economici ai consumatori. Nel primo caso, tra il 1995 ed oggi i prezzi sono diminuiti del 10,9%, a fronte di un aumento del costo della vita del +43,3%. Nel secondo caso, tra il 1998 ed il 2011 le tariffe sono diminuite del 15,7%, mentre l’inflazione è aumentata del 32,5%.

“Alla luce del risultato emerso in questa analisi – conclude Giuseppe Bortolussi – invitiamo il nuovo Governo Monti a monitorare con molta attenzione quei settori che saranno prossimamente interessati da processi di deregolamentazione. Non vorremmo che tra qualche anno molti prezzi e tariffe, che prima dei processi di liberalizzazione erano controllati o comunque tenuti artificiosamente sotto controllo, registrassero aumenti esponenziali con forti ricadute negative per le tasche dei consumatori italiani”.


Andamento delle tariffe nei settori liberalizzati


Variazioni % del prezzo/tariffe e dell'inflazione tra l'anno di liberalizzazione e il 2011 (**)


1994 Anno di liberalizzazione (**)
+184,1 Var. % del prezzo o della tariffa
+43,3 Var. % inflazione
+4,2 volte Aumento prezzi o tariffe rispetto l'inflazione

Servizi bancari/finanziari (*)

1994 Anno di liberalizzazione (**)
+109,2 Var. % del prezzo o della tariffa
+43,3 Var. % inflazione
+2,5 volte Aumento prezzi o tariffe rispetto l'inflazione

Trasporti ferroviari

2000 Anno di liberalizzazione (**)
+53,2 Var. % del prezzo o della tariffa
+27,1 Var. % inflazione
+ 2 volte Aumento prezzi o tariffe rispetto l'inflazione

Pedaggi autostradali (***)

1999 Anno di liberalizzazione (**)
+50,6 Var. % del prezzo o della tariffa
+30,3 Var. % inflazione
+1,7 volte Aumento prezzi o tariffe rispetto l'inflazione

Trasporti aerei

1997 Anno di liberalizzazione (**)
+48,9 Var. % del prezzo o della tariffa
+35,1 Var. % inflazione
+1,4 volte Aumento prezzi o tariffe rispetto l'inflazione

Gas

2003 Anno di liberalizzazione (**)
+33,5 Var. % del prezzo o della tariffa
+17,5 Var. % inflazione
+1,9 volte Aumento prezzi o tariffe rispetto l'inflazione

Servizi postali

1999 Anno di liberalizzazione (**)
+30,6 Var. % del prezzo o della tariffa
+30,3 Var. % inflazione
uguale Aumento prezzi o tariffe rispetto l'inflazione

Trasporti urbani (***)

2009 Anno di liberalizzazione (**)
+7,9 Var. % del prezzo o della tariffa
+4,1 Var. % inflazione
+1,9 volte Aumento prezzi o tariffe rispetto l'inflazione

Energia elettrica

2007 Anno di liberalizzazione (**)
+1,8 Var. % del prezzo o della tariffa
+8,4 Var. % inflazione
inferiore Aumento prezzi o tariffe rispetto l'inflazione

Prodotti farmaceutici

1995 Anno di liberalizzazione (**)
-10,9 Var. % del prezzo o della tariffa
+43,3 Var. % inflazione
diminuito Aumento prezzi o tariffe rispetto l'inflazione

Servizi telefonici

1998 Anno di liberalizzazione (**)
-15,7 Var. % del prezzo o della tariffa
+32,5 Var. % inflazione
diminuito Aumento prezzi o tariffe rispetto l'inflazion

giovedì 12 gennaio 2012

Articolo per l'informatore comunale 2012

Non è facile fare un resoconto di un intero anno in poche righe, ma voglio comunque esprimere le mie considerazioni su alcuni temi che mi hanno coinvolto sia politicamente come consigliere sia privatamente come cittadino residente di questo Comune.

Innanzitutto penso che il 2011 sia stato l'anno dei “beni comuni” con la presa di coscienza dei cittadini, culminato con i referendum di giugno sull’acqua pubblica, nei quali come partito abbiamo speso molteplici energie, ripagate però dai risultati delle urne, che hanno decretato innanzitutto una vittoria di partecipazione popolare, e poi la vittoria dei “SI”.
Rimane il rammarico perchè ad oggi non è stato rispettato quell’esito.

Sempre in Consiglio Comunale non sono mancate le mie critiche su alcune scelte, anche di tipo urbanistico, che hanno inciso in maniera profonda sul nostro territorio, ed in particolar modo sulla zona sud di Monteriggioni.

L’abitato di "Tognazza-San Martino-Fornacelle" è cresciuto molto, alla stregua di Castellina Scalo, ma a differenza di questo, divenuto un "paese" vero e proprio, è rimasto per lo più un aggregato suburbano di Siena, anche a causa della carenza di infrastrutture, e dell’inadeguata pianificazione, tanto che ad oggi non esiste nemmeno un negozio di generi alimentari, a discapito di chi vi risiede che è costretto a spostarsi su Siena per qualsiasi necessità.
Per non parlare della carenza endemica di parcheggi pubblici, che ha indotto l’amministrazione ad istituire molti sensi unici, costringendo i residenti a giri tortuosi o ad immettersi più volte sulla Cassia per spostarsi all’interno dell’abitato.
Altra scelta discutibile è stata la costruzione di un capannone con destinazione direzionale, su via Ferrini, in una zona prettamente residenziale, con la conseguenza di avere decine e decine di veicoli che transitano, in una zona già congestionata, e sostano in parcheggi pubblici destinati ai residenti.

L’ultimo atto è stato l'articolo e l'interrogazione in Consiglio Comuale sullo spandimento della pollina nella zona di Pian del Lago, dove facevo mie le preoccupazioni dei cittadini in merito al tipo di concimazione e alle possibili ricadute che questa potrebbe comportare in un territorio ad alta sensibilità per le falde aquifere.

Gianni Polato, consigliere Rifondazione e Comunisti Italiani

Per motivi di spazio è stato chiesto di non superare 2000 caratteri, molte considerazioni avrebbero bisogno di essere appofondite ma non c'è stato spazio e tempo sufficiente, avrò modo di farlo successivamente.

martedì 10 gennaio 2012

Considerazioni sul movimento dell'acqua, il referendum, la politica nel contesto della crisi.

A pochi mesi dal referendum la disastrosa crisi finanziaria ha di fatto cancellato, la straordinarietà di quell'evento, nella memoria dei cittadini.
Per i lavoratori i pensionati, per la gente comune che ha votato, schiacciati da problemi contingenti, l'acqua e il rispetto dei referendum sembrano passare in secondo piano. Purtroppo però l'amnesia ha contaminato gran parte del popolo di sinistra, ripiombato come sempre nel proprio incubo totalizzante: l'antiberlusconismo, senza idee, senza principi, senza alternativa. Anche per molti movimenti a noi vicini, la chiusura autoreferenziale o gli interessi corporativi, il referendum è ormai lontano.

“L'ineluttabilità del mercato” disarma la gente, crea paura, Berlusconi cade e questo è bene, ma che il popolo di centro sinistra esulti e finga di non vedere che non cade per iniziativa dell'opposizione e di un programma alternativo, non è di buon auspicio per la politica di questo paese, come non lo è non vedere che la crisi è mondiale e ha travolto oltre gli USA, la Grecia, la Spagna (ricordate Zapatero idolatrato dal centro sinistra? ) Il Portogallo, l'Irlanda ecc... Il governo italiano vara l'ennesimo programma a fotocopia, dettato giorno per giorno dai mercati.
Stiamo assistendo a qualcosa che non si era mai visto: il mercato e la speculazione, che vivono alla giornata, decidono la politica i programmi di lacrime e sangue per la maggioranza del popolo, commissariano le nazioni europee, formano i governi con propri esponenti.

Ma può la politica inseguire i mercati e vivere alla giornata?
Se così fosse, allora la crisi sarebbe ancora più drammatica perché la politica risulterebbe morta e il governo Monti sarebbe l'attestato di questa morte.
Inoltre la democrazia è in coma, quando la politica, agli occhi della gente meno abbiente e dei lavoratori, viene screditata, ridicolizzata dai comici e resa inutile.
Il programma è unico e le privatizzazioni, la svendita del patrimonio nazionale, restano un punto fermo per tutti.

Oggi, dopo il referendum, il movimento dell'acqua è più forte e più ramificato sul territorio però è innegabilmente in difficoltà.
La minaccia dell'ingresso del privato nelle SPA pubbliche è di nuovo all'ordine del giorno, Cremona e Salerno e persino a Milano ci sono assessori (Tabacci Sole 24 ore) che affermano la volontà di privatizzare anche l'acqua. Solo Napoli, dopo 6 anni di movimento, sembra avviarsi verso la ripubblicizzazione.

In un simile contesto, la strada della ripubblicizzazione ha ancora bisogno di accumulare forze, facendo leva su chi, sindaci e imprese, intende resistere alla spinta privatizzatrice sulle loro SPA in house e se possibile spingerle ad organizzarsi ed associarsi in comitati e in associazioni come Acqua Pubblica Europea presieduta da Anne le Strat e a cui partecipano tante SPA in house europee. E da qui ripartire per la ripubblicizzazione.
Forse possiamo puntare ad un asse Napoli-Milano-Bari, tre realtà che nell'immaginario popolare rappresentano le punte più avanzate della partecipazione.
Affrontare la nuova realtà nel confronto.

I cittadini, con il loro voto, hanno inteso, al di la degli specifici quesiti, affermare che tutti i servizi pubblici locali e il servizio idrico in particolare devono essere pubblici e l'acqua non deve generare profitti.
Ma oggi, non c'è istituzione italiana che interpreterà questo spirito del mandato popolare o anche solo e semplicemente il suo risultato. (nemmeno il Presidente Napolitano farà sentire la sua voce sulla palese violazione della Costituzione)

La crisi economica, devasta il vivere sociale, devasta la politica che dovrebbe dare risposte, così a noi, a tutti i movimenti sociali, vengono affidate inedite responsabilità, che non si possono più affrontare dentro la gabbia di consolidate certezze.
Tornando a noi.
Con il primo quesito (abrogazione della legge Ronchi) abbiamo eliminato solo l'obbligatorietà alla gara per tutti i servizi pubblici locali.
Da qui partono tutti i tentativi di smontare il referendum, violando la costituzione, con il bastone (le minacce di commissariamento) e la carota (il premio una tantum per chi fa entrare il privato):
- ignorando il responso referendario che toglie l'obbligatorietà alla privatizzazione per tutti i servizi pubblici locali e non solo per l'acqua;
- avvalendosi della libera facoltà dei sindaci di scegliere il tipo di gestione, per forzarli alle gare o alle fusioni, anche per il servizio idrico;
- e per il secondo quesito sul 7% di profitti, cercando cavilli giuridici per non attuarlo.

Una strategia che non ci lasci privi di continuità nell'iniziativa.
Privi di finanziamenti, isolati, ricattati dai partiti, spesso loro stessi indifferenti, privi di ogni visione politica per molti sindaci non sarà facile trovare il coraggio politico di respingere i bastoni, le carote e contrastare l'ingresso dei privati e intraprendere la strada della ripubblicizzazione (che malgrado tutte le nostre denunce non decolla).

Forse dovremmo dotarci di una strategia più articolata:

- Dovremmo sollecitarli ad associarsi in (sindaci ed imprese contro la privatizzazione); premessa indispensabile ad ogni percorso di ripubblicizzazione;

- Dovremmo affrontare il problema dello scorporo dell'acqua dalle multiutility, come Iren a Genova/Reggio Emilia, A2A a Brescia, ACEA a Roma, sapendo che sarà quasi inevitabile il passaggio dell'acqua in una SPA in house e che forse occorreranno interventi legislativi, calcolare e accantonare risorse per il recupero delle quote attinenti all'acqua (attingendo dal 7%, ruolo della Casa Depositi e prestiti?) tenendo presente che il 2013 e le elezioni sono vicine... e anche noi dovremmo attivarci nella campagna elettorale, misurarci coi partiti, con le coalizioni e con i programmi;

- Allo stesso modo dovremmo affrontare il nodo delle partecipate come quelle Toscane e anche in questo caso, individuando gli interventi nazionali e i passaggi graduali con i quali trovare o accantonare le risorse per riprendersi le quote dei privati;

- Dobbiamo impedire che la strada ormai tracciata ed evidente della privatizzazione porti, (svendendolo) l'intero servizio idrico italiano e parte di quello energetico nelle mani dei privati. Le SPA in house saranno messe a gara, le SPA quotate e non, in poco tempo diverranno totalmente private e il privato non sarà altro che: le ormai onnipresenti multinazionali francesi, più qualche banca internazionalizzata. La Cassa depositi e prestiti sarà funzionale a tale disegno e definitivamente trasformata in una banca privata al servizio delle privatizzazioni di tutte le infrastrutture italiane.

E' nell'apertura di trattative e nell'individuazione di percorsi, nel dare gradualità e tempi, sta forse ciò che può tenere aperte le porte dell'iniziativa dei comitati e determinare l'esistenza di un soggetto partecipativo legittimato a concorrere alla determinazione delle scelte.
Le contraddizioni politiche, passata l'euforia per il governo dei tecnici e avviandoci alle elezioni del 2013, si riapriranno sia nel centro sinistra, che nella Lega con il suo essere all'opposizione e al governo ed è su questo che occorre fare leva.

La campagna di obbedienza civile, va sostenuta senza riserve, ma non sfugge a nessuno quanto sia difficile la sua generalizzazione e la sua realizzazione in gran parte delle situazioni.
E se non decolla? la domanda è: esiste un piano B o ci limitiamo ad urlare contro tutti i partiti compresi quelli che danno qualche segno di ascoltarci?

E' possibile accompagnare questa campagna con una strategia più flessibile verso gli enti locali in cui l'ingresso del privato non è ancora avvenuto?

E' possibile una trattativa che non si limiti alla tariffa e al quantificare la riduzione della tariffa corrispondente al 7% dei profitti abrogati? Ma che forte di un rapporto con le realtà che non vogliono privatizzare, rimetta sui tavoli, l'insieme delle nostre proposte?

Affrontando i 50 litri gratuiti, la fiscalità generale, il risparmio d'acqua fissato nei piani di ambito, la progressività della tariffa, gli strumenti e le forme della partecipazione, le modalità di finanziamento del servizio, il reinvestimento nell'ammodernamento degli impianti e, (perché no), l'accantonamento generalizzato del Centesimo di euro ogni metro cubo, per la cooperazione internazionale, cercando anche nelle ONG interlocutori attivi.

La chiusura ai profitti per i privati è per noi scontata, ma possiamo al contempo pretendere (come a Berlino è stato fatto con un referendum) la pubblicizzazione dei bilanci, dei profitti, degli investimenti, della formazione della tariffa.
E' cosa così disdicevole porre e perseguire con iniziative anche questi obbiettivi?
Una iniziativa per rimettere il movimento nell'agenda della coscienza popolare annichilita dalla crisi.

L'abbiamo forse scordato, ma il referendum l'abbiamo vinto perché abbiamo parlato per 12 anni il linguaggio universale dell'acqua, non abbiamo accettato il piano che i contabili volevano imporci parlando solo di tariffe, di soldi che non ci sono e di efficienza dei privati. E' necessario ritornare tutti a comunicare e formare.

La manifestazione del 15 ottobre ha comunicato cose negative, ha collocato l'acqua e il movimento, nello spazio di un'area politica e di una strategia precostituita più o meno antagonista. Siamo tutti antagonisti al neoliberismo, ma questo termine nel nostro paese non è un aggettivo, è una proposta politica, strategica e organizzativa, con alle spalle una lunga storia di sovrapposizione sui movimenti e di fallimenti.

La storia del movimento dell'acqua è cosa diversa, sta agli antipodi, è articolata, è frutto di un lavoro capillare locale, nazionale e internazionale, non urlato, non testimoniale, educativo delle coscienze, rivolto a tutti, ricostruttivo del perduto senso comune dell'interesse generale e della solidarietà con chi ne soffre l'assenza, è fatto di carovane nei punti caldi del mondo.
Il mercato e la politica
Il mercato cancella la politica, le istituzioni, il respiro universale e, ancora più grave, cancella l'idea di partecipazione.
Ricordare al popolo di sinistra e ai movimenti alcune verità è opportuno:
- vincere sull'acqua è vincere tutti e bisognerebbe concentrare le forze di tutti i movimenti per respingere l'attacco al referendum sull'acqua;
- fare politica non è la cancellazione dei partiti, ma non può più essere la ricerca del potere, non può più essere l'esercizio, spesso tifoso, di far vincere il proprio partito, la propria squadra, la propria ipotesi più o meno coerente, rivoluzionaria o riformista che sia..
- Fare politica è, prima di tutto, far crescere la coscienza e la partecipazione del popolo e costruire un nuovo senso comune tra la gente.
- la politica sta oggi in bilico tra il “coma profondo” procurato dal mercato e la “vita” che i movimenti le infondono con i loro contenuti.
A loro tocca la grande responsabilità di riscriverla ...
Riprendere la nostra storia.
E' necessario limitare gli angusti spazi dei dilemmi sulle forme aziendali, ci rendono rissosi tra noi e immiseriscono la forza del nostro messaggio.

Occorre riprendere ancora l'insieme della narrazione dell'acqua, il diritto umano, il nesso con la crisi finanziaria, con una agricoltura e consumi insostenibili, con la natura che ci presenta i conti, con i limiti del paradigma della crescita, con i tagli della spesa pubblica, ecc... Abbiamo parlato di un nuovo senso comune affermando che i Diritti Umani non sono cancellabili dall'andamento dei mercati.

Che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 non è cosa che si sospende sulla base dei responsi di Standard and Poor, perché sono punti fermi del percorso della civilizzazione umana.

L'acqua sta rendendo visibile e percepibile alla gente la rottura di ogni relazione collettiva nella nostra società, la tragedia delle alluvioni, i mutamenti climatici, il degrado del territorio e del patrimonio culturale del nostro paese, la decadenza delle reti dei servizi pubblici.
In una parola la messa in sicurezza del nostro paese come risposta politica e una occasione di rilancio occupazionale che fa a pugni con i tagli della spesa pubblica.
E ancora, rispondere al “dove trovare i soldi” colpendo la speculazione finanziaria con la patrimoniale o con un movimento mondiale sulla Tobin Tax è cosa che riguarda il movimento dell'acqua dentro ai Forum Sociali Mondiali e nel Forum Sociale Europeo entrambi in piena crisi.

E' incredibile pensate: i Forum Sociali Mondiali hanno lanciato la Tobin Tax quando le istituzioni di tutto il mondo la osteggiavano e la ignoravano, ora che ne parlano molti governi, il Forum Sociale Mondiale tace, non ne parla più.
Forse è il momento di riprenderla nell'ambito delle delibere di iniziative popolari europee che si intendono lanciare.

Dopo il referendum.

Subito dopo la vittoria c'è chi ha pensato che si chiudeva un ciclo di 12 anni e che pertanto dovevamo proiettarci verso un più ampio movimento dei beni comuni.: dall'acqua, ai servizi pubblici, dal lavoro ad internet ecc...
Dentro tale prospettiva l'acqua diluisce la propria forza e non serve nemmeno alla crescita di altre narrazioni. Quali sono beni comuni? Ma sopratutto: quale comune denominatore, quali obbiettivi comuni, quale vertenza li può tenere assieme?

Altri hanno pensato alla nascita di uno spazio alternativo, di lotta dentro al quale far convergere tutto ciò che si scontra nei territori e nel sociale (dalla TAV ai precari).
Entrambe sono state delle scappatoie che hanno allentato la nostra guardia.
Quali e quanti sono i beni comuni è un esercizio che ci porta solo a teoriche disquisizioni: il lavoro è un bene comune? L'acqua è un servizio pubblico come gli altri?

Oggi i beni comuni da affrontare in modo convergente sono i grandi elementi della vita: Aria - Acqua – Terra/cibo - Fuoco/Energia, caratterizzati da Esauribilità, Indispensabilità, Insostituibilità, Universalità del diritto, necessità di partecipazione.
Auspicabile è la crescita di narrazioni mature su questi beni fondamentali, che possano trovare poi convergenze ed obbiettivi comuni.

Oggi un movimento con la stessa o forse superiore maturazione di quello dell'acqua è il movimento sulla Terra, la sovranità alimentare, il cibo sostenibile, dell'agricoltura compatibile e della difesa del territorio dal degrado; l'altro può essere quello dell'energia.
Tra questi vanno trovate convergenze.
Il movimento dell'acqua ha cercato consenso tra tutti, non “l'avversità” verso tutti. Il movimento dell'acqua può e deve essere un modello per il nuovo ciclo di lotte e di pensiero, che si annuncia con i giovani in piazza a New York, a Madrid e con i ragazzi che spalano il fango a Genova ecc...
Anche per loro la chiusura nel recinto degli antagonisti, è un qualcosa con cui dovranno fare i conti.
Abbiamo parlato a tutti.
Pensiamoci: 27 milioni di italiani hanno votato il referendum. Da oltre 30 anni il PCI/PD, con alchimie politiche, insegue un “centro” senza mai riuscire ad acchiapparlo ed ecco che il movimento dell'acqua su di un tema forte, che da solo può esemplificare il cammino dell'alternativa politica, ha conquistato il centro, la destra, i credenti e i non credenti e questo deve pur insegnare qualcosa a tutti i movimenti accomunati nella duplice crisi in cui si dibatte il mondo.
Forse non abbiamo riflettuto sufficientemente su:
Quale modo di fare politica, quale rivoluzione culturale sta dietro allo straordinario risultato del referendum?
Quale responsabilità viene consegnata oggi ai movimenti?

di Emilio Molinari.

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Ora una voce che viene da lontano, che parla di crisi e di liberismo economico:

Quando la politica era autonoma dal mercato e parlava di diritti e di principi universali.

Dall'intervento di insediamento del presidente USA Franklin Delano Roosevelt: 4 Marzo 1933 nel pieno della crisi del 1929.

Con questo spirito tutti noi – io e voi – affrontiamo le nostre comuni difficoltà...Non siamo stati colpiti dalla piaga delle locuste...Ciò accade inanzi tutto perché chi domina lo scambio di beni materiali ha fallito....La condotta degli speculatori senza scrupoli è ora di fronte al giudizio dell'opinione pubblica e alla ripulsa dei cuori e della ragione degli uomini.

Le uniche regole che conoscono sono quelle di una generazione di egoisti privi di di una visione del futuro e quando questa manca il popolo soffre.

...Il nostro obiettivo più importante è quello di far tornare la gente a lavorare....Lo possiamo realizzare attraverso assunzioni governative dirette, affrontando l'impegno come faremmo con un'emergenza bellica, ma, al contempo, grazie a queste assunzioni, portare a termine progetti di riorganizzare le nostre risorse naturali.

...In questo sforzo per un rilancio dell'occupazione....Abbiamo bisogno di una severa azione di controllo su tutte le attività bancarie, creditizie e di investimento, per porre fine alle speculazioni con danaro altrui...

Cinque mesi dopo al congresso:

...Gli aiuti comunali e statali sono stati estesi al massimo. Come sapete, abbiamo messo trecentomila giovani uomini a lavorare a progetti concreti e di pubblica utilità nelle nostre foreste e a prevenire l'erosione del suolo e le alluvioni....

...Un grande programma di lavori pubblici da tre miliardi di dollari per la costruzione di reti elettriche e strade, di imbarcazioni per la navigazione interna, per la prevenzione delle alluvioni e per migliaia di progetti comunali e statali...

...grazie a uno sforzo democratico dell'industria possiamo ottenere un aumento generale degli stipendi e una riduzione delle ore di lavoro...
Si potrà farlo solo se permetteremo e incoraggeremo la cooperazione in ambito industriale, perché se non ci sarà unità di azione pochi uomini egoistici in ogni ambito continueranno certamente a pagare stipendi da fame e a esigere lunghi turni lavorativi.

La concorrenza dovrà scegliere se seguirli sulla strada dell'aumento progressivo dello sfruttamento.
Abbiamo visto questo tipo di azioni determinare la continua caduta verso l'inferno economico degli ultimi 4 anni.

La proposta è semplice: se tutti i datori di lavoro agiranno di concerto per ridurre l'orario di lavoro e per aumentare gli stipendi, noi potremmo aumentare l'occupazione.
Sembra scritto nel nostro tempo, solo che oggi nessun leader ha questa voce.
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E ora una voce che viene da vicino... che parla, di nuovo, di crisi e di liberismo economico:

Guido Rossi

“..la vera crisi, che ha portato il capitalismo finanziario ad occupare le istituzioni democratiche rendendole impotenti a risolvere i problemi e a alimentare la paura, l'insicurezza, i diritti oscurati, non è dovuta solo alla mancanza di leader europei...
La causa sta principalmente nella cultura occidentale degradata a principi di avidità che travolgono qualunque tessuto connettivo della società civile. Il capitalismo ha ucciso i diritti.”
(Corriere della Sera)

Risposta all'interrogazione sullo spandimento di pollina in Pian del Lago

Nell’area di Pian del Lago, il Demanio militare possiede un vasto appezzamento di terreno, in parte occupato dal Club Ippico ed in parte nella disponibilità del 186 Reggimento Paracadutisti Folgore, che lo usa per le proprie esercitazioni militari lasciandone comunque la fruizione libera ai cittadini per buona parte dell’anno. Recentemente il Comune di Monteriggioni ed i Paracadutisti della 186° Folgore di Siena si sono impegnati per ripulire l’area e recingerla impedendo l’ingresso ai veicoli a motore. L’area è stata così restituita effettivamente all’uso collettivo, nell’ambito di una vallata di estensione molto più grande, che è percorsa da un rete di sentieri (a piedi ed in bici) che vengono mantenuti grazie alla programmazione del Comune di Monteriggioni, in collaborazione con associazioni di volontariato. I Comuni di Siena e di Monteriggioni hanno acquistato un ulteriore terreno di 5 ettari ( adiacente ad un’area già di proprietà della Provincia) dove proprio in questi giorni il Comune di Monteriggioni ha realizzato un’ area di sosta legata all’itinerario della Via Francigena. Negli anni Settanta vi fu il tentativo di insediare in Pian del Lago una nuova zona industriale: gran parte di quei terreni erano stati opzionati dalla società Emerson, in accordo con la Camera di Commercio di Siena. Il Comune di Monteriggioni negò tale opportunità destinando l’area solo per impianti sportivi, individuando un’alternativa nell’area di Badesse, dove fu applicata per la prima volta in Italia la legge n.865 del 1971 che introduceva i Piani di Insediamento Industriale. Il Comune di Monteriggioni intende salvaguardare in modo assoluto il valore ambientale e paesaggistico di Pian del Lago e della Montagnola Senese ed ha imposto su tutto il territorio comunale, con modalità variegate a seconda dell’area, precise limitazioni alle attività produttive ed agricole in relazione alla tutela delle falde idriche. L’art.78 del Regolamento Urbanistico (Protezione delle risorse idriche) stabilisce zone di tutela assoluta e zone di rispetto relative ai punti di captazione, vietando ad esempio: dispersione di fanghi ed acque reflue, anche se depurate; spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi, salvo se autorizzati da piani di utilizzazioni che tengano conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, della vulnerabilità delle risorse idriche; aperture di cave e pozzi (eccetto quelli destinati al consumo umano); gestione di rifiuti; stoccaggio di rifiuti o di sostanze chimiche pericolose; ecc. L’art. 79 (Tutela degli acquiferi) aggiunge altre previsioni, in particolare per le aree sensibili di classe 1 (acquiferi strategici), vietando qualsiasi attività in grado di generare l’infiltrazione nelle falde di sostanze inquinanti oppure di diminuire il tempo di percolazione delle acque dalla superficie all’acquifero soggiacente, specificando anche che le pratiche colturali devono applicare il codice di buona pratica agricola redatto dall’ARSIA. Entrando nel merito dell’interrogazione, informiamo il Consiglio che su specifica richiesta del Reggimento Folgore di Siena, al fine di avere un 'area più idonea per i lanci, il VII reparto infrastrutture di Firenze ha emesso un bando, rivolto a operatori agricoli, per realizzare un intervento di miglioramento del manto erboso ed un suo livellamento . L’aggiudicazione è avvenuta in favore dell’Azienda Agricola Andrea Papa, con sede legale in Desenzano del Garda (BS). La Concessione è di anni 5 (scadenza: 10/11/2016) e prevede “sfalcio erbe, mantenimento del terreno ed eventuale potatura alberi” sulle particelle 13,14,15 del foglio 100, a fronte di un canone annuo da pagare per 1.350,00 euro. Il contratto mantiene al 186 Reggimento Paracadutisti Folgore di Siena facoltà autonome relative alle modalità di esecuzione materiale delle opere. L'intervento attuale prevede la semina di avena (con scavo non oltre 25 Cm) e taglio prematuro a primavera al fine di ottenere la formazione di cespuglio erboso adatto per foraggio. A margine dell’area sono state lasciate le "piste" esistenti al fine di non impedire le funzioni collettive attuali: corsa, camminata ecc. E’ stato lasciato anche un rettangolo erboso, per il gioco del calcio.
Da colloqui recenti che abbiamo avuto con il Comando del 186°, abbiamo appreso che è possibile che non vengano effettuate ulteriori arature nonché la volontà di confermare le condizioni che consentono una fruizione pubblica e libera dell’area. Ci risulta che il Sig. Papa Andrea intendesse effettivamente utilizzare l’area in affitto (analogamente anche a quanto accade in altri Comuni senesi, come Sovicille ) per lo spandimento di pollina proveniente dall’allevamento di galline ovaiole di Benedetti Ivan e Mauro con sede in Comune di Corzano – Cascina Bissi.
Questa azienda all’interno di un P.O.A. (Programma Operativo Aziendale) ha definito un P.U.A (Piano di Utilizzazione Agronomica) , formulando un piano di fertilizzazione, a firma del tecnico Bruno Franch, che definisce le quantità consigliate. Tale Piano deve essere obbligatoriamente comunicato ad ARPAT, Amministrazione Provinciale e Comunale di competenza. La quantità di fertilizzante ipotizzata per l’area di Pian del Lago ammonta a 128,92 tonnellate, corrispondenti a 280 mc, per un’area complessiva di 38 ha. La comunicazione è pervenuta al Comune di Monteriggioni in data 11.08.2011 Prot. 11356. Con successiva proposta (in data 4.10.2011 prot. 13605) l’area da fertilizzare veniva ridotta a 35 ha, inserendo un’area di rispetto del pozzo di Pian del Lago.
Pur rilevando che il P.U.A. è soggetto a comunicazione e non ad autorizzazione, l’Ufficio Ambiente del Comune di Monteriggioni ha richiesto parere formale all’Arpat (con lettera inviata, per conoscenza, anche all’A.S.L., ad Acquedotto del Fiora spa e Amministrazione Provinciale) evidenziando al contempo la rilevante criticità dell’area, per la prossimità con la falde idriche. In data 27.12 u.s. l’Arpat ci ha informati che la valutazione sulla possibilità di concimazione , che non è stata ancora espressa, avverrà solo dopo la presentazione, a cura dell’agricoltore, di ulteriore documentazione di approfondimento.
Ad oggi, nell’area sono stati eseguiti l’aratura, il livellamento del terreno e la semina, senza concimazione alcuna. Il sig. Papa Andrea, da noi contattato, ci ha verbalmente informati che sta valutando la possibilità di procedere per vie legali contro coloro che hanno diffuso a mezzo stampa informazioni non corrette e secondo lui diffamatorie della sua attività ed inoltre che intende rinunciare alla concimazione dell’area di Pian del Lago che conduce in affitto.


La risposta mi lascia soddisfatto a metà perchè il bando era sì rivolto a "operatori agricoli, per realizzare un intervento di miglioramento del manto erboso ed un suo livellamento", ma non era obbligatoria la concimazione con la pollina che impone norme e criteri più severi per il suo uso, infatti nonostante ci sia stato il "P.U.A", il "P.O.A" redatto dall'agricoltore, l'Arsia, l'Arpat, e infine l'ASL hanno nutrito dubbi e opportunità nell'usare quel tipo di concimazione, tanto che uno di loro ha chiesto altri documenti in merito, cosa che non era dovuta se fosse stato usato un altro tip0 di concimazione.
Quindi il mio dubbio, come di molti altri cittadini era fondato e forse se non fossimo usciti con un atricolo e ci fossimo mossi con un interrogazione in Consiglio Comunale, la pratica sarebbe già archiviata e la concimazione già avvenuta.
Poco importano le belle parole sulla salvaguardia del Pian del lago, quando applicando gli articoli 78 e 79 del proprio regolamento urbanistico, dico io, il Comune poteva rimandare al mittente la richiesta, invece ha preso tempo e si è nascosto aspettando decisioni di enti sovrordinati, sottraendosi alle proprie responsabilità.