Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

domenica 19 febbraio 2012

Lavori in Consiglio Comunale

Mozione 1

Oggetto: Abolizione esenzione ICI per gli immobili di proprietà degli enti religiosi e no profit di natura commerciali.

Considerato


Che l'articolo 7, comma 1, lettere d) e lettera e), del decreto legislativo n. 504 del 1992 esenta correttamente dall'imposta comunale sugli immobili (ICI) i fabbricati destinati esclusivamente all'esercizio del culto, nonché i fabbricati di proprietà della Santa Sede;


Rilevato


Che l’art. 7 – comma 1 – lett. i) del D.Lgs. n. 504 del 1992 esenta dall’ICI gli immobili utilizzati dagli enti non commerciali, destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive nonché delle attività indicate nell’art. 16, lett. a) della legge 20.05.1985, n. 222 e cioè esplicitamente di attività dirette all’esercizio del culto e della cura delle anime, alla formazione del clero e dei religiosi, a scopi missionari, alla catechesi, all’educazione cristiana;

Considerato


Che il diritto all’esenzione sussiste quando ricorrono un requisito di carattere soggettivo (ovvero il soggetto che utilizza l’immobile deve rivestire la qualifica di ente non commerciale) e un requisito di carattere oggettivo (gli immobili devono essere utilizzati esclusivamente per una delle attività specificatamente individuate nella lettera i) dell’art. 7 sopra citato;

Preso atto


Che sull’accertamento del secondo requisito nel passato, anche recente, si sono manifestate diversità di interpretazione che ha alimentato contenziosi da ultimo trattasi ripetutamente della Corte di Cassazione che ha stabilito nel 2004 che l’esenzione non può essere accordata qualora l’attività svolta dall’ente ecclesiastico all’interno dei fabbricati sia di natura oggettivamente commerciale e ciò a prescindere da ogni considerazione circa la destinazione degli utili prodotti al perseguimento dei fini istituzionali o statutari;

Premesso


Che successivamente, l'articolo 7, comma 2-bis, del decreto-legge n. 203 del 2005, come sostituito dall'articolo 39 del decreto-legge n. 223 del 2006, ha esteso l'esenzione prevista dall'appena descritta lettera i), stabilendo che essa si applica anche agli immobili destinati allo svolgimento delle predette attività, qualora queste ultime non abbiano esclusivamente natura commerciale;


Considerato


Che in sostanza, tale ultima previsione ha esteso la predetta agevolazione fiscale agli immobili di proprietà di enti ecclesiastici nei quali si svolge attività che abbia prevalentemente, ma non esclusivamente, natura commerciale: in tal modo i predetti enti ecclesiastici possono evitare il pagamento dell'ICI sugli immobili nei quali vengono svolte, ad esempio, attività ricettive o assistenziali a pagamento, per il solo fatto che in essi sono anche svolti, in misura del tutto minoritaria, attività di religione o di culto;

Ritenendo


Che tale previsione, introdotta dal Governo di centrodestra nel corso della XIV legislatura, e successivamente modificata nel corso della XV legislatura, costituisca un'ingiustificata disparità di trattamento a vantaggio degli enti ecclesiastici, la quale non trova alcuna giustificazione, né nell'esigenza di garantire la libertà religiosa, né in quella di rispettare le norme concordatarie che regolano i rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica;

- Che il principio di laicità dello Stato appare intaccato nelle ultime disposizioni emanate nei confronti della Chiesa Cattolica;

- Che il comportamento dello Stato deve improntarsi sui principi di equità nei confronti di tutti i soggetti terzi non potendosi distinguere fra soggetti titolari della stessa attività svolta per il perseguimento di un profitto;

- Che ove con tutta probabilità sarà riconosciuta l’incompatibilità della disciplina con l’art. 87 del trattato U.E. sugli aiuti di Stato alle imprese si determinerà una condizione disagevole per lo Stato, obbligato al recupero delle somme non legittimamente riscosse sia per la Chiesa che dovrà provvedere al versamento di quanto dovuto;

Considerato


Che nel mese di agosto 2009 l’Unione Europea ha richiesto al Governo Italiano informazioni supplementari e dettagliate circa i paventati vantaggi concessi alla Chiesa Cattolica per l’esenzione dall’ICI di alcune tipologie di immobili di proprietà della Chiesa stessa;

Appreso


Da una comunicazione formale del Ministero dell’Economia e delle Finanze che con lettera del 12 ottobre 2010, la Commissione ha avviato un procedimento di indagine formale, conformemente all'articolo 108, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in relazione al regime previsto dall'articolo 7, comma 1, lettera i) del decreto legislativo n. 504/92 e in relazione alla disposizione di cui all'articolo 149, quarto comma, del TUIR.

Ricordato



Che la predetta agevolazione comporta la rinuncia a un gettito di entità non trascurabile, che potrebbe aiutare i comuni a far fronte alla forte stretta finanziaria decisa nei loro confronti dal Governo con l'irrigidimento delle norme sul Patto di stabilità interno;

Che in tale contesto appare evidente la necessità di intervenire al più presto su tale aspetto della disciplina ICI, al fine di ripristinare il principio della parità di trattamento tra contribuenti che si trovino nelle medesime condizioni, nonché al fine di evitare un'ulteriore condanna dello Stato italiano in sede europea, con il conseguente rischio di incorrere in sanzioni pecuniarie particolarmente gravose per l'Erario pubblico.


IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA

Ad assumere, in seno dell’ANCI, per le considerazioni sopra esposte, una posizione a favore della soppressione del comma 2 bis dell’art. 7 del D.L. 30.09.2005, n. 203, convertito in legge, con modificazioni, dall’art. 1 della legge 02.12.2005, n. 248 e infine sostituito dall’art. 39 del D.L. 04.07.2006, n. 233 convertito con modificazioni in legge 04.08.2006, n. 248, al fine di eliminare tale ingiustificata disparità di trattamento.


Ad avviare un’indagine sul territorio comunale sull’ammontare delle mancate entrate nei bilanci comunali dovute all’introduzione dell’esenzione ICI per le attività degli enti religiosi e non profit di natura commerciale entro il 15 aprile 2012.


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Mozione 2


Oggetto: MOZIONE PER L’ABBANDONO DEL PROGRAMMA DI ACQUISTO DEI 131 CACCIABOMBARDIERI F35 E PER LA DESTINAZIONE A FINI SOCIALI DEI FONDI RISPARMIATI


Premesso che:


Il governo nazionale ha dirottato alcune risorse del fondo per lo sviluppo nel bilancio della Difesa per acquistare armi;
la cifra stanziata è di circa 18 miliardi di euro destinati alla produzione di 135 cacciabombardieri e 135 milioni di euro per l’acquisizione di unità navali della Fremm;
sono previsti ulteriori finanziamenti, per il 2012, per la produzione di 4 sommergibili, cacciabombardieri F 35 e delle due fregate Orizzonte per una spesa di circa 780 milioni di euro;

Tali scelte, operate dal precedente governo, sono state confermate dal governo presieduto da Mario Monti.

Considerato che:


L’attuale crisi economica sta facendo pagare un prezzo altissimo ai cittadini;
Gli Enti Locali verranno ulteriormente penalizzati dalla riduzione dei trasferimenti che avranno come conseguenza un’ulteriore diminuzione dei servizi e un peggioramento delle condizioni di vita;

Altri Paesi che avevano preventivato l’acquisto dei costosissimi F35 hanno cancellato o sensibilmente ridotto tali programmi;


IL CONSIGLIO COMUNALE DI MONTERIGGIONI

Considera improponibili queste spese alla luce dei pesantissimi sacrifici richiesti ai cittadini e ai tagli allo Stato Sociale;
Esprime il proprio dissenso rispetto a tale scelta;
Reclama che questi fondi stanziati per le armi, possano essere viceversa destinati a salvaguardare le pensioni delle fasce sociali più deboli e agli Enti Locali per garantire quei servizi sociali essenziali a rispondere ai bisogni primari dei cittadini.

IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA


  • a sostenere attivamente la campagna degli Enti Locali per la Pace /Tavola della Pace per richiedere il taglio del programma di acquisto degli F35 e per una seria riduzione delle spese militari.

    A far pervenire la presente mozione al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Difesa, ai capigruppo di Camera e Senato.


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Mozione 3

Oggetto: MOZIONE PER IL RIPRISTINO DELLA LEGGE CHE CONTRASTA IL FENOMENO DELLE DIMISSIONI IN BIANCO SUI POSTI DI LAVORO E NORME CHE SCORAGGINO TALE PRATICA NEI BANDI DI GARA E APPALTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE


Premesso che:

  • Il fenomeno delle dimissioni in bianco interessa circa 2 milioni di lavoratrici e lavoratori italiani, ma soprattutto le donne in età fertile in una percentuale del 60 per cento ed è diffuso su tutto il territorio nazionale;

  • Per i datori di lavoro ricorrere a questo stratagemma, che rappresenta anche un modo per aggirare l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, è tornato possibile perché la norma che contrastava il fenomeno, introdotta nel nostro ordinamento durante il Governo Prodi con la legge 188/2007 (approvata all’unanimità dal Parlamento), è stata prontamente abrogata, a pochi mesi dalla sua entrata in vigore, dal Governo Berlusconi;

  • Per le donne i motivi più frequenti dell'ingiustificato licenziamento sono la gravidanza o la nascita di un figlio, la malattia, l'età, nonché i rapporti con il sindacato. Secondo quanto si legge nel Rapporto annuale 2011 dell'Istat, sono circa 800 mila, quasi il 9 per cento delle lavoratrici, le donne che, nel corso della loro vita, sono state licenziate attraverso le dimissioni in bianco o perché in gravidanza.

  • A subire più spesso questo trattamento sono le più giovani (il 13,1 per cento delle madri nate dopo il 1973), le residenti nel Mezzogiorno (10,5 per cento) e le donne con un titolo di studio basso (10,4 per cento), le donne che lavorano o lavoravano come operaie (11,8 per cento), quelle impiegate nell'industria (11,4 per cento);
    tra le lavoratrici costrette a lasciare il lavoro in occasione o a seguito di una gravidanza, solo 4 su 10 hanno poi ripreso l'attività, solo 23 su 100 al Sud.

  • Considerato che da tempo sono assegnate alla Commissione Lavoro del Senato proposte di legge finalizzate al contrasto del fenomeno delle dimissioni in bianco e che la stessa Ministro Fornero ha di recente dichiarato di voler porre rimedio a questa grave situazione;

  • Secondo una recente denuncia della segreteria Filctem Cgil il fenomeno della richiesta delle dimissioni in bianco è in drammatico aumento”.

Impegna il Sindaco e la Giunta Comunale


  • Di procedere, quanto di sua competenza, a introdurre nei bandi e nelle gare per beni e servizi, clausole che prevedano la possibilità di dimissioni solo se firmate in presenza del funzionario o del dirigente dell’amministrazione pubblica responsabile dell’atto.

  • Invita il Governo e il Parlamento a ripristinare il divieto delle dimissioni in bianco e di emanare una legislazione di contrasto del fenomeno;

  • Dispone di inviare la presente mozione al Presidente del Consiglio, ai Ministri del Welfare e delle Pari Opportunità, ai presidenti delle commissioni lavoro e i capigruppo di Camera e Senato.

Gianni Polato

Consigliere lista comunista di Monteriggioni