Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

mercoledì 29 settembre 2010

Processo agli antifascisti a Pistoia...

E'stato assestato un altro colpo alla montatura del Questore Maurizio Manzo!

Il 17 settembre si è tenuta nel Tribunale di Pistoia l’ennesima udienza del processo agli antifascisti accusati dell’irruzione nel covo fascista di Casa Pound. Ormai ad un anno di distanza dagli arresti la montatura ordita dal Questore Maurizio Manzo e sostenuta dal PM Luigi Boccia si è completamente sgretolata. Un segnale chiaro della difficoltà in cui si trova l’accusa sono state le dimissioni (imposte o volontarie che fossero) del PM Boccia che ormai aveva perso ogni credibilità agli occhi del Tribunale e dell’opinione pubblica. Su di lui in particolare pesa la responsabilità di aver tenuto (facendo pressione sui giudici) gli imputati in carcere, agli arresti domiciliari ed infine al confino per mesi sulla base di un reato, quello di devastazione e saccheggio, che poi si è rivelato inesistente.

Il PM ha insistito con ostinazione ed arroganza su questa linea persecutoria e antidemocratica, nonostante l’atteggiamento scettico del Giudice Costantini e soprattutto anche dopo la sentenza della Corte di Cassazione che ha dichiarato infondata l’accusa grave di devastazione e saccheggio. Poi con la conferma di questa sentenza anche da parte del Tribunale del Riesame di Firenze la linea persecutoria del PM non ha avuto più strada.

Nell’udienza del 17 i nostri avvocati hanno presentato una prova fotografica (il simbolo di Casa Pound dipinto all’interno della pizzeria di Lucarelli e Ramondia) che dimostra che anche i due testimoni che il PM ha cercato di presentare come “neutri”, altro non sono che fascisti legati a Casa Pound.
Sono stati sentiti anche gli ultimi due testimoni: ne sono emerse ulteriori denunce delle irregolarità commesse dalla polizia, sempre per tenere in piedi una montatura senza fondamenta. In particolare i testimoni hanno parlato del caso inquietante della fidanzata del consigliere Alessandro Tomasi (che si trovava nel covo fascista di Casa Pound quell’11 ottobre) che, senza averne alcun titolo, era presente in questura in mezzo ai compagni fermati e che pareva proprio “schedarli”, prendendo appunti su un quaderno, presumibilmente per rendere possibili i successivi riconoscimenti (da parte dei tre fascisti).

Gli avvocati hanno denunciato anche le manipolazioni (anche in questo caso sotto le pressioni del PM Boccia) fatte sulla perizia delle intercettazioni ambientali con il preciso intento di nascondere elementi che potevano scagionare gli antifascisti. E poi questa non è persecuzione! Il Giudice Costantini ha riconosciuto che non si poteva accettare una perizia di quel genere e si è riservato di decidere se basarsi su quella presentata dalla difesa (e comunque costata 2.800€ agli imputati!!) o disporne una ulteriore d’ufficio.

Il Procuratore Capo Renzo Dell’anno, che ha preso il posto del dimissionario PM Boccia, non ha fatto nessuna opposizione: dal suo comportamento in questa ultima fase del processo si capirà se avrà deciso di prendere le distanze dalla linea imposta dal Questore, oppure se anche lui, come il suo predecessore, si prenderà la responsabilità dell’attacco a quel che resta dei diritti politici e dell’autonomia della Magistratura rispetto all’esecutivo.
Il processo è stato quindi rimandato al 1° ottobre: questa potrebbe essere l’ultima udienza del processo in primo grado.

Il 1° ottobre abbiamo la possibilità di dare un duro colpo a quella operazione che era mirata a mettere a tacere l’opposizione alle misure reazionarie e razziste del governo Berlusconi. Volevano colpire sette antifascisti per bloccare tutto un movimento che stava prendendo forza: quello contro le ronde di Maroni e contro l’apertura dei covi fascisti nelle nostre città. L’11 ottobre il Questore Maurizio Manzo ha pensato di costruire una montatura, creando prove che non aveva, inducendo dei fascisti legati per varie ragioni alla questura a testimoniare il falso, facendo pressione sul Tribunale attraverso il suo complice PM Luigi Boccia.

Ma il nostro caro Questore si è scontrato con una forza che sicuramente non si aspettava, si è scontrato con la solidarietà di miglia di antifascisti, sinceri democratici, lavoratori, studenti, pensionati, persone di ogni età che in questo ultimo anno si sono messe in gioco e si sono mobilitate per difendere quei valori di civiltà e democrazia conquistati con la Resistenza Antifascista. Tutto questo slancio ha come motore la volontà di difendere un patrimonio collettivo, come quello dell’antirazzismo e dell’antifascismo, uno slancio che non ha niente a che vedere con il carrierismo, la malafede, l’avidità e la corruzione che caratterizzano la classe dirigente marcia che governa il nostro Paese. Questo slancio è un qualcosa che loro non possono comprendere e che per questo temono profondamente.

In questa battaglia di democrazia hanno dato il loro contributo partiti come il PCL, la Federazione della Sinistra – Verdi, l’IDV, alcune sezioni dell’ANPI, tantissimi collettivi, associazioni, anche esponenti delle istituzioni come i Consiglieri ed esponenti della Federazione della Sinistra – Verdi, attraverso una conferenza stampa organizzata nel Palazzo della Regione (in cui è stata dichiarata anche l’intenzione di produrre una mozione da presentare al Consiglio Regionale). Sono stati un esempio positivo del ruolo che devono avere gli eletti nelle istituzioni: li invitiamo a continuare su questa strada sempre con maggiore determinazione!

Il 1° ottobre scendiamo in piazza, nel presidio che si terrà davanti al Tribunale di Pistoia a partire dalle ore 9, per difendere i valori di civiltà e democrazia conquistati con la Resistenza , denunciamo il tentativo del Questore Manzo di creare un clima di persecuzione per gli oppositori alle politiche reazionarie promosse dal governo Berlusconi. Il Questore Manzo va cacciato: chi sostiene i fascisti deve essere fermato!!!

Denunciamo la presenza di elementi apertamente fascisti all’interno delle forze dell’ordine come Giorgio Cantini (carabiniere della caserma di Pisa) che provocò con saluti romani ed aggredì a colpi di sedia alcuni partecipanti alla ronda popolare antifascista del luglio scorso a Marina di Massa (ci sono filmati e foto che testimoniano questo fatto) e come Andrea Carobbi (poliziotto della Questura di Pistoia) che è legato alla Fondazione RSI di Terranuova Bracciolini, nata per esaltare l’esperienza criminale del fascismo!!!

Invitiamo tutti a farsi promotori, ognuno nel proprio collettivo, dell’importanza di questa battaglia e quindi della partecipazione più estesa possibile. Partecipazione con una presenza al presidio, ma anche attraverso comunicati e prese di posizione pubbliche.

COMITATO AMICI E PARENTI DI ALESSANDRO DELLA MALVA

martedì 28 settembre 2010

Scorie nucleari in Toscana, crescono le minacce per la nostra sicurezza

La Sogin nasce nel 1999, è una ex società ENEL, oggi controllata dal
Ministero del Tesoro che ne possiede il 100% del capitale. Ha oltre 600
dipendenti ed è commissariata La Sogin si occupa, su incarico del Governo ,
dello Smantellamento degli impianti nucleari, del recupero dei materiali e
del riutilizzo dei siti oggi occupati dagli impianti dismessi.

Dodici anni prima della nascita della Sogin, nel 1987, il popolo italiano
approvò , con un referendum, l'abbandono dell'energia nucleare, un abbandono
solo fittizio perchè molte strutture pubbliche, universitarie e non , hanno
continuato ad operare mentre si è persa traccia dello smantellamento e della
rimozione degli impianti e dei reattori (con relativa bonifica del
territorio). Il referendum sul nucleare ha bloccato la costruzione della
centrale di Montalto di Castro ma la bonifica delle aree contaminate dalle
scorie non è mai partita e la lobby nuclearista (forte anche nel Pd) ha
continuato a muoversi nell'ombra

La Sogin ha preso in esame 52 località sul territorio italiano, ognuna con
una estensione superiore ai 300 ettari, che accoglieranno i depositi per le
scorie di varia gradazione. L’elenco delle zone individuate dalla Sogin per conto
del Governo è ovviamente top secret e sarà svelato solo tra qualche settimana
con la nascita e il battesimo dell’Agenzia per la sicurezza del nucleare. Ma
alcune delle sedi individuate sono sul territorio toscano(nel cuore della Maremma
zona di agricoltura e turismo).

La scelta dei luoghi avverrà insieme alle Regioni in base ad un decreto legge approvato nel febbraio scorso e contro il quale non sono ancora partite adeguate forme di protesta e di mobilitazione.
Alcune aree depresse saranno allettate da finanziamenti statali per
accogliere queste scorie, ma la domanda da porci è sempre la stessa:il nostro paese ha bisogno di energia nucleare? La risposta è negativa e molti paesi
nuclearisti stanno facendo marcia indietro per gli alti costi della energia e per la
presenza(per centinaia di anni) di scorie radioattive, mortali per l'uomo,
gli animali e l'ambiente.

Ma a pensarla così non sono alcuni docenti universitari toscani (pisani inclusi) che parlano (al di fuori di ogni letteratura scientifica) di una presenza radioattiva su tutto il territorio e al di sotto della soglia di pericolo distribuendo rassicurazioni sulla non nocività delnucleare.
Sui territori italiani le scorie e i rifiuti radioattivi ci sono
sempre state ma poco si sa dei livelli di contaminazione delle aree e i dati
sono spesso secretati perchè la segretezza che si cela dietro al nucleare è
un autentico inganno ai danni della salute e sicurezza pubblica
il 99% dei rifiuti radioattivi occupano circa 26 mila metri cubi e sono
attualmente distribuiti in depositi temporanei in varie regioni italiane,
catalogati a medio-bassa radioattività, prodotti negli ultimi decenni. A
questi rifiuti sono da aggiungere quelli che deriveranno dallo
smantellamento delle centrali dimesse e ciò porterà il totale a circa 100 mila metri cubi.
Ma sono dati al ribasso, tutti da rivedere. Il territorio toscano è sempre più
militarizzato e minacciato, dalle basi militari al nucleare. Vicino a Pisa
sorge il Cresam , ex Camen


IL CAMEN (Centro Applicazione Militari per l'Energia Nucleare) nasce nel
1955 nell'ambito dell'accademia militare di Livorno con lo scopo, da parte della
Marina Militare, di progettare un motore a propulsione nucleare per
sommergibili.

Nel 1962 viene trasferito a San Piero a Grado a poca distanza dalla base
militare Nato di Camp Darby che ospita missili a testata nucleare ( dal
libro di R. Cicciomessere: Tutto quello che i russi sanno e gli italiani non
devono sapere). L'impianto di San Piero per decenni è stato il più grande centro di
ricerche nucleari delle Forze Armate. fino agli anni ottanta quando la
Marina decise di spegnere il piccolo reattore sperimentale.
Il CAMEN si traforma cosi in CRESAM (Centro Ricerche Esperienze e Studi per le Applicazioni Scientifiche di interesse Militare). Il tutto senza che la cittadinanza
pisana e livornese venisse informata.

Nel frattempo il centro ha cambiato nome e si chiama Cisam, Cenro militare interforze, è presidiato da decine di militari e di uomini dei servizi. tre anni fa il Blog di Grillo denunciò la scmparsa di
materiale nucleare, insomma il territorio pisano tra Hub, camp darby e Cisam
non può certo dormire sonni tranquilli nonostante le rassicurazioni del
Sindaco e del Presidente della Provincia che tacciono e acconsentono.

mercoledì 22 settembre 2010

Federalismo...fiscale, demaniale, condominiale, a vantaggio di chi?

Il federalismo fiscale prosegue il suo iter attraverso l’emanazione da parte del Governo di una serie di decreti attuativi che vengono presentati alla spicciolata, nel disinteresse dei più. Accade così che sia molto difficile la ricostruzione del senso complessivo di tali provvedimenti.
Alla fine, anche in virtù delle modalità con cui le notizie filtrano attraverso gli organi di informazione, l’effetto più probabile è quello propagandistico. Una sorta di apprezzamento generale per l’incessante produzione legislativa, il cui merito viene ascritto a Calderoli e alla Lega Nord.

Occorre allora fare un po’ di chiarezza su quello che sta succedendo, ma per farlo alcune premesse sono indispensabili. La legge sul federalismo fiscale, a suo tempo approvata con il voto favorevole delle forze di governo, dell’Idv e con l’astensione del Pd, muove da un assunto, quello cioè della "territorialità" nel reperimento delle risorse e nella gestione della spesa e ciò in ossequio ai contenuti dell’art.119 della Costituzione modificato (irresponsabilmente) nel 2001 per iniziativa del centro sinistra.

In virtù di tale impostazione, il meccanismo previsto è quanto mai complesso e ferraginoso, prevedendo tributi autonomi e compartecipazioni ai tributi erariali, per i vari livelli istituzionali, e meccanismi perequativi per supplire a eventuali deficit che si manifestassero su singoli territori. Il punto, tuttavia, è che le perequazioni non si applicano a tutte le voci di spesa delle istituzioni locali, per cui è evidente il vantaggio di alcune realtà (quelle del centro nord) dotate di maggiore capacità impositiva. Inoltre, anche per i diritti fondamentali (che dovrebbero valere per tutti) il concetto di "essenzialità" delle prestazioni e la conseguente determinazione dei costi standard creano le premesse per la costruzione di uno "stato sociale minimo", in cui le differenze già oggi grandissime fra le varie parti del paese tendono ad accentuarsi anziché a ridursi.

Che questi siano gli effetti possibili è prevedibile e non solo in virtù dei contenuti della legge, ma dell’ispirazione generale da cui la legge muove. Vi è tuttavia un altro elemento che non va sottovalutato ed è la partita finanziaria. Nella legge è precisato che esiste un vincolo di spesa non modificabile; inoltre il provvedimento si inserisce in un contesto in cui la stretta finanziaria ha già determinato forti restrizioni nella spesa locale, e in cui le nuove disposizioni della Ue, prevedendo la possibilità di riduzioni automatiche dei trasferimenti dei fondi comunitari per gli stati che non sottostanno ad alcuni indirizzi, rendono incerti molti finanziamenti destinati al sud. La partita del federalismo fiscale, quindi, non solo crea le premesse per la disarticolazione territoriale e per la lesione del principio di eguaglianza contenuto nell’articolo 3 della Costituzione, ma viene a saldarsi con orientamenti di politica economica che accentuano tali tendenze, aprendo inoltre la strada o al taglio dei servizi o alla loro privatizzazione.

A ben guardare i primi decreti attuativi della legge evidenziano queste logiche. A parte il fatto che si tratta di provvedimenti del tutto disorganici, una sorta di spezzatino, in cui le singole disposizioni procedono senza una logica, conviene soffermarsi brevemente sui loro contenuti fondamentali.

Quello sul "federalismo demaniale" trasferisce in blocco gran parte della proprietà del demanio a regioni ed enti locali, determinando la possibilità di vaste alienazioni di beni pubblici o di una loro non meglio precisata valorizzazione. Quello sul "federalismo municipale", oltre a stabilire le quote di tributi che spettano ai comuni, introduce la famosa cedolare secca per la tassazione degli affitti che in nome della lotta al sommerso, fa un’enorme regalo alla grande rendita fondiaria, oltre che azzerare il principio della progressività delle imposte. Il provvedimento su "Roma capitale", oltre a dare disposizioni sulla formazione degli organi di governo della città, riduce il numero delle municipalità.

Infine, quello sulla determinazione dei "costi standard" delle prestazioni fondamentali di province e comuni, stabilisce alcuni criteri, senza aver prima determinato quali debbano essere i livelli essenziali di tali prestazioni, in sostanza posponendo al calcolo della spesa quello dei fabbisogni sociali. Il resto è in gestazione in questi giorni, dalla definizione dei tributi e le compartecipazioni proprie di regioni e province, ai costi standard delle regioni, ai vincoli e alle sanzioni previste per gli amministratori che non rispettano i nuovi criteri.
A ben vedere, ciò che domina è il controllo della spesa, via alienazione di beni, riduzione degli organi di decentramento, meccanismi di recuperi delle risorse attraverso le sanatorie fiscali, subordinazione della stima dei fabbisogni alle esigenze finanziarie, vincoli agli amministratori.

Il tutto all’interno di un’impostazione che reggendosi sull’autonomia impositiva enfatizza le diversità territoriali. Se qualcuno interpreta tutto ciò come una sana opera di razionalizzazione prende lucciole per lanterne; siamo alla solita operazione di contenimento/riduzione della spesa per esigenze di bilancio, perseguita attraverso la riduzione dei diritti e la differenziazione degli stessi a livello territoriale.

domenica 12 settembre 2010

Modello padania, c'è poco da scherzare!!

Di solito i cavernicoli della Lega Nord danno il meglio di sé durante l’estate, favoriti dai colpi di sole. Ma quest’anno anche settembre promette bene.


Noto per aver messo una taglia sui clandestini e per aver interdetto la mensa scolastica ai figli di chi non era in regola con la retta, il sindaco leghista di Adro Oscar Lancini ha disposto adesso che nella mensa sia imposta la carne di maiale anche ai figli di musulmani: “Chi non vuole mangiare il maiale vada pure a casa. Siamo liberi di proporre ai nostri bambini menù della tradizione padana”, ha chiarito.Ha detto poi che in Padania si usa adorare Dio e, ignorando che questa usanza è diffusa anche fra i musulmani, ha aggiunto con tono di sfida: “Se Dio vi offende cambiate paese”. Cosa deve fare un italiano che non adora Dio non l’ha invece spiegato.

Intanto il sindaco leghista di Tradate, Stefano Candiani, ha fatto ricorso contro la sentenza del tribunale che ha bocciato come discriminatorio il suo regolamento comunale. Esso, infatti, concede il bonus bebé solo a figli di due genitori italiani, escludendo sia le coppie extracomunitarie sia quelle “miste”, ossia con un solo genitore italiano.

Questa misura, che riecheggia la difesa della razza ariana di triste memoria, è stata tentata (e bocciata dalla magistratura) anche in altri comuni leghisti come Brescia, Morazzone, Palazzago e nello stesso Adro, dove proprio ieri è stata inaugurata la prima scuola padana. Un fatto senza precedenti che un polo scolastico italiano venisse pubblicamente definito federalista e leghista.
Il simbolo della Lega sul cestino della raccolta differenziata, sullo zerbino d’ingresso, sui cartelli messi nel giardino, sul tetto e soprattutto impresso sui banchi.

Tutto ciò è accaduto con il beneplacito del ministro Mariastella Gelmini che in un messaggio, oltre ad esprimere vivo apprezzamento personale, ha parlato di “modello di riferimento. Un progetto encomiabile che crea benessere ed entusiasmo”. Materna, elementare e scuola media con le mense dedicate alla figura di Gianfranco Miglio, di cui c’è anche una raffigurazione all’ingresso del nuovo complesso realizzato con soldi di donazioni private fatte al Comune.

Sulla facciata principale dell’edificio campeggia la scritta “Polo scolastico Gianfranco Miglio” nonostante non sia ancora pervenuto il permesso dell’Ufficio provinciale scolastico, nonostante le norme prevedano che il nome vada deciso dal collegio dei docenti e successivamente approvato dal consiglio comunale. L’ultimo passaggio poi spetterebbe alla Prefettura che deve comunicare l’intitolazione al ministero degli Interni. Tutto bypassato ad Adro nonostante, nelle scorse settimane, i rappresentanti della minoranza avessero presentato un esposto agli uffici del palazzo del governo di Brescia. La risposta è stata che ci sono tanti altri comuni che hanno problemi di questo genere. Così, chi ieri era ad Adro ha assistito a una scena che ha riportato all’epoca delle inaugurazioni delle scuole fasciste. Dove il sentire comune, l’appartenenza politica e ideologica hanno ampiamente superato i confini di un luogo deputato alla formazione civile oltre che culturale dei bambini e dei ragazzi. Davvero tanta gente ad ascoltare i discorsi da campagna elettorale dell’onorevole leghista Davide Caparini, dell’assessore regionale (della Lega, ovviamente) alle Attività sportive Monica Rizzi. Poi il sindaco di Adro Oscar Lancini (che nel suo intervento ha detto di aver fissato i crocefissi al muro con delle viti per impedire che vengano rimossi o spostati, e sul palco anche il parroco di Adro e il curato che ha benedetto la costruzione. Poco importa che il primo cittadino riguardo alla gestione mensa abbia già promesso: “A tavola si siede soltanto chi paga” e ancora: “Verrà servito menu padano e chi non vuole mangiare carne di maiale se ne può stare a casa”. Pasti della tradizione bresciana e chi, per motivi religiosi, non potrà mangiare pranzerà altrove. “I crocifissi li abbiamo avvitati alle pareti così nessuno potrà magari nasconderli dietro la cartina geografica”. Le ragioni della Chiesa al servizio della Lega nei discorsi in cui sono stati citati il papa bresciano Giovanni Montini, Giovanni Paolo II e pure il cardinale Carlo Maria Martini. Tutti a spiegare che quello sarà il luogo della crescita delle nuove generazioni e che Miglio, prima di essere ideologo leghista, era un uomo di scuola. Finiti i discorsi, la visita degli ambienti marchiati con quei simboli di partito sbattuti in faccia tutti i giorni agli alunni di quella scuola. Ovunque, anche sui piccoli totem dove ci sono le indicazioni delle aule, singolarmente intitolate ai benefattori che hanno contribuito alla realizzazione spendendo 6 milioni di euro: che sì, lo hanno finanziato da privati, ma nell’ambito di una grande operazione urbanistica. Tra il pubblico anche un rappresentante dell’ordine dei frati dei Carmelitani che gestiscono una scuola parificata (dalle elementari alle superiori) frequentata dalla Adro “bene” e che confina con la scuola pubblica italiana caratterizzata dal simbolo pagano leghista del “sole delle Alpi”. Sacro e profano insieme.

Nonostante tutto, la Chiesa non mostra di voler ritirare il sostegno alla Lega, in cambio delle battaglie leghiste a favore del crocifisso in classe e contro la Ru 486.
Un giudizio assai positivo aveva espresso, subito dopo le regionali 2010, mons. Fisichella, certificando la sintonia del leghismo “col pensiero della Chiesa” sui “problemi etici”. E il 31 agosto, a implicita anche se indiretta conferma, Ratzinger ha accolto a tempo di record la domanda di pre-pensionamento del responsabile migranti mons. Marchetto, che aveva espresso giudizi poco lusinghieri sulle ronde e sui respingimenti in mare, idee tenacemente sostenute da Maroni.

E pazienza se dispiacerà ai cattolici dal cuore tenero che la Chiesa parli come i cavernicoli anziché come Marchetto, anzi parli come i primi facendo finta di parlare come il secondo, in obbedienza alla più importante virtù teologale cattolica: l’ipocrisia.

martedì 7 settembre 2010

Il PD, il PDL e la Massoneria: Rifondazione Comunista chiede chiarimenti sulle “relazioni”.

Siena,4 settembre 2010

L’articolo apparso sul Fatto Quotidiano “Guerre di Massoneria le logge si contendono Siena” ,giovedì 2 settembre 2010, dovrebbe far riflettere chi intenda rinnovare alleanze più o meno organiche con il Partito Democratico o con il PDL alle prossime elezioni comunali . Infatti , dopo aver ampiamente riportato con una ricostruzione attenta le relazioni esistenti tra PD e PDL con la Massoneria e con chi è stato al centro dello scandalo P3 come Denis Verdini (coordinatore nazionale PDL), il giornalista Daniele Martini conclude parlando del candidato sindaco del PD il deputato Franco Ceccuzzi, il quale “ quando era segretario provinciale del Partito volle proprio il massone Viani come Presidente dello scalo senese. E ora la Massoneria si appresta a restituirgli il favore nella corsa per il Comune….. Ceccuzzi può contare sull’appoggio del giornale locale, il Corriere di Siena guidato da Stefano Bisi che è anche il presidente del collegio regionale Toscano dei massoni del grande Oriente. Il direttore editoriale del Corriere è Rocco Girlanda, deputato PDL umbro, grande amico di Denis Verdini, come risulta da molte intercettazioni. Entrambi estimatori convinti del Gran Maestro Raffi”.

Sapevamo alcune cose relative ad eccellenti affiliazioni alla Massoneria nella Provincia di Siena, la Massoneria italiana, al di là dei valori laici che essa ostenta e che fanno parte della sua storia, è stata al centro di polemiche in quanto luogo di incontro, al di là degli schieramenti, di interessi ed affari che tendono a guidare l’azione politica ed amministrativa.

Il Fatto Quotidiano cita tra questi in modo chiaro lo scalo di Ampugnano, ma noi vogliamo ricordare anche un articolo apparso nel dicembre 2008 sull’Espresso nel quale si parlava dell’impegno di Enzo Viani “una sorta di tesoriere del Grand’Oriente, ex dipendente del Monte dei Paschi in pensione” nonché ex presidente dell’aeroporto di Ampugnano, a sostegno di Graziano Cioni candidato alla carica di sindaco di Firenze alle primarie PD, candidatura caduta dopo che Cioni fu indagato per lo scandalo immobiliare dell’area Castello presso Firenze. Del resto il giornalista Daniele Martini riporta che l’ex direttore generale del MPS, Vincenzo de Bustis, “indicato come uno degli esponenti più alti in grado della Massoneria, gruppo degli Illuminati”, era banchiere di riferimento di Massimo D’Alema.
Riteniamo che queste notizie non possano passare senza reazione alcuna. I vertici locali del Partito Democratico devono chiarire quali siano le loro posizioni su quanto riportato dal giornale Il Fatto Quotidiano e quali siano le loro relazioni politiche con la Massoneria ed eventuali trasversalità con settori del PDL; anche in considerazione del fatto che l’articolo ha creato sconcerto e disaffezione nell’elettorato del centrosinistra e della sinistra.

Il mancato chiarimento risulterebbe per noi come conferma indiretta di quanto riportato o lasciato intuire dall’articolo sopra citato e di conseguenza l’abbandono di qualsiasi ipotesi di attuali o future alleanze al governo della città di Siena.

SEGRETERIA PROVINCIALE PRC - SIENA

giovedì 2 settembre 2010

Le logge si contendono Siena

E' un articolo del Fatto Quotidiano che fa capire quali e quanti interessi ruotino intorno alla nostra città

Lo scandalo P3 ha animato le fazioni in lotta. Affari credito
ed enti locali è in Toscana il conflitto più aspro tra gli affiliati
È come 30 anni fa, forse anche peggio. Allora, primavera 1981, la bufera arrivò improvvisa e si abbatté sulle logge con la pubblicazione sui giornali degli elenchi P2. Oggi il nuovo uragano è nell’aria, annunciato da una sequela di prodromi, mille segnali di un diluvio che si preannuncia altrettanto sconvolgente per la massoneria: il bubbone della P3, le cricche, il coordinatore Pdl Denis Verdini e i fidi facili della banca, l’immarcescibile faccendiere di mille affari sporchi Flavio Carboni, le tangenti, lo stillicidio di intercettazioni, gli appalti pilotati.

Trent’anni fa i fratelli massoni, quelli che con la P2 c’entravano poco o niente, di fronte all’imprevedibilità dell’evento non poterono far altro che aprire l’ombrello per ripararsi alla meglio, sperando che la buriana passasse, consapevoli che niente sarebbe stato più come prima. Oggi, invece, per non restare travolti provano a prevenire il disastro, tentando di salvare dalle prevedibili macerie quella che si ostinano a considerare l’idea pulita di massoneria.

Non è un’impresa facile né indolore, anzi. A causa della P3 è scoppiata la più aspra guerra massonica d’Italia. Un conflitto di cui all’esterno non trapela nulla di ufficiale, ovviamente, ma che è in pieno svolgimento. Un corpo a corpo in cui i 22 mila massoni del Grande Oriente d’Italia si scannano come fratelli coltelli, e il cui esito, come si dice in questi casi, appare tutt’altro che scontato. La guerra si combatte soprattutto in Toscana, la patria della massoneria italiana, in particolare a Siena, culla delle logge, e nelle campagne circostanti. In città si guerreggia intorno a piazza Salimbeni e alla sede del Monte dei Paschi, in vista delle elezioni per il sindaco in calendario nella primavera dell’anno prossimo. Nelle campagne, invece, il teatro dello scontro è Ampugnano, frazione del comune di Sovicille, dove un pezzo della Siena che conta, dal Monte al comune, vorrebbe trasformare un aeroporto in miniatura in una grande struttura internazionale, come Pisa e Firenze. Un progetto molto contestato a livello locale.

Lo scontro coinvolge in pieno il Gran Maestro, Gustavo Raffi, e i partiti, il Pd e il Pdl. Raffi è legato a Siena da mille fili, a cominciare dalle consulenze e dagli incarichi professionali ottenuti con il suo studio legale di Ravenna dal Monte dei Paschi fin dai tempi in cui direttore generale era Vincenzo De Bustis, ex banchiere di riferimento di Massimo D’Alema, indicato come uno degli esponenti più alti in grado della massoneria, gruppo degli Illuminati. Ad appena un anno di distanza dalla sua incerta rielezione, Raffi è oggetto di attacchi feroci e, cosa quasi inaudita in quell’ambiente, perfino pubblici.

Gli antagonisti chiedono senza perifrasi le sue dimissioni dando voce allo scontento perfino sulla più democratica delle piazze, Internet, per esempio sul sito grandeoriente-democratico.com, coordinato da Gioele Magaldi, giornalista del confindustriale Sole 24 Ore. Gli contestano di tutto a Raffi: un rapporto personalistico con le istituzioni e il potere, a cominciare da quello bancario del Monte, poi le strizzate d’occhio a una parte del Pd nonostante meno di un quarto dei fratelli sia orientato a sinistra, ma soprattutto non gli perdonano la vischiosa contiguità con la cricca P3 e la deficitaria gestione finanziaria del Grande Oriente causata in particolare da una serie di operazioni immobiliari per l’acquisto di sedi lussuose e di prestigio attraverso la società Urbs.

È uno snodo importante della massoneria italiana questa Urbs. Responsabile è il fiorentino Enzo Viani, una sorta di tesoriere del Grande Oriente, ex dipendente del Monte dei Paschi in pensione, un conservatore di ferro, ma disinvolto, tanto da essere fan dell’ex comunista Graziano Cioni contro il cattolico Matteo Renzi alle primarie Pd per il sindaco di Firenze. Viani a suo tempo fu nominato presidente dell’aeroporto di Ampugnano dallo stesso Pd senese e dal Monte dei Paschi guidato da Giuseppe Mussari, un avvocato che da qualche mese è anche presidente dei banchieri italiani (Abi). Entrambi, Viani e Mussari, sono stati raggiunti da un avviso di garanzia con altre 14 persone proprio per la faccenda dei progetti di ampliamento dell’aeroporto di Ampugnano.

Il Pd e il Pdl, avversari senza quartiere sulla carta, in Toscana grazie proprio al collante massonico in diversi casi appaiono più vicini che lontani, dando quasi l’impressione di recitare un gioco delle parti. Il Pd, in particolare, si avvicina al tema delle logge con approcci assai diversi. Qualche settimana fa, in un’intervista a Sette del Corriere della Sera, il presidente Pd della Regione, Enrico Rossi, rispondendo a una domanda sulla doppia affiliazione Pd-massoneria è stato lapidario: “Appartengo alla nobile razza di chi considera l’iscrizione alla massoneria prima di tutto volgare”. Ma Luigi Berlinguer, ex rettore dell’Università di Siena, ex ministro della Scuola con il centrosinistra, presidente della commissione dei garanti Pd, da sempre considerato all’interno del suo partito molto attento verso la massoneria, anche se lui querela chi osa parlare di affiliazione, non si è dichiarato contrario alla doppia iscrizione in due interviste, ad Affari Italiani e all’Unità, arrivando in un caso ad equiparare la massoneria all’Opus Dei. Il figlio di Berlinguer, Aldo, era consigliere d’amministrazione dell’aeroporto senese quando presidente era Viani.

Molti dei personaggi della guerra massonica, di Siena e Ampugnano compaiono da protagonisti in tutte e tre le vicende. Per esempio il candidato sindaco del Pd, il deputato Franco Ceccuzzi, quando era segretario provinciale del partito volle proprio il massone Viani come presidente dello scalo senese. E ora la massoneria si appresta a restituirgli il favore nella corsa per il comune nella quale dovrà vedersela con Pierluigi Piccini, ex sindaco, ex Ds ed ora coordinatore toscano dell’Api di Francesco Rutelli. Ceccuzzi può contare sull’appoggio del giornale locale, Il Corriere di Siena, guidato da Stefano Bisi, che è anche il presidente del Collegio regionale toscano dei massoni del Grande Oriente. Il direttore editoriale del Corriere è Rocco Girlanda, deputato Pdl umbro, grande amico di Denis Verdini, come risulta da molte intercettazioni. Entrambi, manco a dirlo, sono estimatori convinti del Gran Maestro Raffi. Di più: come si sussurra in Toscana, sono stati i suoi grandi elettori.

da il Fatto Quotidiano del 2 settembre 2010