Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

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giovedì 17 novembre 2011

Opposizione al governo Monti per costruire la sinistra di alternativa

Prc Documento della direzione nazionale 16/11/2011

«1) La caduta del governo Berlusconi è un fatto molto positivo che segna un passaggio assai rilevante nella vicenda del nostro paese. La crisi della destra è precipitata nell'incapacità a fare fronte efficacemente alla speculazione finanziaria ma è maturata nel corso di questi anni nell'impossibilità - all'interno della crisi - di garantire la mediazione tra interessi diversi all'interno delle classi dominanti e di mantenere un largo consenso di massa. Ci troviamo di fronte al fallimento dell'ipotesi politica che ha maggiormente caratterizzato la Seconda Repubblica.

2) Per sancire la fine del governo Berlusconi avevamo chiesto, prima delle consultazioni del Presidente della Repubblica, e continueremo a chiedere fino al voto di fiducia, l'immediata convocazione delle elezioni politiche anticipate e di affrontarle attraverso la costruzione di un fronte democratico tra le forze di sinistra e di centro sinistra. Questa proposta avrebbe permesso e permetterebbe ancora di sconfiggere le destre attraverso l'esercizio democratico dell'espressione della volontà popolare e di determinare il quadro politico migliore sia per quanto riguarda la difesa e lo sviluppo della democrazia che per quanto riguarda le scelte di politica economica, scongiurando la sciagurata ipotesi del governo Monti.

3) Il Presidente della Repubblica sta operando per sostituire al governo Berlusconi un governo Monti. La motivazione, utilizzata ai limiti della correttezza democratica, è data dall'emergenza prodotta dalla speculazione finanziaria. Il tentativo evidente è quello di neutralizzare gli effetti del fallimento del governo Berlusconi, evitando qualsiasi spostamento a sinistra dell'asse del governo in merito alle politiche economiche. Si tratta di una sorta di commissariamento dell'Italia da parte della Bce, uno dei frutti del vero e proprio colpo di stato monetario che stiamo subendo. Si tratta di una scelta sciagurata, condotta con il coinvolgimento pieno del Pd, destinata a produrre effetti negativi sul piano democratico, su quello sociale come su quello politico. Sul piano democratico, perché, dopo l'imputridimento della quadro politico determinato da Berlusconi, per rigenerare la democrazia è necessario ridare la parola al popolo. Al contrario con la scelta del governo Monti, cioè di un governo iperliberista mascherato da governo tecnico, il popolo viene declassato a spettatore passivo delle scelte delle elites. Sul piano sociale, perché il programma di Monti sarà centrato sull'applicazione delle nefaste direttive europee e farà peggio di quanto avrebbe fatto un governo di centrosinistra frutto di libere elezioni. Sul piano politico perché il governo Monti permetterà alle destre di rigenerarsi in vista delle prossime elezioni e di porre le condizioni per una chiusura più stringente del bipolarismo.

4) Se il governo Monti dovesse avere la fiducia del Parlamento, Rifondazione Comunista ritiene necessario costruire la più ampia opposizione - da sinistra - al governo medesimo. Contro ogni ipotesi di patto sociale, occorre costruire una opposizione che sappia unire le rivendicazioni specifiche con la richiesta di una modifica generale delle politiche economiche europee, in direzione di una uscita a sinistra dalla crisi. La costruzione della Costituente dei beni comuni, la qualificazione programmatica, con l'attivazione delle energie intellettuali disponibili e l'attivazione di concreti percorsi di lotta, sono gli elementi che devono caratterizzare questa prospettiva sia a livello nazionale che a livello locale. Rifondazione Comunista, sostiene lo sciopero generale indetto dai sindacati di base per il 17 novembre, la manifestazione dei movimenti per l'acqua pubblica del 26 novembre, la manifestazione nazionale indetta dalla CGIL per il 3 dicembre.

5) Parimenti l'eventuale nascita del governo Monti pone con ancora maggiore urgenza il tema della aggregazione della sinistra di alternativa che abbiamo messo al centro della proposta politica del documento congressuale. Per questo, nell'immediato, come partito e come Federazione della Sinistra, proponiamo alle altre forze politiche che si oppongono a Monti di costruire un patto di consultazione permanente al fine di rendere più efficace la battaglia di opposizione. Riteniamo però necessario fare un salto di qualità in questa direzione e operare affinché l'opposizione all'eventuale governo Monti diventi opposizione costituente della sinistra di alternativa. Il governo Monti, in quanto tentativo di stabilizzazione moderata di gestione della crisi, costituisce infatti il punto di discrimine per una sinistra che si ponga l'obiettivo dell'alternativa. Mai come in questo momento risulta evidente la distanza strategica tra le due sinistre e la necessità di aggregare, in forma stabile, la sinistra di alternativa che si pone l'obiettivo di sconfiggere le politiche neoliberiste.

6) La crisi del governo Berlusconi ci consegna la possibilità e la necessità di operare, a livello di massa, per il passaggio dall'antiberlusconismo all'antiliberismo. In questi anni, le caratteristiche specifiche del berlusconismo hanno condizionato fortemente le culture politiche dell'opposizione. Nell'antiberlusconismo convivono varie culture politiche e varie ipotesi politiche. Nel momento della crisi di Berlusconi, le classi dirigenti hanno utilizzato strumentale l'antiberlusconismo al fine di legittimare il neoliberismo austero di Monti. Questo significa che oggi si apre una lotta per l'egemonia nell'antiberlusconismo. I poteri forti lo vogliono sviluppare nel senso liberale e liberista, noi dobbiamo fare una battaglia per svilupparlo in senso antiliberista e socialista. Dobbiamo cioè agire consapevolmente affinché il senso di delusione che verrà prodotto dalle politiche economiche e sociali dell'eventuale governo Monti su larghi strati popolari antiberlusconiani, non diventi ripiegamento e non produca ulteriore disgregazione sociale. La capacità di costruire un percorso in cui si passi dall'antiberlusconismo generico ad una più chiara coscienza anticapitalista è un nostro preciso compito politico.

7) In questo quadro, ribadendo la nostra lotta strategica contro il bipolarismo, vogliamo costruire un partito che sappia vivere, discutere e svilupparsi senza essere deformato da una centralità assorbente del piano istituzionale. Non perché questo non abbia una grande rilevanza politica - al contrario - ma perché se il bipolarismo costituisce una condizione istituzionale funzionale alla distruzione delle forze politiche antisistema, noi dobbiamo conquistare un grado di autonomia strategica dal bipolarismo che ci permetta di fare politica senza esserne fagocitati. Occorre quindi costruire consapevolmente un Partito della Rifondazione Comunista che non abbia nella discussione sui passaggi istituzionali il centro della sua vita politica.

Si tratta di superare definitivamente l'idea che la sconfitta del berlusconismo e la costruzione dell'alternativa possa avvenire attraverso un percorso di delega al quadro istituzionale. Non è così. Il nostro progetto politico di costruzione della sinistra di alternativa al fine di determinare le condizioni per uscire a sinistra dalla crisi implica l'attivazione dei soggetti in carne ed ossa, implica la costruzione di una soggettività di massa non basata sul principio di delega. Il compito del partito è quindi quello di mettere in pratica la sua linea politica avendo chiara la centralità del lavoro sociale, culturale e di aggregazione politica, al fine di favorire la costruzione di un protagonismo di massa. Il compito del partito, a fronte del carattere tecnocratico, oligarchico, antidemocratico della risposta delle elitè dominanti alla crisi, della cesura crescente tra capitalismo e democrazia, è quello di adoperarsi nel nostro paese e a livello europeo, per lo sviluppo del movimento antiliberista.»

La direzione Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

sabato 5 novembre 2011

Altro che larghe intese. Un’alternativa c’è, a sinistra


In queste ore concitate, il dibattito e l’informazione a senso unico sulla “tempesta finanziaria” che si è scatenata al solo annuncio che la democrazia potesse irrompere con un referendum popolare nella prateria del mercato globale, sembrano travolgere ogni cosa. Tra queste, prima di tutte, l’idea stessa che possa esserci un’altra via di uscita.

E allora è il caso di rifare il punto e ragionare. Riepilogando… La Bce chiede all’Italia “misure” per tagliare spesa sociale, diritti, pensioni, impiegati pubblici e stipendi; chiede di eliminare tutele dai licenziamenti e lo stesso contratto nazionale di lavoro; chiede di privatizzare i servizi pubblici e svendere beni e patrimoni collettivi. Confindustria e gran parte degli schieramenti di maggioranza e opposizione, purtroppo con pochi e timidi distinguo, aderiscono convinti al “manifesto” della Bce e sollecitano il governo ad attuarlo.

Napolitano invita a fare in fretta e ad una “larga condivisione” delle misure di rigore a senso unico. Bersani e Casini, si dichiarano pronti a fare “responsabilmente” la propria parte. Industriali e banchieri intimano al premier: «interventi immediati o dimissioni». Berlusconi, che ha già annunciato di voler obbedire ai dettami della troika, si appresta ora a varare queste misure infami. Le sue residue esitazioni sono solo legate al timore di perder voti ed alla paura di scivoloni in Parlamento.
Il nostro destino sembra dunque oramai segnato: o ci massacra Berlusconi, come da anni sta facendo, o lo farà una nuova squadra di governo “di larghe intese” che si sta già scaldando a bordo campo.
Invece è proprio questa l’ora di dire basta! E’ ora soprattutto di fare capire che un’alternativa c’è. E’ ora di spiegare che le direttive della Bce, oltre ad impoverire e precarizzare coloro che già pagano la crisi, possono generare solo recessione e peggiorare lo stato dell’economia.
Questo insensato modo di procedere è il frutto avvelenato di maniacali logiche predatorie e dell’inammissibile presa d’atto che dentro l’attuale modello non ci sono soluzioni per la crisi da esso stesso generata.
Un’alternativa pertanto è indispensabile per salvarci dal baratro.

Prima di tutto è necessario ed è possibile bloccare la speculazione finanziaria, cambiando trattati e regole per consentire che i “debiti sovrani” possano essere garantiti dalla Bce e dagli organismi dell’Ue. Così com’è indispensabile tornare alla netta distinzione tra banche commerciali (finalizzate al credito) e banche d’affari (speculative). Inderogabili, altresì, la tassazione delle transazioni finanziarie e il blocco delle famigerate vendite di titoli “allo scoperto”.

Il Governo italiano, insieme ai Governi dei Paesi sotto attacco, può e deve rivendicare ciò. Così come può chiedere e ottenere una radicale e selettiva ristrutturazione del debito, tagliando ad esempio quello nei confronti dei fondi speculativi e delle banche che hanno beneficiato degli aiuti pubblici per poi tornare a speculare.
Rinegoziare il debito è giusto, necessario e possibile, perché questo debito non è cresciuto, come qualcuno afferma, per sostenere un «tenore di vita generale» più alto delle possibilità. Esso si è in realtà gonfiato di sprechi e privilegi, spese militari, grandi opere dannose, finanziamenti a imprese che poi delocalizzano, licenziano, precarizzano il lavoro. Ed è continuato a galoppare a causa degli interessi a tasso da usura applicati ad esso (ci costano oramai 100 miliardi l’anno!).

E’ necessario rinegoziarlo perché “onorarlo” oltre che ingiusto appare materialmente impossibile. Infatti, anche ammesso di raggiungere il pareggio di bilancio, la quota di interessi da versare per pagare il debito così com’è comporterebbe una crescita del Pil a due cifre, che non registrano neppure i Paesi Bric.

E’ possibile rimetterlo in discussione perché la sua consistenza costituisce, paradossalmente, uno strumento di ricatto nei confronti di chi vuole imporci il massacro sociale, in quanto la nostra insolvenza improvvisa e generalizzata travolgerebbe tutte le economie europee, l’Euro e la stessa Ue.

In secondo luogo, c’è bisogno di aprire nuove linee di credito (tramite eurobond, nuova moneta, tobin tax) per la riconversione ecologica dell’economia: massicci investimenti sulla conoscenza, grandi piani industriali e programmi nazionali, sull’energia da fonti diffuse e rinnovabili, sui trasporti e la mobilità sostenibile, sull’agricoltura biologica, sull’efficienza energetica degli immobili pubblici e privati, sulla difesa del territorio da frane ed esondazioni. Per rilanciare una diversa economia è indispensabile però determinare subito una drastica redistribuzione della ricchezza attraverso politiche fiscali che colpiscano i grandi patrimoni immobiliari e finanziari, l’evasione e i paradisi fiscali.

In terzo luogo, occorre rendersi conto che in un mondo in cui ogni sera siamo 250.000 esseri umani in più del giorno prima non ci sarà futuro se l’uso delle risorse, il “cosa–come-per chi produrre”, sarà guidato dalle spietate logiche del mercato, dell’immediato e massimo profitto. E’ indispensabile, quindi, che la politica recuperi il potere che essa stessa ha deliberatamente ceduto ai mercati, alla finanza.

Che siano democratizzati i meccanismi stessi della rappresentanza, tornando ad un sistema elettorale proporzionale ed inclusivo e strutturando strumenti e processi volti a coinvolgere ad ogni livello cittadini, lavoratori, utenti, nelle scelte sui beni comuni ed i servizi che attengono i diritti basilari. Per un’alternativa a questo moribondo e barbaro sistema è indispensabile, in sostanza, un rinnovato e democratico ruolo pubblico nell’economia, come indicato ampiamente nel titolo III della nostra Costituzione che non a caso è pesantemente sotto attacco in questi tragici momenti.

L’alternativa quindi esiste. Ma è certamente fuori da questo modello economico e sociale. E’ possibile imboccarla, ma non certo procedendo, più o meno velocemente, sui binari dell’obbedienza al “pensiero unico liberista”.

Massimo Rossi - coordinatore nazionale Federazione della Sinistra