Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

venerdì 21 dicembre 2012

Lettera alle compagne e ai compagni di Rifondazione Comunista



di Paolo Ferrero

Care Compagne e Cari Compagni,
come deliberato in varie riunioni della Direzione nazionale e del Comitato Politico Nazionale, stiamo lavorando per la costruzione di una lista unitaria di sinistra che si presenti autonomamente alle prossime elezioni.

E’ questo un obiettivo necessario per evitare che proprio le forze che si sono opposte alle politiche del governo Monti siano escluse dal prossimo Parlamento, e con esse le ragioni dei diritti del lavoro, dell’opposizione al Fiscal Compact e alle politiche europee, della difesa del welfare. Sarebbe un fatto assai negativo per il nostro partito e per il nostro progetto politico.

Nessuna di queste forze, dall’IdV a Rifondazione Comunista, dal movimento di De Magistris ad Alba ha, da sola, la possibilità di eleggere. E’ invece evidente che una lista che tenga insieme l’arco di forze politiche, sociali e culturali che si sono opposte al governo Monti, può rappresentare un punto di riferimento reale per quanti non si riconoscono né nell’alleanza dei democratici e progressisti, né in Grillo.

Questa scelta non ha nulla a che vedere con lo scioglimento del partito o con la sua fine. Come abbiamo detto mille volte, Rifondazione Comunista è necessaria ma non sufficiente, ed in questa linea ci muoviamo.
Necessaria, quindi Rifondazione deve esserci per l’oggi e per il domani.
Non sufficiente, quindi contribuiamo alla costruzione di una lista unitaria.
 
Ovviamente in questo quadro, dovremo presentarci alle elezioni sotto un simbolo di coalizione, che per forza di cose non potrà coincidere con il nostro simbolo. Si tratta di una situazione presente anche in altri paesi europei – basti pensare al Izquierda Unida in Spagna, al Front de Gauche, in Francia, a Syriza in Grecia - dove i partiti comunisti o di sinistra radicale non si presentano alle elezioni con il loro simbolo ma con il simbolo della coalizione. E’ un passaggio necessario che dovremo gestire direttamente come partito, con una propaganda apposita che specifichi che Rifondazione Comunista invita a votare la lista unitaria.
 
Questo lavoro di costruzione della lista unitaria è tutt’ora in corso ed ha visto la nostra partecipazione attiva alle assemblee di Cambiare si può, così come abbiamo espresso una valutazione positiva sulla possibilità che sia Antonio Ingroia a svolgere la funzione di candidato presidente per il quarto polo.
Come ogni percorso unitario vi sono svariati problemi e stiamo lavorando affinché questo percorso trovi due primi momenti di sintesi nelle assemblee convocate per il 21 da Ingroia e per il 22 da “Cambiare si può”. In quel contesto si avrà una prima definizione della fisionomia del quarto polo e della lista che lo dovrà concretamente realizzare, alla quale intendiamo partecipare praticando il principio della reciprocità.
 
Ho ritenuto necessario rivolgervi questa lettera perché la fase è molto complicata ed in assenza del nostro giornale, vi è una seria difficoltà ad informare correttamente i compagni e le compagne su quanto sta avvenendo.
Nella convinzione di operare nella giusta direzione per la causa di tutti noi.

giovedì 20 dicembre 2012

Partigiani della Costituzione

di Alberto Lucarelli.

Per ritrovare un’autentica passione nella politica, in grado di interpretare il senso della vita pubblica e della partecipazione democratica, e rilanciare con forza i valori che vi sono connessi, dobbiamo trasformarci in partigiani capaci di declinare, nei diritti e nei doveri, lo spirito autentico della Costituzione.

Diritti, principi, valori: vogliamo difendere la Costituzione in tutti i suoi modi e lo vogliamo fare non con sobrietà ma con passione, entusiasmo, felicità. Difendere la Costituzione da un gruppo di tecnocrati che ha devastato i principi costituzionali, al solo scopo di attuare il memorandum imposto dalla troika Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale.
Quindi l’Europa delle banche e dei banchieri.

Cambiare si può, individuando tutti quegli aspetti che sono oggettivamente in contrapposizione con quello che ci sta proponendo un gruppo trasversale di interessi e di poteri che parte da Bersani, che passa attraverso Monti, Montezemolo,ed arriva al populismo riemergente di Silvio Berlusconi.

Cambiare si può e lo sanno comitati, movimenti, associazioni: tutto un mondo straordinario in costante fermento. E’ lo stesso magma che ho sentito nel giugno 2011, quando una maggioranza di 27 milioni di cittadini ha votato contro il saccheggio dei beni comuni. E non si trattava unicamente di un referendum a difesa dei servizi pubblici locali, ma della prima consistente presa di coscienza collettiva di un saccheggio dei nostri beni, del nostra patrimonio pubblico, della nostra identità comune.

In questo percorso si sono costruite sinergie e confronti: dai compagni di Rifondazione ai militanti do Italia dei Valori, agli amici di SEL – e sono tanti – che non si riconoscono nella “carta di intenti” di Bersani. Insomma, a tutte quelle persone che con la schiena dritta, come dice Luigi de Magistris, hanno combattuto battaglie difficili: penso ai compagni della FIOM ed alle persone per bene impegnate in SEL e nel PD. La bagarre mediatica di primarie calate dall’alto, che non hanno nulla a che vedere con la democrazia partecipativa, ha per alcuni giorni alimentato l’attenzione dei giornali, ma non è quella la democrazia partecipativa che vogliamo.

Non posso immaginare e credere che ci sia una maggioranza di italiani che abbia accettato tacitamente la riforma Fornero e lo stravolgimento dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori; non posso credere che ci sia una maggioranza di italiani che abbia accettato supinamente l’approvazione dell’art. 8 della legge Sacconi che mortifica i diritti dei lavoratori; non posso e non voglio credere che una maggioranza di italiani abbia accettato la distruzione dello Stato sociale modificando e calpestando l’art. 81 della Costituzione; non posso credere che la maggioranza di italiani voglia un’Europa tecnocratica gestita dal Fondo Monetario Internazionale, da alcuni componenti della Commissione Europea, dalla BCE…

Noi vogliamo un’ Europa dei diritti promossa dal basso, inclusiva, vogliamo un processo costituente, con un’Assemblea che quanto prima elegga un Parlamento in grado di ridisegnare i rapporti di forza e tutelare l’Europa politica e sociale così come era stata delineata nel suo progetto originario.

Non posso e non voglio credere che la maggioranza di italiani voglia cacciabombardieri, invece di scuole e asili nido, carri armati invece di diritti sociali; che voglia che i diritti sociali si debbano comprare, che le famiglie debbano pagare per le scuole, per l’università, per la sanità. Non credo che la maggioranza degli italiani sia disposta a questo, non credo che ci sia una maggioranza disposta a cadere nella trappola della contrapposizione tra diritto alla salute contro diritto al lavoro, come hanno tentato di farci credere per l’Ilva di Taranto.

Non credo che ci sia una maggioranza di italiani che voglia grandi opere pubbliche, inutili e costose, come la TAV, il Dal Molin, il ponte sullo Stretto di Messina; credo, piuttosto, che ci sia una maggioranza che voglia opere ordinarie, non eventi straordinari che servono solo a sperperare il denaro pubblico. Ed allora questione morale e sociale devono camminare congiuntamente! Perché o si ha il coraggio di affrontare insieme questione morale e questione sociale oppure il rischio è quello di restare ancora subordinati a poteri forti, a lobby, cricche affaristiche trasversali, alla borghesia mafiosa che si annida nelle società pubbliche, che fa clientele, che condiziona i poteri all’interno di una Pubblica amministrazione troppe volte né autonoma nè indipendente.

La nostra è una Carta dei diritti, non dei privilegi, né delle rendite! Cambiare si può, anche ripartendo dai partiti, come intesi da Gramsci e Berlinguer, e non come degenerati nel tempo, mortificando la formula dell’art. 49 della Costituzione, che afferma che “tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

Cambiare si può, con la consapevolezza che, in relazione ai suddetti contenuti, siamo maggioranza. E’ il momento di condividere questi contenuti, nuovi metodi e forme della politica, di essere disposti a cancellare rendite di posizione, cedere porzioni di sovranità e mettersi alla pari con tutti, forze politiche strutturate e non, comitati, movimenti, associazioni, per la grande battaglia di partigiani a difesa della Costituzione.

da www.movimentoarancione.com