Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

martedì 31 agosto 2010

Ne di destra ne di sinistra, sono solo affari....

La Chiesa non è “né di destra né di sinistra”, esordiva qualche giorno fa l’arcivescovo Agostino Marchetto. Ma la cronaca della più grande kermesse cattolica, il meeting di Comunione e liberazione appena conclusosi a Rimini, dice cose un po’ diverse da quelle dell’arcivescovo.
800 mila persone, un bilancio stimato di 8 milioni e 300 mila euro, contributi privati (la cosiddetta ‘finanza bianca’) ma anche comunali, regionali, statali. Tra questi, spiccano i 230 mila euro stanziati, non senza polemiche, dalla Regione Lombardia – anche se il meeting si è svolto in Emilia Romagna – e l’incasso derivante dagli stand allestiti per il ministero dei Beni culturali, delle Infrastrutture, delle Pari opportunità e per la presidenza del Consiglio dei ministri.
E sempre governativi sono gli ospiti politici, ad eccezione dell’unico invitato di peso dell’opposizione, Enrico Letta, che alla fine non ha potuto essere presente. Che poi il segretario del Pd Pierluigi Bersani abbia fatto un’apparizione ‘abusiva’ non fa proprio testo. Non era stato invitato.
Ma veniamo alla sostanza. “Sì alla famiglia, no alle coppie di fatto” è il monito del sindaco di Parma, che dal palco ha duramente criticato la Regione Emilia Romagna per l’equiparazione delle coppie di fatto con quelle sposate nell’accesso ai servizi regionali. Una tesi strenuamente sostenuta, che combinazione, anche da Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, che proprio pochi giorni fa aveva dichiarato “In questo Parlamento non c’è alcuna possibilità di approvare leggi sulle coppie di fatto etero o omosessuali. L’argomento più che chiuso è inesistente”.
E se il ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna, in un apprezzatissimo intervento, ha esaltato altri valori cardine della tradizione cattolica, come la sacralità della vita, il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, ha approfittato dell’occasione per lanciare l’ennesima stilettata alla pillola abortiva o, per dirla con lei, all’”aborto facile”: “La maternità non è una questione privata, perchè se lo fosse, dovremmo ammettere il diritto ad avere un figlio, e poi il diritto ad avere un figlio sano, un figlio esattamente nel momento in cui lo vogliamo”. Già, i figli sono un dono di dio. Regolarne la nascita sarebbe come ordinare a un parente un preciso regalo per il proprio compleanno. Sconveniente e irrispettoso.
Tra welfare e fratellanza, economia e valori religiosi discussi da porporati, ministri e imprenditori, non poteva mancare l’affondo di Famiglia Cristiana, rea di editoriali antigovernativi. A lanciare gli strali non è stata la nutrita schiera di Governo presente al meeting, ma monsignor Massimo Camisasca, storico di CL, il quale ha chiesto a gran voce che il settimanale diretto da don Sciortino non fosse più venduto sul sagrato delle Chiese. I ‘moralisti’, ossia tutti cattolici che criticano apertamente la condotta del premier, sono stati ben bacchettati anche dal patriarca di Venezia Angelo Scola: “Diventa allora necessario liberare la categoria della testimonianza dalla pesante ipoteca moralista che la opprime riducendola, per lo più, alla coerenza di un soggetto ultimamente autoreferenziale”. Cosa significhi l’altisonante monito non è di immediata comprensione; non ci resta che condividere la semplice analisi di Gad Lerner sull’edizione di ieri de La Repubblica: “Il percorso è chiaro: se la testimonianza si manifesta nell’osservanza religiosa, chi siamo noi per criticare i peccatori osservanti la pratica religiosa nella Chiesa?”. Insomma, due Pater noster e cinque Ave Maria e il peccato (quello presunto di premier e affiliati) non c’è più, un po’ come svaniscono le macchie sulla biancheria se usiamo uno dei detersivi più reclamizzati in tv. E’ forse a causa di questa profonda osservanza religiosa che allo stesso premier, pluridivorziato e presunto ‘utilizzatore finale’ di servizi sessuali a pagamento, è stata somministrata la comunione lo scorso aprile?
In nome dell’amicizia dei popoli, l’annuale meeting di CL è diventato sempre più il punto di fusione tra imprenditoria, finanza e politica. Quelle i cui rappresentanti si battono il petto in Chiesa, naturalmente. La religiosità, girata come meglio conviene dai rappresentanti vaticani di turno al solo scopo di mantenere e rinsaldare un privilegio temporale plurimillenario, diventa un mero collante, un condimento che favorisce e rinsalda un’amalgama di potere, un lubrificante che fa girare al meglio gli ingranaggi del connubio fede&politica in un’ottica che dovrebbe prescindere da entrambe.
“Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore”, recita lo slogan dell’edizione 2010 del meeting. Per capire quali siano queste “cose grandi”, è sufficiente leggere l’elenco degli illustri affiliati – politici, bancheri, imprenditori – di Comunione e Liberazione. Il “cuore” che le desidera pulsa nella Regione Lombardia.

Elenco degli affiliati di Comunione e Liberazione.

REGIONE LOMBARDIA
Giunta e presidenza
Roberto Formigoni, presidente
Gianni Rossoni, assessore all’Istruzione e lavoro
Raffaele Cattaneo, assessore alle Infrastrutture e mobilità
Giulio Boscagli, assessore alla Famiglia e solidarietà sociale
Romano Colozzi, assessore ai Rapporti istituzionali e Finanze
Massimo Buscemi, assessore alla Cultura
Marcello Raimondi, assessore all’Ambiente, energia e reti

Dirigenti
Nicolamaria Sanese, segretario generale (da 15 anni)
Michele Camisasca, dirigente del personale
Carlo Lucchina, direttore generale assessorato alla Sanità
Roberto Albonetti, direttore generale assessorato all’Istruzione
Giancarlo Fontana, coordinatore progettazione assessorato alla Sanità
Giacomo Boscagli, dirigente struttura Ragioneria e credito

Consulenti
Roby Ronza, delegato del presidente per le relazioni internazionali
Adriano De Maio, delegato per l’alta formazione e la ricerca
Alberto Brugnoli, direttore generale Irer, l’istituto regionale di ricerca
Stefano del Missier, direttore Iref, l’istituto regionale della formazione
Giorgio Cioni, presidente Sasa Eventi&Comunicazione
Eugenio Gotti, presidente Noviter

SOCIETÀ CONTROLLATE
Infrastrutture lombarde
Antonio Giulio Rognoni, direttore generale
Guido Della Frera, consiglio di gestione cda
Raffaele Cattaneo, presidente del consiglio di sorveglianza
Lombardia informatica
Alberto Daprà, presidente
Raffaele Cattaneo, presidente del consiglio di sorveglianza
Finlombarda
Marco Nicolai, presidente
Sea
Raffaele Cattaneo, membro del cda

FIERE / EXPO
Fiera Business International
Giuseppe Zola, presidente
Fiera Milano congressi
Giuseppe Zola, presidente
Maurizio Lupi, amministratore delegato
Gefi-Gestione Fiere
Antonio Intiglietta, fondatore, presidente e amministratore delegato

Expo 2015
Giorgio Vittadini, membro del Comitato scientifico
Alberto Mina, responsabile Relazioni istituzionali e sviluppo del tema
Matteo Gatto, responsabile Ufficio di Piano

SANITÀ PUBBLICA
Fondazione Policlinico-Mangiagalli Irccs, Milano
Giancarlo Cesana, presidente
Istituto nazionale dei tumori Irccs, Milano
Alberto Garocchio, membro del cda
Alberto Guglielmo, membro del cda
Istituto neurologico Carlo Besta Irccs, Milano
Cosma Gravina, membro del cda
Policlinico San Matteo Irccs, Pavia
Pietro Caltagirone, direttore generale
Consorzio Città della salute, Milano
Luigi Roth, presidente
Azienda Ospedaliera Fatebenfratelli e Oftalmico, Milano
Luigi Corradini, direttore generale
Ospedale Niguarda Ca’ Granda, Milano
Pasquale Cannatelli, direttore generale
Azienda Ospedaliera San Paolo, Milano
Giuseppe Catarisano, direttore generale
Azienda Ospedaliera Istituti clinici di perfezionamento, Milano
Francesco Beretta, direttore generale
Ospedale di Lecco
Ambrogio Bertoglio, direttore generale
Ospedale civile di Vimercate
Maurizio Amigoni, direttore generale
Azienda sanitaria locale, Pavia
Simona Mariani, direttore generale
Azienda Ospedaliera Carlo Poma, Mantova
Luca Filippo Maria Stucchi, direttore generale
Ospedale San Pellegrino di Castiglione delle Stiviere, Mantova
Guerrino Nicchio, direttore generale
Fondazione Centro Europeo di Nanomedicina
Adriano De Maio, presidente

SANITA’ PRIVATA
Guido Della Frera, presidente di Gdf Group
Claudio Cogorno, presidente di Arkimedica
Marco Bregni, presidente di Medicina e persona

TRASPORTI
Gruppo Ferrovie Nord Milano
Luigi Legnani, vice direttore generale Fnm
Luigi Legnani, amministratore delegato LeNord
Costante Portatadino, presidente FnmAutoservizi
Patrizio Tambini, presidente VieNord
Maurizia Rota, direttore generale VieNord
Arriva Italia
Marco Piuri, amministratore delegato e direttore generale

EDILIZIA E BONIFICHE
Claudio Artusi, amministratore delegato di CityLife
Giuseppe Grossi, presidente di Green Holding, Sadi, Rea Dalmine
Antonio Intiglietta, presidente Compagnia dell’abitare e Urbam
Guido Della Frera, socio di maggioranza di Polo Real Estate
Carlo Masseroli, assessore urbanistica del Comune di Milano

BANCHE E ASSICURAZIONI
Graziano Tarantini, vicepresidente Banca popolare di Milano
Angelo Abbondio, cda Banca popolare di Milano
Paolo Fumagalli, cda IntesaVita (Alleanza e Intesa Sanpaolo)
Paolo Vignali, cda di Bfs partner

SCUOLA E FORMAZIONE
Massimo Franceschi, presidente Csl-Consorzio scuole lavoro Milano
Valter Izzo, vicepresidente Galdus-Formazione persone imprese
Claudio Cogorno, presidente Fondazione Charis

SOCIALE
Marco Lucchini, presidente Fondazione Banco Alimentare Lombardia
Valter Izzo, presidente Gruppo la Strada
Claudio Cogorno, vicepresidente Gruppo la Strada e Banco Alimentare

UNIVERSITA’
Julián Carrón, docente di Teologia, Università Cattolica di Milano
Stefano Alberto, docente di Teologia, Università Cattolica di Milano
Giancarlo Cesana, docente di Igiene, Università di Milano-Bicocca
Adriano De Maio, docente di Economia, Luiss Guido Carli
Giorgio Vittadini, comitato scientifico Fondazione Politecnico di Milano
Paolo De Carli, docente di Diritto dell’economia, Università di Milano
Alberto Brugnoli, docente di Economia, Università di Bergamo

CULTURA
Claudio Risè, presidente cda Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa

COMPAGNIA DELLE OPERE
Bernard Scholz, presidente
Massimo Ferlini, presidente Cdo di Milano e provincia
Mario Sala, socio fondatore

mercoledì 25 agosto 2010

Mangiare l'uovo in culo alla gallina....

Per l’anno 2010, la New Economics Foundation ha calcolato come Data del Debito Ecologico il 21 agosto. La giornata del debito ecologico, anche nota come “Earth Overshoot Day” segna il giorno in cui l’intera umanità esaurisce le risorse generate dal pianeta per l’anno corrente ed inizia ad intaccare le riserve energetiche.

La NEF è un organismo indipendente fondato nel 1986 da membri dell’associazione The Other Economic Summit, ente indipendente parallelo al G7 dell’epoca, il G-20 odierno. Il 1986 è stato infatti il primo anno di overshoot, quando gli abitanti della Terra hanno per la prima volta “sforato” la quota parte di energia spendibile per l’anno in corso.

Da allora, il NEF ha sviluppato un modello per calcolare da un lato il parametro della Biocapacità Terrestre, che rappresenta la capacità del pianeta di produrre risorse convertibili in energia per l’anno in corso e, dall’altro, l’Impronta Ecologica, ovvero il costo in risorse naturali per supportare le attività del genere umano.

Il 1986 è stato il primo anno in cui, fatto 100 il totale delle risorse prodotte dalla Terra in un anno solare, l’uomo ha consumato questo 100 prima del 31 dicembre. Andando a consultare i dati relativi all’analisi della NEF si osserva che il genere umano tende ad anticipare la data di overshoot di circa un mese ogni 10 anni. Quindi negli anni ‘90 la data di sforamento è stata collocata nel mese di novembre, e nel terzo millennio nel mese di ottobre. Putroppo, negli ultimi anni il consumo delle risorse ha subito una brusca accelerazione, con un anticipo della data di sforamento di un mese ogni due anni. La NEF ha calcolato che il genere umano andrà in riserva, cioè consumerà risorse non più rigenerabili, già nel 2050, data in cui il giorno del debito ecologico è previsto per il primo gennaio.

Non tutti i paesi, ovviamente, consumano allo stesso modo: sono infatti le nazioni più civilizzate a consumare la maggior parte delle risorse. Nazioni tra cui, è bene ricordarlo, figura anche l’Italia. Nel 2050 molti dei paesi oggi in via di sviluppo, che non hanno ancora avuto accesso ai livelli di consumo dei paesi più moderni, si troveranno nella paradossale situazione di essere pronti, tecnologicamente parlando, ma di non poter utilizzare le nuove tecnologie perché il pianeta non sarà in grado di sostenerli.

Cosa possiamo fare noi ? Semplice: consumare di meno. Esiste un modo per risparmiare energia senza necessariamente intaccare il proprio stile di vita, ottimizzando i consumi ed evitando gli sprechi. La lista delle cose che ciascuno di noi può fare per ridurre la propria “impronta ecologica” è ben nutrita. Per il bene dell’intera umanità, e del nostro portafoglio, potremmo abbattere notevolmente i consumi parcheggiando qualche metro prima e facendo quattro passi a piedi, spegnendo apparati e lampade non utilizzate, usando lampade a risparmio energetico e ciabatte elettriche con pulsante di spegnimento, dismettendo il nostro secondo (e, talvolta, terzo) cellulare, pigiando meno il piede sull’acceleratore, aprendo il rubinetto dell’acqua lo stretto necessario, abbassando la temperatura dei termosifoni anche solo di mezzo grado centigrado, usando meno saponi e così via in una lista lunghissima di occasioni di risparmio.

E’ importante comprendere che il problema del consumo di risorse energetiche non è di esclusiva pertinenza delle nazioni: tocca tutti noi. Siamo noi, in prima persona, a doverci adoperare perché la nostra amata (poco, a dire il vero) Terra non ci pianti in asso da qui a qualche decennio.

D’altronde, è l’unica che abbiamo.

lunedì 23 agosto 2010

Lo statuto dei lavoratori secondo Marchionne!!

Un telegramma della Fiat di Marchionne ingiunge a tre lavoratori licenziati e poi reintegrati con ordinanza del giudice, di “non tornare al lavoro”, aggiungendo però che l’azienda “continuerà a rispettare gli obblighi contrattuali”, vale a dire a pagare lo stipendio, almeno fino al giorno del successivo ricorso (6 ottobre).

Il giudice aveva constatato il comportamento antisindacale della Fiat, a fronte delle proteste contro la chiusura della fabbrica di Melfi e del conseguente licenziamento dei tre lavoratori.

Fin qui l’aspetto “cronaca” del caso. Ma urgono immediatamente un paio di riflessioni di natura sociale e, se volete, anche politica. La prima impressione, quella di “pelle”, ma anche la più preoccupata, è che quest’azione sia una sorta di ripicca astiosa contro chi ha vinto un round, vale a dire i lavoratori in questione e il sindacato. Dir loro “ti pago basta che non rientri al lavoro” è uno sfregio sprezzante, una mortificazione inaccettabile al lavoro in generale, alla sua dignità.

E’ la riconversione, la degradazione inaccettabile di un valore costituzionale, civile e sociale, al rango di una sorta di compravendita di un qualsiasi prodotto al mercato: ho comprato una mela, fa schifo, non me la mangio ma te la pago lo stesso, alla fine deciderà il giudice. Un do ut des dove il parametro della mercificazione anche degli aspetti fondamentali della vita, come il lavoro, vede la propria prevalenza. Il lavoro quindi, invece di principio fondante della Costituzione, (art. 1) diventa una sorta di variabile indipendente, opinabile, funzionale. Un mero elemento contrattuale da annoverarsi fra le varie ed eventuali.

La seconda impressione è che, ormai da tempo, è il nocciolo di un processo strisciante di trasformazione ideologico-culturale da una visione non solo astratta, ma intesa anche come diritto e diritti, ad una visione genericamente valoriale, e quindi meno normata. Secondo il ministro del welfare Sacconi si deve passare dallo Statuto dei lavoratori, allo Statuto dei lavori; ma questo presuppone, ovviamente, che al centro del discorso non vi sia più l’uomo, con la sua dignità e il suo diritti, bensì una fumosa concezione dell’attività lavoro, che non necessariamente riverbera in maniera positiva sull’uomo e la propria condizione umana. Melfi, ne è appunto un segnale significativo. Non dimentichiamoci che l’intera concezione del diritto del lavoro, parte e si sviluppa su una coordinata, che è anche un assunto fondante: il diritto del lavoro è nato per sanare una condizione di sbilanciamento fra le esigenze-pretese del datore di lavoro, e l’esigenza di tutela del prestatore di lavoro, il quale si è trovato e si trova tutt’ora, comunque, in una condizione di “contraente debole”.

Il tentativo costante di ridimensionamento del sindacato (che pure ha le sue colpe); l’annunciata revisione dello Statuto, la precarizzazione del mondo del lavoro, la frammentazione dei contratti e quant’altro, sono tutti segnali che proprio il ministro ex socialista Sacconi sta mettendo in campo, lasciando dietro di sé una scia, una traccia, assolutamente evidente: egli è diventato uno dei pochissimi ministri del lavoro della storia repubblicana che non solo tende a non tutelare gli interessi e i diritti dei lavoratori in quanto uomini e donne; ma sovente non assume nemmeno una posizione mediana, di compromesso e di sintesi, come si conviene al ruolo governativo che dovrebbe esercitare.

La diffida di Melfi ai tre lavoratori non è quindi un caso, ma nasce da questo clima, da una condizione generale di precarietà dell’esistente e di grande incertezza per il futuro: lavoro esistente precario da una parte, e disoccupazione in costante aumento dall’altra. E non siamo sicuri che tutto questo dipenda dalla crisi economica; è più ragionevole pensare, che questo dipenda anche e soprattutto dalla politica.

lunedì 16 agosto 2010

Ampugnano e le consulenze d'oro!

postato da PRC Sovicille

Il Bilancio del 2009, quello in cui la presenza di Galaxy ha gravato di più, è stato in assoluto il peggiore di sempre, con ricavi effettivi inferiori ad una bar di paese 132.000 euro, ancora meno dell'anno prima, mentre i costi salgono inspiegabilmente a 2.359.000 euro, 781.000 in più del 2008!

Meno si guadagna e più si spende!

Ma ci vuole poco a capire cosa è successo per arrivare a questo risultato, a pag. 48 del bilancio, spuntano consulenze per oltre 600.000 euro, (ma al contempo non sono state svolte attività di ricerca e sviluppo, pag.50).

A chi sono andate queste consulenze? Chi le ha procurate? Nonostante che il 20% delle quote sia saldamente in mano pubblica non è dato sapere nulla di ciò che accade in quell'aeroporto.

Si viene inoltre a scoprire che in data 16 ottobre 2009, il CDA ha avviato una procedura di richiamo del capitale sociale per complessivi 9 milioni di euro da versarsi in due tranches pari rispettivamente a 3 milioni con scadenza il 30 novembre 2009 e 6 milioni il 31 di marzo 2010.

Tutti i soci a giugno di quest'anno avevano versato i decimi richiamati, tranne il socio di maggioranza Galaxy che detiene il 56,38% di quote.

Ma l'operazione Galaxy non era stata fatta proprio per alleggerire i costi alle amministrazioni locali?

Nutriamo forti perplessità anche sull'operato del Collegio Sindacale il quale nella sua Relazione allegata al Bilancio dichiara:

....."abbiamo ottenuto dall'Organo Amministrativo, con periodicità trimestrale, informazioni sull'attività svolta e sulle operazioni di maggior rilievo economico, finanziario e patrimoniale effettuate dalla società e possiamo ragionevolmente assicurare che le azioni deliberate e poste in essere sono conformi alla legge ed allo statuto sociale e non sono manifestatamente imprudenti, azzardate, in potenziale conflitto di interesse o in contrasto con le delibere assunte dall'assemblea o tali da compromettere l'integrità del patrimonio sociale".

Noi invece pensiamo proprio che queste cifre compromettano e come, l'integrità del patrimonio sociale, soprattutto in considerazione del fatto che Galaxy a giugno non aveva ancora messo un euro nell'operazione!

Curioso il fatto che nell'anno 2009 sia stato assunto un legale, il cui costo, se sommato ai 123.000 euro spesi consulenze legali, supera di gran lunga il ricavo d'esercizio!

Chiediamo al Presidente Machetti come fa ad essere così ottimista sul futuro di questa struttura ora che il GIP di Siena, Francesco Bagnai, ha convalidato il sequestro delle quote Galaxy. Quali iniziative intende prendere rispetto al mancato versamento dei decimi sottoscritti dal socio di maggioranza Galaxy, (circa 5 milioni dei 9 richiamati) e se le consulenze legali e l'assunzione di un legale servono a recuperare i quattrini promessi?


ANTONIO FALCONE CAPOGRUPPO RC-COMUNISTI ITALIANI PROVINCIA DI SIENA
FRANCESCO ANDREINI CAPOGRUPPO RC COMUNE DI SIENA
ANGELA BINDI CAPOGRUPPO RC COMUNE DI SOVICILLE

giovedì 12 agosto 2010

12 agosto, Sant'Anna di Stazzema

Per non dimenticare

Gli orrori di una guerra, di tutte le guerre

A Sant’Anna di Stazzema, la mattina del 12 agosto 1944, si consumò uno dei più atroci crimini commessi ai danni delle popolazioni civili nel secondo dopoguerra in Italia.

La furia omicida dei nazi-fascisti si abbattè, improvvisa e implacabile, su tutto e su tutti. Nel giro di poche ore, nei borghi del piccolo paese, alla Vaccareccia, alle Case, al Moco, al Pero, ai Coletti, centinaia e centinaia di corpi rimasero a terra, senza vita, trucidati, bruciati, straziati.

Quel mattino di agosto a Sant’Anna uccisero i nonni, le madri, uccisero i figli e i nipoti. Uccisero i paesani ed uccisero gli sfollati, i tanti saliti, quassù, in cerca di un rifugio dalla guerra. Uccisero Anna, l’ultima nata nel paese di appena 20 giorni, uccisero Evelina, che quel mattino aveva le doglie del parto, uccisero Genny, la giovane madre che, prima di morire, per difendere il suo piccolo Mario, scagliò il suo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle, uccisero il prete Innocenzo, che implorava i soldati nazisti perché risparmiassero la sua gente, uccisero gli otto fratellini Tucci, con la loro mamma. 560 ne uccisero, senza pietà in preda ad una cieca furia omicida. Indifesi, senza responsabilità, senza colpe. E poi il fuoco, a distruggere i corpi, le case, le stalle, gli animali, le masserizie. A Sant’Anna, quel giorno, uccisero l’umanità intera.

La strage di Sant’Anna di Stazzema desta ancora oggi un senso di sgomento e di profonda desolazione civile e morale, poiché rappresenta una delle pagine più brutali della barbarie nazifascista, il cancro che aveva colpito l’Europa e che devastò i valori della democrazia e della tolleranza. Rappresentò un odioso oltraggio compiuto ai danni della dignità umana. Quel giorno l’uomo decise di negare se stesso, di rinunciare alla difesa ed al rispetto della persona e dei diritti in essa radicati.

martedì 10 agosto 2010

Il disinfettante elimina le zanzare, ma è nocivo anche per l'uomo?

Anche quest’anno sono in atto le disinfestazioni nel comune di Monteriggioni contro la zanzara tigre, concordate con l’ufficio prevenzione e igiene dell’USL 7, si capisce!! tanto che stamani c’è stato l’ennesima insufflazione di pesticida nel territorio comunale come da programma, e stasera ci sono in giro le zanzare come se nulla fosse successo, oserei dire come da programma, o forse non erano state avvertite che passavano…,
Comunque l’incontro con la popolazione c’è stato e lì sono stati illustrati tutti gli interventi preventivi in ambito domestico, “dove ognuno di noi deve provvedere a mettere in atto per ovviare a questo problema”.
Sono state date spiegazioni sul ciclo biologico della zanzara tigre, agli ambienti favorevoli alla sua proliferazione e gli interventi possibili da adottare sul territorio, per prevenire e contrastare quanto più possibile il fenomeno, poi come si evince dall’articolo, la ditta incaricata “ disinfestazioni Toscane” ha illustrato che i prodotti usati sono innocui e che il cittadino deve stare tranquillo, se non attuare dei piccoli accorgimenti, cioè, tenere chiuse le finestre e non stendere panni all’esterno e tenere gli animali domestici in locali chiusi.
Quindi tanto innocui non sono, se bisogna barricarsi in casa e tenere al riparo anche gli animali domestici, non vorrei che i disinfestanti fossero a base di piretrine o piretroidi.


Scopriamo in che misura queste sostanze possono essere nocive per l'uomo.
Le piretrine sono composti naturali con proprietà insetticida che si trovano nel piretro, l'estratto di certe specie di crisantemi. Sono spesso usate negli insetticidi casalinghi e per il controllo dei parassiti sugli animali domestici o sul bestiame.
I piretroidi sono una sintesi chimica molto simile alle piretrine ma molto più tossica e persistente nell'ambiente. Sono stati sintetizzati più di mille piretroidi ma meno di una dozzina sono quelli correntemente usati. Permetrina, Deltametrina, Alletrina, Esbiotrina, Cipimetrina sono i nomi che spesso troverete tra i composti degli insetticidi disponibili nei banchi dei supermercati, dai normali spray alle piastrine e liquidi da collegare alla presa elettrica.

In zone infestate da gravi malattie endemiche di cui le zanzare sono vettore (Malaria, Dengue) sostanze a base di permetrina vengono comunemente usate per impregnare le zanzariere o gli abiti al fine di offrire uno scudo ancora più efficace contro questi pericoli. Alcuni dei prodotti antiparassitari da applicare direttamente sugli animali domestici, in particolare cani, sono a base di permetrina. Allo stesso modo si utilizzano prodotti simili per il trattamento delle infestazioni da pidocchi sugli esseri umani, anche bambini.
Alte dosi di queste sostanze possono causare vertigini, malditesta, nausea, spasmi muscolari, debolezza, perdita di conoscenza e convulsioni.

Cosa accade alle piretrine e ai piretroidi quando si diffondono nell'ambiente?

I piretroidi entrano nell'ambiente principalmente a causa del loro utilizzo come insetticidi.
Nell'aria, tutte le piretrine e molti dei piretroidi si degradano rapidamente (1-2 giorni) a causa della luce solare e di altri fenomeni naturali.
Le piretrine e i piretroidi si depositano al suolo e vengono degradati da microorganismi contenuti nella terra e nell'acqua, solitamente non filtrano nel sottosuolo raggiungendo le falde acquifere.

Come si può essere esposti a piretrine e piretroidi?

Solitamente piretrine e piretroidi entrano nel corpo quando si ingeriscono cibi contaminati da queste sostanze chimiche.
Possono anche essere respirati o assorbiti attraverso la pelle. L'uso di prodotti che contengono queste sostanze possono aumentare ovviamente i rischi si esposizione. Sono tra questi gli insetticidi, shampoo o antiparassitari per animali domestici, trattamenti per la pelle e repellenti per zanzare.

Come piretrine e piretoridi possono influenzare la salute?

Piretrine e piretroidi interferiscono con le funzionalità del sistema nervoso. L'esposizione a livelli molto alti di queste sostanze possono causare vertigini, malditesta, nausea, spasmi muscolari, debolezza, perdita di conoscenza e convulsioni. Non ci sono prove che piretrine e piretroidi possano colpire la capacità riproduttiva degli esseri umani ma alcuni studi hanno evidenziato una riduzione della fertilità sugli animali.

Piretrine e piretroidi possono causare il cancro?

Non ci sono prove che pirerine e piretroidi possano causare il cancro in uomini o animali. Studi effettuati dalla International Agency for Research on Cancer (IARC) hanno determinato che la possibilità di causare il cancro sugli esseri umani per tre piretroidi (deltametrina, fenvalerate, permetrina) non è classificabile.
Come piretrine e piretroidi possono colpire i bambini?
E' plausibile che gli effetti sulla salute relativi ai bambini esposti ad alte dosi di piretrine e piretroidi siano simili a quelli degli adulti. Non è chiaro come i bambini si differenzino dagli adulti nella reazione a queste sostanze chimiche.
Non sono stati osservati malformazioni difetti alla nascità per le donne esposte a piretrine e piretroidi.

Come si possono ridurre i rischi di esposizione per piretrine e piretroidi?

L'esposizione si può ridurre facendo particolare attenzione quando si utilizzano insetticidi che contengono queste sostanze intorno alla casa, sugli animali domestici e riponendo queste sostanze in luoghi sicuri.
Alcuni piretroidi sono irrorati per controllare l'infestazione di zanzare durante il periodo primaverile ed estivo. Rimanere in casa e chiudere le finestre durante queste operazioni diminuisce l'esposizione.
Un ulteriore modo per minimizzare possibili esposizioni è quello di lavare frutta e verdura prima di mangiarla. Assicurarsi inoltre che i bambini si lavino le mani prima di mangiare e fare attenzione che non ingeriscano la terra.

C'è un esame medico capace di evidenziare la presenza di piretrine e piretroidi nell'organismo?

Queste sostanze possono essere trovati nel sangue e nelle urine , ma solo pochi giorni dopo l'esposizione. Questi test non sono disponibili in farmacia, ma devono essere svolti presso laboratori specializzati.
Esistono limiti raccomandati per proteggere la salute umana?
La Occupational Safety and Health Administration (OSHA) ha stabilito in 5 milligrammi di piretrine per metro cubo di aria su 40 ore di lavoro settimanali il limite di concentrazione di questa sostanza sui luoghi di lavoro.
La EPA americana raccomanda una esposizione giornaliera per dieci piretroidi differenti che oscilla tra 0,005 e 0,05 mg per kg di peso corporeo al giorno.

Cosa succede agli altri insetti?

Piretrine e piretroidi non sono selettivi nei confronti delle zanzare. Per cui quando si "spruzza" un insetticida nell'ambiente vengono colpiti tutti gli insetti che transitano o sono presenti nell'area trattata, tanto quelli utili quanto quelli dannosi. Perciò quando si utilizzano questi prodotti all'aperto occorre fare particolarmente attenzione a non trattare piante in fiore, altrimenti si colpiranno gli insetti pronubi, api comprese, che sono tra l'altro tra i pochi insetti protetti dalle leggi italiane

Forse tutte queste informazioni non sono state date all’assemblea, o probabilmente sono sfuggite alla ditta incaricata, che cercava soltanto di tranquillizzare i presenti sulla non nocività, e mi sembrava doveroso farlo presente in modo che ognuno potrà fare la sua valutazione sulla opportunità delle disinfestazioni e soprattutto valutare con tutte le informazioni a disposizione se questi prodotti sono o non sono da considerarsi nocivi e se una maggiore consapevolezza non porti ad una soluzione con metodi biologici che tanto auspichiamo.

Sotto riporto un articolo interessante del Prof. Campanella che ricopre la Carica di Presidente eletto della Società Chimica Italiana.

Il disinfettante elimina le zanzare, ma è nocivo anche per l'uomo.

Il Prof. Campanella richiama l'attenzione di cittadini ed istituzioni: le sostanze irrorate a Roma contro le zanzare provocano danni cerebrali e sono cancerogene.
Per avere una visione più ampia e scientifica del problema zanzare, abbiamo intervistato il Professor Luigi Campanella, ordinario di Chimica dell' Ambiente e dei Beni Culturali e docente di Chimica Analitica e di Chimica degli Alimenti all'Università "La Sapienza" di Roma.

D. Professore, ci può descrivere quali sono i problemi legati alla diffusione nell'ambiente di composti come i pesticidi, usati nella lotta contro la zanzara tigre?

"C'è da dire che ci sono tre fattori di cui si deve tenere conto a riguardo: la tossicità, la degradabilità e la sinergia. Tossicità significa che non esistono composti selettivi, quindi, quando si utilizza una sostanza per attaccare un sistema biologico, in questo caso la zanzara tigre, se essa danneggia quell' organismo attraverso un meccanismo, ne danneggierà sicuramente anche degli altri, poichè non c'è la selettività dei composti rispetto al sistema biologico colpito.

La degradabilità sta a significare che un composto lasciato nell' ambiente ha un tempo di vita ed interagisce con tutto quello che capita; se il tempo di vita fosse un minuto, le probabilità che il pesticida danneggi qualcosa sarebbero minime...ma se fosse una settimana o un mese, le cose cambierebbero. Bisogna scegliere composti che abbiano tempi di vita bassi, perchè questo riduce il rischio.Ciò non viene quasi mai considerato. La sinergia infine vuol dire che quando immettiamo una sostanza nell'ambiente, essendoci altri composti, può generarsi un'esaltazione o al contrario un antagonismo fra l'effetto che si avrebbe se quella sostanza fosse sola e quello che si ha quando la sostanza è smaltita in un ambiente che già ne contiene delle altre. Nella nostra atmosfera ci sono idrocarburi, PCB, IPA, pesticidi, metalli pesanti e la somma di questi elementi può essere più pericolosa di quello che noi immaginiamo...la scelta perciò deve essere molto oculata."

D. Quali effetti queste sostanze hanno sull'uomo e su alcuni enzimi prodotti dall'organismo?

"Le sostanze attualmente irrorate nell'ambiente hanno un effetto inibitore su alcuni importantissimi enzimi come la colinesterasi, predisposta alla trasmissione del segnale neuro, provocando danni incalcolabili alle funzioni cerebrali. Altrettanto preoccupante è l'effetto sulle superossidodismutasi, sentinelle preposte a proteggerci dallo stress ossidativo, cioè il primo stadio di malattie gravissime come l'alzheimer, il parkinson o il cancro."

D. Pensa ci possano essere soluzione alternative alla lotta alla zanzara tigre che non siano aggressive come nel caso dei pesticidi?

"Sicuramente si...Ci sono sistemi biologici, per esempio dei batteri, che emettono sostanze tossiche per la zanzara tigre e non per l'uomo; sono sostanze che però non vengono prodotte industrialmente poichè c'è un costo di produzione elevato. Il grande vantaggio è che contrasterebbero la zanzara in modo totalmente naturale. Altra metodologia è quella dell'uso di microonde, sterilizzatrici dell'insetto; a tale proposito si potrebbero creare delle trappole per le larve, magari nell'acqua, per poi, una volta concentratesi in gran numero, intervenire con la sterilizzazione."

Probabilmente i pesticidi usati a Roma non sono da paragonare al ciclo di disinfestazioni che si sta svolgendo nel nostro comune, ma ci deve far riflettere sugli effetti collaterali che questi prodotti possono causare alla nostra salute,valutare i costi / benefici di ogni intervento, anche se rimane il quesito, meglio una puntura oggi o una malattia domani?

martedì 3 agosto 2010

Nessuno tocchi Caino....

I numeri del Rapporto annuale di Nessuno Tocchi Caino dicono che, pur in un’evoluzione planetaria positiva, siamo lontani dall’abolizione giuridica internazionale della pena di morte. Resiste, dunque, questa interpretazione primitiva della giustizia. Sono state 5.679 le esecuzioni nel 2009. Il primato spetta alla Cina, seguita da Iran e Iraq. La morte di Saddam, a quanto pare, non ha fermato la mano del boia e ha lasciato intatte dinamiche e procedure della tirannide che sembrava esser stata sepolta insieme a lui.

Il premio per l’impegno sul fronte della politica “abolizionista” 2010 é stato riconosciuto a Jean Ping, ora Presidente della Commissione dell’Unione Africana. Da ministro degli Esteri del Gabon ha proposto l’abolizione della pena capitale e con il suo tenace lavoro ha contribuito favorevolmente al successo della risoluzione ONU sulla moratoria internazionale del 2007. Un protagonista assoluto degli ultimi anni che ha contribuito a traguardi importanti proprio nel cuore della sua Africa, flagellata dalle mattanze tribali. Ruanda, Burundi e Togo hanno abolito la pena di morte.

Singolare e di assoluto valore che proprio nei paesi delle guerre fratricide si sia riusciti a raggiungere questa maturità politica da parte dei governi. Altrettanto difficile da tollerare invece che, in Europa, il governo della Bielorussia continui a prevederla impunemente. Nei primi mesi del 2010 sono stati messi a morte due uomini per omicidio.

Al governo del presidente Aleksandr Lukašenko, amico del nostro premier, cui sono state aperte le porte dell’Italia in cambio degli archivi del Kgb, bisognerebbe sottoporre l’urgenza di cancellare la barbara pratica della pena capitale. Il nostro governo non solo non ha fatto granché in questa direzione, ma il nostro Presidente del Consiglio l’ha addirittura declamato come leader amatissimo dal popolo, a sfregio delle pesanti accuse di brogli elettorali.

Esiste un rapporto causale e quasi diretto tra la presenza di governi autoritari, dittature esplicite o mascherate, e la presenza della pena di morte. Sono i numeri a confermarlo. Dei 43 paesi che hanno in vigore la condanna capitale, 36 sono paesi con dittatura o illiberali ed è a questi che spetta il primato delle esecuzioni compiute nell’anno. Le democrazie liberali, invece, che figurano in questa lista nera sono gli Stati Uniti, il Giappone e il Botswana. Si potrebbe poi aggiungere, con molte ragioni, la lunghissima lista dei milioni di persone che muoiono per non riuscire a vivere, per colpa di un sistema internazionale costruito su misura per l’opulenza del Nord, che prevede l’impossibilità di accesso a cibo, acqua e medicine, oltre che a tecnologie e aiuti al Sud. Ma questo è tema più generale che nulla toglie alla barbarie della vendetta di Stato.

E’ chiaro, in termini squisitamente numerici, che abolire la pena di morte significa costruire una cultura della democrazia e del diritto laddove non c’è. Più difficile è capire cosa fare in quei paesi, come gli Stati Uniti, dove le carte del diritto esistono già e da diverso tempo. E’, con buona probabilità, una cultura solida dei diritti individuali inalienabili a mancare in un paese come gli USA, che del resto non perdona i poveri, i maledetti della terra e i colpevoli. Il Santo Padre, difensore per eccellenza della vita di tutti anche dei reietti, potrebbe occuparsi di più di gente in carne ed ossa tenuta anni nel braccio della morte, invece che degli embrioni che non diventeranno mai bambini.

La lista degli ultimi condannati è lunga. Corea del Nord per motivi politici, Texas, Iran per traffico di droga. Tanti quelli che attendono una grazia, che non arriverà. Tra i condannati c’é anche la storia di Faith Amoro, 23 anni nigeriana, rimpatriata dall’Italia dopo che le è stato negato il diritto d’asilo. Rischia di essere condannata a morte nel suo paese con l’accusa di aver ucciso l’uomo che ha tentato di stuprarla.

L’Italia dovrà fare qualcosa di più che sperare in un atto di clemenza del governo nigeriano e accendere le candele della protesta silenziosa sotto gli archi del Colosseo. Caino come Barabba o vittime come Faith continuano a morire in moltissime parti del mondo senza che questo lavi le loro colpe, consoli le vittime o ci restituisca anche solo la sensazione di vivere in un mondo più umano.

lunedì 2 agosto 2010

Bologna, 2 Agosto 1980

Quel 2 di agosto del 1980 alla stazione di Bologna, doveva essere una giornata particolare, non come le altre, perché contrassegnata dalla felicità, dalla leggerezza, forse dalla spensieratezza di una partenza agostana per le vacanze; come tutti gli anni, come sempre. E invece dentro quella sala d’aspetto, alle 10.25, un’esplosione di terrificante potenza che devasta un’intera ala dell’edificio. Poi solo macerie, corpi inerti, urla e strazio, brandelli di carne sparsi in ogni dove; impossibilità a capire, voglia di aiutare e di soccorrere, ma senza sapere bene dove mettere le mani. Poi accuse di responsabiltà, infiniti depistaggi, ambiguità e segreti di Stato che ancora sopravvivono, indifferenti alla verità e al più basilare senso della giustizia.

Oltre 20 chili di esplosivo, di puro odio, per annichilire un’intera città. Che pure, passato il primo momento, reagisce orgogliosa e mette in moto una macchina imponente di soccorsi, aiuti, solidarietà, nel più puro stile romagnolo.

Quindi, ogni anno, tutti gli anni, l’unica cosa che si può fare per sconfiggere l’odio e le sue più perverse articolazioni: il ricordo. La celebrazione italiana della memoria, così come, fatte le debite proporzioni, la Shoah per gli Ebrei.
Una strage nostrana, particolarmente efferata e malvagia, in ricordo di tutte le stragi.

In fondo, a volte, il rito è importante, perché serve per conservare il senso della giustizia, per non abbassare la guardia, per dire sempre, ad ogni pie’ sospinto: “attenzione, mai più…” Per questo soprattutto è importante che lo Stato, ai suoi massimi livelli, quale suprema istituzione di garanzia, sia presente. Senza paura, a testa alta, assumendosi le proprie responsabilità per quello che non ha fatto in passato, ma anche e soprattutto prendendosi le proprie responsabilità per il futuro.

Ed è proprio questo il punto. La presenza dello Stato come garanzia per il futuro.
Alla commemorazione dell’uccisione di Paolo Borsellino, avvenuta il 19 luglio 1992, il governo quest’anno non c’era. Il 2 di agosto a Bologna, alla commemorazione della strage che ricorda tutte le stragi, il governo non c’è. Forse sottovalutazione, forse ignavia, forse paura. Fatto sta che non c’è. Né il Ministro della giustizia, né il Ministro degli interni, né il Presidente del Consiglio, né un oscuro viceministro o sottosegretario qualsiasi (l’esecutivo ne è pieno).

Solo la patetica presenza di un funzionario, l’ottimo Prefetto Trenfaglia, che, in quanto tale, in puro stile prefettizio (e altro non potrebbe fare) si limiterà a leggere un comunicato dove, immaginiamo, le virgole avranno un peso preponderante rispetto ad una decisione, ad una presa di posizione. Ma lui non c’entra.

Allora il pensiero va proprio a un conterraneo di Borsellino, Leonardo Sciascia, alla sua celeberrima categorizzazione della natura umana, così efficacemente menzionata nel suo romanzo più famoso, “Il giorno della civetta”: “uomini, mezz’uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà”.

Il Prefetto non c’entra, ma per tutti gli altri scegliete voi l’appartenenza più consona. Noi un’idea ce la siamo già fatta.