Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

venerdì 15 ottobre 2010

Domani con la FIOM, per i diritti, per la democrazia

Manca un giorno alla manifestazione del 16 ottobre. Un appuntamento carico di un significato straordinario e che può aprire una fase nuova in questo paese. Può farlo perché coglie fino in fondo la natura dell’attacco che viene portato e di questo investe il complesso della società e della politica. Può farlo perché promette di durare, oltre il 16 ottobre.

Gli scenari che abbiamo di fronte in Italia ed in Europa sono segnati dalla scelta di fondo delle classi dominanti di non rimettere in discussione il modello di sviluppo che ha portato alla crisi, e di produrre, all’opposto un salto di qualità pesantemente regressivo di quello stesso modello. La dimensione dei tagli decisi dai diversi governi europei, la revisione del patto di stabilità in corso d’opera, accentuano drammaticamente il carattere liberista ed oligarchico dell’Unione.

La scelta neomercantilista per cui si dovrebbe uscire dalla crisi orientando tutte le economie all’esportazione, senza sapere chi dovrebbe comprare, ma con una competizione sempre più aspra sulle condizioni di lavoro e i diritti sociali, è tanto illusoria quanto distruttiva. E’ una scelta incompatibile con i diritti del lavoro, il sistema di welfare, la democrazia costituzionale.
Di questo si tratta e del fatto che l’Italia rappresenta in questo contesto, la punta più estrema dell’attacco in corso. Lo è per le caratteristiche che si sono sedimentate nel tempo della sua struttura economica e sociale. Per la lunga assenza di politiche industriale e una competizione da tempo giocata sulla compressione dei costi e delle condizioni di lavoro.

Per l’iniquità della struttura fiscale, che ha comportato al tempo stesso un debito pubblico oggi al 120 per cento del Pil e uno stato sociale sottofinanziato rispetto al resto d’Europa. Lo è per il quadro politico e sindacale da cui il nostro paese è segnato: l’asse Berlusconi-Marchionne al governo, la scomparsa della sinistra dal Parlamento, la scelta di Cisl e Uil di un modello di sindacato che niente ha più a che vedere con l’organizzazione e la rappresentanza dei lavoratori. Il sindacato della bilateralità che si candida, nella crisi, alla privatizzazione del welfare, il patto neo-corporativo con cui padronato e sindacati insieme gestiscono collocamento, formazione, ammortizzatori sociali, sanità, previdenza… Il valore che assume la mobilitazione contro questo disegno è un valore generale.
E’ la difesa e la riconquista del contratto collettivo come legame solidale delle lavoratrici e dei lavoratori, contro il disegno di frammentare e dividere, fabbrica per fabbrica, lavoratore per lavoratore. E’ la difesa del diritti del lavoro e del carattere progressivo del conflitto sociale, che è matrice di fondo della nostra Costituzione. E’ il rifiuto di assoggettare la società tutta al comando unilaterale dell’impresa.

In questo appuntamento in molte e molti si stanno riconoscendo. Per il ruolo che ha svolto e svolge la Fiom, dalla Innse a Pomigliano, alle tante realtà produttive meno note, dove delegati sindacali, spesso giovani ragazzi, sono un presidio di organizzazione dei lavoratori, di democrazia quotidiana e sostanziale. Perché la valenza generale della mobilitazione del 16, i diritti del lavoro e la democrazia in un nesso inscindibile, è stato compreso. Perché le lavoratrici e i lavoratori della scuola, gli studenti, sanno che la lotta contro Marchionne è l’altra faccia della medaglia della lotta contro la Gelmini. Perché i comitati per l’acqua pubblica, le associazioni ambientaliste e pacifiste, Libera, Emergency, l’Arci, l’Anpi saranno in piazza per un altro modello di sviluppo.

Durare è decisivo. Durare per battere il disegno regressivo in campo nel nostro paese e su scala continentale. Durare con la messa in campo dello sciopero generale. Durare con la capacità di progettare un altro modello di sviluppo, che ridistribuisca ricchezza e potere, che riconverta produzione e consumo, dentro un’idea di democratizzazione radicale della società.
In molti territori si sono costituiti i Comitati 16 ottobre a sostegno della manifestazione. Ci siamo spesi come partito e come federazione, anche noi, da mesi e con assoluta generosità per quest’appuntamento, prendendo l’iniziativa, tessendo e ritessendo relazioni. In molte realtà c’è la richiesta che a fronte della durezza della crisi i lavoratori non vengano lasciati soli nella lotta per la difesa dei posti di lavoro. C’è la richiesta di costruire collettivamente resistenza ai processi pesantissimi di ristrutturazione, e capacità di progettare alternative di sviluppo e di vita, socialmente e ambientalmente sostenibili.


Proviamo a farlo. Proviamo a consolidare queste esperienze. A fare in modo come è positivamente avvenuto in tante realtà che le diverse espressioni della sinistra politica, associazioni e movimenti che si battono per un’alternativa agli esiti distruttivi della globalizzazione liberista non si perdano di vista. E nel fare, nella difesa dei posti di lavoro e dei diritti del lavoro, nelle pratiche di solidarietà e nella capacità di progetto, rimettiamo all’ordine del giorno che cambiare è necessario e possibile.

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