Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

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venerdì 1 aprile 2011

I quarantaquattro giorni del governo senza fare nulla


Roberto Maroni, ministro dell'Interno, il 14 febbraio di quest'anno annuncia che ci si attende un esodo biblico. Su varie fonti di informazione le stime del Viminale parlano di cinquantamila persone attese sull'isoletta ( dove in un primo tempo c'erano otto carabinieri ad attendere a piè fermo migliaia di persone). La guerra in Libia non era ancora cominciata, formalmente. Cosa si stesse muovendo a livello di intelligence nel regime di Gheddafi è cosa che deve ancora essere raccontata.

Quarantaquattro giorni dopo a Lampedusa ci sono migliaia di persone, una manifestazione di protesta che blocca il porto, cassonetti per le strade, focolai di una rivolta più che annunciata. Condizioni sanitarie inaccettabili e un consiglio dei ministri convocato nelle prossime quarantotto ore. Quarantotto.

Il quesito più elementare riguarda una professione, quella di chi fa il ministro dell'Interno e la sua squadra dai sottosegretari ai portaborse: "Come affronta un 'esodo biblico annunciato' il dicastero preposto anche a eventualità straordinarie, ma reali, possibili?".

Non è una domanda banale, nemmeno tanto retorica. La risposta arriva a quarantaquattro giorni di distanza: costruiamo delle tendopoli. Mandiamo delle navi traghetto da diecimila posti ciascuna per l'evacuazione. Ma, afferma il Viminale, non sappiamo che cosa potrebbe accadere rispetto agli effetti migratori del conflitto in Libia.

La fiction che sorbiamo da anni sui film più avanzati tecnologicamente, ci insegna che l'universo dei satelliti sparsi poco sopra l'atmosfera terrestre è capace di fotografare nei minimi dettagli cosa accade in un determinato posto in ogni minuto della nostra esistenza. I radar umani e tecnologici del ministero, evidentemente, sono spenti.

Oppure. Un'emergenza che crea problemi e rivolte contro chi scappa e cerca una via di fuga sull'altra sponda del Mediterraneo è uno strumento utile, politicamente parlando. Utile come arma di pressione per i soci dell'Unione europea - i Paesi nordici sarebbero sordi all'idea di condividere un intervento di accoglienza - e soprattutto come strategia politica che fa leva sulla stanchezza di chi si vede letteralmente invaso da chi sta male e cerca una via di fuga.

Sentita al bar: "E questi pretendono addirittura che gli si dia da mangiare: dobbiamo anche apparecchiare la tavola?". Bersaglio centrato.

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