Care italiane e italiani. Ho deciso per questa sera, e in via del tutto  eccezionale di parlare fino alla mezzanotte, tanto sono consapevole che  almeno un quarto di voi non farà il tradizionale cenone, un altro 50% si  accontenterà di un piatto di pasta col tonno e due olive, mentre una  parte piccola ma che mi sta molto a cuore del Paese se la spassa nelle  mete esotiche e non ha tempo di ascoltare la mia omelia.
Lo so… il  momento è difficile. Anche io, sto pagando duramente la crisi e stasera  avrò con me un cameriere in meno, ma tagliare le spese è necessario e  voglio dare l’esempio. È stato un anno duro. Pensavo di poter continuare  a dormire serenamente e invece mi è toccato firmare, firmare e firmare  un sacco di fogli che mi portava in continuazione il precedente premier. 
Avevo fretta, dovevo riflettere sui 150 anni dell’Unità d’Italia e non  potevo certo mettermi a sfogliare leggi e leggine. Per un mese intero,  fra il novembre e il dicembre del 2010 ho avuto un forte crampo alla  mano, a furia di firmare, tanto che le malelingue che sempre abbondano  da queste parti, hanno sostenuto si trattasse di un pretesto per dare il  tempo al Presidente Berlusconi di acquistare alcuni parlamentari e  mantenere in vita il governo.
Ma la Storia dimenticherà simili illazioni  e si ricorderà di come, sprezzante del pericolo e del caldo estivo, io  sia tornato a firmare, firmare e firmare, manovre e correzioni di  bilancio, anche mentre molti compatrioti stavano beatamente a riposo.  Cosa? Non in ferie ma disoccupati o in cassa integrazione? Beh, sempre  di riposo si tratta.
Poi mi è toccato anche l’infausto compito di  traghettare il Paese, una fatica non da poco per uno della mia età,  verso questo nuovo governo di banchieri che mi ha spiegato come  garantendo alle banche di poter continuare a speculare si possa salvare  l’Italia. Io ad essere sincero non ci avevo capito molto, stavo facendo  la pennica pomeridiana, ma mi sono fidato di questo signore col loden e  ho contribuito così al benessere del Paese.
Non ho ancora ben capito con  quale analcolico si faccia lo spread e perché schizzi sempre, ogni  sera, prima di coricarmi, vado a rassicurare i mercati e in fondo mi  sento ringiovanito. Così giovane che sto già pensando di restare in  questa casetta di sole 1200 stanze per altri 7 anni. Si costa più di  Buckingam Palace ma ne va dell’immagine del Paese che mi è tanto caro.  Mi è tornata la stessa voglia di lavorare di quando ero iscritto al PCIA  ( una sezione particolare del PCI) e facevo le scarpe a Berlinguer, ora  sto cercando di unire il paese in un unico grande partito, che copra  quasi l’intero arco parlamentare. Mi piacerebbe lasciare solo poche  briciole a quelli col fazzoletto verde, che altrimenti non posso andare  oltre Bologna e levarmi dalle scatole anche i guastafeste alla Di Pietro  e compagnia, come sono riuscito a fare, grazie al fido Veltroni e alle  loro nefaste abitudini, con i comunisti. Per il prossimo anno care e  cari italiani vi preparerò una bella nuova legge elettorale, moderna e  adatta a farci stare in Europa.
Potranno votare tutti, anche i cittadini  stranieri a patto che abbiano un reddito non inferiore a quello di Pato  ( noto giocatore del Milan) e avranno diritto di cittadinanza anche i  bambini immigrati nati e cresciuti in Italia come doveva già permettere  una legge emanata nel 1998 da due ministri uno dei quali mio omonimo.
L’estensione del diritto di voto ovviamente – dovendo fare sacrifici –  comporterà la riduzione del numero dei partiti, che saranno 1. Intendo  poi aiutare il governo nella riforma del diritto del lavoro. Ha ragione  l’onorevole Bersani  quando dice che l’Articolo 18 dello Statuto dei  lavoratori non va toccato. Si sta operando per abolire infatti l’intero  Statuto e sostituirlo con una legge composta da un solo articolo che  recita pressappoco così “Io sono il padrone e faccio quello che mi  pare”. Ne guadagneremo in competitività. Raddoppieremo le missioni  militari e i finanziamenti alle scuole private, come richiestomi da Sua  Santità, in compenso, ci sarà un drastico taglio alle spese inutili come  ospedali e scuole pubbliche, pensioni, salari e interventi in favore di  precari e disoccupati. Spero solo che i sindacati non vogliano  alimentare pretestuose motivazioni per alzare il conflitto sociale. Non  ne vedo la ragione, Bonanni e Angeletti sono disponibili ad  inginocchiarsi ad un tavolo, forse anche la Camuso, la vedo più dura con  quel comunista di Landini.
Spero solo che non mi tocchi scassarmi  l’anno anche stavolta con referendum, movimenti, studenti sfaticati ecc…  e che soprattutto non si facciano rivedere più in giro quelli con la  falce e martello. Sono sessanta anni che tento di levarmeli dalle  scatole e tornano ogni volta, si infiltrano dappertutto, pretendono  addirittura la libertà di informazione e di tenere in vita i loro  giornali con i soldi pubblici. Ma non è meglio spenderli per un bel  cacciabombardiere ultimo modello che per Liberazione?
Autore:          stefano galieni 
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