Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

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venerdì 21 gennaio 2011

Aumenta il peso dei derivati, comuni indebitati!!

I comuni di Verona e Venezia ancora alle prese con Merrill Lynch

Se chiudessero tutti i contratti derivati in essere, le amministrazioni del Nord-Est dovrebbero sborsare 99 milioni di euro. A tanto ammonta il valore di mercato dei prodotti finanziari di questo tipo acquistati da 39 enti locali delle tre regioni.

Le amministrazioni pubbliche non hanno le risorse, oggi, per far questo, e alcune di loro – Verona, Padova, Venezia – rimangono appese a cause o citazioni in giudizio che ne bloccano l'estinzione.

A Verona, in particolare, il municipio guidato da Flavio Tosi intende dimostrare come Merril Lynch, la banca d'affari che nel 2007 ha siglato con la città un derivato di 256,8 milioni, abbia applicato commissioni occulte.

Ma più passa il tempo, più diventa oneroso mantenere ed eventualmente estinguere i derivati.

I dati (della Banca d'Italia) dicono anche che il Veneto risulta essere, in questo senso, tra le regioni più penalizzate d'Italia, poiché nel territorio il rapporto tra il debito del totale degli enti e il valore di mercato dei prodotti è superiore alla media nazionale (1,38% contro l'1,1%). Meglio vanno invece le cose in Friuli-Venezia Giulia e in Trentino-Alto Adige (esente da queste problematiche).
«I classici derivati vanno chiusi appena diminuisce il loro valore di mercato in seguito al calo dei tassi di interesse – dicono gli esperti –. Inoltre, servono consulenze specializzate: la gestione di questi contratti è al limite del dilettantismo»

Il costo dei derivati pesa per 99 milioni

Il costo da sopportare per chiudere una volta per tutte i contratti dei derivati ammonta, per il totale delle 39 amministrazioni del Nord–Est coinvolte, a 99 milioni di euro. La cifra corrisponde al valore di mercato al giugno 2010, secondo i dati della Banca d'Italia. Il peso del danno dei derivati – contratti utilizzati spesso per far cassa "a pronti", a vantaggio dell'amministrazione in carica, e trasferire costi "a termine" quando il governo sarà di altri – sembra essere maggiore rispetto alla media italiana, in particolare sul Veneto, poiché il rapporto tra il debito delle amministrazioni coinvolte e il valore complessivo di mercato dei prodotti acquistati è superiore alla media nazionale.

In Veneto a fine 2009 il debito delle amministrazioni ammontava a 6,484 miliardi. A giugno 2010 se gli enti locali avessero chiuso i contratti derivati accesi nel passato avrebbero dovuto soffrire una perdita pari a 90 milioni. Il rapporto tra questi 2 valori (90 milioni e 6,484 miliardi) è pari all'1,38 per cento. Se confrontato il risultato di questo rapporto con quello medio nazionale (1,1%) se ne ricava un differenziale (1,38% - 1,1% = 0,28%) che indica, essendo maggiore di quello medio nazionale, quanto i derivati stiano producendo nel Veneto danni superiori rispetto alla media nazionale.

Da dicembre 2005 a giugno 2010 si è anche modificato il costo per l'eventuale chiusura delle operazione legate a "derivati": esso è passato dagli iniziali 18 milioni a 90 milioni. Ma il forte incremento è avvenuto negli ultimi mesi (maggiore costo di 30 milioni da fine 2009 a giugno 2010). Spalmando il costo sul numero degli enti pubblici coinvolti si ricava il dato medio per ente: a dicembre 2005 era pari a 621mila euro mentre a giugno scorso era salito a 3 milioni. Altro dato interessante è l'evoluzione di questo costo rispetto a quello medio nazionale. A dicembre 2005 nel Veneto era di 621mila euro contro 1,709 milioni del dato nazionale, mentre a giugno scorso era di 3 milioni contro 3,3 milioni medi nazionali. Quindi la situazione del Veneto è molto peggiorata rispetto al dato medio italiano.

Visto l'elevato costo che necessita una eventuale chiusura di un prodotto derivato, le amministrazioni sono ben lungi dal poterlo fare. Notizie positive arrivano però da due sentenze del tribunale amministrativo. Il 5 novembre scorso il Tar della Toscana ha emesso una sentenza che pare poter offrire agli enti pubblici la possibilità di stracciare i contratti sui derivati qualora dovesse emergere che nel contratto non erano indicati chiaramente dei costi o clausole onerose. Il tribunale amministrativo ha infatti approvato – con effetto retroattivo – l'annullamento in autotutela da parte della provincia di Pisa, dei due swap stipulati nel 2007 con gli istituti di credito Crediop e Depfa come controparti. Il contratto, infatti, sarebbe stato gravato – così hanno rilevato gli esperti esterni contattati dalla provincia di Pisa – da costi occulti per 1,4 milioni di euro. Alla base dell'annullamento, la violazione del "principio di convenienza economica" fissato dalla finanziaria del 2002.

Nei giorni scorsi anche il tribunale civile di Rimini si è pronunciato in senso favorevole ad un ente pubblico che, dopo aver rinegoziato tre contratti di interest rate swap, ha addirittura peggiorato la sua posizione finanziaria. Il giudice ha emesso una sentenza di nullità del contratto stipulato.

Per quanto riguarda Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige la situazione è decisamente migliore rispetto al Veneto. In Friuli-Venezia Giulia a fine 2009 il debito delle amministrazioni ammontava a 2,840 miliardi. A giugno 2010 se le amministrazioni locali avessero chiuso i contratti derivati accesi nel passato avrebbero dovuto soffrire una perdita pari a 9 milioni. Il rapporto tra questi 2 valori (9 milioni e 2,840 miliardi) è pari allo 0,32%, percentuale inferiore alla media nazionale, il che indica quanto i derivati stanno producendo nel Friuli-Venezia Giulia minori danni superiori rispetto alla media nazionale. Da inizio 2010 a giugno, tuttavia, all'opposto di quanto accaduto nel Veneto, in questa regione vi è stato solo un leggero aumento del costo (da 8 a 9 milioni). Per quanto riguarda il costo medio per ente a dicembre 2005 era pari a 3,5 milioni di euro mentre a giugno scorso era sceso a 1 milione (contro 3,3 milioni medi nazionali).

In Trentino-Alto Adige a fine 2009 il debito delle amministrazioni ammontava a 1,169 miliardi. A giugno 2010 le amministrazioni locali non avevano più nessun contratto derivato acceso. Unico caso in Italia assieme alla Valle d'Aosta.

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