Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

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lunedì 15 febbraio 2010

Elezioni Regionali, par condicio, ci pensa il governo...a toglierla di mezzo!!

L'informazione durante la fase più calda della campagna elettorale per le regionali sarà in mano ai Tg nazionali e locali.

È uno degli effetti sostanziali del regolamento approvato martedì, in tarda serata, dalla commissione di Vigilanza.

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è intervenuto ieri per chiedere di «abolire la par condicio, una legge assurda e liberticida.

La mia idea è di assegnare a ogni partito uno spazio proporzionale ai propri voti». Quanto alla decisione della Vigilanza, secondo il premier «ha pesato il fatto che la classe politica si proponga in trasmissione pollaio e che queste risse continue abbiano contribuito molto ad abbassare l'apprezzamento della politica da parte dei cittadini».
La frase-chiave del regolamento varato dalla Vigilanza è questa: «Le trasmissioni d'informazione, con l'eccezione dei notiziari, a partire dal termine ultimo per la presentazione delle candidature, sono disciplinate dalle regole proprie della comunicazione politica». L'opposto, tra l'altro, di quello che stabilisce la legge sul par condicio del 2000 che distingue nettamente la comunicazione politica dalle trasmissioni d'informazione e approfondimento. Il periodo è quello degli ultimi 30 giorni prima del voto regionale, previsto per il 28 e il 29 marzo, inclusi gli eventuali ballottaggi dell'11 e 12 aprile. Secondo Pierluigi Bersani, segretario del Pd, «la decisione della Vigilanza va rivista perché tocca profili di libertà.

La preoccupazione dei radicali è storica ed è quella di vedere garantito l'accesso; la preoccupazione del centrodestra, altrettanto storica, è di chi vuole ovattare la realtà e nascondere i problemi». Di rivedere il testo non se ne parla: «Da parte del Pdl e della Lega c'è indisponibilità a rivedere il regolamento approvato ieri» ha dichiarato Giorgio Lainati dopo una riunione dei gruppi parlamentari.

Nel corso della seduta, del resto, la norma "chiave" è stata prima accantonata e poi votata dal centro-destra dopo una consultazione con Palazzo Chigi. Il presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli, spiega che il regolamento non prevede «la soppressione delle trasmissioni informative, che possono ospitare tribune politiche o essere collocate in altri orari».
Il presidente della Rai, Paolo Garimberti, mette in luce «le ricadute di carattere economico sull'azienda». Per i consiglieri d'opposizione Giorgio Van Straten e Nino Rizzo Nervo «non solo viene compressa l'autonomia editoriale della Rai, ma le inevitabili variazioni di palinsesto determineranno pesanti conseguenze anche sul fronte dei ricavi pubblicitari». Sono scesi in campo anche i conduttori delle trasmissioni d'informazione più popolari da Bruno Vespa a Giovanni Floris, che parla di «ingordigia della politica, che si mangia l'editore», sino a Michele Santoro. Roberto Rao (Udc) sottolinea: «Le responsabilità della delibera è tutta del relatore Marco Beltrandi, del Pdl e della Lega, anche se di certo non hanno giovato all'esito finale le divisioni interne al Pd». L'esclusione dei piccoli partiti dalla prima fase elettorale, radicali compresi, ha provocato alcune divisioni tra i radicali e il Pd: alcuni suoi esponenti sono stati accusati di essersi astenuti sull'emendamento presentato da Lega.
Il testo non è così univoco e chiaro. L'articolo 2 distingue, intanto, la comunicazione politica, «che si realizza mediante le tribune elettorali e politiche» dalle eventuali altre trasmissioni disposte dalla Rai dai programmi d'informazione, compresi gli approfondimenti ricondotti a una testata giornalistica. In tutte le altre trasmissioni nazionali e regionali della Rai è vietata la presenza di candidati «o di esponenti politici» e anche il trattare di «vicende e fatti personali di personaggi politici».
Il primo periodo dell'articolo 6, quello contenente la frase "incriminata" è però ambiguo: i notiziari diffusi dalla Rai e i programmi d'approfondimento «si conformano» non solo al pluralismo e all'imparzialità ma anche «allo specifico criterio della parità di trattamento tra i soggetti e le diverse forze politiche». Quali? Quelle individuate per la comunicazione politica: soggetti politici e candidati governatori con liste presenti in almeno un quarto dell'elettorato coinvolto. La norma rischia di estendersi anche ai Tg? Il regolamento distingue però i telegiornali, tenuti solo alla completezza dell'informazione e alla pluralità dei punti di vista, rispetto alle trasmissioni d'informazione, costrette alle forche caudine della comunicazione politica.

LE REGOLE


I paletti per l'accesso
Nella comunicazione politica è garantito l'accesso, negli ultimi 30 giorni, alle liste dei candidati per il rinnovo dei consigli regionali che interessino almeno un quarto dell'elettorato e ai candidati presidenti sostenuti da liste o coalizioni presenti in almeno un quarto degli elettori


La parità di trattamento
Il tempo va ripartito per metà in parti uguali tra questi soggetti. La parità di trattamento va garantita in un periodo di due settimane di programmazione


Niente politici altrove

È vietata la partecipazione di politici nelle altre trasmissioni, es. Ballarò e Annozero.

1 commento:

  1. Siamo un popolo di pecoroni....ci stiamo "abituando" a tutto ciò che fanno!!!!!!!!!!!!

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