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mercoledì 23 dicembre 2009

Acqua Bene Pubblico da salvaguardare



Mercoledì, 4 novembre 2009, il Senato della Repubblica ha approvato definitivamente il decreto legge 135/09, dal titolo "Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee".

Nonostante l’Europa, nella realtà dei fatti troppo spesso ignorata dall’informazione così come viene ignorata dagli stessi autori del provvedimento, non imponga alcuna privatizzazione dell’acqua.

Tutto il contrario, infatti la Risoluzione Europea 11 marzo 2004, "Strategia per il mercato interno, priorità 2003-2006", al paragrafo 5 recita: "Essendo l’acqua un bene comune dell’umanità, la gestione delle risorse idriche non deve essere assoggettata alle norme del mercato interno".

Risoluzione Europea 15 marzo 2006, "Risoluzione del Parlamento europeo sul quarto Forum mondiale dell’acqua", paragrafo 1: "Dichiara che l’acqua è un bene comune dell’umanità e come tale l’accesso all’acqua costituisce un diritto fondamentale della persona umana; chiede che siano esplicati tutti gli sforzi necessari a garantire l’accesso all’acqua alle popolazioni più povere entro il 2015".

Nonostante le due chiare risoluzioni europee, il nostro paese, in una evidente condizione di anomalia, procede spedito verso la piena privatizzazione del servizio idrico integrato

Analizzando la situazione, può sembrare un cambiamento da poco l’aumento di capitale privato nella gestione del servizio idrico,” cosa può cambiare ulteriormente?

Bisogna ricordare chi determina la situazione di mercato, è chi gestisce la distribuzione dell’acqua con i tubi, per intenderci, e non la proprietà della fonte.

Senza pensare a tutte le conseguenze legate alle SpA, cioè le società per azioni hanno dei punti di riferimento che non sono gli utenti dell’acqua e la sua salvaguardia, ma i suoi azionisti e conseguentemente deve fare profitti, tirare su le azioni, vendere tubature rotte, non fare riparazioni, alzare il prezzo dell’acqua, ecc.

La garanzia per la gestione di un bene primario come l’acqua, oltre ad una migliore efficienza industriale è data innanzitutto dalla proprietà pubblica di reti e impianti del servizio idrico che, proprio perché appartengono al demanio, sono inalienabili“L'acqua pubblica costituisce una risorsa da salvaguardare.

Il decreto è finalizzato alla mera privatizzazione della gestione del servizio idrico integrato, cancellando di fatto le esperienze positive realizzate in questi anni nella gestione pubblica con il modello in house”.

In questo contesto appare ancor più grave la decisione di non prevedere nel

provvedimento l'istituzione di una Autorità di controllo indipendente sulle risorse e sul servizio idrico integrato, necessaria per la definizione dei livelli minimi di investimento, qualità del servizio, controllo della gestione e per la determinazione delle tariffe a garanzia soprattutto delle fasce sociali più

deboli.

Si tratta quindi di un attacco generalizzato ai beni comuni e ai servizi pubblici, che deve essere respinto con una forte mobilitazione.

Perché appare ogni giorno più evidente come, con quest’ulteriore attacco diretto dei privatizzatori, siano progressivamente venute meno tutte le motivazioni che in questi anni hanno prodotto la trasformazione delle gestioni dei servizi pubblici locali attraverso la nascita delle SpA.

Infatti, con il combinato disposto di questa normativa e dell’art. 19 della Legge 102/09 (Tremonti), decade la motivazione per cui, attraverso le Spa, gli enti locali potevano bypassare i vincoli alle assunzioni di personale e il patto di stabilità interno.

L’attacco è dunque pesante ma la dimensione dello stesso credo renda ancor più evidente come l’unica possibilità per i movimenti e gli enti locali che non vogliano farsi sottrarre l’acqua e il servizio idrico, sia esattamente la sottrazione dello stesso alla dimensione delle SpA, la ripubblicizzazione dello stesso attraverso gli enti strumentali, comunali e consortili, la riappropriazione sociale dello stesso con la partecipazione popolare.

Se l’art. 15, s’intitola significativamente “Adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici di rilevanza economica

credo che il primo passo sia proprio quello di ottenere dagli enti locali –titolari del servizio, atti che sottraggano a questa normativa il bene acqua, dichiarando l’acqua ed il servizio idrico, “privo di rilevanza economica” perché colmo di rilevanza sociale, ambientale e culturale, oltre che un diritto fondamentale della persona umana come dichiarato dal forum mondiale dell’acqua.

Per questo la lista comunista di Monteriggioni chiederà un ordine del giorno su questo tema, meglio se condiviso, perché è un argomento che riguarderà tutti nei prossimi anni, sia come qualità del servizio sia come risorsa indispensabile ed esauribile, quindi va valorizzato come bene primario soprattutto per le generazioni successive….

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