Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

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mercoledì 7 marzo 2012

9 Marzo, di nuovo scipero generale, di nuovo con la Fiom!


Anche gli ultimi atti confermano quanto il governo Monti sia distante dai lavoratori e come voglia approfittare della crisi per cancellare le residue tutele del mondo del lavoro, sopravvissute al furore antioperaio di Berlusconi e dell’ex ministro Sacconi.

Oggi, dopo varie leggi come quelle Treu, Biagi, il collegato lavoro,l’art. 8 della finanziaria bis del 2011, ed accordi scellerati come quello del 28 giugno tra Cgil Cisl Uil e Confindustria, dopo i ripetuti peggioramenti al sistema pensionistico, è la volta dell’art.18 dello statuto dei lavoratori, della cassa integrazione e della mobilità.

L’attacco a questi strumenti di difesa dei lavoratori dalle rappresaglie padronali e dalle crisi aziendali rende del tutto evidente che il filo conduttore della pseudo trattativa sugli ammortizzatori sociali non verte su reali questioni economiche, non vuole estenderli a chi ne è privo, ma è finalizzata a sbaragliare le ultime tutele del mondo del lavoro.

E’ questo il senso della volontà di manomettere l’art. 18 o di sopprimere la cassa integrazione straordinaria, peraltro pagata interamente con i contributi che versano i lavoratori e le imprese industriali e, poi, la mobilità.

L’obiettivo quindi è la soppressione della possibilità di essere reintegrato sul posto di lavoro, che è l’elemento centrale dell’art. 18, così come la soppressione della cigs ha come scopo quello di recidere il rapporto di lavoro tra l’azienda e il lavoratore al primo colpo di tosse dell’azienda.

In ambedue i casi si tratta di tutele fondamentali per i lavoratori e che non hanno costi per lo Stato. E’ quindi assolutamente falso che con l’eliminazione di questi due istituti si libereranno risorse economiche per allargare a tutti gli ammortizzatori sociali. Come è falso che la colpa della crisi occupazionale sia determinata dall’art.18.

Insomma, invece di colpire le rendite finanziarie ed i grandi patrimoni per finanziare un sistema di welfare allargato a chi oggi ne è privo , invece di dotare di risorse e di organici adeguati gli organi ispettivi dell’INPS, dell’INAIL, delle ASL, degli ispettorati del lavoro, ovvero gli unici in grado di recuperare seriamente evasione ed elusione contributiva e fiscale, si preferiscono le sceneggiate mediatiche degli scontrini fiscali che sono una goccia nel mare dell’evasione, prospettando un sistema di ammortizzatori sociali costruito sulla base di contributi individuali, sul modello del “si salvi chi può!”.

«Democrazia al lavoro»: con questo slogan la Fiom scende in piazza venerdì per lo sciopero generale di otto ore dei metalmeccanici. La manifestazione nazionale si terrà naturalmente a Roma.

«Due i temi di fondo» dell'iniziativa, spiega il segretario generale Maurizio Landini: difesa dei diritti e dell'articolo 18 e contro le scelte della Fiat (ma anche di Federmeccanica, che ha deciso di assumere il "modello" di relazioni industriali inaugurato da Marchionne), per la «riconquista» del contratto nazionale e della rappresentanza in fabbrica.

«Ci aspettiamo una giornata positiva e importante perchè vediamo la crescita del consenso e delle ragioni messe in campo». Il Pd, com'è ormai noto, non parteciperà al corteo neppure con i suoie esponenti più "di sinistra", come fassina e Orfini.

«Abbiamo scritto a tutti i parlamentari italiani ed europei e ci siamo rivolti alle forze politiche, ne rispettiamo l'autonomia e le decisioni», però «il punto non è se sono con la Fiom, ma ciò che denunciamo», ossia che «siamo di fronte a vere e proprie discriminazioni e al non rispetto della libertà». Come in Fiat, dove «non c'è un iscritto Fiom nelle prime duemila assunzioni a Pomigliano», dice Landini. Il corteo di venerdì a Roma partirà da piazza della Repubblica intorno alle 9.30 e arriverà a piazza San Giovanni.

Tra gli interventi previsti sul palco venerdì, anche quello di un rappresentante del Movimento per l'acqua e di molti lavoratori metalmeccanici, soprattutto dei grandi gruppi industriali (Fiat, Fincantieri e Finmeccanica) e di Wagon lits. Prenderanno la parola anche il presidente del sindacato dei metalmeccanici greco (Poem) Yannis Stefanopoulos, oltre ad alcuni esponenti del mondo della cultura.

Quanto alle presenze, «ci attendiamo l'arrivo di circa 600 pullman», quindi circa 30 mila persone solo dalle altre regioni, spiega il responsabile dell'ufficio organizzativo della Fiom, Francesca Re David, sottolineando che «solo due treni arriveranno dall'Emilia Romagna», perchè «è ormai impossibile per noi utilizzare i treni con i prezzi che hanno».

«Chiediamo a tutti i metalmeccanici di non lavorare venerdì e di venire a Roma a manifestare: è una scelta impegnativa in una fase di crisi così forte» ma le ragioni sono tante, afferma Landini: «La nostra manifestazione mette al centro la democrazia, il lavoro, inteso come numero di posti di lavoro e difesa dei diritti, la riconquista di un nuovo contratto nazionale degno di questo nome e la conferma della nostra contrarietà rispetto alle scelte della Fiat».

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