
Documento approvato della Direzione nazionale del PRC il 22/5/2012
La Direzione nazionale di Rifondazione Comunista ringrazia tutti i compagni e le compagne che hanno messo tutto il loro impegno nella campagna elettorale delle amministrative e nella piena riuscita della manifestazione del 12 maggio. Non si tratta di un ringraziamento rituale ma della piena consapevolezza che la nostra forza risiede nella libera adesione e nel lavoro gratuito che migliaia e migliaia di compagni e compagne danno al nostro partito.
Il risultato della tornata  elettorale e la drammatica situazione in cui versa il paese ci chiedono  un deciso salto di qualità nel lavoro politico. Il risultato elettorale  di tenuta e l’ottima riuscita della manifestazione del 12 maggio ci  permettono di affrontare questo compito con maggiore serenità e con la  necessaria determinazione.
Il dato elettorale.
Il voto  amministrativo ha registrato un vero terremoto politico. Una ulteriore  riduzione della partecipazione al voto. La proliferazione di liste  civiche che hanno raccolto oltre il 35% del totale dei voti espressi. La  forte avanzata delle Liste 5 stelle, in particolare nel centro nord. Il  pesante arretramento della Lega Nord e del PdL (hanno perso 2/3 dei  voti in relazioni alle ultime regionali). Il significativo arretramento  del PD (ha perso 1/3 dei voti in relazione alle ultime regionali). La  disarticolazione del centro. Il pesante arretramento delle forze che  sostengono il governo Monti.
In questo contesto, la Federazione della  sinistra ha avuto un risultato di tenuta, positivo tenendo conto del   terremoto che è avvenuto, ma che segnala però la nostra inadeguatezza  nell’intercettare il crescente disagio sociale.
Gli elementi di fondo che emergono sono due:
In  primo luogo, il disagio sociale determinato dalla crisi e dalle  politiche del governo, assume le caratteristiche di una complessiva  critica del sistema dei partiti e del sistema politico. Questo elemento è  sovra determinante le stesse differenze tra le forze politiche in  particolare nel cento Nord, in un contesto in cui il più forte fattore  di produzione di antipolitica e di forme populiste è proprio il governo  Monti. Si tratta di una situazione che ha qualche superficie di contatto  con la situazione tedesca , dove il partito dei pirati ha raccolto  larghe parti di criticità giovanile e che si differenzia molto dai  risultati ottenuti in Grecia, Francia e Spagna dalle forze della  sinistra di alternativa. La richiesta di cambiamento radicale – che si  esprime attraverso le culture che vi sono a disposizione nella società -  è vissuta in primo luogo come la richiesta di rovesciamento del sistema  dei partiti e solo in seconda battuta come utilizzo dei partiti della  sinistra per cambiare l’esistente.
In questo contesto assistiamo  alla disarticolazione delle forme in cui erano aggregate e definite le  forze di centro e di destra.
La situazione attuale
Ci troviamo  quindi in una situazione in cui la crisi economica si intreccia con la  crisi sociale e con la crisi del sistema politico. Una crisi organica  del sistema in cui tutto cambia e in cui in particolare vengono oggi  messi in discussione gli strumenti tradizionali dell’agire politico.  Ecco così che la critica della casta e della politica assume un aspetto  totalizzante che mette in secondo piano il tema delle scelte di politica  economica. Così appare più radicalmente antisistema chi critica i  partiti piuttosto che chi critica le banche. Se – come abbiamo detto più  volte - la crisi è una crisi costituente che determinerà una  trasformazione sociale, culturale e politica della profondità di una  guerra, stiamo assistendo ai primi violenti scossoni di questa grande  trasformazione.
La situazione si è messa in veloce movimento e decisiva è  la nostra capacità di aggiornare passo passo la nostra posizione al  fine di essere efficaci nella battaglia politica per determinare una  uscita da sinistra dalla crisi.
Dal Congresso ad oggi abbiamo seguito  una linea politica corretta che ha messo al centro l’opposizione al  governo Monti, il tema della costruzione del partito sociale e delle  lotte, l’unità a sinistra.
E’ però evidente che quanto abbiamo fatto  è stato utile e corretto ma non è sufficiente. Siamo in una fase di  guerra di movimento e non di guerra di posizione e quindi non è  sufficiente tenere la posizione ma è necessario muoversi rapidamente. A  partire da questa consapevolezza dobbiamo sviluppare la nostra azione  politica al fine di ottenere quella efficacia nel rapporto di massa che è  per noi decisivo. E’ infatti del tutto evidente che la pura  prosecuzione dell’azione politica sin qui condotta non è sufficiente a  raccogliere il disagio sociale su un progetto di alternativa.
La riprogettazione della nostra azione deve avere tre indirizzi di fondo:
Occorre  partire dalla critica della politica per arrivare alla critica  dell’economia politica. Si tratta di connettere i due terreni e non di  pensare di sostituire il secondo al primo. La critica della politica è  oggi così forte da assumere un carattere non aggirabile per rendere  efficace la critica del sistema economico. Questa critica riguarda anche  noi e siamo chiamati ad una risposta in avanti. La critica del sistema  dei partiti ha infatti una dimensione tale da rappresentare un punto di  non ritorno: il nodo è se questa critica approderà alla demolizione  della democrazia in nome della gestione tecnica degli interessi forti  oppure se sfocerà in una rinnovata democrazia partecipata.
Sul  terreno della critica della politica come attività separata noi siamo  stati ad oggi molto timidi. Anche le giuste intuizioni hanno avuto  difficoltà a trasformarsi in pratiche politiche ed in una nuova identità  adeguata alla fase. Assumiamo troppo spesso un tratto difensivo di chi  ha giustamente paura che venga gettato il bambino con l’acqua sporca ma  in questo modo rischiamo di avere una pratica politica poco efficace.  Basti pensare al tema della corruzione su cui non abbiamo insistito  abbastanza, delle retribuzioni degli eletti e dello stesso tema del  finanziamento pubblico dell’attività politica, che abbiamo accettato si  restringesse al finanziamento pubblico dei partiti. Basti pensare alla  Federazione della Sinistra che abbiamo proposto e praticato con  l’intento di intrecciare pratiche sociali, culturali e politiche ma la  cui realizzazione concreta non è che una copia sbiadita dell’obiettivo  che ci siamo posti. Non è in primo luogo un problema di linea politica  ma di forme concrete di un processo di effettiva riaggregazione della  sinistra.
Il primo terreno di riflessione e ricerca è quindi quello  di come costruire un effettivo spazio pubblico della sinistra che faccia  fino in fondo i conti con la critica della politica e dell’economia  politica. Uscire da ogni politicismo per avviare un processo costituente  di una sinistra di alternativa e di una terza repubblica basata sulla  democrazia partecipata. Questo è l’obiettivo che ci poniamo, che poniamo  ai compagni e alle compagne con cui abbiamo costruito la Federazione  della Sinistra, che poniamo al complesso delle forze e degli uomini e  delle donne che vogliono costruire una sinistra antiliberista nel nostro  paese. La costruzione di un processo inclusivo e partecipato che  costituisca il terreno della partecipazione politica unitaria a sinistra  è obiettivo non rinviabile.
In secondo luogo dobbiamo rafforzare  enormemente la nostra capacità di produrre una demistificazione delle  spiegazioni dominanti della crisi e delle ricette che vengono messe in  campo e nello stesso tempo dobbiamo avanzare una proposta compiuta e  comprensibile di una politica economica radicalmente alternativa. In  questo quadro decisivi sono i terreni della formazione e della  elaborazione partecipata del programma per uscire a sinistra dalla  crisi.
In terzo luogo dobbiamo riorganizzare il partito al fine di  renderlo più efficace nella costruzione del conflitto e nella  costruzione delle pratiche mutualistiche e del partito sociale. La  nostra risposta alla critica della politica non deve concedere nulla ad  una idea di delega al leader o alla personalizzazione della politica.  Noi dobbiamo costruire una risposta alla critica della politica basata  sull’autorganizzazione dei soggetti sociali su tutti  i terreni:  sociale, culturale, politico. Questa è la frontiera che oggi deve porsi  un partito comunista per essere protagonista dello scontro sociale.
A tal proposito individuiamo i seguenti terreni di sviluppo del concreto lavoro politico:
1)      Prosecuzione e intensificazione della mobilitazione per impedire la  riforma del lavoro, la manomissione dell’articolo 18 e proponendo il  reddito sociale. Occorre determinare la visibilità a livello di massa  della nostra ferma opposizione, annunciando il referendum su queste  norme.
2)    Costruzione di una campagna per abolire l’IMU e sostituirla con la Patrimoniale.
3)    Costruzione di una campagna contro il Fiscal Compact con l’obiettivo di impedirne l’approvazione a parte del Parlamento.
4)     Lancio nel mese di luglio di una campagna sulle emergenze sociali e  democratiche con la raccolta di firme su leggi di iniziativa popolare su  cui raccogliere le firme durante l’estate.
5)    Costruzione di una  bozza di programma da far discutere nel corso dell’estate e su cui  costruire un confronto largo con le forze della sinistra di alternativa e  a livello di massa.

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