Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia

giovedì 4 agosto 2011


Sulla Convenzione Regione - Province – Comuni capoluogo, per la gestione associata del Trasporto Pubblico Locale (TPL) Rifondazione Comunista ha rilevato consistenti criticità.


Innanzitutto non è stato rispettato la volontà degli elettori che con il referendum è stato abrogato il 23 bis della Legge 138 del 2008 che obbligava la messa in gara dei servizi pubblici a rilevanza economica e quindi anche del TPL.


Ci sono punti che a parere nostro andrebbero rivisti.

Il primo riguarda la decisione di assumere l’ambito regionale come ambito territoriale ottimale. Infatti se esso ha una logica per il trasporto su ferro, non lo ha per niente per il trasporto pubblico su gomma. I territori della Toscana sono molto diversi tra di loro , variano da aree fortemente urbanizzate – si pensi alla piana Firenze/Prato/Pistoia - ad altre caratterizzate da una maggiore rapporto territorio/abitanti, per non parlare delle aree montuose o con frazioni disperse o isolate. La via della centralizzazione in questo caso contrasta con la necessità di dare una risposta a tutti/e i cittadini e le cittadine e al loro diritto costituzionale ad una mobilità pubblica.

Il nostro secondo punto di dissenso è che le aree meno popolate – e dunque proprio quelle che hanno bisogno di una presenza del trasporto pubblico – saranno penalizzate dalla nuova riorganizzazione del servizio pubblico. Cosa che è confermata dal fatto che la convenzione attiva una procedura di bando che stralcia le aree a domanda debole da quelle più appetibili da un punto di vista economico (quelle a domanda forte). Mentre i "servizi minimi" sono dentro al lotto unico di gara (nessun accenno, però, di cosa s'intende per servizi minimi...)

Il terzo punto riguarda il destino dei lavoratori del settore che, in caso di un drastico ridimensionamento del servizio, rischiano il posto o il peggioramento delle condizioni di lavoro e salariali. La convenzione si accontenta di richiamare le clausole sui bandi e la cessione dei rami di azienda che obbliga i vincitori della gara a mettersi in carico personale e mezzi dell’aziende che prima svolgevano il servizio.

Ma proprio la conformazione della Convenzione stessa con lo stralcio delle corse a domanda debole, ci dice già che il vincitore della gara risponderà a quei vincoli esclusivamente per le corse vinte (le più remunerative) mentre lascerà agli enti locali e alle loro già scarse risorse la possibilità o meno di soddisfare le esigenze di quelle corse che non rientreranno nel minimo dei servizi definiti essenziali. Questo significherà il licenziamento di una percentuale di autisti e di personale che varierà dal 10 al 20% degli attuali organici (diverse centinaia di posti di lavoro). Per questo non abbiamo voluto essere corresponsabili di approvare la convenzione.

Il rilancio del trasporto pubblico è per noi una architrave per rispondere alla crisi economica che è anche crisi dell’attuale modello di sviluppo e per ridisegnare città a misura di persona e libere finalmente da smog e inquinamento acustico.

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