tag:blogger.com,1999:blog-71827369870504120792024-03-13T11:01:21.184-07:00Monteriggioni ComunistaPolato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.comBlogger223125tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-12991492339071302392016-11-08T04:07:00.001-08:002016-11-08T04:10:20.416-08:004 Dicembre, la democrazia ostacolo alla finanza<p>di Marco Bersani.</p>
<p>Affrontare il tema del referendum costituzionale dal punto di vista tecnico-giuridico o dal punto di vista politicista delle alleanze trasversali che si prefigurano, rischia di non far cogliere la portata reale di una scadenza che è un punto di svolta nella società italiana. Siamo in un periodo - ormai lungo - di profonda trasformazione del modello capitalistico, che, nella sua fase della finanziarizzazione spinta, ha la necessità di rompere il “compromesso sociale” su cui è nata l'Europa, per mettere in campo una strategia di mercificazione dell'intera società, della vita delle persone e della natura. <br>
Il compromesso sociale è quello fra capitale e lavoro, che ha segnato tutto il dopoguerra del continente europeo: per motivi geopolitici (Europa al confine della guerra fredda e dello scontro tra capitalismo statunitense e socialismo reale) e per motivi socio-politici (le lotte dei movimenti operai studenteschi e sociali), l'incedere del capitalismo in Europa ha seguito una strada differente dalle esperienze di altri continenti. Nasce da questi processi l'insieme di diritti riconosciuti che per decenni ha caratterizzato lo stato sociale di tutti i paesi europei. <br>
Oggi, l'enorme massa di capitali accumulata sui mercati finanziari ha la stringente necessità di nuovi mercati sui quali riversarsi per garantire una nuova fase di accumulazione e il proseguimento del modello neoliberista dentro la più grande - per intensità e durata - crisi economica sinora accaduta. Ma quali possono essere questi nuovi terreni di espansione se non esattamente quelli sinora fuori mercato, o comunque rigidamente regolati secondo l'interesse generale?  <br>
E' questo il motivo per cui oggi sono sotto attacco i diritti del lavoro, i beni comuni, il territorio e i servizi pubblici: tutto deve essere infatti sottoposto alla valorizzazione finanziaria e alla profittabilità per pochi, mentre l'orizzonte esistenziale collettivo viene determinato dal concetto di “uno su mille ce la fa” e quello individuale dal concetto di “io speriamo che me la cavo”. <br>
Se questo scenario è vero, e basterebbero i nuovi trattati internazionali di libero scambio in corso di negoziazione - dal TTIP, al CETA, al TISA - a dimostrarlo, dentro questi processi non può che essere rimesso in gioco anche il significato profondo della democrazia. <br>
Un brevissimo excursus storico ci può aiutare a definire il problema: il modello liberista, poi affermatosi in Gran Bretagna con il governo Thatcher e negli Usa con il governo Regan, ha avuto in verità un antecedente poco studiato: il Cile di Pinochet, il cui sanguinoso colpo di Stato è stato salutato da Milton Friedman e dagli economisti della scuola di Chicago come “lo shock che rende politicamente inevitabile ciò che è socialmente inaccettabile”, dando vita al più completo piano di privatizzazioni della storia recente. Se dunque l'atto di nascita del modello neoliberale avviene non attraverso la democrazia, bensì attraverso la feroce distruzione della stessa, questo significa che capitalismo e democrazia (per quanto formale), lungi dall'avere un rapporto di consustanzialità, hanno piuttosto avuto una relazione di contingenza. <br>
In altre parole, se la democrazia è funzionale il modello la assume; pronto tuttavia a farne a meno laddove divenisse un ostacolo. <br>
C'è un significato importante dentro queste riflessioni: se oggi ciò che interessa ai grandi capitali finanziari è l'espansione su tutti i settori sinora preservati alla mercificazione, può tutto questo essere realizzato mantenendo le attuali forme di democrazia? E per stare alla nostra più stretta attualità: può il governo Renzi, dopo aver approvato in sequenza lo Sblocca Italia, il Jobs Act, la Buona Scuola e il decreto Madia, mantenere le garanzie - per quanto imperfette - dell'attuale Costituzione o ha la stretta necessità di imprimere una svolta autoritaria anche su quel terreno? Più che da un'articolata riflessione, la risposta viene resa evidente dalla pluralità dei poteri forti scesi in campo a sostegno del “sì” alla riforma costituzionale: da JP Morgan a Confindustrria, da Marchionne fino al recentissimo pronunciamento del presidente uscente Usa, Barack Obama. <br>
Ecco perché collocare il sacrosanto NO al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre dentro i parziali alvei della disputa strettamente giuridica o, peggio ancora, della politica di alleanze partitiche, rischia di limitare la necessità di una forte mobilitazione sociale che fermi i disegni autoritari dei poteri forti, di cui il governo Renzi è lampante espressione. <br>
E non solo. Bisogna votare NO e mobilitarsi per la vittoria referendaria anche per poter domani aprire la strada ad un nuovo processo costituente dal basso che, attraverso la partecipazione popolare, metta al primo posto la realizzazione di quanto previsto, e sinora mai attuato, dalla Costituzione, prevedendone anche dei cambiamenti sostanziali in direzione di una democrazia compiuta e partecipativa, oggi più che mai necessaria. <br>
Altroché conservazione: vota NO chi vuole davvero cambiare la società.</p>
<p>Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 26 di dicembre 2016.</p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_frqFpcPfN5iztl20CvjQiPtXSrFrun0BycRBXvHbyYSHA5WGhEaxjT7rIgmCG0H86_dxXNiz1Mj-a9C6U-5FBjcJsdRsanwXmYXZeORNA9mhyrycaOcvuCf1IWODahj9jLUDSgTgrwdX/s1600/jp-morgan-referendum-580x398.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_frqFpcPfN5iztl20CvjQiPtXSrFrun0BycRBXvHbyYSHA5WGhEaxjT7rIgmCG0H86_dxXNiz1Mj-a9C6U-5FBjcJsdRsanwXmYXZeORNA9mhyrycaOcvuCf1IWODahj9jLUDSgTgrwdX/s640/jp-morgan-referendum-580x398.jpeg"> </a> </div>Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-26380970291780030812016-09-12T12:25:00.001-07:002016-09-12T12:26:34.551-07:00Jobs Act, riforma a licenziamenti crescenti<p>di Roberto Ciccarelli.</p>
<p>Renzismi. La riforma del mercato del lavoro è uno zombie utile da presentare solo ai vertici europei, per ottenere le lodi della Merkel in cambio di qualche briciolo di «flessibilità» in più per i bonus elettorali di Renzi. La verità è un’altra. <br>
Secondo ai dati del ministero del lavoro, eliminato l’articolo 18 le aziende licenziano (+7,4%); tagliati gli sgravi contributivi, i contratti a tempo indeterminati continuano a calare (-29%). <br>
Tutto secondo la norma. Peccato che il governo abbia raccontato altro negli ultimi due anni Crollano i contratti a tempo indeterminato e aumentano i licenziamenti. La logica del Jobs Act è stata, infine, registrata anche dal sistema delle comunicazione obbligatorie del ministero del lavoro che ieri ha pubblicato l’aggiornamento dei dati sulla riforma renziana per eccellenza, quella lodata da Angela Merkel come «impressionante». Impressionante lo è, in effetti, questa riforma, ma non nel senso del successo celebrato, con poca convinzione e come un disco rotto, a bordo della portaelicotteri Garibaldi e a largo di Ventotene nel dimenticato vertice Italo-Franco-Tedesco di fine agosto. <br>
In primo luogo l’occupazione «stabile» diminuisce, perché sta calando la droga degli incentivi finanziati dal governo per sgravi contributivi dei neo-assunti. Aumentano invece i licenziamenti – sia per la crisi, ma soprattutto perché il Jobs Act li ha liberalizzati. In un tempo relativamente recente questo stupido e insapore inglesismo è stato usato per celebrare la nascita del 47esimo contratto precario: quello a «tutele crescenti». <br>
I primi dati sui licenziamenti dimostrano che l’unica cosa che cresce nel mercato del lavoro italiano è la libertà di licenziare senza l’articolo 18. Ecco i numeri: +7,4% licenziamenti sul secondo trimestre 2016, +17,4% sul primo trimestre 2016. Tra le altre cessazioni sono aumentate quelle promosse dal datore di lavoro (+8,1%) mentre si sono ridotte quelle chieste dal lavoratore (-24,9%). <br>
Nel secondo trimestre del 2016 sono state registrate 2,45 milioni di attivazioni di contratti nel complesso a fronte di 2,19 milioni di cessazioni. <br>
Interessante il dato sull’aumento delle cessazioni richieste dal datore di lavoro rispetto a quelle richieste dal lavoratore: la differenza attesta che si è tornati a licenziare, con le nuove regole, nel 2016. <br>
A riprova che qualcosa nel Jobs Act si è inceppato c’è il dato sulle attivazioni: rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, nel secondo trimestre dell’anno in corso sono diminuite del 29,4%, cioè 163.099 posizioni. <br>
Dato già conosciuto da numerose rilevazioni dell’Inps che trova oggi conferma in quello elaborato dal ministero del lavoro. <br>
Considerata la dispersione della raccolta dei dati sull’occupazione, divisa tra Istat Inps e Ministero, si assiste a una convergenza già in atto da mesi e ieri nemmeno manipolata come di consueto dal governo. <br>
Va ricordato che la differenza tra questi dati e quelli dell’Inps sta nel considerare tutto il lavoro dipendente, compreso quello domestico, agricolo e nella pubblica amministrazione, oltre che dei contratti di collaborazione. Altro dato interessante sull’occupazione esistente: la maggior parte è a termine. <br>
Bisogna inoltre considerare che un’altra parte è il risultato di una stabilizzazione dei contratti in corso: 84.334 sono contratti «trasformati»: 62.705 da tempo determinato e 21.629 da apprendistato a tempo indeterminato. <br>
Dunque chi già lavorava continua a farlo, per fortuna. <br>
Chi non aveva un posto, continua ad essere disoccupato, o a lavorare con i voucher, ad esempio. L’occupazione aumenta tra gli over 50 e non tra gli under 49. Questi numeri risentono della riduzione dell’incentivo all’assunzione a tempo indeterminato nel 2016. E rende comprensibile il motivo per cui i tecnici di Palazzo Chigi in queste settimane si stanno spaccando la testa per reperire le risorse nella prossima legge di bilancio e allungare di un biennio questi incentivi. <br>
Senza questi fondi pubblici elargiti a pioggia alle imprese il bilancio del Jobs Act sarà peggiore. <br>
Com’è evidente sin dall’inizio, infatti, una volta terminati gli incentivi, l’occupazione tornerà a livelli confacenti a un periodo di crescita senza occupazione fissa, deflazione e stagnazione. <br>
Ovvero, alla situazione che Renzi, Padoan e il governo tutto hanno cercato di nascondere mettendo in circolo poco più, poco meno, di 10 miliardi di euro per un triennio di risorse pubbliche ad uso di privati. «Il tonfo del Jobs Act è ormai certificato» sostiene Arturo Scotto, capogruppo alla Camera di Sinistra Italiana». «Ministero reo confesso, il Jobs Act è un fallimento» concludono i parlamentari Cinque Stelle. <br>
Cesare Damiano (Pd) ritiene che sia venuto «il momento di porsi seriamente il problema della manutenzione del Jobs Act. è prematuro decretare la morte». Probabilmente è vero: la renzianissima riforma è uno zombie agitato nei vertici europei per chiedere la grazia della «flessibilità». <br>
Ai danni dei precari e disoccupati. I sindacati sono preoccupati. Per il segretario confederale Giuglielmo Loy «occorre ancora dare ossigeno all’unico strumento di tutela per imprese e lavoratori, la cassa integrazione, rendendola più flessibile nella durata». <br>
Per tutti gli altri non coperti da questa misura occorrerebbe un reddito di base. Ma nel paese delle riforme del lavoro «non-ancora-morte» e della crescita-raso-zero nessuno si pone il problema delle tutele universali.</p>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-21813698516237738872015-03-26T14:33:00.000-07:002015-03-26T14:33:01.074-07:00Lettera di Maurizio Landini alle lavoratrici e ai lavoratori metalmeccanici<div style="background: rgb(246, 246, 246); border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 21px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<div style="background: transparent; border: 0px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Care lavoratrici e cari lavoratori metalmeccanici, sabato 28 marzo ci ritroveremo a Roma per la dignità e la libertà del lavoro.</div>
</div>
<div style="background: rgb(246, 246, 246); border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Nei mesi scorsi, insieme, ci siamo battuti contro il Jobs Act del governo che non crea nuovo lavoro né affronta il dramma della precarietà e della disoccupazione giovanile.</div>
<div style="background: rgb(246, 246, 246); border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Insieme abbiamo proposto delle alternative e presentato le nostre idee frutto di tante assemblee e discussioni con voi. Ma il governo non ha voluto ascoltarci, ha messo in pratica le indicazioni di Confindustria, imboccato la strada della riduzione dei diritti, sposato le ricette di chi pensa che licenziando si crei nuova occupazione. Abusando della democrazia, il governo, a colpi di fiducia, ha ridotto il Parlamento a mero esecutore della sua volontà.</div>
<div style="background: rgb(246, 246, 246); border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
La nostra lotta però non è finita con il varo del Jobs Act. Come promesso durante lo sciopero generale del 12 dicembre di Cgil e Uil, continueremo a spendere le nostre idee e le nostre energie per difendere il lavoro e i suoi diritti, cambiare il paese e renderlo più giusto.</div>
<div style="background: rgb(246, 246, 246); border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Questo è un momento importante per il futuro di tutti noi, delle lavoratrici e dei lavoratori, del nostro sindacato che esiste e ha un senso solo se riesce a rappresentare democraticamente i vostri interessi e da voi riceve il sostegno, le idee e le energie necessarie. Per migliorare le condizioni del lavoro dipendente. Per rivendicare un sistema pensionistico più giusto con la riduzione dell’età pensionabile. Per dare un’occupazione a chi non ce l’ha con nuovi investimenti e con la riduzione dell’orario di lavoro. Per cancellare il precariato. Per combattere l’evasione fiscale e la corruzione. Per garantire il diritto alla salute e allo studio. Per istituire forme di reddito minimo. Per riconquistare veri contratti nazionali che tutelino il salario e diano uguali diritti a tutte le forme di lavoro.</div>
<div style="background: rgb(246, 246, 246); border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Per questo, nel ringraziarvi per quanto abbiamo fatto finora, vi invito a partecipare in massa alla manifestazione del 28 marzo.</div>
<div style="background: rgb(246, 246, 246); border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
L’abbiamo chiamata “Unions!”, usando una lingua che non è la nostra ma utilizzando una parola che richiama le origini del movimento operaio e sindacale. Quando, tanti anni fa, lavoratrici e lavoratori senza diritti scoprirono insieme che per migliorare la propria condizione era necessario coalizzarsi e battersi per conquistare libertà e diritti comuni.</div>
<div style="background: rgb(246, 246, 246); border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Oggi milioni di lavoratrici e lavoratori hanno visto cancellati i diritti frutto di lunghe battaglie; altri milioni di lavoratrici e lavoratori quei diritti non li hanno neppure mai avuti, dispersi nelle tante forme di lavoro saltuario e sottopagato. Per tutte e tutti il lavoro sta diventando più povero e precario.</div>
<div style="background: rgb(246, 246, 246); border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Oggi abbiamo bisogno di riprendere il filo dell’impegno comune, delle lotte contro le politiche dei governi che in Italia e in Europa hanno voluto far pagare al lavoro il costo di una crisi prodotta dalla finanza e dalle speculazioni. Per dare rappresentanza al lavoro. Per confrontarci con tutte quelle realtà, associazioni, gruppi e movimenti che nella società affrontano e contrastano il degrado civile prodotto dalla crisi economica e dalla sua gestione politica. Per affermare i principi della nostra Costituzione.</div>
<div style="background: rgb(246, 246, 246); border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Oggi abbiamo bisogno di un’alleanza, di costruire una coalizione sociale che unisca ciò che il governo e Confindustria vogliono separare, aggregando tutte le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare con le metalmeccaniche e i metalmeccanici, con le delegate e i delegati, con le iscritte e gli iscritti alla Fiom. Per crescere e cambiare abbiamo bisogno di voi, perché la vostra partecipazione e la vostra intelligenza saranno la nostra comune forza.</div>
<div style="background: rgb(246, 246, 246); border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Vi aspettiamo a Roma il 28 marzo. E da lì continueremo insieme.</div>
<div style="background: rgb(246, 246, 246); border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<strong style="background: transparent; border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Maurizio Landini</strong></div>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-22940533225559052782014-10-02T22:26:00.001-07:002014-10-02T22:26:27.748-07:00Lavoro, Dignita',Uguaglianza!!<p>Manifesto CGIL per Roma.</p>
<p>Lasciano senza parole le dichiarazioni del Presidente del Consiglio -Renzi- in merito alla querelle nata con la CGIL sull'abolizione dell'art 18 dello statuto dei Lavoratori:  "</p>
<p>....gli imprenditori devono poter licenziare, poi sarà lo Stato a prendersi in carico il lavoratore licenziato"  </p>
<p>Qualcuno faccia sapere al Sindaco d'Italia  che ogni giorno in questo disastrato Paese si perdono circa1.000  posti di lavoro.  <br>
Quali sarebbero gli impedimenti che incontrano oggi le aziende nel licenziare?? <br>
E dove è quello Stato che poi dovrebbe farsi carico di questi lavoratori??  <br>
Siamo davanti all'attacco più feroce e insensato che negli ultimi anni è stato promosso contro il mondo del lavoro, propugnando vergognosamente un'assioma privo di qualsiasi fondamento:  togliendo tutele ai pochi lavoratori rimasti con contratto a tempo indeterminato è poi possibile ampliare le tutele anche ai lavoratori con contratto precario. </p>
<p>Una colossale contraddizione in termini. Semplicemente tutti sarebbero costantemente in balia degli umori quotidiani del datore di lavoro...<br>
un sistema all'americana, dove senza troppi discorsi uno si ritroverebbe con lo scatolone dei propri effetti in braccio e... fuori dalla porta!!  </p>
<p>Ancora Renzi:  " ...lasceremo le tutele e il reintegro in azienda in caso di licenziamenti discriminatori"  </p>
<p>Perché, oggi giorno si pensa ancora che qualche imprenditore sprovveduto scriva nella lettera di licenziamento che il motivo della risoluzione del contratto è dovuto al fatto che il pensiero politico del dipendente non è di proprio gradimento? o che è di una fede religiosa che a lui non piace? oppure perché è donna o ha preferenze sessuali che all'imprenditore non vanno a genio? </p>
<p>Assurdo, se l'azienda ti vuole far fuori la motivazione se la inventa di sana pianta o la costruisce passo passo. <br>
Oggi, nonostante la riforma Fornero, il giudice che verifichi la non sussistenza di una giusta causa dispone il reintegro; domani, secondo il renzisacconi pensiero, poche  (ma poche davvero) mensilità di risarcimento e ognuno per la propria strada.  <br>
Anche la recente storia lo dimostra: non esiste nessun nesso logico tra la tutela contro i licenziamenti ingiustificati e la creazione di nuovi posti di lavoro. </p>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-72020700407204825062014-09-28T23:18:00.001-07:002014-09-28T23:19:16.953-07:00La CGIL decide la mobilitazione<p>autore Fabio Sebastiani.</p>
<p>Il 25 ottobre a Roma "una grande manifestazione della Cgil, all'insegna del cambiamento del nostro Paese, a partire dalla liberta' e dalla uguaglianza nel lavoro. Una manifestazione che inizia in una stagione per noi di conquista di un cambiamento della politica economica". <br>
La Cgil di Susanna Camusso prova ad incazzarsi un po'. Solo un po'. Per adesso c'è una gerande passeggiata a Roma, senza Cisl e Uil. Ma lo sciopero, chec invece farà la Fiom, non è all'orizzonte. <br>
Insomma, sul Jobsact, decreto Poletti, e Art. 18 il più grande sindacato d'Italia cerca ancora la mediazione della mediazione. La scelta di scendere in piazza il 25 ottobre, "lo diciamo con grande intensita', non e' una scelta di rottura rispetto alle altre organizzazoni sindacali", dice Camusso, incontrando i giornalisti dopo la riunione del direttivo a Bologna. "Siamo rispettosi del processo in corso nelle altre organizzazioni", aggiunge Camusso, confermando che la Cgil manterra' il "massimo impegno" sulle piattaforme comuni avviate su fisco, previdenza e pubblico impiego. Inoltre, "siamo convinti che su un'idea di cambiamento della politica economica e di allargamento della qualita' del lavoro- continua Camusso - reincontreremo rapidamente Cisl e Uil in un percorso unitario, almeno questo e' l'augurio". "Dev'essere chiaro a tutti che non sara' una manifestazione che conclude una fase, ma una manifestazione che inizia una fase di mobilitazione. Nella Cgil c'e' sempre stata una discussione delle posizioni, questa e' la forza della Cgil", fa eco Maurizio Landini, segretario della Fiom-Cgil, che invece ha ricevuto il mandato per uno sciopero generale. "Non abbiamo intenzione di accettare peggioramenti e stravolgimenti dei diritti dei lavoratori", dichiara Landini, arrivando a Bologna per la riunione del direttivo nazionale della Cgil. "La Fiom partecipera' attivamente alla realizzazione della manifestazione. <br>
Avevamo gia' proclamato delle ore di sciopero che si faranno nei territori, necessarie anche per proclamare lo sciopero generale della categoria". La Cgil "non e' mai stata divisa", conclude Landini.</p>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-52481024146338160442014-04-30T10:10:00.004-07:002014-04-30T10:10:40.716-07:00Andrea Manganelli è il candidato a sindaco di Monteriggioni di Rifondazione Comunista<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBEFnhGFUuBFzP2wOp3Qot-mC8g3jyCdA5w4f-ZRC86iMsyPdwtwAFQAH6dYjJ450yWcKEpp-_6GJC-nZdpxBi1-mSXlCJ5gKlCoBVM4QWHxodihy-wYbVV6V9h92WL8pNzn1M-ilnz5s0/s1600/rifondazione250.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBEFnhGFUuBFzP2wOp3Qot-mC8g3jyCdA5w4f-ZRC86iMsyPdwtwAFQAH6dYjJ450yWcKEpp-_6GJC-nZdpxBi1-mSXlCJ5gKlCoBVM4QWHxodihy-wYbVV6V9h92WL8pNzn1M-ilnz5s0/s1600/rifondazione250.jpg" height="200" width="200" /></a></div>
<strong style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;"><br /></strong>
<strong style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">"Il circolo di Rifondazione Comunista di Monteriggioni</strong><span style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;"> ha sciolto le riserve per l’elezioni di maggio scegliendo come candidato Sindaco, Andrea Manganelli.</span><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><span style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">Residente a Castellina Scalo, una vita spesa tra associazionismo e impegno politico, una persona che conosce bene le dinamiche dell’amministrazione comunale, dove ha lavorato per anni, fino al raggiungimento della pensione.</span><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><span style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">Conoscitore delle peculiarità e delle problematiche legate al territorio. </span><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><span style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">Una persona tra le persone, capace di parlare a tutti, con idee chiare e un programma di pochi punti che racchiude nella frase “il comune che vorrei” la voglia di cambiamento". Così una nota del Circolo Rifondazione di Monteriggioni.</span><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><strong style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">"La crisi economica è sempre più pesante</strong><span style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;"> - prosegue RC - e il Comune può esonerare parte degli oneri (mensa, trasporto, e tributi che gravano sui servizi di competenza comunale, IRPEF) a chi perde il lavoro, anche se precario, ad anziani in difficoltà, contribuendo al sostegno del reddito.</span><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><strong style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">L’Associazionismo è il motore positivo del Comune</strong><span style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">, va valorizzato al massimo sostenendolo con progetti, strutture dove mancano, e una forte cooperazione tra le varie realtà locali per ottimizzarne l’efficienza e permettere a tutti i cittadini la fruizione di spazi e/o servizi che altrimenti il Comune non potrebbe gestire in proprio. </span><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><strong style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">Turismo, non è solo Francigena, diversificare l’offerta culturale</strong><span style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;"> con una più ampia integrazione tra le realtà imprenditoriali esistenti, che vanno valorizzate, contro le multinazionali del turismo mordi e fuggi, come ci ricorda il mostro di cemento abbandonato nel pian del casone.</span><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><strong style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">Lavori pubblici in grado di incontrare la domanda delle persone</strong><span style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">, senza opere faraoniche a discapito del territorio.</span><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><strong style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">Stop al consumo del suolo, recupero dei volumi esistenti</strong><span style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">, riqualificazione urbana partendo dai giardini, raddoppio delle ore di apertura al pubblico dell’ufficio urbanistica per recuperare il rapporto con i tecnici e cittadini per maggiore efficienza e trasparenza.</span><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><strong style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">Servizi per l’infanzia modulati per fasce di reddito</strong><span style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;"> per garantire a chi lavora un supporto fondamentale senza pesare sul bilancio familiare.</span><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><strong style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">Politiche giovanili che promuovano l’aggregazione</strong><span style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;"> tramite spazi autogestiti, dove i giovani possono dare sfogo alla libera creazione e possano portare proposte concrete al miglioramento degli ambienti urbani dove vivono.</span><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><strong style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">Acqua, un bene collettivo e non privatizzabile</strong><span style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">, chiediamo quindi un rinnovamento delle infrastrutture e una lotta agli sprechi.</span><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><strong style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">Politiche vere per gli anziani, che sono in numero sempre maggiore</strong><span style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">, con potenziamento di centri di aggregazione diurni e per chi è in difficoltà, potenziamento dei servizi domiciliari con il coinvolgimento e la valorizzazione del volontariato-.</span><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><br style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;" /><strong style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;">No ad un progetto che veda la perdita di sovranità del Comune</strong><span style="background-color: white; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 18px;"> nei confronti di Siena, come il progetto SMAS (Schema Metropolitano Area Senese), sì ai servizi associati tra Comuni per un risparmio delle risorse e una ottimizzazione del personale".</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-52116959395135758752014-03-01T00:15:00.001-08:002014-03-01T00:15:37.892-08:00Landini: “La Cgil imbroglia i lavoratori”<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<span style="color: #00386b; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: normal; text-align: start;">Fonte: </span><span style="color: rgb(159, 13, 0) !important; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: bold; line-height: normal; text-align: start;">il manifesto </span><span style="color: #00386b; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: normal; text-align: start;">| Autore: </span><span style="color: rgb(159, 13, 0) !important; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: bold; line-height: normal; text-align: start;">Antonio Sciotto</span></div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
Intervista a <strong>Maurizio Landini </strong>. Parla il segretario Fiom: modalità antidemocratiche di voto, la segreteria così nega il dissenso. I metalmeccanici potrebbero non partecipare alla consultazione.</div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; float: left; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin-bottom: 5px; margin-right: 5px;">
</div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">
«I lavoratori non vanno imbrogliati ma vanno rispettati». Maurizio Landini è netto nel ribadire che le modalità di voto approvate dal Direttivo Cgil mercoledì sera sono «antidemocratiche» e «inaccettabili». «Viene impedito di avere i due punti di vista: qualunque cittadino normale, quando va a un referendum, ha la possibilità di informarsi sul sì e sul no. In tutte le democrazie avviene così. Mentre in Cgil, dopo la firma del Testo unico, adesso siamo al Pensiero unico». Il segretario Fiom non vuole anticipare quanto verrà deciso al Comitato centrale convocato per lunedì mattina, ma dalle sue dichiarazioni si capisce che i metalmeccanici non sono intenzionati a partecipare a una consultazione che ritengono non democratica, e quindi non vincolante.</div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<strong><br /></strong></div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<strong>Eppure accettando di indire una consultazione, Susanna Camusso vi è venuta incontro. </strong><br />Più che una soluzione politica a me pare un imbroglio politico: non si chiede di dire sì o no al Testo unico, ma a un giudizio espresso dal Direttivo. Ma qui nessuno ha mai chiesto un voto sul gruppo dirigente della Cgil, o di mettere a verifica il segretario: noi avevamo chiesto un confronto sui contenuti dell’accordo. Invece ora siamo messi davanti a un plebiscito sul gruppo dirigente della Cgil: e tra l’altro, parecchio anomalo. Mi chiedo io: ma se mai vincesse il no, visto che siamo sotto congresso, decadrebbe tutto il gruppo dirigente della Cgil?</div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<strong><br /></strong></div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<strong>Camusso spiega che solo ai Congressi si portano due tesi contrapposte, mentre sugli accordi, per tutelare l’unità dell’organizzazione di fronte alle controparti, è giusto venga portata solo una posizione: quella del Direttivo. </strong><br />Vorrei ricordare innanzitutto che questo accordo, prima di essere firmato, non è mai stato discusso con nessuno dentro la Cgil: per come sono abituato io, in genere si chiede un mandato. Poi si sigla un’intesa, si porta come ipotesi al voto dei lavoratori, e infine si firma. Io mi vanto di non aver mai firmato nulla senza prima averlo sottoposto al voto degli interessati: e se mi sconfessavano, tornavo al tavolo per migliorarlo. Quanto alle regole della consultazione, la replica non mi pare fondata: il Direttivo, in piena autonomia, poteva decidere benissimo di indire assemblee con l’illustrazione paritaria di due tesi, presentandole se voleva come una di maggioranza e una di minoranza; imponendo un voto uguale nei tempi e nei modi in tutte le sedi.</div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<strong><br /></strong></div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<strong>Però verranno fatte delle assemblee informative, unitarie. </strong><br />Questo è ancora più paradossale: a presentare l’accordo ci sarà magari un rappresentante di Cisl o Uil, ma poi potranno votare solo gli iscritti Cgil. E per giunta non sull’intesa, ma sul parere del Direttivo. Ma è una presa in giro.</div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<strong><br /></strong></div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<strong>Camusso ha comunque chiarito che se vince il no ritirerà la firma. </strong><br />Ma se il referendum è già falsato, se non c’è pari dignità e spazio per il sì e il no, che legittimità ha quel voto? Ai lavoratori devi sempre dire la verità, bella o brutta che sia, portar loro rispetto.</div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<strong><br /></strong></div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<strong>Cosa farete a questo punto? È naturale pensare che non parteciperete alla consultazione, e che anzi la Fiom ne indirà una propria. </strong><br />Non posso anticipare nulla, discuteremo tutto al comitato centrale. Ribadisco che non c’è una dualità Fiom-Cgil, non c’è uno scontro personale tra i segretari, e che anzi personalizzare ci danneggia. Perché invece noi chiedevamo di votare su contenuti precisi che non condividiamo: 1) l’accordo introduce sanzioni alle organizzazioni e ai delegati; 2) introduce l’arbitrato interconfederale; 3) non prevede il voto dei lavoratori sugli accordi aziendali; 4) riduce l’autonomia delle categorie, perché le Rsu possono fare accordi da sole, derogando ai contratti; 5) non c’è pieno rispetto della sentenza della Consulta sul caso Fiat; 6) si cancella il pluralismo sindacale, con il principio che la firma del 50%+1 dei sindacati vincola anche il 49,9% in dissenso, prevedendo per giunta delle sanzioni.</div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<strong><br /></strong></div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<strong>Su questi temi, affermate, non c’è mai stato confronto. </strong><br />Ricordo solo che nel 2009 la Cgil non firmò l’accordo sul modello contrattuale per 5 ragioni: introduceva arbitrato, sanzioni, deroghe sul contratto; perché i lavoratori non votavano, e perché con l’Ipca si abbassavano i salari. Tutti punti che mi ritrovo in questo accordo che adesso la Cgil ha firmato, ma senza che si sia mai discusso un qualche cambio di strategia.</div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<strong><br /></strong></div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<strong>Quanto alle prime mosse del governo Renzi, che idea si è fatta la Fiom sul taglio del cuneo? </strong><br />Il tema di un alleggerimento fiscale delle buste paga dei lavoratori c’è tutto, e anzi io aggiungo che si dovrebbe finanziare la legge sui contratti di solidarietà: si potrebbe arrivare a decontribuire le imprese del 30–40% per diversi anni, salvando i posti di lavoro grazie alla riduzione degli orari. Un punto però mi sta a cuore più di tutti: qualsiasi sgravio, Irap o altro, dai alle imprese, non si deve dare a pioggia: ma si deve chiedere quanti posti di lavoro salva e crea.</div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<strong><br /></strong></div>
<div style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; text-align: justify;">
<strong>Avete avuto già qualche contatto con la ministra Guidi? </strong><br />Ancora nessuno, ma presto chiederemo un incontro: faremo presenti le nostre proposte, tra le quali c’è anche quella di coordinare da Palazzo Chigi le politiche dei ministeri del Lavoro e dello Sviluppo. Per Renzi la priorità è il lavoro? Bene, anche per noi marzo sarà il mese del lavoro: indiremo una grande Assemblea con tutti gli eletti nei direttivi Fiom, per fissare le prossime iniziative e manifestazioni, non escludendo degli scioperi.</div>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-11367331417013199132013-12-03T00:11:00.001-08:002013-12-03T00:21:31.868-08:00Gli operai arsi vivi a Prato. Ovvero la schiavitù a km 0!<p>Di Giorgio Cremschi.</p>
<p>Le persone bruciate vive nelle fabbriche tessili segnano la storia dello sviluppo industriale e delle condizioni di lavoro. La stessa data dell'8 marzo ricorda la strage di operaie avvenuta per il fuoco più di un secolo fa negli Stati Uniti. Dopo aver percorso il mondo con la sua devastazione costellata di stragi di lavoratori, ora, grazie alla crisi, la globalizzazione torna là da dove era partita, e anche da noi si muore come nel Bangladesh o in Cina. Negli Stati Uniti questi laboratori di migranti che si installano nelle antiche zone industriali li chiamano "swet shops", fabbriche del sudore.Da noi la strage di operai cinesi a Prato è stata presentata cercando la particolarità estrema, quasi come fatto di costume. Si è messo l'accento sulla particolare chiusura in sé della comunità cinese, fatto assolutamente vero, quasi per derubricare quanto avvenuto. E soprattutto per non affrontare la questione vera, che in Italia la produzione industriale e il lavoro nei servizi stanno affondando nelle condizioni di quello che una volta si chiamava terzo mondo.La questione non è che i morti sono cinesi, ma che in Italia si lavora come schiavi per paghe vergognose, e che questo può toccare a tutti. Perché c'è chi ci guadagna a mettere il proprio marchio su ciò che viene fatto per pochi centesimi, e la svalutazione dei nostri redditi ci pesa un po' meno se possiamo comprare indumenti a basso prezzo. Prima si dovevano trasportare da lontano le merci prodotte dagli schiavi, ora la strada è più corta perché gli schiavi li abbiamo in casa. I margini di profitto crescono con la schiavitù a chilometro zero.Se non si ferma la macchina infernale della globalizzaIone, se non si ridà forza e dignità al lavoro quale che sia il colore della pelle o il taglio degli occhi di lo fa. Se si continua a parlare di competitività e produttività a tutti i costi. Se si continua ad accettare come fatto inevitabile che il lavoro sia sfruttato qui, tanto sennò lo sfruttano lì.Se continueremo a considerare con riprovazione domenicale ipocrita, il culto che Papa Francesco ha chiamato del Dio Denaro. Se continueremo a sprofondare verso il capitalismo ottocentesco, di quel capitalismo subiremo sempre di più la ferocia.Se vogliamo fermarci, cominciamo a dire che a Prato sono stati uccisi sette operai, come alla Tyssen krupp di Torino. Non sette cinesi, ma sette operai vittime in Italia dello schiavismo della globalizzazione.</p>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-2966307296440508042013-11-23T13:17:00.001-08:002013-11-23T13:17:33.758-08:00La controfinanziaria di Sbilanciamoci<span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">http://www.sbilanciamoci.org – Riportiamo l’anteprima dell’introduzione al Rapporto 2014. Come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace e l’ambiente</span><strong style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; color: #1c1c1c; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">.</strong><em style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Con una patrimoniale, una tassazione sui capitali scudati e un’imposta maggiore sulle transazioni finanziarie, sarebbe possibile fare una sperimentazione sul reddito minimo garantito e avviare un piano del lavoro e di investimenti in istruzione e ricerca. <strong style="background-color: transparent; border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Una manovra da 26 miliardi</strong> all’insegna della giustizia sociale. Cambiare è possibile, basta volerlo.</em><br />
<em style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></em>
<em style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></em>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
A settembre 2013 la disoccupazione in Italia ha superato il 12%, quella giovanile il 40%. <strong style="background-color: transparent; border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Dopo anni di recessione, le indicazioni che arrivano dal governo sembrano a senso unico: dobbiamo continuare a stringere la cinghia e accettare i piani di austerità e i vincoli macroeconomici imposti dalla Troika e dall’Ue</strong>. Il mantra ripetuto quotidianamente è che non ci sono alternative: è l’Europa che ce lo chiede. <strong style="background-color: transparent; border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Come se l’Europa non fossimo anche noi</strong>. Come se l’Italia non potesse e dovesse giocare al contrario un ruolo da protagonista per chiedere una radicale inversione di rotta nelle politiche economiche, fiscali e monetarie dell’Unione Europea. Dopo due anni di austerità, non solo <strong style="background-color: transparent; border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">il paese è in ginocchio da un punto di vista sociale e produttivo</strong>, ma anche il rapporto debito/Pil continua a peggiorare. Dal 120% del 2011 abbiamo sforato il 130%, e in termini assoluti la soglia dei 2.000 miliardi di euro. L’andamento è lo stesso per tutti i paesi, e in particolare quelli del Sud Europa, costretti negli ultimi anni a passare dalle forche caudine dell’austerità.<strong style="background-color: transparent; border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Misure non solo devastanti dal punto di vista sociale, ma nocive anche da quello macroeconomico</strong>. A segnalarlo è lo stesso Fmi che nelle parole dei media è arrivato a fare un “clamoroso mea culpa”: aggiustamenti fiscali, ovvero tagli alla spesa pubblica, nella maggior parte dei paesi provocano una caduta del Pil più veloce della riduzione del debito.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Ancora a monte, il discorso sulla riduzione del rapporto debito/Pil avrebbe un qualche senso se l’attuale situazione europea e italiana in particolare fosse legata a un “eccesso” di welfare e a uno Stato spendaccione e non, invece, all’onda lunga della crisi esplosa con la bolla dei subprime negli Usa nel 2008 e a un’Europa schiacciata su una visione mercantilista e subalterna alle dottrine neoliberiste. Un’Europa dei mercati, della moneta unica e della libera circolazione dei capitali senza un’Europa sociale, fiscale e dei diritti.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Quella della Troika è una risposta sbagliata a una diagnosi ancora più sbagliata. Non è vero che c’è un eccesso di welfare. Non è vero che la crisi è colpa delle finanze pubbliche. Non è vero che i Paesi del Sud Europa hanno le maggiori responsabilità. Non è vero che il rapporto debito/Pil è il parametro di riferimento da tenere sotto controllo. Non è vero che i piani di austerità funzionano per diminuire tale rapporto. <strong style="background-color: transparent; border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">L’austerità è il problema, non la soluzione</strong>. Eppure da parte dei burocrati europei, a metà 2013, nessun ripensamento, nessuna alternativa. Si continua ad applicare una teoria economica fallimentare con un’ostinazione che rasenta il fanatismo.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
L’obiettivo di fondo diventa allora rispettare parametri del tutto arbitrari, ma che sembrano scritti nella pietra. Dati tali obiettivi, le variabili su cui giocare sono il welfare, i servizi essenziali, i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Un dogma a senso unico che plasma le politiche economiche e ancora prima il linguaggio e l’immaginario collettivo. Gli impegni europei non si possono rimettere in alcun modo in discussione, ma per le spese sociali il ritornello è che “non ci sono i soldi”. Un’espressione che lascia intendere come tali spese siano da considerare un “lusso”, da finanziare unicamente se le risorse sono sufficienti, in caso contrario da sacrificare sull’altare dei diktat dei mercati finanziari.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Occorre chiarire da subito che tali obiettivi sono semplicemente irrealizzabili, a maggior ragione in questa fase di crisi, senza portare a un collasso del tessuto produttivo e sociale del nostro paese. Deve essere il gigantesco<strong style="background-color: transparent; border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">casinò finanziario</strong> che ci ha trascinato nella crisi a sottoporsi a rigide misure di austerità, non cittadini, lavoratrici e lavoratori che hanno già pagato, diverse volte, per una crisi nella quale non hanno alcuna responsabilità.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Ma ammesso e non concesso che si vogliano accettare i vincoli e le imposizioni della Troika, <strong style="background-color: transparent; border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">non è comunque vero che “non ci sono i soldi”</strong>. Con la legge di stabilità il governo propone al Parlamento e al paese delle scelte ben precise su come allocare le risorse pubbliche, ovvero i soldi delle nostre tasse. Scelte che hanno impatti di enorme rilevanza sulle nostre vite.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Dal 2001 la campagna Sbilanciamoci! mostra che delle decisioni radicalmente differenti sarebbero possibili, sia dal lato delle entrate, sia da quello delle uscite. Un sistema fiscale improntato a una reale progressività, come previsto dalla nostra Costituzione ma sempre più spesso smentito dai fatti. <strong style="background-color: transparent; border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Maggiori spese destinate ai diritti, la pace, l’ambiente</strong>.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
È quello che vogliamo mostrare anche quest’anno con il Rapporto 2014 e le decine di proposte che, numeri alla mano, mostrano un differente indirizzo di politica economica.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
La nostra manovra è di 26 miliardi di euro, un importo decisamente consistente rispetto a quello previsto dal governo. Perché siamo convinti che nell’attuale situazione non è possibile limitarsi a piccoli interventi di facciata. Occorre operare una redistribuzione della ricchezza nel nostro paese. <strong style="background-color: transparent; border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Occorre prendere i soldi dove ci sono, e impiegarli dove sono necessari.</strong></div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Non è solo una questione di maggiore giustizia sociale: ridurre le inaccettabili diseguaglianze di reddito e ricchezza in Italia è un passaggio fondamentale per rilanciare la domanda e per uscire dall’attuale depressione economica. Non per ripartire inseguendo la crescita illimitata dei consumi, ma per uno sviluppo qualitativo, per un piano di investimenti di lungo periodo per una riconversione dell’economia in direzione di una reale sostenibilità economica e sociale.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Per andare in questa direzione, proponiamo quindi <strong style="background-color: transparent; border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">una patrimoniale, una tassazione sui capitali scudati, di migliorare la tassa sulle transazioni finanziarie, di bloccare le grandi opere, di tagliare le spese militari, i finanziamenti alla scuola e alla sanità private e ai Centri di identificazione ed espulsione</strong>. E proponiamo di usare tali risorse per una <strong style="background-color: transparent; border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">sperimentazione sul reddito minimo garantito, per avviare un piano del lavoro, per gli investimenti nell’istruzione, nella ricerca, nella cultura, nelle politiche di assistenza e di inclusione sociale, nella tutela dell’ambiente e dei beni comuni, nella mobilità sostenibile, nel rilancio dell’edilizia popolare pubblica e nel sostegno alle forme di altraeconomia, dalla finanza etica ai Distretti di economia solidale</strong>.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
La nostra è una manovra che assume come priorità la <strong style="background-color: transparent; border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">lotta alle diseguaglianze</strong>. Una manovra che va in direzione diametralmente opposta a quella del governo, che garantisce enormi sconti sulle multe che devono pagare i gestori di slot-machine e propone una “valorizzazione” del patrimonio pubblico per fare quadrare i conti. In un emendamento il Pdl – è bene ricordarlo, un partito al governo – chiede di vendere le spiagge. Il premier Letta ha annunciato un piano di privatizzazioni da 20 miliardi in tre anni. Dopo i disastri delle passate privatizzazioni (pensiamo a Alitalia, Ilva, Telecom solo per fare alcuni esempi) invece di pensare a un piano industriale e di rilancio dell’occupazione, si continua con la stessa ideologia. Svendendo le ultime partecipazioni ai mercati finanziari per fare cassa. Proseguendo sulla stessa strada di disuguaglianze, della finanziarizzazione e del declino del sistema produttivo che ha caratterizzato gli ultimi anni. Per questo abbiamo deciso, anche nel rapporto di quest’anno, di mostrare che un percorso diverso sarebbe possibile.</div>
<em style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></em><br />
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<strong style="background-color: transparent; border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">La nostra manovra di 26 miliardi di euro si chiude con un saldo praticamente nullo</strong>. Non prendiamo per buone le ricette che ci arrivano da questa Europa, a partire dall’assurdità di cambiare la nostra Costituzione per inserirvi il pareggio di bilancio. Al contrario. Chiediamo un impegno forte dell’Italia, per chiedere all’Europa un radicale ribaltamento delle priorità. Nello stesso momento questo cambiamento di rotta può e deve partire dalle politiche nazionali. “È l’Europa che ce lo chiede” è una foglia di fico sempre più improbabile e improponibile. Altre scelte sarebbero possibili da subito anche qui in Italia, se ci fosse la volontà di attuarle e di intraprendere una differente politica economica. <strong style="background-color: transparent; border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Per un’Italia capace di futuro</strong>.</div>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-38026031429974082532013-11-06T23:11:00.001-08:002013-11-11T23:09:09.230-08:00Accorinti, la Costituzione rivendicata!!<p>di Alfio Nicotra -  </p>
<p>Due generali che fuggono davanti ad una bandiera che riporta un articolo della Costituzione sulla quale, in teoria, avrebbero giurato fedeltà. Un Ministro del governo Letta/Alfano , Giampiero D’Alia, che definisce demenziale l’esposizione su una bandiera dello stesso articolo della Costituzione, pretendendo che chi l’ha esposto, il sindaco di Messina Renato Accorinti, chieda scusa alle Forze Armate.<br>
Sembra di rivivere un refrain degli anni 60 quando altri ministri, allora scudocrociati, parlarono di alto tradimento per la visita di un altro sindaco , Giorgio la Pira, anch’egli siciliano ma primo cittadino di Firenze, in casa del “nemico” vietnamita. D’Alia ricorda gli strali contro don Milani e la sua “lettera ai cappellani militari” o l’indignazione degli Stati Maggiori che costrinsero Padre Ernesto Balducci a lasciare la Rai e Firenze, per ricevere asilo nella diocesi di Fiesole. Passano gli anni, ma l’indignazione militarista ha lo stesso motivo, quasi come un passo cadenzato. Ad Accorinti non si perdonano diverse cose. La prima di non aver rinnegato il suo essere pacifista ma di averlo incarnato fin sotto la fascia tricolore di sindaco. Non come il governatore Crocetta che in campagna elettorale promise tuoni e fulmini contro il Muos di Niscemi e poi , una volta al potere, fare retromarcia revocando l’incarico agli avvocati della Regione Sicilia che avrebbero facilmente vinto davanti al Consiglio di Stato. “Non posso mica fare la guerra da solo contro gli Stati Uniti d’America” sembra abbia detto ad una delegazione di pacifisti per spiegare la sua ingloriosa ritirata. Non di guerra si tratta in verità, ma di una pace conseguente, coerente con le cose che si dicono e che si devono fare. Perché altrimenti la politica muore. La politica vera è quella del sindaco scalzo, della sobrietà sull’opulenza del potere, della Costituzione sulla retorica falsamente patriottica. Perché i monumenti ai caduti di tutte le guerre sono lì a gridarci il “mai più alla guerra”, affinché non si smarrisca la memoria di giovani generazioni a cui è stato proibito di amare, di vivere, di scrivere, di camminare. Il senso stesso del monumento ai caduti non è certamente quello di chiederne dei nuovi, per nuove lastre di marmo e nuove ipocrite alzabandiera. Renato ha palesato questo grido, lo ha ricordato con le parole del più amato Presidente della Repubblica con il suo “svuotiamo gli arsenali, riempiamo i granai”. Ecco l’altra cosa che non si perdona ad Accorinti, l’aver riportato a galla nella memoria collettiva un inquilino del quirinale le cui parole sono diametralmente opposte a quello dell’attuale. Napolitano – forse tra i più reazionari Presidenti dell’Italia repubblicana – proprio ieri prendeva parola contro ogni tentativo di ridimensionare le spese e le missioni militari. Come già successo sugli F35 con una tempestività “guerriera” ha convocato per giovedì il Consiglio Supremo di Sicurezza proprio perché al Parlamento arrivi il diktat militarista. In questa Italia Pertini è una eresia, è motivo d’indignazione istituzionale. “I militari sono oggi delle persone che lavorano per evitare la guerra, per interporsi tra coloro che vogliono farla” ha dichiarato proprio ieri il ministro Mauro. Così dovrebbe essere secondo la nostra Costituzione, ma è veramente così? In Iraq per due volte in un decennio non ci siamo interposti ma abbiamo partecipato ad una guerra di aggressione. In Kossovo eravamo talmente per l’interposizione che bombardavamo Belgrado e Novi Sad e a terra appoggiavamo l’Uck che fine ad un mese prima era nella black list delle organizzazioni terroristiche. In Afghanistan quale sarebbe il nostro ruolo d’interposizione? In Somalia abbiamo aperto le camere della tortura e ci siamo schierati con una delle frazioni in campo. In Libia i nostri bombardieri erano forse schierati per impedire il contatto tra Gheddafi ed i ribelli? Ma ad Accorinti non si perdona anche di aver svelato l’ipocrisia della “festa della Vittoria” proprio alla vigilia delle celebrazioni per i 100 anni della I° guerra mondiale. L’inutile strage, come la definì il Papa dell’epoca, ci verrà dipinta come il coronamento del Risorgimento invece di una colossale macelleria fatta per ingrassare i profitti della borghesia capitalista. In quella guerra, esattamente come le attuali, l’Italia si ritrovò aggirando il voto del Parlamento – contrario all’ingresso nel conflitto- con il fatidico Patto di Londra. <br>
Anche un liberale come Giolitti che sosteneva che “con la pace l’Italia ci avrebbe guadagnato parecchio” deve essere seppellito sotto le verità ufficiali. Per far dimenticare che fu nel fuoco di quella carneficina che dalle menti degli umani e dagli interessi più retrogradi della borghesia di allora , che vennero forgiate le avventure totalitarie del fascismo e del nazismo. <br>
Anche per questo grazie di cuore a Renato Accorinti, insegnante di educazione fisica, per la sua straordinaria lezione di storia.<br>
  </p>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-24073938717138977992013-10-28T00:43:00.001-07:002013-10-28T00:54:34.926-07:00L'ex colorificio è stato sgomberato. Manifestazione il 16 novembre.<p>Da Il Manifesto di Roberto Ciccarelli.</p>
<p>L'ex colorificio di Pisa, occupato il 20 ottobre 2012, è stato sgomberato ieri dopo 9 ore e 10 minuti di resistenza pacifica. Lo spazio dell'ex fabbrica di vernici, rigenerato dalla partecipazione di migliaia di persone in una moderna agorà, è tornato ad essere il regno di topi e piccioni. Quest'area di 14 mila metri quadri, a due passi dalla Torre pendente, rischia di essere stravolta da una speculazione che la trasformerà in una zona residenziale. Contro questo progetto si sono opposte le trenta associazioni che per un anno hanno dato vita all'esperimento del «municipio dei beni comuni». Lo sgombero è stato ordinato il 20 settembre scorso dal Tribunale di Pisa ed è iniziato alle 8,20 di ieri alla presenza del questore Gianfranco Bernabei. Nella notte si erano barricate all'interno 250 persone. Dopo avere scardinato il portone d'ingresso, la lavagna del corso d'italiano per i migranti è stata portata sulla strada. La polizia è entrata nell'aula delle lezioni, mentre una delle volontarie svolgeva la lezione su come si ottiene un permesso di soggiorno in Italia. Poi è toccato agli artigiani sgomberare i loro attrezzi e macchinari da uno dei vasti capannoni che sono stati trasfigurati nell'aspetto e nell'uso. Subito dopo è venuto il turno degli «equilibri precari», un gruppo di arrampicatori che ha costruito con le proprie mani una gigantesca parete, l'unica in città, per esercitare uno sport sempre più popolare. Quando la polizia si è presentata erano ancora appesi al soffitto. Dopo la ciclofficina, è arrivato il turno dell'«aggeggificio», la stanza più sognante di quella società parallela che è diventato l'Ex colorificio. Il momento più simbolico della giornata è stata una lezione sulla «scienza della pace». La Digos ha aspettato che terminasse prima di accompagnare tutti fuori. </p>
<p>Lo sgombero è scattato dopo il rifiuto del sindaco Marco Filippeschi (Pd, sostenuto da Sel di Nichi Vendola) di intavolare un'ultima trattativa, sollecitata dallo stesso Questore. In una nota, il Comune si è detto disponibile a «creare un confronto fra le associazioni e la proprietà privata interessata, in condizioni che garantiscano il rispetto della legalità». L'ente locale respinge «il tentativo di addossare al sindaco e alla sua giunta l'iniziativa dello sgombero in atto per iniziativa della questura». Questa uscita è stata attaccata dagli attivisti sui social network e su radio Roarr, la web-radio sgomberata in diretta proprio come Radio Alice a Bologna nel 1977. Per loro il comune non ha mai valutato l'offerta di collaborazione giunta da giudici costituzionali, giuristi e intellettuali come Paolo Maddalena, Stefano Rodotà, Salvatore Settis, Ugo Mattei o Maria Rosaria Marella. In un appello pubblicato da Il Manifesto avevano invitato l'amministrazione a riconoscere l'ex colorificio come «bene comune» e a sperimentare nuovi modelli di proprietà collettiva. Anche l'allenatore del Pisa Calcio Pino Pagliari ha dato la sua solidarietà a dimostrazione del consenso trasversale di questa esperienza. </p>
<p>Dopo un corteo che ha attraversato la città, gli attivisti del «municipio dei beni comuni» hanno montato un'«acampada» in piazza XX settembre di fronte alla sede del comune. Il 16 novembre è stata annunciata una manifestazione nazionale a Pisa. </p>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-65032142411418675382013-10-24T06:04:00.001-07:002013-10-24T06:15:09.167-07:00LA FONDAZIONE MONTEPASCHI NOMINA SEGRETARIO UN IMPUTATO<p><br>
Ampugnano, il Pd s’arrocca: no parte civile.</p>
<p>Dal Fatto Quotidiano,<br>
di Daniele Martini.</p>
<p>Se continua così prima o poi a Siena eleveranno agli altari gli imputati per lo scandalo del minuscolo aeroporto di Ampugnano, compresol'ex presidentedelMonte deiPaschi, Giuseppe Mussari. <br>
Laprima udienza del processo era fissata per oggi,anche sesono sorti problemi per unerrore nella notifica di unatto. Quelche sorprendeè ilclima cheaccompagna il dibattimento. Un clima surreale. La banca, la Camera di Commercio, la Provincia e il comune di Siena, il piccolo comune di Sovicille dove lo scalo materialmente si trova,cioè i soci della società Aeroporto di Siena (Ampugnano), danneggiati dalla brutta storia della privatizzazione e del mancato ampliamento della struttura, con ilprocesso avrebbero avuto l'opportunità e forse l'obbligo morale di costituirsi parte civile per essere risarciti dei danni subiti. Ma tra la sorpresa generale non l'hanno fatto e non hannointenzione di farlo. Ufficialmente perché dicono di voler aspettare l'esito del dibattimento. Ma tutti sanno che questa è solo la foglia di fico.<br>
LA VERITÀ è che dal sindaco diSiena, Bruno Valentini, a quello di Sovicille, Alessandro Masi, dal presidente della Provincia, Simone Bezzini, al presidente della Camera di commercio, Massimo Guasconi, tutti rigorosamente Pd, non vogliono mettersi né contro Mussari né controil partito che con il solito contorno di giri massonici ha gestito la faccenda. Tra gli imputati e i rappresentanti delle istituzioni danneggiate è scattata, insomma, una specie di solidarietà di casta.<br>
Dal Monte dei Paschi, dove il potere piddino è in fase calante, ma non scomparso, lanciano addirittura un segnale che sa tanto di voglia di impunità. La Fondazione affidata da poco più diun mese alla vicepresidente diConfindustria, Antonella Mansi, tra i cento candidati disponibili per la carica di segretario della Deputazione amministratrice ha scelto, guarda caso, uno degli imputati dello scandalo. <br>
E non un imputatodi secondo piano, ma Lorenzo Biscardi, nominato dal Monte dei Paschi proprio responsabiledella procedura per la valutazionedell'offerta di privatizzazione dell'aeroporto. Mentre il sindaco di Siena che dovrà difendere in tribunale la sua elezione dal sospetto di nullità,dovendo scegliersi unavvocato ha voluto Fabio Pisillo, lo stesso preso da Mussari per Ampugnano. <br>
Tra gliimputati c'è anche l'ex presidente dell'aeroporto, Enzo Viani, massone locale tra i più in vista, della cordata di Stefano Bisi, capo del Collegio dei maestri venerabili della Toscana, candidato alla carica di Gran Maestro della massoneria italiana,caporedattore del Corriere senese.C'è poi la professoressa Luisa Torchia, giàsegretario generale di Astrid, la fondazione di Franco Bassanini, presidente dellaCassa depositi e prestiti, fino a qualche tempo fa assai coinvolto nelle vicende senesi. <br>
La Torchia ai tempi dell'affare dell'aeroporto era consulente del Monte e consigliere della Cassa che insieme alle Casse depositi francese e tedesca controllava il fondo Galaxy, favorito secondo l'accusa nella selezione per Ampugnano.<br>
Selezione seguita proprio dallaTorchia.</p>
<div class='separator' style='clear: both; text-align: center;'> <a href='https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS0izXge2gJyeVeDQfW4ScoBz45oVPEry_QbTFzdcaPdEYSvJTKJ_Unl_J5HN_oxN_x-oSSmo-I8OcjUN6xvtEyiiv4EnFDgP4sBm74MIU777UdiMR56BJVu9ybw8ZQrnzMpG3ZJVqUIN1/s1600/aeroporto_siena.jpeg' imageanchor='1' style='margin-left: 1em; margin-right: 1em;'> <img border='0' src='https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS0izXge2gJyeVeDQfW4ScoBz45oVPEry_QbTFzdcaPdEYSvJTKJ_Unl_J5HN_oxN_x-oSSmo-I8OcjUN6xvtEyiiv4EnFDgP4sBm74MIU777UdiMR56BJVu9ybw8ZQrnzMpG3ZJVqUIN1/s640/aeroporto_siena.jpeg' /> </a> </div>Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-42444760487907257672013-10-22T09:56:00.000-07:002013-10-22T09:56:39.162-07:00Per le TV sono tutti antagonisti!!<span style="background-color: #efefef; color: #00386b; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 13px;"> Da </span><span style="background-color: #efefef; color: rgb(159, 13, 0) !important; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: bold;">Il Manifesto </span><span style="background-color: #efefef; color: #00386b; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 13px;">| Autore: </span><span style="background-color: #efefef; color: rgb(159, 13, 0) !important; font-family: arial, helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: bold;">Roberto Ciccarelli</span><br />
<strong style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;"><em><br /></em></strong>
<strong style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;"><em>Un fiume di ragazzi, migliaia di senza casa, i movimenti contro le grandi opere, le associazioni dei beni comuni sfilano pacificamente per le strade di una città blindata e si accampano nella piazza di Porta Pia. Pochi incidenti isolati contro il ministero dell'Economia. E per le tv sono tutti «antagonisti» </em></strong><br style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">È stato un risultato inaspettato e incontestabile. I movimenti per il diritto all'abitare, i No Tav e i No Muos, quello dei migranti e dei rifugiati che chiedono l'abolizione della legge Bossi-Fini, i sindacati di base (Usb e Cobas), le reti antagoniste dei movimenti sociali, e anche quelle degli altri centri sociali, entrambe presenti in forze ieri a Roma al corteo della «sollevazione generale», hanno superato una prova complicata, gestendo in maniera dura ma in fondo limitato un «assedio» alla Cassa Depositi e Prestiti e ai ministeri dell'Economia e delle Infrastrutture che poteva trasformarsi in un'ecatombe politica e in una mattanza di giovani, famiglie occupanti e migranti. Questo può essere un primo passo verso una politica contro l'austerità, che ha chiare basi sociali e mette al centro la richiesta del blocco degli sfratti per morosità, la riforma del Welfare e la richiesta di un reddito minimo. Potrebbe essere questo un primo, serio, tentativo per superare lo choc provocato dalla sconfitta politica del 15 ottobre 2011 che hanno fatto implodere il movimento, mentre negli Stati Uniti nasceva Occupy Wall Street, in Spagna si affermavano gli indignados e in Italia ci si è rinfacciati il risentimento e le responsabilità. </span><br style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;" /><br style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">Settantamila persone, forse anche di più, hanno partecipato al corteo della «sollevazione generale», parola che ha acquisito un nuovo significato. Erano in molti fino a ieri mattina, alla partenza di un corteo possente, allegro, cosmopolita a temere scontri all'ultimo sangue con le forze dell'ordine. In serata, all'arrivo a Porta Pia, la «sollevazione» è stata intesa come «sollievo», ma anche come una presa di parola estranea al desiderio mimetico che tiene in ostaggio i movimenti italiani rispetto a quanto si muove all'estero. Da oggi, forse, si potrà cambiare registro, e non dire che bisogna fare come negli Stati Uniti o come in Spagna «perché in Italia non può succedere niente». </span><br style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;" /><br style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">I segnali di un nuovo, tremendo fallimento, c'erano tutti, a cominciare da una campagna mediatica criminalizzante, ricavata da veline di questura o da «rapporti dell'intelligence» che sin dal mattino, dal sito dell'Huffington Post ad esempio, preannunciava l'incredibile, surreale, uso da parte dei manifestanti inevitabilmente «violenti» di «macchine idropulitrici» contro gli agenti in servizio. La scena che invece si è presentata a piazza San Giovanni è stata quella di una marea umana di almeno 15 mila persone in testa al corteo, quelle che vivono nelle sessanta occupazioni di palazzi pubblici abbandonati, residence e hotel al centro come nelle periferie della Capitale. Uno spettacolo di umanità commovente, orgogliosa, che accusa l'ipocrisia delle larghe intese con il cartello di alcuni migranti ripreso sui social network: «Scusate se non siamo affogati» a Lampedusa. Rivendica con gli eritrei, i somali, i maghrebini, i peruviani, gli africani, i rom la riscrittura di tutti i trattati europei sull'immigrazione, il cosiddetto «Dublino 2», dell'efferata Bossi-Fini e della sua genealogia securitaria che risale alla precedente legge Turco-Napolitano. Chiede il blocco degli sfratti, un piano casa per affrontare in maniera sistematica una tragedia della crisi: gli sfratti e i pignoramenti. E, infine, di cancellare le «grandi opere», a partire dall'odiata Tav Torino-Lione, di rinunciare ai «grandi eventi» sui quali viene costruita l'economia nazionale (dalla più visibile Expo 2015 a Milano alle mega-manifestazioni sportive o culturali), redistribuendo risorse in base a criteri di giustizia sociale. </span><br style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">Strappato il velo della disinformazione, il corteo della «sollevazione» ha assunto il profilo più netto di una società, tendenzialmente maggioritaria nel sentire comune, che inizia a riconoscersi a partire dalla vita negata, da un mutuo che non può essere pagato a causa della perdita di un lavoro o di una precarietà che non lascia tregua con poche centinaia di euro al mese, quando va bene. Una «sollevazione» che non ha alcuna rappresentanza in parlamento, sia essa «grillina», «legalitaria», «anti-berlusconiana» e nemmeno di «sinistra». Questa è la nuova questione sociale che, a cinque anni dall'inizio della crisi, sta provando a darsi una rappresentanza autonoma. </span><br style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;" /><br style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">Ci sono state due «sanzioni». La prima, la più dura, all'ingresso del Tesoro in via Quintino Sella dove a più riprese il cordone composto da quattro camionette della Finanza è stato bersagliato da petardi, bottiglie, sassi a cui è stato risposto con una carica di allegerimento da parte dei Carabinieri. La seconda è stata contro il consolato tedesco in via San Martino della Battaglia. I manifestanti le hanno intese come azioni contro le politiche dell'austerità che producono, in Italia come in Germania, la schiavitù dei contratti a termine o dei «mini-job». </span><br style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;" /><br style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #efefef; color: #393939; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">All'«acampada» serale, Paolo Di Vetta dei Blocchi precari metropolitano è stravolto, ma sollevato: «Un movimento senza partiti e con i soli sindacati di base ha costruito un corteo di cui avevamo bisogno. Adesso deve arrivare il blocco degli sfratti, un piano casa sugli alloggi popolari e la promozione del riuso nelle città». «Per una settimana hanno parlato di una manifestazione pericolosa - afferma Guido Lutrario (Usb) - adesso vogliamo soluzioni anche sulle politiche abitative». In serata, il vice-sindaco di Roma Luigi Nieri (Sel) ha invitato il movimento per la casa ad un tavolo con il ministro dei Traporti Maurizio Lupi a cui parteciperà il sindaco Ignazio Marino. È il primo segnale che questo movimento può iniziare a incidere sui territori.</span>Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-67156387563162496372013-08-30T15:19:00.000-07:002013-08-30T15:19:49.630-07:00La Toscana al sesto posto in Italia per la cementificazione<div style="border: 0px; line-height: 24px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
<em style="border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><strong style="border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Speculazione edilizia e corruzione ambientale: nel 2012 rilevate 474 infrazioni, 622 persone denunciate e arrestate.</strong></em><br /><em style="border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><strong style="border: 0px; color: #1c1c1c; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Guai a dirlo ai politici: a sentirli i loro piani regolatori sono sempre a volume zero e senza rischi infiltrazioni illecite. Ma la realtà è un’altra e dice chiaramente che nessuno – tantomeno la Toscana – è immune: le coste toscane sono da sempre ambite dalle lobby del cemento, sia autoctone che provenienti da fuori regione, e soprattutto quelle di maggior pregio, sono sempre state una naturale attrattiva per speculazioni edilizie di ogni tipo, anche fuori legge.</strong></em> Ultima, in ordine di tempo, è l’Elba: meta ambita per residence, alberghi e seconde costruzioni, si presenta come la frontiera del cemento.</div>
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Un interesse illegale confermato dai dati 2012 del Rapporto Ecomafia di Legambiente sul ciclo del cemento che vede la Toscana al sesto posto, tra le regioni più colpite con 474 infrazioni, 622 persone denunciate e arrestate e 90 sequestri subito dopo le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa ed il Lazio. A farne le spese, come dimostrano le indagini passate e recenti, sono infatti principalmente l’Arcipelago Toscano, l’Argentario e la Versilia.</div>
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Tutti i numeri sulla cemento Spa sono stati presentati a Festambiente, festival nazionale di Legambiente in corso di svolgimento a Rispescia nel grossetano. Usano la forza dell’intimidazione e della minaccia, prediligono il riciclaggio per incrementare i profitti e presentarsi con il volto “seducente e affascinante” dei finanziatori.. Così operano le mafie in Toscana, in particolare i clan della camorra e della ‘ndrangheta La chiamano “delocalizzazione” e in Toscana è diventata triste realtà, soprattutto nel ciclo del cemento.</div>
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«Il capitale “nero”- denuncia Legambiente – finisce nell’edilizia, nelle ditte aggiudicatarie degli appalti, indotto e subappalti compresi. Non è solo la camorra, purtroppo, ad aver messo “occhi e mani” sulla Toscana. Secondo gli investigatori della Dna anche la ‘ndrangheta ha scelto questa regione per tentare il riciclaggio di denaro di provenienza illecita. Nell’ultimo periodo i Crea di Rizziconi, gli Alvaro di Sinopoli, ma anche i Bellocco di Rosarno, i Facchineri, i Gallace e i Mancuso hanno operato più o meno direttamente sul territorio».</div>
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A rendere ancora più preoccupante la situazione è l’interesse, già manifestato dalle organizzazioni mafiose, di investire in questa regione, sia nel settore immobiliare che in quello turistico, i proventi delle loro attività illecite. Un indicatore di questa anomali arriva dai dati sulle Operazioni “sospette” indicate nella Relazione della Banca d’Italia risalenti 2012: secondo i dati dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) le segnalazioni di operazioni sospette complessivamente pervenute all’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia pervenute dagli intermediari finanziari vede in Toscana 4386 operazioni, seconda regione dell’Italia Centrale dietro l’Emilia Romagna, con un aumento del 35% rispetto all’anno precedente ( erano 3546 nel 2011).</div>
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«Sono dati, inchieste e relazioni da non sottavalutare – ha dichiarato Angelo Gentili, segreteria nazionale Legambiente e coordinatore nazionale Festambiente- la Toscana ha gli anticorpi necessari per respingere gli interessi della criminalità. È necessario lavorare bene, presto e insieme.Occorre combattere il fenomeno con l’informazione e rendere più trasparenti possibili le procedure, con un’attenta verifica delle ditte e facendo attenzione ai subappalti».</div>
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L’accentuata dimensione globale delle attività di ecocriminali ed ecomafiosi, la diversificazione delle loro attività illecite, il ricorso sistematico a espedienti tipici della criminalità economica si accompagnano in maniera sempre più evidente con l’altra piaga che affligge il nostro paese e minaccia la nostra democrazia: la corruzione ambientale. Nel complesso, dal 1° gennaio 2010 al 10 maggio 2013, ultimo aggiornamento effettuato, in Italia sono state ben 135 le inchieste relative alla corruzione ambientale, in cui le tangenti, incassate da amministratori locali, esponenti politici e funzionari pubblici, sono servite a “fluidificare” appalti e concessioni edilizie, varianti urbanistiche.</div>
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Le indagini si sono concentrate nel 40% dei casi nelle quattro regioni dove più forte è la presenza dei clan (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), confermando l’intreccio strettissimo, in quei territori, tra mafia, corruzione e illegalità ambientale. A guidare la classifica come numero d’inchieste è la Lombardia (20) e al quinto posto della classifica, dopo Campania, Calabria e Sicilia, figura la Toscana con 12 inchieste pari al 8,9% del totale, 244 persone denunciate o arrestate e 41 sequestri. E sullo sfondo si intravede la minaccia delle organizzazioni criminali straniere.</div>
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<span style="background-color: white; color: #48423f; font-family: 'Droid Sans', Arial, sans-serif;">«Operano nella zona costiera della Versilia soggetti di nazionalità russa – si legge nella Relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario 2013 – le cui operazioni economiche, per cospicui investimenti immobiliari, potrebbero riferirsi ad attività di riciclaggio o di reimpiego di somme di provenienza illecita ma, allo stato, ancora di difficile esplorazione in assenza di strumentazioni normative adeguate». </span></div>
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<span style="background-color: white; color: #48423f; font-family: 'Droid Sans', Arial, sans-serif;">da GreenReport.</span><br style="background-color: white; color: #48423f; font-family: 'Droid Sans', Arial, sans-serif;" /><a href="http://www.ciaccimagazine.org/wp-content/uploads/2013/08/consumo_di_suolo.jpg" style="background-color: white; border: 0px; color: #00b7f3; font-family: 'Droid Sans', Arial, sans-serif; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;"></a></div>
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<span style="background-color: white; color: #48423f; font-family: 'Droid Sans', Arial, sans-serif;"><br /></span></div>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-64188260363891043012013-05-29T06:11:00.001-07:002013-05-29T06:14:59.894-07:00Quel “No” di Bologna<p>di Vito Meloni -<br>
Per chi, come noi del PRC, si è sempre battuto per la difesa della scuola pubblica e per il rispetto della nostra bistrattata Costituzione, il risultato del referendum di Bologna è motivo di grande soddisfazione per più di una ragione. Innanzitutto per il dato in sé: chiamati a pronunciarsi sulla destinazione dei soldi pubblici – alla scuola dell’infanzia pubblica o a quella privata, nella quasi totalità confessionale – i cittadini bolognesi hanno dato una risposta netta ed inequivocabile, pronunciandosi al 60% contro i finanziamenti alle scuole private.<br>
Non era per nulla scontato. A sostenere le ragioni, e gli interessi, delle scuole private c’era un formidabile schieramento, dal sindaco Merola a tutto il PD, passando per Confindustria, la Curia, il Cardinal Bagnasco, il PdL, la Lega Nord e Scelta Civica. Con l’aggiunta negli ultimi giorni della neo-ministra della Pubblica Istruzione, Carrozza, evidentemente dimentica che poche settimane prima aveva giurato sulla Costituzione (ammesso che l’abbia mai letta…).<br>
Uno schieramento che durante la campagna referendaria aveva dispiegato tutta la sua potenza di fuoco, non esitando nemmeno a ricorrere alla menzogna, come quella che paventava l’espulsione di ben 400 bambini dalle scuole dell’infanzia in caso di affermazione dell’opzione “A”. E che oggi è impegnato a minimizzare la portata del risultato, con i più  svariati pretesti, primo fra tutti quello della scarsa partecipazione. C’è perfino chi, come il deputato del PD Edoardo Patriarca, arriva a ribaltare l’esito del referendum, sostenendo che solo il 15% (il dato corretto è 17%) dell’intero corpo elettorale, dunque una esigua minoranza, si sarebbe pronunciato per l’opzione “A” e che «i bolognesi hanno capito che la sussidiarietà è la chiave di volta». Ragionamento bizzarro, che non mette in conto che, applicando questo singolare metodo di calcolo, l’altra opzione è stata scelta da una minoranza di gran lunga più esigua, appena l’11%!<br>
In realtà, il fatto che in tempi di astensionismo dilagante il 30% dei bolognesi sia andato a votare in un referendum consultivo che, è bene ricordarlo, non prevede il raggiungimento del quorum per essere valido, non va sottovalutato. Soprattutto alla luce dei molti ostacoli che, con lucida determinazione, sono stati frapposti alla partecipazione. A cominciare dall’azione del sindaco Merola che ha pervicacemente negato l’abbinamento della consultazione referendaria con le elezioni politiche, come richiesto dal comitato promotore. Una sorta di election day su scala locale che avrebbe fatto risparmiare quattrini, giusto per restare in tema di risorse economiche, e che avrebbe sicuramente favorito una partecipazione ben più ampia. Ma forse era proprio questa che si temeva, visto che erano state raccolte ben 13.000 firme in soli tre mesi per la presentazione dei quesiti. Per dare un’idea delle proporzioni, è come se per un referendum nazionale si raccogliessero due milioni e mezzo di firme! Numeri assolutamente significativi, tanto più in un Paese in cui l’opinione di poche centinaia di persone raccolta attraverso un sondaggio può perfino decidere le sorti di un governo…<br>
Ora l’impegno di quanti hanno contribuito al raggiungimento di questo straordinario risultato deve proseguire, per fare in modo che la volontà dei cittadini venga rispettata, vigilando sulle possibili furbizie di chi, come il sindaco Merola, si propone addiritttura di «conciliare i due schieramenti»!<br>
In ogni caso, al di la delle cifre, il referendum di Bologna ci consegna un chiaro dato politico: quando i cittadini sono chiamati a pronunciarsi su quelli che vengono definiti “beni comuni”, come è stato per l’acqua, oppure a rivendicare le garanzie per l’esercizio di un diritto universale costituzionalmente garantito, come nel caso di Bologna, la risposta è chiara ed univoca.<br>
Che questo avvenga proprio nella città e nella regione che sono state le avanguardie nella rottura dell’argine costituzionale che impediva, e ancora dovrebbe impedire, i finanziamenti pubblici alle scuole private – il «senza oneri per lo stato» dell’articolo 33 – rende questo risultato ancora più significativo. È a Bologna, infatti, che, già a metà degli anni ’90, si adotta la convenzione che garantisce il finanziamento alle scuole dell’infanzia private. È da lì che è partita l’offensiva politico-culturale che porterà dopo pochi anni alla Legge di parità, sotto il cui ombrello il finanziamento alle scuole private assumerà negli anni successivi e fino ai nostri giorni dimensioni sempre più consistenti.<br>
Non solo i 530 milioni di euro del bilancio statale ricordati pochi giorni fa dalla ministra Carrozza che, con incredibile leggerezza, li ha definiti una piccola somma a confronto di quanto lo Stato spende per la scuola pubblica. É un flusso che passa attraverso mille rivoli, a tutti i livelli, dalle Regioni alle Provincie, fino ad arrivare al più piccolo dei Comuni, a volte con provvedimenti espliciti, altre in forme sotterranee. Basti pensare al sistema scolastico della Provincia di Trento, quello cui l’ex ministro Fioroni considerava un modello da esportare, nel quale, con il pretesto dell’autonomia, i finanziamenti possono coprire anche le spese per arredi e strutture, quasi che quello fosse un territorio affrancato dal dovere di rispettare la Costituzione Italiana. O al finanziamento alle “sezioni primavera” – maldestro tentativo di correggere gli anticipi nelle iscrizioni alla scuola dell’infanzia introdotti dalla riforma Moratti – gestiti dalle Regioni e assorbiti per oltre il 90% dalle scuole private, tanto per cambiare nella quasi totalità confessionali.<br>
Il risultato del referendum di Bologna segna una netta inversione di tendenza.<br>
Sta alle forze della sinistra, quella vera, ai movimenti, alle associazioni, ai tanti cittadini che hanno a cuore il destino della scuola pubblica e la difesa intransigente della Costituzione raccogliere il testimone e rilanciare la battaglia contro il finanziamento delle scuole private. In qualunque forma esso avvenga.</p>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-83697794240089658842013-03-29T02:21:00.001-07:002013-03-29T02:21:34.945-07:00Divise sporche ministro debole<p>di Mauro Palma-</p>
<p>Indegni d’indossare la divisa. Al di là di ogni retorica, la divisa di un agente di polizia indica il suo agire in nome della collettività, del rispetto delle istituzioni e delle leggi. Gli iscritti a un sindacatucolo di polizia che ancora ieri hanno manifestato sotto casa di Patrizia Aldrovandi non rappresentano il sentire di una società che è rispettosa verso le vittime e che è densa di quella pietas e di quel senso di giustizia che fanno sì che una madre non debba essere costretta a mostrare la foto del figlio morto, ucciso da alcuni agenti, per difendere se stessa dagli attacchi verbali e suo figlio dagli attacchi al suo ricordo.Non rappresentano il rispetto delle leggi e della Costituzione, che vuole che una sentenza passata in giudicato debba essere semplicemente accolta e debba esserlo in primo luogo da chi svolge una funzione pubblica di tutela del bene collettivo.<br>
Non rappresentano il rispetto delle istituzioni chiamate – come è stato il caso del sindaco ferrarese – a dover intervenire per tutelare una propria cittadina, vittima e aggredita dal presunto branco di supporto degli aguzzini di suo figlio. Non rappresentano la tradizione di un paese che è risorto dopo aver sconfitto la cultura squadrista che quella manifestazione esprime.<br>
Ogni persona civile di questo paese si attende provvedimenti. Pretende che si accerti se la manifestazione era stata autorizzata e che, nel caso, il questore spieghi come sia stato possibile autorizzare una manifestazione in quel luogo, sotto quella sede. Ci si attende che il ministro degli Interni trovi le parole giuste per condannare senza minimizzare quanto avvenuto. Altrimenti il rischio di una complicità culturale altrettanto – e forse più – dannosa di quella materiale, diventerà certezza.<br>
il manifesto 28 marzo 2013</p>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-44105004120179275252013-02-03T01:47:00.002-08:002013-02-03T01:47:31.570-08:00C'è un'Europa che non vuole il fiscal compact. Sta a sinistra<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOlfod-Mw1rfPZ7X0OpQwiAyNH17A-xZO0pTiEQ1xTDBLET0v5AnoAGOAsiRLyx2ozEyGi8BKBuusJozePEp5QOwlk_J8aVaDSsPfI6NzN4OFnqNeWg5eTU5jBeVOqf-rzt38DuKC-iib8/s1600/image002.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="137" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOlfod-Mw1rfPZ7X0OpQwiAyNH17A-xZO0pTiEQ1xTDBLET0v5AnoAGOAsiRLyx2ozEyGi8BKBuusJozePEp5QOwlk_J8aVaDSsPfI6NzN4OFnqNeWg5eTU5jBeVOqf-rzt38DuKC-iib8/s320/image002.jpg" width="320" /></a></div>
<b style="background-color: white; color: #222222; font-family: arial, sans-serif; font-size: 12.800000190734863px; line-height: 21.325000762939453px; text-align: center;"><i><span style="color: #928469; font-family: 'Arial Black', sans-serif; font-size: 13pt;"><br /></span></i></b>
<b style="background-color: white; color: #222222; font-family: arial, sans-serif; font-size: 12.800000190734863px; line-height: 21.325000762939453px; text-align: center;"><i><span style="color: #928469; font-family: 'Arial Black', sans-serif; font-size: 13pt;"><br /></span></i></b>
<b style="background-color: white; color: #222222; font-family: arial, sans-serif; font-size: 12.800000190734863px; line-height: 21.325000762939453px; text-align: center;"><i><span style="color: #928469; font-family: 'Arial Black', sans-serif; font-size: 13pt;">«Rinegoziare il trattato». La proposta di Ingroia, Ferrero e Melenchon in visita a Roma</span></i></b><br />
<b style="background-color: white; color: #222222; font-family: arial, sans-serif; line-height: 25.862499237060547px;"><span style="color: #666666; font-family: Georgia, serif;"><br /></span></b>
<b style="background-color: white; color: #222222; font-family: arial, sans-serif; line-height: 25.862499237060547px;"><span style="color: #666666; font-family: Georgia, serif;">A crisi europea, risposta europea. E' Rifondazione comunista il passpartù di Rivoluzione civile per l'Europa e Ingroia sembra trovarsi a suo agio con la Sinistra europea: «Rc vuole essere la casa aperta alla sinistra europea, per intraprendere battaglie comuni da portare avanti insieme».<br />L'ex pm di Palermo torna nella stessa sala da cui comunicò la sua disponibilità a candidarsi e, un mese dopo, la ritrova piena un'altra volta. Quasi tutti sono attivisti ed elettori di Rifondazione comunista. Sul palco Paolo Ferrero, il segretario nazionale del Prc, e Jean Luc Melenchon, leader del Front de Gauche francese che, poco dopo la conferenza stampa corale, infiammerà il Capranica confessando di aver lasciato il Ps francese «per colpa vostra». Vostra degli italiani. «E' stato quando ho visto che nasceva il Pd. Mi sono chiesto: “diventerò come gli italiani"?». Così Melenchon ha virato a sinistra alla ricerca dell'originalità dell'esperienza dei socialiti francesi «quando eravamo alleati con i comunisti, con i verdi, per inseguire un riformismo radicale». Invece il Ps ha rinunciato a tutto questo fino a incastrarsi in ingranaggi che «impediscono ogni tipo di riformismo».<br />E' proprio per questo che Melenchon è venuto a Roma: per lavorare alla costruzione di un «fronte comune per rinegoziare il fiscal compact in Europa», è questo il nome dell'ingranaggio che stritola il riformismo, anche quello non radicale: 47 miliardi di tagli alla spesa pubblica ogni anno per vent'anni al netto del pareggio di bilancio. «Per farsi un'idea della cifra si pensi che l'intero servizio sanitario nazionale (mazzette comprese) costa 130 miliardi l'anno. Tagliare una cifra del genere significherà svendere il patrimonio, privatizzare i servizi, tagliare lo stato sociale e il lavoro», dirà il segretario di Rifondazione. Quello che, a pochi passi da lì, Mario Monti, ospite dell'Annunziata, chiamerà pochi minuti dopo «uno stato che pesi di meno sulle aziende».<br />Ingroia, Melenchon e Paolo Ferrero, introdotti da Fabio Amato, responsabile esteri Prc e del segretariato della Sinistra europea, quella roba la considerano un massacro sociale, un atto di guerra e lanciano l'idea in una conferenza stampa e poi nell'assemblea del Capranica: rinegoziaere il fiscal cmpact. «Non è un sogno, né un'utopia ma una strada percorribile per imporre all'Europa, politicamente, di abbandonare la strada del disastro imboccata e che finisce inevitabilmente per gravare sulle fasce sociali più deboli. La rivoluzione civile nasce dal basso ma ha bisogno di alleanze e solidarietà internazionali», assicura il capolista di Rc aprendo varchi per un'evoluzione delle relazioni dopo le scadenze elettorali.<br />«Berlusconi e Monti producono provvedimenti in un contesto di politiche europee che aggravano la crisi anziché risolverla - ricorda Ferrero - ecco perché serve una relazione politica con chi si batte contro l'austerità». «Il Partito della sinistra europea è uno degli strumenti di quella relazione - aggiunge Fabio Amato - quando lo fondammo, nel 2006, scommettemmo sulla rottura di un modello insostenibile».<br />Vista dalla Francia, la lista Ingroia, dunque, è tutt'altro che l'accozzaglia che vorrebbe far credere Vendola. A Melenchon non sfuggono le connessioni con la révolution citoyenne del Front de Gauche, con l'indignazione spagnola e Izquierda unida (che vola nei sondaggi al 15%) e con Syriza che pensa realisticamente a vincere le prossime elezioni in Grecia. Anche da «Monsier Ingroia», arriveranno «brutte sorprese per gli altri partiti», assicura Melenchon pensando ai 4 milioni di voti che il suo Fdg ha ottenuto alle scorse presidenziali. Quella che ritiene di avere incontrato è per lui una «nuova forza popolare», erede «dell'Italia della Repubblica, delle bandiere rosse, dell'uguaglianza». Ferrero si mostra consapevole delle possibilità: «Rivoluzione civile - spiega - non è un'operazione di tenuta ma lo spazio per la riapertura di una speranza, l'indignazione che si fa programma, la condizione perché si avverino il cambiamento e la rivolta». Uno spazio per la sinistra che, giusto poche ore prima ha visto l'ingresso di un settore di militanti, dirigenti e amministratori di Sel, «caso unico di una scissione che avviene dopo e non prima della formazione delle liste», dice Ingroia.<br />Immancabile la domanda a Melenchon se Hollande assomigli più a Monti (che il francese ricorda come pessimo commissario europeo) o più a Bersani. «C'è differenza adesso tra liberismo e socialdemocrazia?», si chiede anche il leader francese secondo il quale la socialdemocrazia non esiste più: «Sono social-liberali. Ogni giorno c'è qualcuno che lascia quei partiti come me, come Oskar Lafontaine in Germania. Tutta l'Internazionale socialista ha capitolato».<br />Quando parla del Ps francese sembra che parli dei suoi omologhi nostrani della loro «demagogia disonorevole» (parole di Ferrero), «prima votano tutto poi lanciano pietre in campagna elettorale» su quello che hanno fatto loro stessi magari stipulando accordi sottobanco. Anche Hollande ha preso voti promettendo di rinegoziare il fiscal compact poi non solo ha firmato il Trattato ma ora insiste per una diminuzione del costo del lavoro quando il problema è «il costo del Capitale». Insomma, per Melenchon, i social-liberali parlano come un disco rotto, incantato sulle teorie di Adam Smith mentre la finanza distrugge il lavoro e i diritti</span></b><span style="background-color: white; color: #666666; font-family: Georgia, serif; line-height: 25.862499237060547px;">.</span>Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-26669557218858706222013-01-30T12:03:00.002-08:002013-01-30T12:03:28.686-08:00Diamo all’Italia un governo di pace<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsSSjz1f4_RLYdTCbfNIfPaZ_ranJvo4dRyIzzl_b0fCZFPmTXUTOvcyOnDeudJyHXbz4LiAffxNeLdiSahph2nbo2bjE00roZMD5-ytxZ23GSLncwBB79lFShpaZebXBhmyVggTqHyC-I/s1600/pace.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="132" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsSSjz1f4_RLYdTCbfNIfPaZ_ranJvo4dRyIzzl_b0fCZFPmTXUTOvcyOnDeudJyHXbz4LiAffxNeLdiSahph2nbo2bjE00roZMD5-ytxZ23GSLncwBB79lFShpaZebXBhmyVggTqHyC-I/s200/pace.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
di Flavio Lotti -<br /></div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
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<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
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<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
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<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
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<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
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<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Uno dei segni più evidenti del disastro in cui siamo finiti è nella scomparsa dell’Italia dal mondo e la sua perdita di credibilità e rilevanza internazionale. La responsabilità primaria è di Berlusconi. Ma anche i tecnici del governo Monti portano pesanti responsabilità.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Oggi l’Italia è fuori dal mondo.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Una visione miope, un’agenda dettata dai grandi gruppi economici finanziari (soprattutto Eni e Finmeccanica) e una strumentazione profondamente inadeguata hanno contribuito al declino dell’Italia, l’hanno messa fuori gioco, ci hanno esposto a grandi rischi e ci hanno fatto perdere grandi opportunità.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Al punto in cui siamo non abbiamo nemmeno bisogno di richiamare i nostri valori. Per cambiare ci basta di invocare i principi del realismo politico.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Per uscire dalla crisi dobbiamo riaprire gli occhi sul mondo che sta cambiando rapidamente, riconoscere le nostre responsabilità e dotarci della strumentazione necessaria per agire responsabilmente.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Non ha più senso parlare di politica interna e di politica estera. Abbiamo bisogno di una politica radicalmente nuova.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Una politica nonviolenta fondata sui diritti umani.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Una politica che deve essere espressione di un nuovo modo di pensare le relazioni internazionali, tra gli stati e tra i popoli, di gestire i grandi problemi comuni aperti, di contribuire alla loro soluzione, di prevenire nuovi conflitti.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Lottare contro la povertà nel mondo, farla finita con le tante guerre, fermare il cambiamento climatico e proteggere l’ambiente, promuovere tutti i diritti umani per tutti, ridurre le disuguaglianze, garantire pari opportunità, costruire un’economia sociale di giustizia, costruire l’Europa dei cittadini, rafforzare e democratizzare l’Onu ci conviene! Più di quanto riusciamo ad immaginare.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Ci attende un grande lavoro.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Prima di tutto noi vogliamo introdurre un metodo nuovo. Dobbiamo imparare ad “agire come sistema paese” ovvero dobbiamo valorizzare e potenziare il contributo di tutti gli attori presenti nel nostro paese. Non è solo un problema tecnico di coordinamento. E’ l’approccio complessivo che deve cambiare. Questa è la principale innovazione che vogliamo introdurre in Italia. L’Italia dispone di un vasto tessuto di attori protagonisti di percorsi e processi di cooperazione internazionale, di pace, di solidarietà che, se realmente valorizzati, possono consentire all’Italia di re-inserirsi pienamente nella comunità internazionale che coopera.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Noi vogliamo aprire le porte del Parlamento e del governo alla società civile responsabile e agli enti locali impegnati per la pace e i diritti umani. Ci impegniamo a creare una sede permanente in cui ci sia ascolto (segnalazioni, denunce, proposte), dialogo e collaborazione sulle quattro grandi questioni del nostro tempo: lotta alla povertà, prevenzione e risoluzione dei conflitti, diritti umani e democrazia internazionale.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
L’impegno di Rivoluzione Civile contro l’illegalità non conosce confini. La guerra e la povertà sono illegali. Sono vietati dal diritto internazionale dei diritti umani e noi ci batteremo in ogni sede per ripristinare il rispetto della legalità.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Vogliamo far rispettare e attuare l’Articolo 11 della Costituzione. La guerra non è uno strumento a disposizione della politica e del governo.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Vogliamo passare dalla sicurezza militare alla sicurezza umana, dalla sicurezza nazionale alla sicurezza comune.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Vogliamo fare pace con il mondo e per questo ci impegniamo a:</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
1. Lottare contro la miseria e la morte per fame.<br />2. Mettere immediatamente fine alla missione militare in Afghanistan e risarcire le vittime della guerra sostenendo le forze sane della società civile.<br />3. Cancellare i piani di acquisto dei cacciabombardieri F35 e rivedere tutti i programmi di acquisto degli armamenti. Tagliare la spesa militare e riorganizzare le forze armate in senso riduttivo.<br />4. Costruire la Comunità del Mediterraneo che trasformi quest’area di grandi crisi e tensioni in un mare di pace e benessere per tutti.<br />5. Costruire una nuova Europa, un’Europa dei cittadini, solidale e nonviolenta.<br />6. Fare pace in Medio Oriente riconoscendo a israeliani e palestinesi il diritto di vivere in pace su quella terra con gli stessi diritti, la stessa dignità e la stessa sicurezza.<br />7. Fare pace con l’Africa.<br />8. Disarmare la finanza.<br />9. Rafforzare l’infrastruttura internazionale dei diritti umani.<br />10. Salvare, democratizzare e rilanciare l’Onu.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Con lo stesso scopo ci impegniamo a:</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
1. Aumentare i fondi per la cooperazione internazionale.<br />2. Progettare e organizzare il Sistema-Italia della cooperazione internazionale approvando una nuova legge e promuovendo la cooperazione comunitaria, partecipata e diffusa.<br />3. Rilanciare e sviluppare il servizio civile nazionale ed europeo rendendolo accessibile a tutte le ragazze e i ragazzi che chiedono di parteciparvi.<br />4. Promuovere l’inserimento permanente dell’educazione alla pace, ai diritti umani e alla cittadinanza democratica glocale nei programmi scolastici di tutte le scuole di ogni ordine e grado.<br />5. Impegnare la Rai a fornire un’informazione che dia conto dei fatti del mondo, attenta alla vita delle persone e dei popoli anche mediante la creazione di una struttura permanente “la Rai per i diritti umani”, la creazione di una rete di uffici di corrispondenza nel mondo e l’inserimento di spazi adeguati nei palinsesti.<br />6. Creare le istituzioni nazionali per i diritti umani a cominciare dalla Commissione diritti umani e dal Difensore civico nazionale secondo i principi raccomandati dalle Nazioni Unite, dal Consiglio d’Europa e dall’Unione Europea.<br />7. Rafforzare la trasparenza e i controlli sul commercio internazionale di armi.<br />8. Intensificare la lotta internazionale contro le mafie e la criminalità organizzata.<br />9. Fare pace con il mondo che abbiamo in casa. Approvare le due proposte di legge di iniziativa popolare che riconoscono i diritti di cittadinanza delle persone di origine straniera promosse dalla campagna L’Italia sono anch’io.<br />10. Abrogare la legge Bossi-Fini e chiudere i CPT. Fare una nuova legge sull’immigrazione<br />11. Promuovere una legge nazionale per l’applicazione del diritto all’Asilo.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
L’elenco delle cose che vogliamo fare continua negli appelli delle organizzazioni della società civile responsabile che ho sottoscritto. Il programma lo completiamo e lo realizziamo insieme a tutte le donne e gli uomini che vogliono assumersi una responsabilità maggiore e fare la propria parte.</div>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-89669859379225201312013-01-29T13:47:00.002-08:002013-01-29T13:47:36.732-08:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgW-oqwRvQyAXYt9gg2cMDaA_EopVdFkFoNz4F7Z8Ez7fyUpQ2UNMHzhkXKgsQ4ascl7xKStWv70cgxga-Li6D0Uq2EPyD2ud0k7hzNGefYC8dwmV2LDWVx1wg_XGtaq5PfnAwy2RE12uQ6/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="123" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgW-oqwRvQyAXYt9gg2cMDaA_EopVdFkFoNz4F7Z8Ez7fyUpQ2UNMHzhkXKgsQ4ascl7xKStWv70cgxga-Li6D0Uq2EPyD2ud0k7hzNGefYC8dwmV2LDWVx1wg_XGtaq5PfnAwy2RE12uQ6/s200/images.jpg" width="200" /></a></div>
<span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">di Piergiovanni Alleva </span><br style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;"><br /></span><br />
<span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">Ecco le 5 aree tematiche per costruire il contesto di una normativa che deve accogliere la vera e propria riforma, collettiva e individuale, dei nostri istituti lavoristici</span><br style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">Sono stato sempre impegnato – ed ho scritto su questo giornale – sul fronte della progettazione legislativa e contrattuale dei diritti sociali e sulla promozione e difesa, anche per via giudiziaria, dei diritti dei lavoratori e del sindacato.</span><br style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;"><br /></span><br />
<span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">Adesso, accettando la candidatura nelle liste di Rivoluzione civile nelle prossime elezioni politiche, ancor più mi sento coinvolto a sviluppare, con questo nuovo soggetto , una politica del diritto sociale che, in coerenza con la mia passata esperienza, valorizzi e implementi una linea di radicale rinnovamento nel merito, alternativa alle disastrose politiche praticate da troppo tempo e sostenute da più parti che in teoria dovrebbero essere antitetiche.</span><br style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;"><br /></span><br />
<span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">Gli ultimi anni hanno portato un netto peggioramento della normativa e delle situazioni concrete riguardanti i diritti dei lavoratori, sul piano collettivo – rappresentanza e democrazia sindacale – e sul piano individuale – progressiva precarizzazione, caduta del potere d’acquisto delle retribuzioni, perdita di diritti e di dignità del lavoro. È necessario dunque un intervento riformatore complessivo che non si limiti alla ricostituzione dei precedenti livelli di tutela, ma li completi e li reinterpreti alla luce dei tanti mutamenti sopravvenuti.</span><br style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">Tuttavia, anche un’opera di riforma in senso progressivo delle regole in tema di lavoro sarebbe insufficiente se avulsa da interventi urgenti su fondamentali problemi socio-economici che caratterizzano in senso negativo l’attuale situazione.</span><br style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;"><br /></span><br />
<span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">A ben poco servirebbero anche ottime regole in tema di rapporto di lavoro in favore di chi il lavoro ce l’ha, prescindendo dalla situazione drammatica e spesso disperata di chi il lavoro l’ha perso, oppure non l’ha mai avuto, oppure, come milioni di giovani, non riesce ad inserirsi nel mondo del lavoro, ovvero ha dovuto lasciarlo per operazioni governative di pensionamento rilevatesi poi disastrose (esodati). Un programma riformatore dovrebbe riguardare anzitutto, o contemporaneamente, le problematiche ulteriori rispetto a quelle vissute da chi attualmente lavora.</span><br style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;"><br /></span><br />
<span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">Un approfondimento risulta tanto più necessario quanto più si considerino gli ambigui e a volte ipocriti slogan, orecchiabili e suggestivi, ripetuti sui temi lavoristici.</span><br style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">La prima rilevante parte di un programma di riforma, che definisco di contesto di una normativa del lavoro, è sintetizzata in 5 aree tematiche. In un prossimo articolo si affronterà la riforma relativa agli istituti propriamente lavoristici, con l’articolazione tra dimensione collettiva e dimensione individuale.</span><br style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;"><br /></span><br />
<span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">1) La prima riforma è l’introduzione di un reddito di cittadinanza – ovvero reddito minimo garantito che prescinde da precedenti contribuzioni previdenziali o da precedenti rapporti di lavoro. Questa prospettiva segna un vero e proprio cambio di paradigma nell’organizzazione sociale. L’istituto non ha nulla di utopistico. Esiste nella legislazione dei principali paesi europei, con caratteristiche similari che potrebbero essere utilmente messe a confronto.</span><br style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">Alla sua introduzione dovrebbe essere destinato in primo luogo il recupero dell’evasione fiscale, per il quale dovrebbero essere introdotte misure semplici ed efficaci, quali la pubblicazione on-line dei redditi imponibili di tutti i contribuenti, operazione già tentata nel 2008 dal ministro Visco ma bloccata dalle varie lobby di soggetti economici a rischio di evasione.</span><br style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;"><br /></span><br />
<span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">2) L’implementazione dell’occupazione giovanile è un problema prioritario. Non può essere affrontato con le misure indicate da Monti o Berlusconi: una generica decontribuzione e defiscalizzazione retributiva da cui dovrebbe meccanicisticamente discendere – ma non discende – un incremento delle assunzioni di giovani.</span><br style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">È necessario un intervento più complesso che veda il protagonismo delle parti sociali, incrociando ad esempio gli istituti del contratto di apprendistato riformato e del contratto collettivo aziendale di solidarietà espansivo, anch’esso rivisto e re-disciplinato. Una riduzione dell’orario lavorativo del 10% di 4 ore settimanali, opportunamente indennizzata, consentirebbe l’assunzione di centinaia di migliaia di giovani.</span><br style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;"><br /></span><br />
<span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">3) Il sistema degli ammortizzatori sociali introdotto nel nostro ordinamento fra gli anni ’80 e ’90, si è rivelato importante ed efficiente anche se ormai invecchiato: penalizza l’economia dei servizi. Il governo Monti ha semplicemente cercato di distruggere il sistema degli ammortizzatori proprio nel momento in cui la situazione si faceva più grave, con l’eliminazione dell’indennità di mobilità conseguente a crisi aziendali, nonché degli importanti meccanismi messi a punto dalla Legge Fallimentare per i casi di insolvenza e con la sua sostituzione con un istituto punitivo quale è l’Aspi.</span><br style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;"><br /></span><br />
<span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">La revisione degli ammortizzatori sociali andrebbe fatta nell’ambito della riforma dei sistemi di sicurezza sociale e in particolare all’insegna del principio di una dote di ammortizzatori concessa ad ogni lavoratore ed utilizzabile in modo flessibile a seconda dei casi, o come ammortizzatore conservativo (sospensione integrata economicamente del rapporto di lavoro) o invece come ammortizzatore risarcitorio (indennità per perdita dell’occupazione).</span><br style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;"><br /></span><br />
<span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">4) Il tema dei pensionamenti e del lavoro nella terza età va affrontato in termini nuovi ed umanistici, puntando sul principio del pensionamento parziale e progressivo, in conformità alle condizioni di salute del lavoratore e della sua visione esistenziale. In ogni caso, è assolutamente necessario rimediare al guasto enorme della riforma pensionistica di Monti, che non si è limitata a far restare di più al lavoro chi lavorava, ma ha investito chi era ormai disoccupato condannandolo ad una vita di stenti (esodati).</span><br style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;" /><span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;"><br /></span><br />
<span style="background-color: #f6f6f6; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px;">5) La tematica degli incentivi all’attività di impressa da un lato e della connessa responsabilità di impresa dall’altro, va affrontata con la revisione e il potenziamento di tutti gli strumenti creditizi e di altro genere, necessari ad un rilancio imprenditoriale, ma per converso con la regolazione in termini coerenti di problematiche quali appalti, attività di gruppo, esternalizzazioni, delocalizzazioni, nonché istituti di partecipazione e cogestione.</span>Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-86572163556246116222013-01-28T12:29:00.000-08:002013-01-28T12:29:55.359-08:00Eccomi: l’impresentabile!<br />
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; color: #828282; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
di Marino Andolina<br />Prima di tutto desidero scusarmi per l’imbarazzo che ho creato con la mia candidatura. Come altri candidati con la coscienza a posto anche se indagati (penso ai nostri indagati per disordini di piazza) non pensavo che la sola iscrizione ad un registro indagati mi escludesse dalla candidatura. </div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; color: #828282; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Ho sbagliato e mi scuso. Io propongo due ipotesi: il mio ritiro dalla corsa nel modo che sarà legalmente possibile (lo farò cercando di non nuocere alla coalizione), oppure il pieno sostegno dei tre magistrati della coalizione al mio progetto di difesa della legalità. Non credo che una terza ipotesi (il silenzio) sia politicamente opportuna. Io cerco da quattro anni di trasferire una metodica salvavita negli ospedali pubblici italiani. </div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; color: #828282; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Esiste una legge (DM 5/12/2006, Turco reiterata nel 2008 da Fazio) che permette di curare con cellule staminali pazienti in pericolo di vita o di aggravamento. Ho ottenuto un parere proveritate di un famoso giurista di Piacenza (Eusebi) e il parere favorevole del prof. Rasi già direttore dell’AIFA. A Trieste ho probabilmente fatto degli errori formali, non riuscendo ad avere suggerimenti legali dai cosidetti esperti del Ministero, ma tutto sommato quando ho fatto i primi trapianti italiani di midollo in età pediatrica nel 1984 ho sicuramente fatto di peggio. </div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; color: #828282; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Centinaia di giovani adulti oggi camminano per le nostre strade per le scorrettezze formali che ho fatto allora facendo trapianti a Trieste, Pavia, Genova ecc. Anche a Baghdad nel 2004 abbiamo rubato le chiavi della sala operatoria per fare il primo trapianto della storia irachena, ma non me ne pento. La metodica che oggi applico su imposizione di 10 giudici è nata a Torino e San Marino probabilmente con alcuni errori che hanno suscitato l’attenzione della Procura.</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; color: #828282; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Può essere imbarazzante che il prof. Vannoni della Fondazione Stamina allora, finiti i propri soldi, abbia chiesto ad alcuni pazienti facoltosi (non ai poveri) un contributo per la produzione cellulare (non per il suo tornaconto). Si parla sempre di un sottoscala in cui avrebbe preparato le cellule; credo ci si riferisca ad un laboratorio eccezionale (costo più di un milione di euro) che aveva in un seminterrato a San Marino (San Marino è in salita e i piani terra sono seminterrati in parte). Anche se nata in maniera avventurosa la metodica funziona. Io sono testimone e ora artefice di miglioramenti sostanziali in malattie gravissime. Nella SLA per esempio che ha un grande impatto mediatico, ma ce ne sono state altre altrettanto importanti come quella della piccola Celeste apparsa su tutte le reti TV. </div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; color: #828282; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Finita male la mia attività a Trieste e conseguente pensionamento ho trasferito l’attività al secondo più grande ospedale pubblico italiano, a Brescia. Prima di cominciare sono andato al Ministero (che ci ha poi indirizzato un paziente) ed all’AIFA il cui direttore f.f. ha autorizzato l’attività conoscendo perfettamente le caratteristiche del laboratorio di Brescia. Gli ispettori dei NAS e dell’AIFA hanno invece dichiarato inadeguato il laboratorio, sconfessando la stessa AIFA, considerando quali obbligatorie delle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità che suggerivano un tipo diverso di laboratorio, ma premettevano in prima pagina in grassetto che tali linee guida erano facoltative. </div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; color: #828282; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Su questa considerazione è stata montata tutta la vicenda che è seguita, con un Ministro succube o complice di coloro che vogliono bloccare una terapia efficace. Il Ministro Balduzzi ha rifiutato un incontro richiesto da cento associazioni di malati che potrebbero giovarsi di una cura con staminali Da allora una decina di giudici del lavoro hanno imposto questa mia terapia per altrettanti pazienti. Il problema è che noi siamo gratis (anzi Stamina paga le cure in ospedale) ma le spese legali ammontano a 4-5000 euro. Solo chi può pagare sopravvive.<br /></div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; color: #828282; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Io sono stato indagato per questa attività assieme a due direttori generali e una ventina di medici, l’indagine che mi ha visto coinvolto si è conclusa alla fine del 2011 e non ho ricevuto notizia di rinvio a giudizio; poi l’indagine si è estesa nel 2012 all’attività di Brescia ma in questo filone d’indagine curiosamente il mio nome non compare. Con tutto il rispetto per l’attività legittima degli inquirenti, mi permetto di dubitare che l’accusa di somministrare farmaci pericolosi possa reggere dopo i successi registrati senza effetti collaterali. </div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; color: #828282; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Posso aggiungere che negli ultimi 30 anni non c’è paziente che possa dire di avermi pagato per una prestazione. Io credo sinceramente che la coalizione di “Rivoluzione Civile” abbia il dovere civico di sostenere questa battaglia per la legalità. Migliaia di pazienti rischiano di morire senza una cura che è risultata efficace; alcuni sono già morti e chiedono giustizia</div>
<div style="background-color: #f6f6f6; border: 0px; color: #828282; font-family: 'Droid Sans', Arial, Verdana, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; outline: 0px; padding: 0px 0px 10px; vertical-align: baseline;">
Marino Andolina<br />Trieste</div>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-12642322057137036132013-01-26T10:14:00.001-08:002013-01-26T10:14:33.405-08:00Cari amici della Cgil, ecco cosa vi dico<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirlOO4_3AtlU3siT_LgCcI2Yz7G6MQdhQnH2PbvSTVnqVvNOcXlhtxpJOMRlNPxQwxuasu7etDwd8nnkvHpGdsubh6jVDLXqbvGVlRhkBAMksC_XJBLcplXGZfS-MluDVPqxLXo24WHN-l/s1600/cgil.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirlOO4_3AtlU3siT_LgCcI2Yz7G6MQdhQnH2PbvSTVnqVvNOcXlhtxpJOMRlNPxQwxuasu7etDwd8nnkvHpGdsubh6jVDLXqbvGVlRhkBAMksC_XJBLcplXGZfS-MluDVPqxLXo24WHN-l/s320/cgil.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="background-color: white; color: #111111; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; margin-bottom: 20px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
“Care amiche e amici della Cgil, vi scrivo per riassumere ciò che avrei detto se fossi stato invitato ad intervenire alla vostra conferenza sul programma, al pari degli altri candidati per la Presidenza del Consiglio”. È quanto afferma, in una lettera aperta agli iscritti della Cgil, il leader di Rivoluzione Civile, Antonio Ingroia. “Rivoluzione Civile – Lista Ingroia – aggiunge – ha ben chiaro chi sono gli avversari da battere con il voto: Berlusconi, cioè la destra caciarona e impresentabile, e Mario Monti, rappresentante numero uno di quei professori in loden che hanno deciso la drammatica controriforma delle pensioni. </div>
<div style="background-color: white; color: #111111; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; margin-bottom: 20px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
Quella <strong>‘destra perbene’ ha colpito in maniera pesantissima tutti i lavoratori e i pensionati,</strong> ma soprattutto <strong>le donne</strong>, ha creato la tragedia sociale degli esodati, ha cancellato l’art.18 ha confermato e aggravato tutte le forme di precariato. In compenso, non ha saputo mettere in campo alcun intervento che incidesse sulle fasce privilegiate, sulla Casta politica, sugli immensi sprechi ben esemplificati dalle auto blu o dalla pletora di consigli d’amministrazione clientelari. Soprattutto, non ha fatto nulla, zero assoluto, quanto a politiche industriali di ampio respiro. Invece mai come in questo momento, nel cuore della crisi, è urgente che ci sia un governo capace di offrire al Paese un indirizzo lungimirante sui settori strategici.</div>
<div style="background-color: white; color: #111111; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; margin-bottom: 20px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
Sui capitoli da cui dipende la qualità della vita e il futuro del Paese – sanità, scuola, università, ricerca – <strong>la continuità tra i governi Berlusconi e Monti è totale.</strong> Continuano i tagli lineari, le privatizzazioni striscianti, la totale precarietà. In questa plumbea cornice si sono moltiplicati attacchi sempre più profondi contro i diritti e le libertà dei lavoratori. Siamo di fronte a un assedio che sta progressivamente riportando la condizione dei lavoratori e lo stato delle relazioni industriali indietro di un secolo e oltre. Il punto fondamentale, per me e per il mio programma politico, è invece – continua Ingroia – la piena e<strong> totale applicazione della Costituzione repubblicana</strong> nata dalla Resistenza, prima di tutto in materia di libertà civili e sindacali. Ritengo fondamentale e imprescindibile la libertà per i lavoratori di votare sempre gli accordi che li riguardano, di votare sempre i propri rappresentanti e di potersi iscrivere liberamente al sindacato che vogliono.</div>
<div style="background-color: white; color: #111111; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; margin-bottom: 20px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
La storia della Cgil è stata attraversata da discriminazioni e persecuzioni, ma alla fine ha saputo sempre sconfiggerle. Ha combattuto il regime fascista, ha ricostruito l’Italia con la spinta di Giuseppe Di Vittorio, ha emancipato la dignità di chi lavora con Bruno Trentin, ha battuto Berlusconi quando Sergio Cofferati vinse la battaglia per impedire la cancellazione dell’art. 18. Quelli che allora erano in piazza con voi e con noi, hanno votato oggi, senza batter ciglio, quell’eliminazione dell’art. 18 che non era riuscita 10 anni fa.</div>
<div style="background-color: white; color: #111111; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; margin-bottom: 20px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
È dunque per me un impegno di grande valore democratico quello di assumere nel nostro programma<strong>l’approvazione di una legge per la democrazia e la rappresentanza nei luoghi di lavoro e la cancellazione delle leggi Fornero sui licenziamenti e sulle pensioni.</strong> Ci impegniamo – prosegue la lettera – a combattere la precarietà cancellando le oltre 40 forme di contratto precario per i giovani considerando l’apprendistato come il vero contratto di inizio lavoro. Riteniamo utile, in questa fase di transizione, garantire un reddito minimo almeno per i periodi di vuoto retributivo e previdenziale. Oggi, come anche i dati della Cgil dimostrano, è possibile una scelta alternativa a quella di Berlusconi e Monti. Noi lavoriamo per questo: per un <strong>governo di centrosinistra che rompa con le logiche monetariste del fiscal compact</strong>, con quelle devastanti della guerra e degli armamenti, con un modello di sviluppo che distrugge l’ambiente e la salute dei cittadini mentre ignora i diritti umani fondamentali. Tutto questo, però, non può essere fatto a braccetto con chi quei modelli sciagurati li ha teorizzati, perseguiti e praticati, come Berlusconi e Monti.</div>
<div style="background-color: white; color: #111111; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; margin-bottom: 20px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
Proprio perché noi siamo disponibili alla costruzione di questa alternativa di governo, ma siamo altrettanto fermamente indisponibili a ogni accordo con chi persegue politiche opposte alle nostre, <strong>Rivoluzione Civile rappresenta oggi il vero voto utile</strong> per impedire che si realizzi il progetto sciagurato, già annunciato e temo per molti versi già deciso, di un governo Pd-Monti.</div>
<div style="background-color: white; color: #111111; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; margin-bottom: 20px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Non è questione di pregiudiziali ideologiche ma di scelte pragmatiche e concrete. <strong>Noi lavoriamo per l’unità del mondo del lavoro</strong>: la destra di Berlusconi e Monti si è adoperata e promette di adoperarsi ancor più in futuro per dividere e per isolare le forze sindacali che non accettano le loro condizioni. La destra italiana ha usato la crisi per distruggere il Contratto Nazionale, abolire l’art. 18, cancellare i diritti minimi per i giovani, abbattere le libertà dentro e fuori i luoghi di lavoro. Noi vogliamo marciare in direzione opposta. <strong>E l’autonomia dei sindacati dai partiti e dai governi è un valore da conquistare e da rispettare.</strong>Di tutto questo – conclude Ingroia – mi sarebbe piaciuto discutere con voi, ma sono sicuro che non mancheranno altre occasioni di incontro con i pensionati e poi nelle scuole, negli ospedali, nelle fabbriche, dove ogni giorno lavorate garantendo il funzionamento dell’Italia. L’obiettivo comune è quello di restituire al lavoro tutto il valore, tutta la dignità e tutta la libertà necessaria per portare il Paese fuori dalle secche della recessione e della depressione”.</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="background-color: white; color: #111111; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px; line-height: 20px; margin-bottom: 20px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<em>Antonio Ingroia</em></div>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-7096673868409097772013-01-18T08:20:00.000-08:002013-01-18T08:20:09.658-08:00“UNA RIVOLUZIONE CIVILE PER RICOSTRUIRE IL PAESE"<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: center;">
<b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> UN
PROGRAMMA PER GOVERNARE L’ITALIA</span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Vogliamo realizzare una
rivoluzione civile per attuare i principi di uguaglianza, libertà e democrazia della
Costituzione repubblicana. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Vogliamo realizzare un “nuovo
corso” delle politiche economiche e sociali, a partire dal mezzogiorno, alternativo
tanto all’iniquità e alla corruzione del
ventennio berlusconiano, quanto alla distruzione dei diritti sociali, del
lavoro e dell’ambiente che ha caratterizzato il governo Monti. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: center; text-autospace: none;">
<b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">VOGLIAMO UNA
RIVOLUZIONE CIVILE:<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: justify; text-autospace: none;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0cm; margin-right: -.35pt; margin-top: 0cm; mso-layout-grid-align: none; mso-list: l0 level1 lfo1; mso-pagination: none; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: justify; text-autospace: none; text-indent: 21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Symbol; mso-bidi-font-family: Symbol; mso-fareast-font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-size: 7pt;">
</span></span><!--[endif]--><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> per
l’Europa dei diritti, contro l’Europa delle oligarchie economiche e
finanziarie. </span></b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Vogliamo
un’Europa autonoma dai poteri finanziari e una riforma democratica delle sue istituzioni.
Siamo contrari<b> </b>al Fiscal Compact che
taglia di 47 miliardi l’anno per i prossimi venti anni la spesa, pesando sui
lavoratori e sulle fasce deboli, distruggendo ogni diritto sociale, con la
conseguenza di accentuare la crisi economica. Il debito pubblico italiano deve
essere affrontato con scelte economiche eque e radicali, finalizzate allo
sviluppo, partendo dall’abbattimento dell’alto tasso degli interessi pagati. Accanto
al Pil deve nascere un indicatore che misuri il benessere sociale e ambientale;<b><o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: justify; text-autospace: none; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0cm; margin-right: -.35pt; margin-top: 0cm; mso-layout-grid-align: none; mso-list: l0 level1 lfo1; mso-pagination: none; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: justify; text-autospace: none; text-indent: 21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Symbol; mso-bidi-font-family: Symbol; mso-fareast-font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-size: 7pt;">
</span></span><!--[endif]--><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> per
la legalità e una nuova politica antimafia </span></b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">che abbia come obiettivo ultimo non solo il
contenimento ma l’eliminazione<b> </b>della
mafia, che va colpita nella sua struttura finanziaria e nelle sue relazioni con
gli altri poteri, a partire da quello politico. Il totale contrasto alla
criminalità organizzata, alla corruzione, il ripristino del falso in bilancio e
l’inserimento dei reati contro l’ambiente nel codice penale sono azioni
necessarie per liberare lo sviluppo economico;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: justify; text-autospace: none; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: .1pt; margin-left: 0cm; margin-right: -.35pt; margin-top: .1pt; mso-layout-grid-align: none; mso-list: l0 level1 lfo1; mso-pagination: none; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: justify; text-autospace: none; text-indent: 21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Symbol; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Symbol; mso-fareast-font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-size: 7pt;"> </span></span><!--[endif]--><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;"> per
la laicità e le libertà. </span></b><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt;">Affermiamo la laicità dello Stato e il diritto
all’autodeterminazione della persona umana. Siamo per una cultura che riconosca
le differenze. Aborriamo il femminicidio, contrastiamo ogni forma di sessismo e
siamo per la democrazia di genere. Contrastiamo l’omofobia e vogliamo il
riconoscimento dei diritti civili, degli individui e delle coppie, a
prescindere dal genere. Contrastiamo ogni forma di razzismo e siamo per la
cittadinanza di tutti i nati in Italia e per politiche migratorie accoglienti;<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .1pt; margin-left: 0cm; margin-right: -.35pt; margin-top: .1pt; mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: justify; text-autospace: none; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0cm; margin-right: -.35pt; margin-top: 0cm; mso-layout-grid-align: none; mso-list: l0 level1 lfo1; mso-pagination: none; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: justify; text-autospace: none; text-indent: 21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Symbol; mso-bidi-font-family: Symbol; mso-fareast-font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-size: 7pt;">
</span></span><!--[endif]--><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> per
il lavoro.</span></b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> Non
vogliamo più donne e uomini precari. Siamo per il contratto collettivo
nazionale, per il ripristino dell’art. 18 e per una legge sulla rappresentanza
e la democrazia nei luoghi di lavoro. Vogliamo creare occupazione attraverso
investimenti in ricerca e sviluppo, politiche industriali che innovino
l’apparato produttivo e la riconversione ecologica dell’economia. Vogliamo introdurre
un reddito minimo per le disoccupate e i disoccupati. Vogliamo che le
retribuzioni italiane aumentino a partire dal recupero del fiscal drag e dalla
detassazione delle tredicesime. Vogliamo difendere la salute e la sicurezza nei
luoghi di lavoro;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; mso-layout-grid-align: none; mso-pagination: none; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: justify; text-autospace: none; text-indent: 21.3pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0cm; margin-right: -.35pt; margin-top: 0cm; mso-layout-grid-align: none; mso-list: l0 level1 lfo1; mso-pagination: none; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: justify; text-autospace: none; text-indent: 21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Symbol; mso-bidi-font-family: Symbol; mso-fareast-font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-size: 7pt;">
</span></span><!--[endif]--><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> per
le piccole e medie imprese, le attività artigianali e agricole.<span style="color: red;"> </span></span></b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">Deve
partire<b><span style="color: red;"> </span></b>un
grande processo di rinascita<b><span style="color: red;"> </span></b>del Paese,<b><span style="color: red;"> </span></b>liberando le imprese<b><span style="color: red;"> </span></b>dal vincolo malavitoso, dalla
burocrazia soffocante.<b><span style="color: red;"> </span></b>Vanno premiate fiscalmente le imprese che
investono in ricerca, innovazione e creano occupazione a tempo indeterminato.
Vanno valorizzate le eccellenze italiane dall’agricoltura, alla moda, al
turismo, alla cultura, alla green economy;<b><span style="color: red;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoListParagraph">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0cm; margin-right: -.35pt; margin-top: 0cm; mso-layout-grid-align: none; mso-list: l0 level1 lfo1; mso-pagination: none; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: justify; text-autospace: none; text-indent: 21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Symbol; mso-bidi-font-family: Symbol; mso-fareast-font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-size: 7pt;">
</span></span><!--[endif]--><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> per
l’ambiente</span></b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">. </span><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; mso-fareast-language: IT; mso-no-proof: no;">Va cambiato l'attuale modello di sviluppo, responsabile dei
cambiamenti climatici, del consumo senza limiti delle risorse, di povertà,
squilibri e guerre. Va fermato il consumo del territorio, tutelando il
paesaggio, archiviando progetti come la TAV in Val di Susa e il Ponte sullo
Stretto di Messina. Va impedita la privatizzazione dei beni comuni, a partire
dall’acqua. Va valorizzata l'agricoltura di qualità, libera da ogm, va tutelata
la biodiversità e difesi i diritti degli animali. Vanno creati posti di lavoro
attraverso un piano per il risparmio energetico, lo sviluppo delle rinnovabili,
la messa in sicurezza del territorio, per una mobilità sostenibile che liberi
l’aria delle città dallo smog; </span><b><span style="color: red; font-family: "Times New Roman","serif";"><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoListParagraph">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0cm; margin-right: -.35pt; margin-top: 0cm; mso-layout-grid-align: none; mso-list: l0 level1 lfo1; mso-pagination: none; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: justify; text-autospace: none; text-indent: 21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Symbol; mso-bidi-font-family: Symbol; mso-fareast-font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-size: 7pt;">
</span></span><!--[endif]--><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> per
l’uguaglianza e i diritti sociali. </span></b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> Vogliamo eliminare l’IMU sulla prima casa, estenderla
agli immobili commerciali della chiesa e delle fondazioni bancarie, istituire
una patrimoniale sulle grandi ricchezze. Vogliamo colpire l’evasione e
alleggerire la pressione fiscale nei confronti dei redditi medio-bassi. Vogliamo
rafforzare il sistema sanitario pubblico e universale ed un piano per la
non-autosufficienza. Vogliamo il diritto alla casa e il recupero del patrimonio
edilizio esistente. Vogliamo un tetto massimo per le pensioni d’oro e il cumulo
pensionistico. Vogliamo abrogare la controriforma pensionistica della Fornero,
eliminando le gravi ingiustizie generate,
a partire dalla questione degli “esodati”;<b><span style="color: red;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoListParagraph">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0cm; margin-right: -.35pt; margin-top: 0cm; mso-layout-grid-align: none; mso-list: l0 level1 lfo1; mso-pagination: none; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: justify; text-autospace: none; text-indent: 21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Symbol; mso-bidi-font-family: Symbol; mso-fareast-font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-size: 7pt;">
</span></span><!--[endif]--><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> per
la conoscenza, la cultura, l’informazione libera</span></b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">. Affermiamo il valore universale
della scuola, dell’università e della ricerca pubbliche. Vogliamo garantire a
tutte e tutti l’accesso ai saperi, perché solo così è possibile essere
cittadine e cittadini liberi e consapevoli, recuperando il valore dell’art. 9
della Costituzione, rendendo centrali formazione e ricerca. Vogliamo
valorizzare il patrimonio culturale, storico e artistico. Vogliamo una riforma
democratica dell’informazione e del sistema radiotelevisivo che ne spezzi la
subordinazione al potere economico-finanziario. Vogliamo una legge sul
conflitto di interessi e che i partiti escano dal consiglio di amministrazione
della Rai. Vogliamo il libero accesso a Internet, gratuito per le giovani
generazioni e la banda larga diffusa in tutto il Paese;<b><span style="color: red;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoListParagraph">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0cm; margin-right: -.35pt; margin-top: 0cm; mso-layout-grid-align: none; mso-list: l0 level1 lfo1; mso-pagination: none; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: justify; text-autospace: none; text-indent: 21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Symbol; mso-bidi-font-family: Symbol; mso-fareast-font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-size: 7pt;">
</span></span><!--[endif]--><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> per
la pace e il disarmo.</span></b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";">
Va ricondotta la funzione dell’esercito alla lettera e allo spirito dell’articolo
11 della Costituzione a partire dal ritiro delle truppe italiane impegnate nei
teatri di guerra. Va promossa la cooperazione internazionale e l’Europa deve
svolgere un’azione di pace e disarmo in particolare nell’area mediterranea.
Vanno tagliate le spese militari a partire dall’acquisto dei cacciabombardieri
F35;<b><span style="color: red;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoListParagraph">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 0cm; margin-right: -.35pt; margin-top: 0cm; mso-layout-grid-align: none; mso-list: l0 level1 lfo1; mso-pagination: none; tab-stops: 28.0pt 56.0pt 84.0pt 112.0pt 140.0pt 168.0pt 196.0pt 224.0pt 252.0pt 280.0pt 308.0pt 336.0pt; text-align: justify; text-autospace: none; text-indent: 21.3pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Symbol; mso-bidi-font-family: Symbol; mso-fareast-font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-size: 7pt;">
</span></span><!--[endif]--><b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> per
una nuova questione morale ed un’altra politica.</span></b><span style="font-family: "Times New Roman","serif";"> Vogliamo l'incandidabilità dei
condannati e di chi è rinviato a giudizio per reati gravi, finanziari e contro
la pubblica amministrazione. Vogliamo eliminare i privilegi della politica, la
diaria per i parlamentari, porre un tetto rigido ai compensi dei consiglieri
regionali e introdurre per legge il limite di due mandati per parlamentari e
consiglieri regionali. Vogliamo una nuova stagione di democrazia e
partecipazione.<b><span style="color: red;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="Corpodeltesto1" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="Corpodeltesto1" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 11.0pt;">Roma, 10 gennaio 2013 <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-right: -.35pt;">
<br /></div>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-78296594088777168682013-01-17T09:37:00.000-08:002013-01-17T09:37:05.521-08:00Le buone ragioni di Rivoluzione Civile<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiY9Io0ERp-pMsmvmttEuFhp-Bxg7rIZ5e4eb8IJ8o3tn9dqUGkJGU0Mm6U4RHA2wZy7WWpI-Z-ieSno1_CUPZtOPtoM7-0el_-ruwRfWeFTKIeUC4NKg1FWDUpwhxpnfdreXBScxLqgrzZ/s1600/ingroiaantonio.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiY9Io0ERp-pMsmvmttEuFhp-Bxg7rIZ5e4eb8IJ8o3tn9dqUGkJGU0Mm6U4RHA2wZy7WWpI-Z-ieSno1_CUPZtOPtoM7-0el_-ruwRfWeFTKIeUC4NKg1FWDUpwhxpnfdreXBScxLqgrzZ/s200/ingroiaantonio.jpg" width="200" /></a></div>
<em style="background-color: white; color: #52594f; font-family: Georgia, 'Times New Roman', Times, serif; font-size: 13px; line-height: 16px; text-align: justify;"><strong>di Alberto Burgio</strong></em><br />
<br />
Se c'è un elemento caratteristico dell'attuale fase politica, questo è la potenza determinante del sistema mediatico. L'Italia, l'Europa, tutto il mondo capitalistico sono nella morsa di una crisi che sta scomponendo le società. Da una parte, la povertà vera. Strutturale, dilagante, senza prospettive di riscatto. Dall'altra, la concentrazione in poche mani di ricchezze immense, intraducibili in misure concrete. In mezzo, aree sociali precarizzate, che vedono messi a rischio i fondamenti stessi della propria condizione di vita: il reddito, l'occupazione, i diritti essenziali.<br />
<br />
Ma se il quadro è di per sé limpido nella sua violenza, l'opinione pubblica non riesce a farsene un'immagine chiara, e non sa intravedere vie d'uscita. Oscilla tra angosce apocalittiche e attese fideistiche di uomini provvidenziali (si pensi alla santificazione di Monti al momento della sua incoronazione), appesa alla girandola di numeri che le viene quotidianamente propinata.<br />
Lo spread, gli indici di Borsa, i tassi di cambio, numeri magici della cabala postmoderna. Quando diciamo che il 99% è contro uno stato di cose voluto dall'1%, ci raccontiamo una favola. Bella, ma, come ogni favola, ingannevole. Di certo la stragrande maggioranza è scontenta e spaventata, ma è anche confusa e disorientata e non sa a che santo votarsi.<br /><br />
La cifra del nostro tempo è questa: la cattura cognitiva dei corpi sociali, imprigionati in una gabbia - davvero un pensiero unico - che ne deforma la visuale, impedendo loro di vedere la situazione in cui si trovano. Non c'è discorso più pertinente di quello che fa Gramsci, nei primi anni Trenta, a proposito dell'«egemonia» come potente strumento di direzione politica. Nella consapevolezza - tratta appunto dalla gestione totalitaria dei mezzi d'informazione - che la produzione di un'immagine univoca della realtà e il convergente occultamento di aspetti rilevanti sono strumenti-chiave dell'organizzazione del consenso «spontaneo» e del controllo autoritario della società.<br /><br />
Ora chiediamoci: tale stato di cose incide nella situazione politica italiana di questi giorni? Influisce sulla campagna elettorale in vista del voto politico del 24 febbraio? Incide eccome. A tal punto che soltanto muovendo da questa premessa sembra possibile capire la posta in gioco nelle elezioni.<br />
Proviamo a dirla così, con una semplificazione che aiuta a cogliere il punto: sotto gli occhi degli italiani viene quotidianamente squadernato un ricco catalogo di banalità utili ad accreditare l'idea che le maggiori coalizioni politiche (i tre poli, di centrosinistra, centro e centrodestra) divergano tra loro in modo significativo.<br />
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L'attenzione pubblica è deviata con cura verso questioni di dettaglio (dalle regole delle primarie all'interscambio trasformistico tra l'uno e l'altro polo), mentre si nasconde che in queste elezioni è in gioco la vita stessa - l'occupazione, il reddito, la salute, l'istruzione - di decine di milioni di cittadini. Agli italiani è così impedito di vedere l'essenziale: il fatto che tutte le maggiori forze politiche concordano sulla lettura della crisi e sulle ricette per affrontarla. E che per questa ragione esse hanno convintamente sostenuto Monti per oltre un anno, rivendicando come necessarie misure che hanno esasperato le ingiustizie (tagliando pensioni, salari e servizi), colpito diritti (l'articolo 18), depresso l'economia e aggravato la situazione debitoria del paese, senza scalfire di un millimetro rendite e grandi patrimoni (anzi, procurando loro ulteriori benefici).<br /><br />
Non è forse così? Del centrodestra e del Terzo polo lo sappiamo sin troppo bene. Con una mano demagogicamente deprecano le conseguenze della crisi (è necessario lisciare il pelo all'elettorato), con l'altra arraffano i dividendi delle politiche di «austerità»: l'anarchia del mercato, lo strapotere dell'impresa, la libertà di evadere o eludere il fisco, la privatizzazione delle risorse e delle istituzioni - non ultime le scuole, tanto care al Vaticano, che in queste elezioni gioca un ruolo determinante a sostegno di Monti e del fido Casini. E il centrosinistra? Diciamo le cose come stanno: non è lo stesso Bersani a ripetere, un giorno sì e l'altro pure, che austerità e rigore non si toccano, salvo farfugliare che cercherà di ridurre il tasso di iniquità delle decisioni di Monti? Il Pd non considera forse irrinunciabili le norme - dal pareggio di bilancio al fiscal compact - che daranno al prossimo governo, chiunque lo dirigerà, un alibi di ferro per perseverare nella macelleria sociale? Il segretario democratico non vede nel «libero mercato» la panacea per la fantomatica crescita? Non proclama che l'articolo 18 va bene così come l'ha conciato la professoressa Fornero?<br />
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E non definisce con orgoglio il proprio partito come il più europeista, il che non significa soltanto Maastricht e Lisbona, ma anche Merkel, Barroso e la dittatura del debito? Quanto a Sel, la firma in calce alla carta d'intenti ha messo in mora ogni buon proposito e riduce le parole del suo leader a un fiato di voce. Sel si è impegnata a seguire le decisioni del Pd e i suoi dirigenti sanno che al dunque dovranno attenervisi. Per disciplina e «senso di responsabilità».<br /><br />
Insomma, il «rigore» piace a tutti, o quasi. Non piace a Grillo, ma il suo movimento vede la degenerazione finanziaria solo per massimi sistemi, senza coglierne le drammatiche ricadute sul terreno dei diritti del lavoro. Non piace soprattutto a Rivoluzione civile, che dell'anti-montismo fa la sua bandiera. E qui il discorso chiama in causa noi, la sinistra coerentemente antiliberista e per ciò stesso esterna ai tre poli della «strana maggioranza» del cosiddetto governo tecnico: partiti, sindacati, associazioni e movimenti ancora vivi ma stremati dopo cinque anni di trionfante bipolarismo coatto e di lotte combattute alla macchia, con risorse minimali e nel silenzio della «grande» informazione.<br /><br />
Rivoluzione civile è ad oggi la sola forza di qualche rilievo che ponga un discrimine netto: rifiuto del neoliberismo (cioè primato del lavoro e dei suoi diritti, secondo quanto prescrive la Costituzione), fine della sovranità del capitale finanziario (spesso colluso con le mafie), restituzione dello scettro alla cittadinanza. Certo, nemmeno questo progetto è immune da pecche, ma di sicuro la critica di essere subalterno alla teologia del libero mercato non può essergli rivolta. Il programma di Rivoluzione civile parla di diritti del lavoro e solidarietà; di scuola e sanità pubbliche; di lotta alle mafie e di questione morale; di laicità e parità di genere; di disarmo, di libera informazione e di difesa dell'ambiente. C'è in questo decalogo qualcosa che non va, o manca qualcosa di essenziale?<br /><br />
Senonché la proposta di Ingroia incontra anche a sinistra riserve e freddezza. La cosa è sorprendente, e forse per capirne le ragioni non basterebbero gli strumenti tradizionali dell'analisi politica. Limitiamoci alle obiezioni fondamentali. Basta coi magistrati in politica, si dice. E poi: Ingroia non si è sbarazzato dei partiti, è fissato con la mafia, è (o aspira a essere) anche lui un leader, nel segno della personalizzazione della politica. Tutto ciò è, francamente, paradossale. È paradossale che si accusi la magistratura di protagonismo, invece di prendersela con quei settori della «società civile» che latitano, in tutt'altre faccende affaccendati. E lo è altrettanto - degna del peggior grillismo - l'accusa di non respingere i partiti della sinistra, come se in tutti questi anni essi non avessero fatto il possibile per sostenere movimenti e lotte.<br />
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Chi poi lamenta una monomania antimafia, dove crede di vivere? Forse presta fede alla rassicurante favola della «criminalità organizzata», e ignora che mezza Italia è governata da un doppio Stato che decide, ricicla, fa politica a tutti gli effetti, sequestrando la democrazia di questo paese. Soltanto l'ultima delle critiche sembra avere qualche fondamento. Ma poiché la personalizzazione della politica è un sintomo grave della transizione post-democratica in corso da un trentennio, proprio per questo non è giusto farne carico all'ultimo arrivato, né pretendere che una proposta politica appena nata vi si sottragga, rinunciando all'unico strumento in grado di darle in tempi brevi un minimo di visibilità.<br /><br />
Allora, cerchiamo di non guardare fissi il dito che invano indica la luna. Sono cinque anni che la sinistra italiana attende di uscire dalle catacombe. E se è certamente vero che il voto di febbraio non risolverà tutti i problemi - ché anzi il duro lavoro comincerà dopo - è altrettanto indubbio che senza un successo di Rivoluzione civile la sostanziale morte della sinistra politica in Italia sarebbe, per lungo tempo, una certezza. È singolare che tanti sembrino non capire che oggi un'esigenza prevale su tutte le altre: unire le opposizioni di sinistra contro Monti e i suoi eredi, più o meno progressisti. <br />
<span style="background-color: white; color: #52594f; font-family: Georgia, 'Times New Roman', Times, serif; font-size: 13px; line-height: 16px; text-align: justify;">Far sì che tornino a pesare le ragioni del lavoro, dei giovani, delle donne e del Mezzogiorno, antitetiche a quelle di tutti coloro che hanno governato in questi decenni, nel segno della sovranità del mercato. Ora, sul filo di lana, ci si presenta una possibilità per riuscirvi. Una possibilità - l'ultima - che sarebbe davvero imperdonabile sprecare.</span><br />
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Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-11220025248444983082012-12-21T09:11:00.002-08:002012-12-21T09:11:41.387-08:00Lettera alle compagne e ai compagni di Rifondazione Comunista<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6YC12haR3awWrSTDVydeXymeWyJqGo47fyi_jPOHN-Iob2i6bZ62caGMZNrcwqC3656VJh6ycWmSRHEm-0J68T6VQzXE-KPqFSnaLmKC4UL-YzNwat-wS8m1Xw-bqrMFPPFPvD-8XAMuu/s1600/ferreropaolo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="149" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6YC12haR3awWrSTDVydeXymeWyJqGo47fyi_jPOHN-Iob2i6bZ62caGMZNrcwqC3656VJh6ycWmSRHEm-0J68T6VQzXE-KPqFSnaLmKC4UL-YzNwat-wS8m1Xw-bqrMFPPFPvD-8XAMuu/s200/ferreropaolo.jpg" width="200" /></a></div>
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<em><strong>di Paolo Ferrero</strong></em><br /><br />
Care Compagne e Cari Compagni,<br />come
deliberato in varie riunioni della Direzione nazionale e del Comitato
Politico Nazionale, stiamo lavorando per la costruzione di una lista
unitaria di sinistra che si presenti autonomamente alle prossime
elezioni. <br /><br />
E’ questo un obiettivo necessario per evitare che proprio
le forze che si sono opposte alle politiche del governo Monti siano
escluse dal prossimo Parlamento, e con esse le ragioni dei diritti del
lavoro, dell’opposizione al Fiscal Compact e alle politiche europee,
della difesa del welfare. Sarebbe un fatto assai negativo per il nostro
partito e per il nostro progetto politico.<br /><br />
Nessuna di queste forze,
dall’IdV a Rifondazione Comunista, dal movimento di De Magistris ad Alba
ha, da sola, la possibilità di eleggere. E’ invece evidente che una
lista che tenga insieme l’arco di forze politiche, sociali e culturali
che si sono opposte al governo Monti, può rappresentare un punto di
riferimento reale per quanti non si riconoscono né nell’alleanza dei
democratici e progressisti, né in Grillo.
<br />
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Questa scelta non ha nulla a che vedere
con lo scioglimento del partito o con la sua fine. Come abbiamo detto
mille volte, Rifondazione Comunista è necessaria ma non sufficiente, ed
in questa linea ci muoviamo.<br />Necessaria, quindi Rifondazione deve esserci per l’oggi e per il domani. <br />Non sufficiente, quindi contribuiamo alla costruzione di una lista unitaria.<br /> </div>
<div style="text-align: justify;">
Ovviamente
in questo quadro, dovremo presentarci alle elezioni sotto un simbolo di
coalizione, che per forza di cose non potrà coincidere con il nostro
simbolo. Si tratta di una situazione presente anche in altri paesi
europei – basti pensare al Izquierda Unida in Spagna, al Front de
Gauche, in Francia, a Syriza in Grecia - dove i partiti comunisti o di
sinistra radicale non si presentano alle elezioni con il loro simbolo ma
con il simbolo della coalizione. E’ un passaggio necessario che dovremo
gestire direttamente come partito, con una propaganda apposita che
specifichi che Rifondazione Comunista invita a votare la lista unitaria.
<br /> </div>
<div style="text-align: justify;">
Questo lavoro di costruzione della lista unitaria è tutt’ora in
corso ed ha visto la nostra partecipazione attiva alle assemblee di
Cambiare si può, così come abbiamo espresso una valutazione positiva
sulla possibilità che sia Antonio Ingroia a svolgere la funzione di
candidato presidente per il quarto polo.<br />Come ogni percorso unitario
vi sono svariati problemi e stiamo lavorando affinché questo percorso
trovi due primi momenti di sintesi nelle assemblee convocate per il 21
da Ingroia e per il 22 da “Cambiare si può”. In quel contesto si avrà
una prima definizione della fisionomia del quarto polo e della lista che
lo dovrà concretamente realizzare, alla quale intendiamo partecipare
praticando il principio della reciprocità.<br /> </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
Ho ritenuto necessario
rivolgervi questa lettera perché la fase è molto complicata ed in
assenza del nostro giornale, vi è una seria difficoltà ad informare
correttamente i compagni e le compagne su quanto sta avvenendo.<br />Nella convinzione di operare nella giusta direzione per la causa di tutti noi.</div>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7182736987050412079.post-42699583533960428272012-12-20T14:31:00.001-08:002012-12-20T14:37:25.984-08:00Partigiani della Costituzione<p>di Alberto Lucarelli.</p>
<p>Per ritrovare un’autentica passione nella politica, in grado di interpretare il senso della vita pubblica e della partecipazione democratica, e rilanciare con forza i valori che vi sono connessi, dobbiamo trasformarci in partigiani capaci di declinare, nei diritti e nei doveri, lo spirito autentico della Costituzione.</p>
<p>Diritti, principi, valori: vogliamo difendere la Costituzione in tutti i suoi modi e lo vogliamo fare non con sobrietà ma con passione, entusiasmo, felicità. Difendere la Costituzione da un gruppo di tecnocrati che ha devastato i principi costituzionali, al solo scopo di attuare il memorandum imposto dalla troika Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale.<br>
Quindi l’Europa delle banche e dei banchieri.</p>
<p>Cambiare si può, individuando tutti quegli aspetti che sono oggettivamente in contrapposizione con quello che ci sta proponendo un gruppo trasversale di interessi e di poteri che parte da Bersani, che passa attraverso Monti, Montezemolo,ed arriva al populismo riemergente di Silvio Berlusconi.</p>
<p>Cambiare si può e lo sanno comitati, movimenti, associazioni: tutto un mondo straordinario in costante fermento. E’ lo stesso magma che ho sentito nel giugno 2011, quando una maggioranza di 27 milioni di cittadini ha votato contro il saccheggio dei beni comuni. E non si trattava unicamente di un referendum a difesa dei servizi pubblici locali, ma della prima consistente presa di coscienza collettiva di un saccheggio dei nostri beni, del nostra patrimonio pubblico, della nostra identità comune.</p>
<p>In questo percorso si sono costruite sinergie e confronti: dai compagni di Rifondazione ai militanti do Italia dei Valori, agli amici di SEL – e sono tanti – che non si riconoscono nella “carta di intenti” di Bersani. Insomma, a tutte quelle persone che con la schiena dritta, come dice Luigi de Magistris, hanno combattuto battaglie difficili: penso ai compagni della FIOM ed alle persone per bene impegnate in SEL e nel PD. La bagarre mediatica di primarie calate dall’alto, che non hanno nulla a che vedere con la democrazia partecipativa, ha per alcuni giorni alimentato l’attenzione dei giornali, ma non è quella la democrazia partecipativa che vogliamo.</p>
<p>Non posso immaginare e credere che ci sia una maggioranza di italiani che abbia accettato tacitamente la riforma Fornero e lo stravolgimento dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori; non posso credere che ci sia una maggioranza di italiani che abbia accettato supinamente l’approvazione dell’art. 8 della legge Sacconi che mortifica i diritti dei lavoratori; non posso e non voglio credere che una maggioranza di italiani abbia accettato la distruzione dello Stato sociale modificando e calpestando l’art. 81 della Costituzione; non posso credere che la maggioranza di italiani voglia un’Europa tecnocratica gestita dal Fondo Monetario Internazionale, da alcuni componenti della Commissione Europea, dalla BCE… </p>
<p>Noi vogliamo un’ Europa dei diritti promossa dal basso, inclusiva, vogliamo un processo costituente, con un’Assemblea che quanto prima elegga un Parlamento in grado di ridisegnare i rapporti di forza e tutelare l’Europa politica e sociale così come era stata delineata nel suo progetto originario.</p>
<p>Non posso e non voglio credere che la maggioranza di italiani voglia cacciabombardieri, invece di scuole e asili nido, carri armati invece di diritti sociali; che voglia che i diritti sociali si debbano comprare, che le famiglie debbano pagare per le scuole, per l’università, per la sanità. Non credo che la maggioranza degli italiani sia disposta a questo, non credo che ci sia una maggioranza disposta a cadere nella trappola della contrapposizione tra diritto alla salute contro diritto al lavoro, come hanno tentato di farci credere per l’Ilva di Taranto. </p>
<p>Non credo che ci sia una maggioranza di italiani che voglia grandi opere pubbliche, inutili e costose, come la TAV, il Dal Molin, il ponte sullo Stretto di Messina; credo, piuttosto, che ci sia una maggioranza che voglia opere ordinarie, non eventi straordinari che servono solo a sperperare il denaro pubblico. Ed allora questione morale e sociale devono camminare congiuntamente! Perché o si ha il coraggio di affrontare insieme questione morale e questione sociale oppure il rischio è quello di restare ancora subordinati a poteri forti, a lobby, cricche affaristiche trasversali, alla borghesia mafiosa che si annida nelle società pubbliche, che fa clientele, che condiziona i poteri all’interno di una Pubblica amministrazione troppe volte né autonoma nè indipendente.</p>
<p>La nostra è una Carta dei diritti, non dei privilegi, né delle rendite! Cambiare si può, anche ripartendo dai partiti, come intesi da Gramsci e Berlinguer, e non come degenerati nel tempo, mortificando la formula dell’art. 49 della Costituzione, che afferma che “tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.</p>
<p>Cambiare si può, con la consapevolezza che, in relazione ai suddetti contenuti, siamo maggioranza. E’ il momento di condividere questi contenuti, nuovi metodi e forme della politica, di essere disposti a cancellare rendite di posizione, cedere porzioni di sovranità e mettersi alla pari con tutti, forze politiche strutturate e non, comitati, movimenti, associazioni, per la grande battaglia di partigiani a difesa della Costituzione.</p>
<p>da www.movimentoarancione.com</p>
Polato Giannihttp://www.blogger.com/profile/11067085441894155880noreply@blogger.com0